Conferenza sullo sviluppo e l'emigrazione a Roma. Iniziativa di Meloni per dare all'Italia un ruolo centrale nel Mediterraneo e in Africa
Meloni: Finanziare i governi tirannici africani per fermare la migrazione
Il blocco navale lo faranno gli Stati di partenza dei migranti
I rifugiati africani: Il “modello Tunisia non è la soluzione”

Il 23 luglio su iniziativa della presidente del Consiglio Meloni si è svolta a Roma, presso la sede del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, la prima Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni. Secondo il comunicato del governo italiano vi hanno partecipato “i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa, i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali, per affrontare le emergenze e lanciare una strategia di sviluppo condivisa”. In pratica una ventina di paesi tra cui i cinque europei di primo approdo, Spagna, Italia, Grecia, Malta e Cipro (la Francia non era stata invitata, e nemmeno la Germania), i paesi del Nord Africa tra cui Tunisia, Libia ed Egitto da cui parte il maggior numero di migranti, e altri paesi africani e del Golfo, con la partecipazione della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, e del presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Questa partecipazione è stata vantata dalla premier neofascista come un “grande successo” della politica estera del suo governo, giusto in tempo per farne un suo fiore all'occhiello quando qualche giorno dopo si è presentata alla Casa Bianca per chiedere il sostegno di Biden a quella che è in realtà una politica per dare all'Italia un ruolo centrale nel Mediterraneo allargato e in Africa. In realtà la “partecipazione straordinaria” era dovuta soprattutto alla contemporanea presenza del secondo vertice dell'Onu sui sistemi alimentari che aveva riunito a Roma parecchi capi di Stato e di governo, diversi dei quali, cogliendo l'occasione, sono stati invitati anche alla Conferenza. Va aggiunto poi, come hanno sottolineato le Ong che difendono i diritti dei rifugiati e dei migranti, che la maggior parte di questi paesi sono regimi dittatoriali in cui si commettono gravi violazioni dei diritti umani, a cominciare tra i primi invitati della sponda Sud del Mediterraneo, Tunisia, Libia ed Egitto. Ed inoltre non erano rappresentati i paesi dell'Africa nera, proprio quelli da cui parte il grosso delle migrazioni dei disperati che tentano di raggiungere l'Europa e che dovrebbero avere più voce in capitolo.

Estendere il modello tunisino a cominciare da Libia ed Egitto
Ma questo non è un caso, visto che l'interesse di Meloni è rivolto esclusivamente ai paesi di transito e di imbarco dei migranti, dove vuole che questi disperati siano fermati pagando coi soldi europei i governi tirannici e corrotti di questi paesi, con l'estensione ad essi del modello di memorandum d'intesa firmato il 16 luglio con il governo di Tunisi (vedi “Il Bolscevico” n. 30 del 3 agosto) che finanzia il dittatore tunisino Kais Saied per impedire le partenze dei migranti, tenerli bloccati o respingerli verso l'interno del continente. Non per nulla sia nel suo intervento introduttivo, sia nella conferenza stampa finale e nelle stesse Conclusioni della Conferenza, l'accento è messo soprattutto e ripetutamente sul “contrasto all'immigrazione illegale”, sulla priorità di “prevenire e affrontare la migrazione irregolare e la tratta di esseri umani in tutta la regione mediterranea, il Medio Oriente e l'Africa”, insomma sul solito e ossessivo approccio securitario, repressivo e poliziesco per gestire un fenomeno umanitario epocale e complesso come le migrazioni di massa provocate dalle guerre, dalla miseria e dai cambiamenti climatici.
Il modello che Meloni ha proposto infatti ai governi partecipanti, a cominciare dalla Libia e dall'Egitto del golpista fascista Al Sisi, è quello dell'accordo con Saied per esternalizzare al dittatore tunisino il controllo della frontiera Sud dell'Europa in cambio di soldi, ispirato a sua volta all'accordo europeo firmato dalla Merkel col dittatore turco Erdogan, e a quello che il ministro dell'Interno del governo di “centro-sinistra” Gentiloni, l'ex d'alemiano Marco Minniti, oggi suo consigliere personale, stipulò con i trafficanti e carcerieri libici per fermare, con motovedette donate dall'Italia, i barconi dei migranti e riportarli nei lager. È in quest'ottica che nelle Conclusioni si sottolinea che “tutte le iniziative e i progetti” delineati nella Conferenza devono essere finalizzati a “rafforzare le misure di prevenzione e contenimento dei flussi migratori irregolari... anche attraverso accordi bilaterali o multilaterali per combattere efficacemente il traffico di migranti via terra e via mare”, con il “rafforzamento della cooperazione tra le autorità doganali e di frontiera” e con “azioni comuni, cooperazione e partenariati operativi tra le autorità di polizia e giudiziarie per smantellare le reti criminali impegnate nel traffico di migranti e migliorare le capacità nazionali di gestione dei confini”. Ed inoltre “incoraggiare partenariati globali in materia di immigrazione e sfollamento forzato internazionale, anche nel campo della riammissione”.

