Il camerata La Russa accusa la ragazza che ha denunciato suo figlio per averla stuprata
 
Anziché tacere, lasciando a magistrati e avvocati il compito di fare chiarezza sull'accusa di stupro che una ragazza milanese ha mosso nei confronti di suo figlio, il presidente del Senato, il camerata Ignazio La Russa ha preferito entrare a gamba tesa sulla vicenda, con l'evidente ed esplicito intento di condizionare la vicenda processuale del proprio figlio Leonardo in base al presupposto, implicito, della salvaguardia del decoro istituzionale, come se fosse impossibile che la cricca di potere nel governo Meloni e nelle istituzioni, e chi le ruota attorno come amici e familiari, possa essere perseguita penalmente per gli atti criminali commessi.
Dopo averlo a lungo interrogato – ha affermato infatti Ignazio La Russa al Corriere della Sera - ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante ”: la dichiarazione della seconda carica della Repubblica è un vero e proprio messaggio trasversale diretto alla Procura della Repubblica di Milano, che sta indagando sul fatto, con l'aggravante che lo stesso presidente del Senato è uno dei maggiori avvocati penalisti del Foro di Milano. È chiaro che La Russa afferma implicitamente che la ragazza che ha denunciato la violenza sessuale ha mentito o comunque non ha le idee chiare.
“Incrociata al mattino, sia pure fuggevolmente da me e da mia moglie – ha poi aggiunto Ignazio La Russa sullo stesso giornale - la ragazza appariva assolutamente tranquilla ”: anche in questo caso le dichiarazioni dell'uomo politico vanno lette come un chiaro messaggio alla Procura della Repubblica oggi ed, eventualmente, al Tribunale domani, in quanto egli presenta sin da ora come testimoni a favore del proprio figlio se stesso e sua moglie, che è madre del ragazzo indagato per stupro.
Di sicuro – ha proseguito l'uomo politico - lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall'avvocato estensore che occupa questo tempo per rimettere insieme i fatti ”: è evidente che l'intento di Ignazio La Russa è quello di far apparire il racconto della ragazza artificioso a causa del lasso di tempo intercorrente tra la presunta violenza e la denuncia, non tenendo conto del fatto che molto spesso le vittime di violenza sessuale, a causa del forte shock psicologico subito, hanno bisogno di settimane o addirittura di mesi per essere in grado di riacquistare la fiducia in se stesse necessaria per avere il coraggio di denunciare.
Infine Ignazio La Russa ha dichiarato, sempre al Corriere: “lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua ”. Insomma il presidente del Senato è ricorso alle stesse sprezzanti tesi usate solitamente dagli accusati di violenza e di stupro contro le donne che fanno diventare colpevoli le vittime, accusate di essere inattendibili e di avere uno stile di vita discutibile. È chiara, con intento moraleggiante, l'intenzione di dipingere la ragazza come una persona dalla vita sregolata, lasciando intendere che l'assunzione di droghe da parte della ragazza potrebbe avere influito sulla sua capacità di valutare i fatti, inducendola a ritenere quello che nella realtà dei fatti era un rapporto pienamente consenziente (come sostengono congiuntamente Ignazio La Russa, il figlio e la moglie) uno stupro (come sostiene la ragazza). Al contempo, il figlio viene dipinto come un bravo ragazzo in quanto il padre esclude che egli abbia mai fatto uso di sostanze stupefacenti ed esclude altresì che egli possa essersi accorto, in quanto fuori da quel mondo, del fatto che la ragazza fosse assuntrice abituale di cocaina.
Sbaglia chi pensa che Ignazio La Russa, con le sue dichiarazioni, abbia commesso goffaggini o errori nella vicenda, perché costui ha lucidamente e arrogantemente utilizzato l'influenza che gli deriva dall'essere la seconda carica dello Stato per fini propri, ha utilizzato il potere di cui dispone istituzionalmente per condizionare i magistrati inquirenti, entrando peraltro sin da ora come testimone, insieme a sua moglie, a favore del proprio figlio.
Del resto, non è la prima volta che La Russa entra a gamba tesa su una vicenda giudiziaria che vede personaggi legati alle istituzioni, come accadde nel processo per l'omicidio di Stefano Cucchi: “io difenderò sempre l'arma - affermava Ignazio La Russa nel 2018 - ma questo non deve essere confuso, però, con il comportamento dei singoli carabinieri che deve essere, come in questo caso, da condannare in maniera durissima a in quanto servitori dello Stato ”. Insomma, per La Russa era addirittura impensabile che dei carabinieri si rendessero responsabili di crimini gravissimi come quello per il quale erano accusati nei confronti di Stefano Cucchi, e anche in quel caso giudiziario ci furono, oltre ad autoproclamati difensori d'ufficio come La Russa, numerosi carabinieri che, con lo stesso atteggiamento mentale di La Russa, interferirono nella formazione delle prove documentali al fine di salvare i due carabinieri, Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, che furono poi riconosciuti esecutori materiali dell'assassinio di Stefano Cucchi.
In questo caso La Russa ha sfoderato a tutto tondo la morale borghese antifemminile e fascista che lo ispira, quella che comunque incolpa la ragazza perché drogata, come a dire in fondo “se l'è cercata”, quella che addossa la responsabilità alla ragazza che comunque era andata a casa di suo figlio e se non voleva che succedesse niente che ci era andata a fare? ecc. ecc. La morale borghese fascista e antifemminile che non accetta il fatto che se un rapporto sessuale viene fatto con una persona che non è presente a sé stessa, che non è in grado di parlare, che non riesce ad esprimere il consenso con coscienza, è stupro.
Il movimento femminista Non una di meno Milano che si è schierato fin da subito con la ragazza oltre a organizzare un sit-in di protesta sotto lo studio legale di La Russa ha rivendicato l'affissione di manifesti con su scritto “El violador eres tu (Gli stupratori siete voi)” rivolti a La Russa e suo figlio affissi vicino ai locali notturni di corso Como, e accanto allo studio legale di Porta Romana del presidente del Senato.
Un Poster uguale è comparso anche nei pressi dell'Apophis club in via Merlo, il locale dove Leonardo Apache La Russa avrebbe incontrato la ragazza che l'ha denunciato per la violenza sessuale. In un comunicato NUDM Milano spiega: “Vogliamo cacciare La Russa da ogni incarico pubblico. Vogliamo chiusi i locali della famiglia e lo studio legale su cui si fonda il loro potere economico e politico, vogliamo requisiti i loro soldi affinché siano devoluti ai centri antiviolenza".

19 luglio 2023