Femminicidi e stupri di donne senza fine
Tra le vittime giovanissime e minorenni
 
I femminicidi e gli episodi di violenza contro le donne sono senza fine, come testimonia la cronaca dei giornali di questa estate infuocata. L'ennesimo barbaro omicidio accade a Roma, dove Rossella Nappini, infermiera di 52 anni e madre di due figli, finisce accoltellata vigliaccamente all'addome nell'androne di casa, presumibilmente per mano del suo ex.
Ad oggi le donne uccise nell'ambito familiare-affettivo sono 78, di queste, 38 hanno trovato la morte per mano di mariti, fidanzati, partner o ex partner.
Nei mesi di luglio e agosto si contano 15 femminicidi, uno ogni tre giorni. Nella maggioranza dei casi le donne avevano interrotto o avevano intenzione di interrompere la relazione col proprio marito o partner. Come Mariella Marino, 56 anni, uccisa il 20 luglio con tre colpi di pistola davanti a un supermercato di Troina (Enna) dall'ex marito Maurizio Impellizzeri. Il movente collegato presumibilmente all'interruzione della relazione da ormai un anno. L'uomo aveva già patteggiato una condanna a 8 mesi per atti persecutori nei confronti di Mariella.
Il 28 luglio sono stati commessi 2 femminicidi. Mara Fait, 63 anni, è stata uccisa ad accettate dal vicino di casa, in un paese vicino a Treno. L'uomo si è costituito subito dopo. Ultimo atto di mesi di dissapori di vicinato, la donna aveva chiesto invano l'attivazione del “Codice rosso”. L'altro di Angela Gioiello, 38 anni, di Pozzuoli (Napoli), è stata uccisa dal marito Antonio Di Razza che poi con la stessa arma si è suicidato. Da tempo la vita di Angela era diventata un vero e proprio inferno in un quadro di violenze domestiche. Il marito descritto come “ossessionato dalla gelosia” e dall'idea che la moglie potesse avere un amante. Una decina di giorni prima dell'omicidio, ci sarebbe anche stata una segnalazione ai Carabinieri per una lite in famiglia. Dinanzi ai militari, però, la coppia avrebbe negato e minimizzato l'episodio. Secondo alcuni parenti, Angela voleva allontanarsi dal cinquantenne, ma al contempo aveva paura di lui, non trovando il coraggio di denunciarlo.‍
Il giorno dopo il 29 luglio perde la vita per mano dell'ex fidanzato Sofia Castelli, 20 anni, uccisa con più fendenti alla gola. La ragazza aveva più volte ribadito all'ex che la loro relazione era terminata.
Il 6 agosto perde la vita Iris Setti, 61 anni, aggredita e uccisa a Rovereto, durante un tentativo di stupro.
Il 13 agosto Celine Frei Matzohl, 21 anni, viene trovata morta nell'abitazione dell'ex compagno Omer Cim, 28 anni, a Silandro in provincia di Bolzano.‍
Secondo le prime ricostruzioni, Celine Matzohl sarebbe stata uccisa a coltellate. A giugno, Celine aveva presentato una denuncia ai Carabinieri riferendo di essere stata percossa e minacciata da Omer Cim mentre si trovava con lui in un'autovettura. La Procura ha agito secondo le procedure del “Codice Rosso” e ha formulato le accuse di percosse e minaccia aggravata. Tuttavia, per tali fattispecie di reato, non era possibile chiedere misure cautelari.
Quattro giorni dopo il 17 agosto viene uccisa Anna Scala, 56 anni, in un'autorimessa di via San Massimo a Piano di Sorrento in provincia di Napoli, dall'ex compagno Salvatore Ferraiuolo, 56 anni. L'uomo dopo la fine della loro relazione aveva iniziato a perseguitarla. Per questo Anna l'aveva denunciato per ben due volte per stalking. La prima denuncia era stata presentata per un episodio relativo al 25 luglio 2022: Anna si trovava a casa dell'amica quando l'uomo l'avrebbe colpita con pugni e schiaffi, provocando ecchimosi e la rottura dei denti. La seconda per un altro episodio violento, accaduto un anno dopo, il 24 luglio 2023. Nelle ultime settimane gli atti persecutori si erano intensificati.
Il 19 agosto viene trovata morta a Ramacca Vera Schiopu 25 anni, il giudice ha disposto la custodia cautelare per il convivente presunto omicida.
