Grande manifestazione a Firenze
Cinquantamila in piazza per il Toscana Pride contro le discriminazioni di genere
Un fiume di bandiere arcobaleno. Oltre 150 gli organismi aderenti. Il governo neofascista Meloni nel mirino dei manifestanti. Apprezzata la presenza della delegazione del PMLI che diffonde peraltro l’Editoriale sul potere politico del compagno Scuderi

Redazione di Firenze
“Oggi a Firenze eravamo 50mila. In un momento storico in cui la nostra comunità è sotto attacco abbiamo alzato la testa, è esplosa la nostra rabbia. Ci aspettavamo una grande partecipazione per il ritorno nel capoluogo a 7 anni di distanza, ma il risultato ha superato di gran lunga le nostre aspettative. Abbiamo scritto una pagina di Storia di questa città e della nostra Toscana. Insieme alla società civile alleata e presente in massa, la comunità arcobaleno ha dato una risposta forte alla violenza di Stato a cui stiamo assistendo”.
Con questa nota il comitato Toscana Pride ha chiuso la manifestazione di sabato 8 luglio che ha invaso pacificamente Firenze. Un coloratissimo e festoso serpentone di ogni genere, sesso ed età, anche se in particolare composto da giovani, ha risposto in massa all’appello del Comitato organizzatore composto da AGEDO Toscana, Arcigay Arezzo “Chimera Arcobaleno”, Arcigay Firenze “Altre Sponde”, Arcigay Livorno, Azione Gay e Lesbica (Firenze), Collettivo Asessuale Carrodibuoi, Consultorio Transgenere (Torre del Lago), Famiglie Arcobaleno (Toscana), IREOS Comunità Queer Autogestita (Firenze), L’Asterisc* Arcigay Prato-Pistoia, LuccAut (Lucca), “Movimento Pansessuale” Arcigay Siena, Pinkriot Arcigay Pisa, Polis Aperta e Rete Genitori Arcobaleno “Rainbow”, in piazza coi loro figli.
Novanta istituzioni toscane, fra le quali la regione Toscana e il comune di Firenze, hanno patrocinato l'iniziativa partecipandovi con rappresentanti in fascia tricolore e sfilando tra gli 11 carri che rilanciavano musica vicina al mondo “arcobaleno”.
In totale sono state 150 le realtà, associazioni, gruppi e anche alcuni partiti fra i quali il PMLI attraverso il Comitato provinciale di Firenze, che hanno aderito al Toscana Pride, come la CGIL, le ANPI e le ARCI toscane, le organizzazioni studentesche di “centro-sinistra”, Uisp Toscana ed ANPAS. Significativa anche la presenza dell'ordine degli psicologi, con striscioni, bandiere e 400 magliette indossate sulle quali cui compariva l’articolo 4 del codice deontologico dell'Ordine, “contro ogni pregiudizio e discriminazione”.
 

La piattaforma politica del Pride
La manifestazione fiorentina è stata una tappa dell’Onda pride, una miriade di cortei LGBTQIA+* che si stanno svolgendo in tutta Italia. Le manifestazioni sono partite lo scorso 8 aprile con il Sanremo Pride e si concluderanno il 16 settembre a Monza e Scafati.
Quest'anno lo slogan scelto è stato “Corpi InTRANSigenti“, che si porta dietro un’importante piattaforma politica che attacca direttamente il governo neofascista Meloni per le sue politiche discriminatorie verso le diversità di genere.
“Se negli ultimi sette anni è cresciuta una coscienza sempre maggiore sui temi LGBTQIA+ da parte della società civile - si legge nel sito ufficiale dell'iniziativa - poco o nulla si è mosso nella politica nazionale, anzi la nostra comunità è sempre più sotto l’attacco delle istituzioni e dall’attuale governo”. “Le forze politiche riempiono d’odio il dibattito pubblico dimostrandosi completamente aliene e inadeguate a rispondere ai bisogni della comunità LGBTQIA+, e insieme ai movimenti ultra-conservatori, promotori della cosiddetta propaganda 'anti-gender' così intrisa di falsità e volute distorsioni della realtà, continuano a strumentalizzare donne e minori soprattutto col fine di attaccare le persone trans* e le famiglie omogenitoriali. Per queste ragioni pretendiamo leggi, tutele e diritti adeguate alle necessità di ogni individuo che garantiscano il pieno benessere di tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*, queer, intersex e asessuali”.
I promotori e i cinquantamila manifestanti hanno chiesto con forza una legge che renda inammissibile discriminare per orientamento sessuale, genere o identità, una nuova norma che tuteli l’autodeterminazione LGBTQIA+* superando l’ormai obsoleta 164/1982 e rendendo più veloce, snello e accessibile ogni percorso per l’affermazione di genere, e una terza che istituisca in Italia il matrimonio egualitario per coppie di ogni genere.
All'indice, anche una riforma complessiva del diritto di famiglia che estenda a tutte le persone la possibilità di adottare e che permetta il riconoscimento di figli alla nascita per tutti.
“Riconosciamo - chiude il documento politico - nei concetti di patriarcato, razzismo, maschilismo, sessismo, abilismo e sfruttamento la radice comune a tutte le forme di oppressione che colpiscono le persone marginalizzate (...) dal sistema capitalistico”.
 

