Pizzo di Stato ai migranti per evitare la detenzione nei Centri per il rimpatrio
Più rapida l'espulsione dei minori non accompagnati
 
È un vero e proprio pizzo di Stato, chiaro sintomo dell'atteggiamento razzista e xenofobo con cui il governo Meloni tratta la problematica della migrazione, l'importo di €4.938,00 disposto a carico dei richiedenti asilo dall'articolo 1 e seguenti del decreto del ministro dell'Interno del 14 settembre 2023 - emanato di concerto con i ministri della Giustizia e dell'Economia e delle Finanze - che è stato pubblicato nella gazzetta ufficiale dello scorso 21 settembre.
Tale importo, previsto in tale ammontare per il 2023 e da rivalutare ogni due anni, verrà richiesto ai migranti che richiedono asilo al fine di evitare loro di essere trattenuti nei Centri per il rimpatrio: l'articolo 3 dispone che tale somma viene versata dal migrante “in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi” e che dovrà pervenire allo Stato italiano “entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico”.
Quella che il decreto ministeriale denomina ipocritamente “garanzia finanziaria” dovrà essere versata dal migrante e trattenuta dallo Stato fino all'esito dell'esame del proprio ricorso contro il rigetto della domanda di asilo e servirà - per il periodo massimo di trattenimento in un Centro per il rimpatrio, individuato dalla legge in quattro settimane - a garantire la disponibilità “di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale”, “della somma occorrente al rimpatrio” e “di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”, come si legge nell'articolo 1 del provvedimento normativo.
Si tratta di una disposizione che si applica esclusivamente a chi proviene da un Paese sicuro e che potrebbe essere trattenuto durante le procedure alla frontiera. Infine, l'articolo 4 del decreto ministeriale dispone che qualora il richiedente asilo si allontani indebitamente dalla località a lui assegnata fino al termine della procedura, il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria confisca l'importo versato.
Tale pizzo è quanto di più ingiusto uno Stato possa concepire, soprattutto se viene richiesto a disperati in fuga che non sono certo in grado di dare quel tipo di garanzia economica, escludendo peraltro espressamente la possibilità che la garanzia venga prestata da terzi o da associazioni del terzo settore, ed è addirittura beffarda e cinica la disposizione che prescrive il versamento solo ed esclusivamente tramite fideiussione bancaria o assicurativa da parte di soggetti che non hanno alcuna possibilità di avere un conto corrente o di aprirlo, altrimenti non avrebbero rischiato la vita in un viaggio allucinante per giungere in Europa.
Tale pizzo inoltre è fortemente discriminatorio perché, qualora vi fossero per improbabile ipotesi migranti che giungano in Italia e siano in grado di pagare tale importo, si creerebbe una odiosa discriminazione tra persone in grado di comperarsi la libertà e persone che devono restare in uno stato di sostanziale detenzione nei Centri per il rimpatrio, che altro non sono che campi di concentramento, di gran lunga peggiori rispetto alle carceri per livello di vita e sovraffollamento.

La polizia potrà espellere i minori
Ma il governo non si ferma qui, perché il 28 settembre, a una settimana esatta di distanza dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale del decreto del ministro Piantedosi, il Consiglio dei ministri approvava la bozza di un decreto legge – il terzo in materia di migranti quest'anno – che ha come bersaglio addirittura i migranti minori non accompagnati.
La bozza di tale decreto legge, che dovrà essere firmato dal presidente della Repubblica e quindi pubblicato nella gazzetta ufficiale per entrare in vigore ed essere convertito dal Parlamento entro sessanta giorni, prevede nuovi criteri per l’accertamento dell’età dei minori migranti non accompagnati, con una sorta di dichiarazione di guerra contro presunti falsi minori, ossia contro migranti maggiorenni che, secondo l'allucinata visione della realtà del governo Meloni, dichiarerebbero un'età inferiore a 18 anni per ottenere i benefici di legge previsti per i minorenni.
Nella bozza del decreto legge si prevede che, qualora vi siano arrivi consistenti e ravvicinati nel tempo di minori non accompagnati, l'autorità di pubblica sicurezza potrà disporre già al momento della prima identificazione “lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all’individuazione dell’età”, dando immediata comunicazione alla magistratura, che ne autorizza anche oralmente l’esecuzione.
Il diritto italiano così, con l'entrata in vigore del decreto legge, farà un deciso passo indietro nella tutela dei minori non accompagnati rispetto alla normativa in vigore, derogando ai criteri di accertamento dell’età ed alla presunzione di minore età in caso di dubbio stabiliti dalla legge n.47 del 2017 e dal decreto legislativo n.142 del 2015 che ha recepito la direttiva UE sull’accoglienza n.33 del 2013.
L'attuale normativa, infatti richiede che l’accertamento dell’età dei minori non accompagnati deve essere svolto in un ambiente idoneo con un approccio multidisciplinare da professionisti adeguatamente formati e, ove necessario, in presenza di un interprete che parli la lingua del minore, utilizzando nell'esame modalità adeguate all’età presunta e al sesso della persona, mentre in futuro si potrà tornare, qualora ci sia un consistente afflusso di migranti che si dichiarino minori, a sbrigativi controlli di polizia, che fino al 2017 si svolgevano sulla base del semplice esame radiografico del polso, con errori macroscopici ed abusi sistematici rilevati a suo tempo anche dalla Commissione di inchiesta della Camera dei deputati sui centri per stranieri, errori e abusi che portarono al respingimento o comunque alla mancanza di qualsiasi tutela nei confronti di veri minori dichiarati falsamente maggiorenni dalla polizia.
La bozza del decreto legge prevede che, qualora l’età dichiarata dal minore risulti mendace all’esito dei superficiali e sbrigativi accertamenti di polizia voluti dallo stesso provvedimento legislativo, la condanna per il reato di false dichiarazioni al pubblico ufficiale possa essere sostituita dalla misura amministrativa dell’espulsione dal territorio nazionale, eventualmente preceduta da un periodo di detenzione amministrativa.
In parole povere, in futuro saranno a rischio di essere espulsi in tempi molto più rapidi, ed eventualmente anche di essere detenuti, tantissimi veri minori non accompagnati dichiarati però falsamente maggiorenni dall'autorità di polizia la quale seguirà gli ordini impartiti dal governo Meloni e approfitterà degli sbrigativi e superficiali controlli sull'età che la legge gli consente per sbarazzarsi di tali migranti: un risultato giuridicamente e politicamente abominevole.

4 ottobre 2023