L'editoriale di Scuderi "La questione del potere politico" aprirà contraddizioni e le menti e farà riflettere il proletariato sul proprio futuro

di Ugo - Genova
Non è un caso, o un vuoto di idee, se “Il Bolscevico” ripropone sulle proprie pagine l’Editoriale del Segretario generale compagno Giovanni Scuderi “La questione del potere politico”. E non è neppure un caso, o un vuoto di idee, se l’Editoriale abbia suscitato grande interesse persino in Paesi lontani dal nostro. E se ha suscitato grande interesse è perché l’Editoriale entra nel vivo di una verità inconfutabile; se il proletariato non metterà in discussione il superamento del capitalismo, ponendosi come obiettivo la questione del potere politico, non si libererà dalla schiavitù imposta dal profitto.
Entra quindi nel vivo e lo fa ponendo una domanda. Il compagno Scuderi di questo non si sorprende. Conosce perfettamente le dinamiche che hanno indotto, anche gli elementi più avanzati della classe operaia, ad accantonarne la richiesta; accantonare, perché in futuro, sarà rilanciata. D’altronde, come ricorda il compagno Scuderi, in passato, ma dobbiamo ritornare nell’Ottocento e agli albori del Novecento, questo obiettivo era il progetto principe dei rivoluzionari guidati dalle teorie di Marx ed Engels. In seguito, sempre nel Novecento e con la fondazione del PCI, in Italia questo proposito avrebbe dovuto trovare una definitiva consacrazione. Invece, con la direzione revisionista di Gramsci e Togliatti, venne del tutto rimosso e della presa del potere non se ne accennò più. E così per la classe operaia, motore dello Stato, produttore della ricchezza e numericamente classe maggioritaria nel Paese, la sua strategia politica venne ridotta alla pura difesa, all’accettare il male minore, a subire, nella realtà, i sacrifici che la classe rapinatrice della borghesia gli impone.
Ha ragione il compagno Scuderi. Il proletariato deve rialzare la testa. Deve rivendicare il proprio ruolo, il proprio inviolabile diritto, recuperando quella parola d’ordine. Ma per riuscirci deve fare propria la cultura del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, guardandosi attorno, per trovare la sponda giusta, che non può che essere in seno al PMLI.
Ecco che allora l’Editoriale, oltre a entrare nel merito e nel vivo della discussione, che dovrà in futuro essere valutata dall’intera classe operaia italiana, diventa un invito. Sia per aderire al PMLI, sia a sviluppare le lotte nei luoghi di lavoro, nella società, imponendo, però, le proprie parole d’ordine che non potranno che avere la finalità della presa del potere politico.
Sull’Editoriale c’è un passaggio sulla trasformazione, a sentire gli intellettuali a servizio della borghesia, che avrebbe avuto il capitalismo; dall’assetto industriale, all’assetto post-industriale. Come se questa evoluzione avesse modificato l’impatto, negativo, che il capitalismo ha nella società, nel mondo del lavoro, sulla pelle di chi fornisce la forza-lavoro. Come sostiene il compagno Scuderi, la sostanza non cambia, il sistema rimane quello capitalistico, con le sue crisi di sovraproduzione, con le sue continue richieste di aiuti, per affrontare le proprie crisi finanziarie, da parte dei governi e da scaricare, sotto forma di tasse e sacrifici, sulle spalle delle masse. Il compagno Scuderi cita poi un recente libro scritto da Carlo De Benedetti, il quale propone, per la futura società, una nuova forma di socialismo; manovra e progetto politico utile a presentare il sistema di produzione capitalistico meno avido; dovrebbe distribuire, per limitare le diseguaglianze sociali, parte dei propri profitti. Ricetta ingannevole e che ha la sfrontatezza di usare, in maniera subdola, il termine socialismo che nulla, ma proprio nulla, ha a che vedere con queste manovre di bassa bottega. Insomma, la borghesia se la canta e se la suona; solo il superamento del sistema di produzione capitalistico risolverà il problema alla fonte.
Il sistema socialista finirà col sostituirsi al sistema capitalista; è una legge obiettiva, indipendente dalla volontà dell’uomo. Per quanto i reazionari di sforzino per fermare la ruota della storia, prima o poi la rivoluzione scoppierà e sarà inevitabilmente vittoriosa ”, Mao Zedong.
L’Editoriale del compagno Giovanni Scuderi termina con l’auspicio che il proletariato recuperi la sua funzione storica. Affronti i nodi che lo tengono da troppo tempo collocato strategicamente alla sola difesa. E che si ponga come obiettivo la conquista del socialismo e la presa del potere politico. Bene fanno i compagni del PMLI a diffondere in ogni occasione l’Editoriale del compagno Giovanni Scuderi. Aprirà contraddizioni. Aprirà le menti. Offrirà al proletariato italiano l’occasione di riflettere sul proprio futuro e di incontrare il loro Partito, il PMLI.

4 ottobre 2023