Scandalo mascherine Covid
Arrestati l'uomo di Conte Minenna e l'ex deputato leghista Pini
Sono accusati di corruzione. Pini è indagato anche per truffa e falso
 
Lo scorso 22 giugno, su disposizione della Procura di Forlì in collaborazione con la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, sono state arrestate 34 persone in varie parti d'Italia e all'estero – tra i quali un poliziotto, un carabiniere, un impiegato della Prefettura di Ravenna, alcuni funzionari dell'Ausl Romagna - con accuse, a vario titolo, di traffico di sostanze stupefacenti, corruzione, truffa e falso: i nomi di maggiore spicco tra gli arrestati sono quelli di Marcello Minenna, uomo legatissimo a Giuseppe Conte, attuale assessore regionale del M5S in Calabria ed ex assessore della giunta Raggi nonché ex direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, e di Gianluca Pini, ex deputato leghista dal 2006 al 2018 e attualmente imprenditore nel settore dell'import-export e della ristorazione.
Tutta l'inchiesta è partita da un sequestro di 28 chili di cocaina nel gennaio 2020 dalla quale i magistrati hanno scoperto che, dietro alla droga sequestrata su un camion proveniente dal Belgio, c'era un imprenditore forlivese con precedenti, Gianluca Fiore, che lavorava nel settore dell'autotrasporto ed era in rapporti commerciali con Pini, che si occupava di spedizioni internazionali.
L'approfondimento investigativo della Procura di Forlì portò poi i magistrati inquirenti a scoprire che il rapporto tra i due consisteva in un vero e proprio sistema di traffici illegali, laddove Pini, nonostante avesse abbandonato il seggio di deputato nel 2018, conservava amicizie all'interno delle istituzioni – tra i quali spiccava per importanza Minenna, direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli - in grado di coprire i traffici di Fiore e di trarre vantaggio per entrambi.
Secondo quanto si legge nell'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Forlì che ha disposto le misure cautelari l’ex deputato leghista promise a Minenna nel 2019 “la conferma della nomina a direttore generale dell’Agenzia delle dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva” .
Secondo quanto si legge nell'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Forlì che ha disposto le misure cautelari Pini “sfruttava conoscenze di alto livello maturate grazie all’incarico istituzionale ricoperto in seno al Parlamento” in modo tale da “garantirsi la presenza di persone a lui asservite all’interno di diverse istituzioni pubbliche locali e nazionali”, tra le quali, ovviamente, Minenna.
Questi pubblici ufficiali - secondo la Procura e il Giudice per le indagini preliminari - “garantivano i suoi interessi dall’interno dell’Amministrazione di appartenenza” con un asservimento stabile, tanto che si può parlare tranquillamente di “pubbliche funzioni asservite a interessi economici prettamente personali” .
Al di là del traffico di stupefacenti – ma su questo specifico punto l'inchiesta non è ancora terminata – quello che risulta certo è che Gianluca Pini e Marcello Minenna sono finiti sotto inchiesta per la fornitura durante la primavera del 2020 - da parte della società di import-export di Pini e con la connivenza di Minenna – di 3,3 milioni di mascherine dalla Cina all’Ausl Romagna per 6 milioni di euro. In qualità di titolare della Codice srl, Pini, infatti, stipulò un accordo il 16 marzo 2020, quando le mascherine erano introvabili, con l'Ausl Romagna fornendo mascherine facciali a tre veli in possesso del falso certificato CE e con falsa dichiarazione di conformità, e l'operazione di importazione illegale nel territorio nazionale avvenne con l'ovvia distrazione dell'agenzia pubblica che avrebbe dovuto procedere ai controlli delle merci importate, ovvero la Direzione delle dogane e dei monopoli, retta proprio, guarda caso, da Minenna.
Sia l'ex deputato leghista Pini sia l'uomo di Conte e del M5S Minenna sono accusati di corruzione, Pini anche di truffa e falso.

5 luglio 2023