“Il blocco navale lo faremo perché sarà la Tunisia a farlo”
È vergognoso che al dittatore Saied, che nel suo paese ha sospeso il parlamento, scatenato una caccia all'uomo razzista e xenofoba contro gli immigrati di pelle nera agitando lo spettro della “sostituzione etnica”, ricacciandoli anche nel deserto senza acqua né cibo, siccome deve fare da apripista a questo tipo di “partenariati”, Meloni abbia concesso un ruolo di primo piano nella conferenza, al punto da presentarsi lui come ideatore e usarla come tribuna per un velenoso attacco alle organizzazioni umanitarie, che a suo dire “non hanno fatto nulla e si accontentano di fare dichiarazioni che non hanno nessun valore”, mentre invece “il popolo tunisino ha dato lezioni ad altri per il rispetto dei valori umani”.
Al di là della fumisteria retorica della Meloni sulla “collaborazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e in generale nei Paesi di provenienza dei migranti, affrontando alla radice le cause profonde che stanno alla base delle grandi migrazioni” (una versione più elaborata e ipocrita del demagogico slogan leghista “aiutiamoli a casa loro”), il vero succo della conferenza emerge dall'intervista rilasciata dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli (FdI) al Corriere della Sera del 23 luglio, in cui l'ideatore della famigerata legge per accorciare la prescrizione a Berlusconi e di un progetto di legge per mettere al bando chiunque si richiami al comunismo, ha così risposto alla domanda se la proposta meloniana di blocco navale per fermare i migranti sia oggi superata o sospesa: “Il blocco navale lo faremo perché sarà la Tunisia a farlo. Come la 'destra sociale', penso che il diritto a emigrare esiste, ma bisogna migrare in modo legale. In Tunisia si impegnano a farlo da soli, il blocco navale. Adesso non chiedono aiuto, se non finanziario, ma se dovessero chiedere un aiuto militare noi siamo pronti”.

Furberie di Meloni su immigrazione “legale” e “illegale”
Per mascherare e rivestire di umanitarismo questa brutale politica dei respingimenti sul suolo africano Meloni promette di bilanciarli con l'aumento dei flussi legali, “immaginando – ha precisato – quote privilegiate per gli Stati che collaboreranno per fermare la rete di partenze illegali”: “In Italia per qualche anno noi abbiamo azzerato le quote di immigrazione legale perché tutte le quote erano coperte da chi entrava illegalmente”, ha aggiunto per puntellare la tesi dell'immigrazione irregolare che impedirebbe quella regolare. Ma è di una falsità sfacciata, perché presupporrebbe che a tutti gli immigrati irregolari fosse stato concesso il permesso di soggiorno e la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro e nella società civile, mentre la realtà è ben diversa, dato che persistendo l'odiosa legge Bossi-Fini la gran parte degli immigrati approdati nel nostro paese sono costretti a vivere abbandonati a sé stessi e in clandestinità e il resto sfruttati come mano d'opera schiavile nell'economia nera. Tant'è vero che le richieste regolari di mano d'opera straniera oltrepassano le 800 mila persone, mentre perfino il nuovo decreto flussi spalmato in tre anni e sbandierato dalla premier come “alternativa” all'immigrazione irregolare non copre neanche la metà del fabbisogno immediato.
Meloni assicura inoltre che la sua politica sull'immigrazione garantisce “sostegno a profughi e rifugiati, che è un dovere al quale nessuno può sottrarsi nel pieno rispetto del diritto internazionale”. Ma subito dopo aggiunge che “però anche su questo serve, diciamo così, chiarezza, perché questo diritto non può comportare automaticamente la possibilità di essere accolti ovunque nel mondo”: una maniera furbastra, la sua, per negare di fatto, con un gioco di parole, un diritto che si è appena proclamato ineludibile, dal momento che teorizza che un potere nazionale può rifiutare l'esercizio di un diritto umano garantito a livello internazionale, cioè superiore.