Alla base di questa strage di donne vi è un comune denominatore e cioè la concezione dominante borghese che assegna alla donna un ruolo subalterno rispetto all'uomo, che la considera come oggetto di proprietà, vincolato al dogma cattolico oscurantista dell'“indissolubilità” del matrimonio e della coppia. Una concezione radicata in profondità nelle radici del capitalismo, che già da piccoli incanala separatamente femmine e maschi, rosa e azzurro, giochi separati: bambole per le bimbe e macchinine, pistole e fucili per i bimbi, come a orientare già in fasce le presunte “attitudini innate” di accudimento delle bambine giocando a fare le “mamme” con le proprie bambole, un gioco apparentemente “innocente” che in realtà cela il perverso meccanismo di allenamento a divenire in futuro dei buoni “angeli del focolare”. E, viceversa, pistole, fucili e macchinine orientano ai bambini il futuro ruolo di “maschi dominatori”.
Una concezione dominante borghese che propina una sessualità distorta e violenta attraverso l'impero della pornografia anch'esso strumento e fonte di guadagni stratosferici per il capitalismo, dove la donna è solo un oggetto sessuale.
Una concezione dominante borghese che pervade il “mondo del lavoro”, che dà priorità all'assunzione di uomini a discapito delle donne, dove le donne sono discriminate negli stipendi, negli inquadramenti professionali, che vengono licenziate se restano incinte, perché comunque il loro ruolo è all'interno della famiglia a accudire il marito, i figli, i genitori anziani, i malati, gli invalidi e la carenza e rette esorbitanti di servizi essenziali come gli asili nido o i diurni per gli anziani rendono il casalingato una scelta imposta per un esercito di donne ancora in età lavorativa. Una concezione dove negli annunci di lavoro è “normale” richiedere alle donne la “bella presenza”.
La concezione dominante borghese che impone un ruolo alla donna non come soggetto pensante ma come oggetto di proprietà impregna qualunque settore della società capitalista, dalla cultura al cinema, all'arte, ai social. E il preoccupante abbassamento dell'età delle donne che muoiono per femminicidio o che sono vittime di stupro ne è l'aspetto più drammatico ma nel contempo anche il più emblematico.
In questi giorni dopo l'escalation di femminicidi e di stupri di gruppo successi a Palermo e a Caivano, dove delle giovanissime e minorenni sono state violentate da dei coetanei, il governo neofascista Meloni ha costituito una bicamerale per intervenire nell'emergenza ma ciò che si preannuncia è una legge su provvedimenti penali: rafforzamento delle misure cautelari, ammonimento, braccialetto elettronico, arresto in flagranza, adozione rapida di misure cautelari. Provvedimenti che in parte sono già in atto da tempo ma che come si può evincere da alcune cronache, non sono riusciti a evitare le morti delle donne che precedentemente avevano denunciato i partner violenti.
E la maggior parte dei partiti borghesi sia di “centro-destra” che di “centro-sinistra” come ad il PD della Schlein, si trovano d'accordo sulle proposte governative, all'unisono invocano la “prevenzione”, che deve partire da una presunta “formazione e all’educazione di genere e all'educazione alla sessualità” nelle scuole, ma questa “educazione” come può essere efficace quando è promossa da un governo e da un Ministro omofobo e sessista come il fascioleghista, anticomunista, sovranista e separatista Valditara, firmatario fra l'altro nel 2016 di un appello contro le unioni civili, che rappresenta un baluardo anche contro la diffusione dell'ideologia gender nelle scuole? Su quale ideologia verrà imposta quando a promuoverla è il governo neofascista Meloni che ogni suo intervento lo orienta alla difesa dei valori tradizionali di “Dio, Patria e Famiglia”? E ancora, come si può pensare che il governo neofascista di Giorgia Meloni possa davvero fare qualcosa di positivo per contrastare i femminicidi e gli stupri, quando, proprio lei ha fatto scena muta, non prendendo alcuna posizione di fronte alle parole sessiste del suo convivente Andrea Giambruno, che nella sua rubrica quotidiana su Rete 4, è intervenuto a proposito degli stupri accaduti in Campania e in Sicilia sparando a zero contro le ragazze vittime, facendo passare quel pensiero viscido e dilagante che se ti vesti in modo provocante, o ti ubriachi poi non ti lamentare se ti violentano: “Quando vai a ballare, se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi” . Del resto questo governo non fa altro che rilanciare il modello mussoliniano secondo cui alla donna spetta il ruolo di madre e moglie sottomessa, succube e votata alla famiglia e alla maternità mentre al maschio è riservato il ruolo dominante nella società e nel sistema economico. E che dire della seconda più alta carica dello Stato, il camerata La Russa, che anziché tacere, lasciando a magistrati e avvocati il compito di fare chiarezza sull'accaduto, ha accusato la ragazza che ha denunciato suo figlio per averla stuprata?