Un corteo vivace e colorato
Il chiassoso corteo, contraddistinto da bandiere arcobaleno e di altri mille colori, è partito dal Giardino delle Scuderie reali, che si trova a pochi passi da Porta Romana. Da qui il percorso è continuato in via Romana, via Maggio, fino ad arrivare sul Lungarno Guicciardini. Dal Ponte alla Carraia, i manifestanti hanno animato Lungarno Vespucci, Borgo Ognissanti fino a piazza Vittorio Veneto, davanti al parco delle Cascine dov'è stato allestito il palco per gli interventi finali che si sono potuti tenere solo in parte dato l'ampio ritardo.
Durante il corteo, molti gli slogan lanciati contro le discriminazioni, fra i quali “Basta odio, anche se non ci piacciamo rispettiamoci”; tanti anche i cori contro il governo neofascista Meloni, definito anche quello “dei crociati del terzo millennio”. “Questo governo ci sta perseguitando - ha affermato la presidente nazionale Arcigay, Natascia Maesi - Siamo l’ossessione di Meloni e quello che vogliamo fare oggi è dare una risposta chiara e netta”.
Importantissima la presenza di una delegazione del Collettivo di fabbrica ex-GKN, soprattutto considerato che proprio nella serata di sabato era previsto un concerto nell'ambito di una due giorni di iniziative davanti al sito industriale per celebrare due anni di lotta contro la chiusura dello stabilimento e per la sua riapertura a gestione popolare.
Le tensioni in avvio di corteo e alla sua conclusione con un gruppo di alcune decine di militanti cosiddetti “antagonisti” alle quali le cronache dei giornali e dei siti Internet locali e nazionali hanno riservato ampio spazio, non macchiano assolutamente lo spirito unitario ed inclusivo di questa importante iniziativa antidiscriminatoria e, sostanzialmente, antifascista. Al di là delle riflessioni sulle modalità del Pride, sul suo odore borghese, e sugli aderenti a una iniziativa di fatto “trasversale”, quel che conta è la contraddizione principale. In questo caso era la composizione di un quanto più largo fronte unito di solidarietà e di lotta per la conquista dei diritti civili e sociali per la comunità LGBTQIA+*, l'elemento centrale, il perno attorno al quale fare unità militante.
 

Apprezzata la delegazione del PMLI
C’erano alcune bandiere rosse del PMLI e due cartelli con la parola d'ordine del Partito “Nessuna discriminazione sui diritti per LGBTQIA+*. Riconoscere le coppie di fatto di qualsiasi orientamento sessuale. Per l'Italia unita, rossa e socialista. Buttiamo giù il governo neofascista Meloni”. Ciò ha rappresentato un piccolo ma importantissimo punto di riferimento di classe. Le insegne del Partito, le uniche che hanno portato in piazza la falce ed il martello, sono state apprezzate e fotografate più volte, e i compagni e le compagne presenti provenienti dalla provincia di Firenze e da Prato, hanno fraternizzato con i partecipanti, diffondendo alcune copie del volantino con l’Editoriale sul potere politico del compagno Scuderi.
Al suo arrivo in piazza la delegazione è stata avvicinata da alcuni giovanissimi che hanno mostrato un orologio con l'effigie di Mao e che hanno preso con entusiasmo il volantino del Partito; durante il corteo molti i saluti a pugno chiuso e anche alcune esclamazioni di apprezzamento come “Finalmente un po' di rosso e la falce ed il martello!”. Episodi che dimostrano che quella dei marxisti-leninisti è una partecipazione apprezzata e perfino auspicata da coloro che sono ormai abituati ad incontrarci nelle piazze delle città dove siamo presenti.
Come per i movimenti ambientalisti, anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti per tutti, la rimozione delle discriminazioni per le questioni di genere, l'elemento essenziale che noi non ci stancheremo mai di ripetere rilanciandolo alle orecchie delle masse oppresse, è proprio la questione del potere politico. Finché la borghesia e il capitalismo avranno il potere, non si potranno demolire definitivamente i suoi cardini, che sono anche il patriarcato, il razzismo, il maschilismo, il sessismo, ma solo addolcirli nei loro aspetti più aspri. Certo, anche per ottenere quest'ultimo obiettivo, rimane essenziale buttare giù quanto prima possibile il governo Meloni, che rappresenta non solo la borghesia al potere e gli interessi del capitalismo, ma anche quella parte più conservatrice, omofoba e razzista che esprime la destra neofascista in Italia e in Europa. In ogni caso, per risolvere definitivamente la questione, l'unica via possibile è il potere politico del proletariato, e una nuova società socialista che sia incentrata sul lavoro collettivo, sul rispetto delle diversità, delle minoranze di qualsiasi natura o genere, e sulle libertà individuali inserite in un contesto economico e sociale collettivo che possa realizzare le aspirazioni di ciascuno, emancipando l'umanità intera dal cancro del capitalismo, dall'oscurantismo clericale e bigotto e dal razzismo.

12 luglio 2023