Le denunce delle associazioni in difesa dei migranti
Quanto al suo sbandierato “Piano Mattei”, per una “collaborazione non predatoria per lo sviluppo” che Meloni offre ai paesi africani di provenienza dei migranti, mirata a “rimuovere alla radice le cause profonde delle migrazioni”, serve da una parte a dissimulare accordi di partenariato antimigranti sul modello tunisino, e dall'altra sembra un malcelato cavallo di Troia espansionista e neocolonialista che mira a ripercorrere con mezzi più “pacifici” le orme della politica imperialista di Mussolini in Africa, per mettere le mani sulle ingenti risorse energetiche e di materie prime di quel continente. Lo ha lasciato trasparire la stessa premier durante la successiva conferenza stampa a Washington, quando parlando del ruolo dell'Italia nel Mediterraneo e in Africa ha detto: “Io ricordo sempre che l'Africa non è un continente povero, è un continente ricco di materie prime, di materie prime strategiche, di metalli a terre rare e che per noi non tenere in adeguata considerazione quello che accade in questo continente rischia di essere, in quella specie di gioco di scacchi che è la geopolitica, un errore fatale perché bisogna sempre saper vedere tutta la scacchiera e bisogna saper muovere guardando a tutta la scacchiera. L'Africa è da questo punto di vista una porzione della scacchiera estremamente importante e voglio dire che sono fiera di come questo dibattito che il governo italiano ha aperto da qualche mese a livello nazionale e a livello internazionale, stia piano piano sempre più facendo breccia anche tra i nostri alleati”.
I veri scopi e contenuti di questa conferenza inscenata dalla premier neofascista è stato ben compreso anche dalle organizzazioni umanitarie che difendono i migranti e i rifugiati. In una lettera inviata alla presidente del Consiglio alla vigilia della conferenza, una trentina di Ong - tra cui EgyptWide for Human Rights, The Tunisian Forum for Social and Economic Rights (Ftdes), Un Ponte Per, Associazione Ong Italiane (Aoi), Amnesty International Italia, Human Rights Watch (Hrw) – chiedevano in particolare a Meloni “di rivedere la scelta di perseguire partenariati strategici per la gestione dei flussi migratori con governi autoritari, tra cui l'Egitto, poiché tali accordi ne rafforzano la legittimità e forniscono loro risorse per la repressione interna. Ribadiamo la nostra richiesta di una profonda revisione delle relazioni bilaterali con l'Egitto di Al Sisi, la Tunisia di Saied, così come con la Libia, la Turchia e altri partner della regione mediterranea dove i diritti delle persone migranti non sono rispettati, ponendo fine alla complicità dell'UE nelle violazioni dei diritti umani perpetrate in questi Paesi”.
La stessa richiesta, indirizzata “Alla Commissione europea e al governo italiano di interrompere immediatamente l’operatività del Memorandum e ogni finanziamento finalizzato al rafforzamento delle autorità di controllo delle frontiere”, veniva avanzata in un appello firmato da una decina di organizzazioni tra cui Asgi, Action Aid, Alarm Phone, Avocats Sans Frontières (Asf). Mentre anche il Tavolo Asilo e Immigrazione, a cui aderiscono oltre trenta associazioni tra cui Asgi, Emergency, Arci, Cgil, Fondazione Migrantes, Missionari Comboniani, Msf, Oxfam Italia, in un appello del 20 luglio chiedeva al parlamento europeo e al parlamento italiano di condannare e non ratificare l'accordo antimigranti con la Tunisia.

6 settembre 2023