Dobbiamo fermare l'odiosa mattanza dei femminicidi e degli stupri ma come? Dobbiamo prendere coscienza fino in fondo che la responsabilità di tutto sta nel capitalismo e nelle sue istituzioni che propagano una concezione reazionaria e clericale del mondo, della società, della famiglia e della donna, e oggi col governo neofascista Meloni questa concezione è esaltata all'ennesima potenza.
Un'efficace “educazione culturale” in grado di sradicare questa odiosa cultura dominante borghese della violenza di genere sulle donne e i femminicidi non può essere slegata dalla lotta contro il capitalismo e per il socialismo. Se non si lotta contro il capitalismo per il socialismo sarà impossibile dare alle masse femminili un corretto orientamento per la parità con l'uomo in tutti i campi e la loro emancipazione.
Se vogliamo farla finita con questa odiosa e intollerabile mattanza di donne occorre dare vita a un grande movimento di massa che rivendichi tutte quelle misure che tutelano pienamente le donne dai femminicidi e dagli stupri: a partire da una effettiva parità normativa di genere; renderle col lavoro economicamente indipendenti, sostenerle e difenderle con ogni mezzo quando chiedono aiuto e reprimere senza indugi e sottovalutazioni i partner e gli uomini violenti.
Diventa sempre più urgente quindi lanciare una grande controffensiva ideologica, culturale e politica, come rilanciato dall'importante editoriale di Monica Martenghi, responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, in occasione dell'8 Marzo 2023 come marxisti-leninisti abbiamo il dovere di “batterci con tutte le nostre forze per un lavoro vero che deve essere a tempo pieno, a salario intero, in presenza e sindacalmente tutelato per tutte le donne. Mettere fine alla politica dei bonus e dei voucher che riflettono una concezione privatistica e familista del Welfare e rivendicare al contrario la costruzione di una fitta rete di servizi sociali, sanitari e scolastici pubblici in tutto il territorio nazionale, a partire dal Mezzogiorno. Bisogna battersi contro il caro vita, il caro bollette e e il caro benzina. Per il diritto alla casa per tutti; per una sanità pubblica, universale, gratuita, territoriale; per un'assistenza sanitaria e sociale pubblica, universale e gratuita e di prossimità che non deve puntare sulla domiciliarità intesa come scaricare sulle famiglie tutto il peso dell'assistenza agli anziani e ai disabili; per il diritto alla salute delle donne, per sviluppare la medicina di genere, consultori pubblici autogestiti in tutte le città; il diritto per tutti, ivi compresi le coppie di fatto, omosessuali e singoli, ad accedere gratuitamente alla fecondazione assistita” “omologa” e non, alla “maternità surrogata” nelle strutture pubbliche. Occorre battersi perché sia vietato avvalersi dell’“obiezione di coscienza” da parte dei medici nelle strutture pubbliche; per la libertà di aborto per le minorenni nelle strutture pubbliche senza il consenso dei genitori o del giudice tutelare; per il diritto all'eutanasia; per la piena assistenza pubblica e gratuita ai disabili; per il finanziamento diretto dei centri antiviolenza autogestiti dalle donne stesse e per la loro costruzione dove non esistono; per misure che garantiscano con certezza la sicurezza sul lavoro e la sicurezza e la salute ambientale. Occorre richiedere l’abrogazione della “riforma Fornero” e delle controriforme delle pensioni che l'hanno preceduta, ripristinando un sistema pensionistico pubblico, universale, unificato, a ripartizione, e istituendo la pensione a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne. Occorre combattere la povertà delle donne rivendicando l’aumento dei salari e delle pensioni, il lavoro per le disoccupate e le inoccupate, l’eliminazione della precarietà e la gratuità dei servizi sociali, sanitari e assistenziali pubblici.
Su questa piattaforma o parte di questa siamo sicuri che operaie e lavoratrici dei vari settori, studentesse, donne della piccola borghesia possono fare fronte unito e trovare una grande unità di azione politica e sindacale per tutelare, difendere e realizzare i diritti e gli interessi delle masse femminili” .
La lotta ai femminicidi e agli stupri non potrà essere definitvamente vinta se non sarà fatta tabula rasa del sistema capitalista, perché solo se abbatteremo il capitalismo potremo “eliminare” la violenza fisica e di genere, l'oppressione, il super sfruttamento e la discriminazione sulle donne e sulle persone LGBTQI+.
La nostra speranza è che le anticapitaliste, le studentesse, le giovani e le giovanissime, si rendano disponibili al confronto col PMLI e ad aprire una grande discussione sul futuro dell'Italia, rompano col riformismo, il parlamentarismo, il costituzionalismo e imbocchino la via per il socialismo, e il potere politico al proletariato, spendendo insieme al PMLI la loro forza e le loro energie per buttare giù il governo maschilista, antifemminile e neofascista Meloni.

6 settembre 2023