In 300 mila scendono in piazza a Milano per il corteo del Pride
Chiesto il pieno riconoscimento dei diritti per LGBTQUIA+* e per tutte le minoranze. Criticato il sindaco Sala per aver sospeso la trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali

Redazione di Milano
Un lungo corteo di 300 mila manifestanti ha attraversato Milano sabato 24 giugno in uno degli appuntamenti più partecipati del mese del Pride, che si svolge ogni anno a giugno in ricordo degli storici scontri di Stonewall del 1969.
Dopo un concentramento in via Vittor Pisani, davanti alla stazione Centrale, il corteo è partito da piazza Repubblica passando da viale Monte Santo, dai Bastioni di Porta Nuova, da piazza XXV Aprile, dai Bastioni di Porta Volta, da viale Elvezia e dall'Arena Civica fino all'Arco della Pace dove si sono tenuti i comizi conclusivi.
Lo spirito gioioso che caratterizza da sempre il Pride era accompagnato dalla consapevolezza che si tratta di un atto politico, una manifestazione di orgoglio e visibilità fatta con la ferma intenzione di continuare a lottare fino in fondo per riuscire a ottenere tutti quei diritti che ancora alle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali (LGBTQUIA+*) non vengono riconosciuti.
Alla testa del corteo un “trenino” carico di bambini, figli di coppie omogenitoriali, intendeva condannare la recente decisione del Tribunale di Milano di cancellare la trascrizione del figlio di una coppia di uomini gay nato all'estero attraverso la maternità surrogata e anche sul carro delle famiglie arcobaleno spiccava il cartello “L'amore non si annulla in Tribunale”. Seguiva lo striscione ufficiale del Pride milanese con lo slogan “RiconosciMI parità e diritti!”. Sui circa trenta carri che hanno sfilato e tra i manifestanti molti erano i cartelli contro il governo neofascista Meloni.
Varie le organizzazioni che hanno aderito. Era presente anche la CGIL, il segretario milanese Luca Stanzione ha dichiarato che il sindacato condivide la piattaforma del Pride in una fase di oscurantismo che peggiora le condizioni di lavoro delle persone con orientamento sessuale diverso dalla maggioranza e per questo oggetto di discriminazione sul posto i lavoro. La fondatrice dell'associazione Famiglie Arcobaleno, Elena Mantovani, ha rimarcato che la lotta continuerà fin quando i figli di coppie omogenitoriali saranno riconosciuti alla nascita perché la “stepchild adoption” ossia l'adozione del figlio del compagno che è attualmente l'unico modo per le coppie dello stesso sesso di adottare un bambino è stata dichiarata uno strumento insufficiente dalle supreme corti internazionali, informando che assieme alla Rete Lanfort, l'avvocatura che si occupa nell'Unione Europea dei diritti LGBTQUIA+*, è stata depositata una proposta di legge per il riconoscimento alla nascita, la revisione delle adozioni e il matrimonio egualitario, ben consapevole tuttavia del fatto che quasi certamente il parlamento nero non la prenderà nemmeno in considerazione. La presidente del Cig Arcigay Milano, Alice Redaelli, ha denunciato che è in atto una strumentalizzazione ideologica del governo sulla Gestazione per altri (Gpa) che nasconde un'omofobia malcelata in quanto le forze reazionarie ne continuano a parlare solo in relazione a coppie dello stesso sesso mentre per l'80% vi ricorrono coppie eterosessuali. Alessandro Zan, che fu promotore del disegno di legge sull'omotransfobia affossato nel 2021 in parlamento dal “centro-destra” con i franchi tiratori del “centro-sinistra”, ha denunciato che il governo Meloni sta attaccando i diritti delle famiglie arcobaleno e dei loro figli e il Pride va considerato una manifestazione di resistenza.
Dal palco durante i comizi conclusivi dei rappresentanti di Famiglie Arcobaleno, Angela Diomede ha denunciato come i bambini siano stati “investiti da furia violenta e fascista di questo governo” e anche che finora nessun governo ha mai lavorato su una legge che si occupasse della questione, mentre Gabriele Pezzotta a proposito della proposta di introduzione del reato di maternità surrogata ha denunciato “siamo genitori, non criminali”, che questo è un governo di odio e che è in atto una vera persecuzione.
Il sindaco Sala, assente dal corteo pur avendolo strumentalmente appoggiato con il patrocinio e facendosi anche fotografare sui social accanto ad un'auto elettrica con i colori dell'arcobaleno, è stato oggetto di critiche per avere supinamente accettato il diktat governativo che imponeva lo stop alle trascrizioni dei figli nati da genitori dello stesso sesso e gli è stato a più riprese chiesto di riprendere immediatamente le registrazioni.
I marxisti-leninisti incoraggiano il movimento LGBTQUIA+* a continuare la sua battaglia fino in fondo, cioè fino a quando tutte le sue rivendicazioni non saranno state realizzate e alle coppie omosessuali saranno riconosciuti gli stessi diritti delle coppie eterosessuali, non uno di meno. La fine delle discriminazioni e la parità di diritti si inserisce nella lotta generale e strategica contro il capitalismo, per il socialismo.

5 luglio 2023