Suicidi di Stato nelle carceri
Nordio contestato a Le Vallette di Torino
 
Lo scorso 12 agosto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato duramente contestato dai detenuti durante la sua ispezione straordinaria al carcere Le Vallette di Torino pochi giorni dopo il suicidio, a poche ore di distanza, di due detenute.
Mentre il ministro era negli uffici della direzione è iniziata una contestazione, durata oltre un quarto d'ora, che ha coinvolto tutte le sezioni del penitenziario con i detenuti che hanno fischiato ripetutamente e sbattuto oggetti metallici sulle sbarre delle celle, tanto che il rumore si è sentito distintamente anche al di fuori dell'istituto penitenziario, dove erano in attesa giornalisti e fotografi.
I detenuti non hanno accettato le parole di Nordio, il quale il giorno prima aveva commentato il decesso della detenuta nigeriana Susan John, morta di fame e di sete nella serata del 10 agosto: “lo Stato – aveva affermato Nordio - non abbandona nessuno. Purtroppo il suicidio in carcere è un fardello di dolore che affligge tutti i detenuti. Da pm ne ho trattati, ahimè, tanti e non esiste mistero più insondabile della mente umana quando uno cerca soluzioni così estreme ”.
Le parole del ministro erano già state prontamente criticate da Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale: “l’hanno classificato ‘decesso per cause naturali’ - aveva affermato Palma, ricostruendo la vicenda - ma la definizione appare incongrua nel caso di una persona, quale la signora Susan John, nigeriana di quarantatré anni, che ha condotto fino all’estremo la sua protesta rifiutandosi di mangiare, bere, prendere qualsiasi terapia e anche di essere ricoverata in ospedale ”. E la Garante dei detenuti di Torino, Monica Gallo, aveva detto di non essere stata mai informata dalla direzione del carcere le Vallette di questo caso drammatico, nonostante la donna aveva già manifestato un fortissimo disagio psicologico perché voleva stare vicino al figlio.
Susan, che non mangiava né beveva dal 22 luglio, aveva manifestato già il 4 agosto un primo crollo fisico, in quanto era svenuta, a seguito del quale la polizia penitenziaria aveva chiesto l’intervento di un'ambulanza con la quale la detenuta era stata portata al pronto soccorso e dimessa poche ore dopo: i medici, infatti, non riscontrarono criticità e certificarono che non voleva sottoporsi ad accertamenti. Eppure una settimana più tardi la donna sarebbe morta.
Nella mattinata dell'11 luglio un'altra detenuta dello stesso carcere, la ventottenne imperiese Azzurra Campari, si toglieva la vita impiccandosi.
Azzurra era tossicodipendente con una forte fragilità psicologica e già in passato aveva tentato il suicidio e compiuto gesti di autolesionismo, tanto che prima di entrare in carcere veniva seguita dagli psichiatri del Serd.
La madre ha affermato in un'intervista pubblicata sul quotidiano Repubblica : “ero preoccupata per le sue condizioni ” in quanto “l'ultima volta che ci siamo parlate in videochiamata mi aveva detto che non ce la faceva più ”. È evidente che anche in questo caso c'erano tutti i segnali di allarme, totalmente ignorati dal carcere.
La Procura di Torino nel frattempo, quasi rispondendo all'affermazione di Nordio per cui lo Stato non abbandonerebbe nessuno, ha aperto due fascicoli per tali decessi con l'ipotesi di reato di istigazione al suicidio: implicitamente anche la magistratura afferma con i fatti che la contestazione dei detenuti del carcere Le Vallette alle inaccettabili parole di Nordio era tutt'altro che infondata.

20 settembre 2023