Lo certifica il rapporto di Save the Children
Ragazze e ragazzi schiavi in Italia
Retribuiti con 20-30 euro al giorno. Vivono in alloggi di fortuna. Negato il diritto a scuola e salute
 
Alla fine dello scorso mese di luglio è uscita, a cura di Save the Children, la tredicesima edizione del rapporto annuale intitolato “Piccoli schiavi invisibili”, un corposo documento di 81 pagine che certifica lo stato di grave sfruttamento al quale sono sottoposti moltissimi bambini e ragazzi nell'Italia di oggi.
Il rapporto di quest’anno riguarda in modo generale l'Europa e l'Italia, ma soprattutto prende in esame alcune aree del Paese – le province di Ragusa in Sicilia e di Latina nel Lazio – dove bambini, bambine e adolescenti crescono in uno stato di sfruttamento da parte dei genitori, a loro volta in gravi difficoltà economiche, che rende questi minori vittime, sin dalla nascita, della violazione dei loro diritti fondamentali in maniera sistematica e li espone allo sfruttamento lavorativo e ad altri tipi di abusi.
Per ciò che riguarda il mondo, Save the Children ha calcolato che un minore su tre nel mondo è vittima dello sfruttamento o della tratta – fenomeni che riguardano anche adulti, sia uomini sia donne - e che il fenomeno riguarda anche l'Europa e l'Italia, anche se il rapporto non manca di sottolineare che la maggior parte delle vittime di tratta e sfruttamento nel mondo restano invisibili, e questo dato comprende ovviamente anche i minori: le vittime di tratta identificate nel periodo 2017-2020 a livello globale non hanno superato i 190.000 casi e chi ha sofferto di più per mano dei trafficanti, secondo gli ultimi dati, sono state le donne (42%) e i minori (35%), mentre le principali forme di sfruttamento sono state di tipo lavorativo o sessuale. È pur vero che l'emersione dei casi complessivi di sfruttamento ha avuto una contrazione dell'11% tra il 2019 e il 2020 a causa della crisi pandemica che ha avuto conseguenze su tali deleteri fenomeni, ma dopo la fine dell'emergenza il numero delle persone – compresi i minori non accompagnati - che migrano è aumentato per effetto di crisi climatica, delle disuguaglianze e dei conflitti in corso, che costringono milioni di persone, tra le quali un numero sempre crescente di minori non accompagnati, a vivere in condizioni di vulnerabilità e miseria estreme.
Per ciò che riguarda la geografia, la maggior parte delle persone divenute vittime di tratta per conseguenza delle guerre si è mossa dall'Africa nera (il 73%) e dal Medio Oriente (l'11%), le due aree più colpite dai conflitti, con destinazioni varie tra le quali anche l'Europa, nella quale i casi di tratta emersi nel periodo 2019-2020 sono stati 14.311, per il 23% riguardanti i minori.
In Italia, le nuove vittime di tratta e sfruttamento identificate nel 2021 sono state 757, il 35% delle quali è costituito da minori, con una prevalenza di bambine e ragazze (168 casi) rispetto a bambini e ragazzi (96 casi), mentre nel 2022 sono salite a 850: i principali Paesi d'origine delle vittime, minorenni o maggiorenni, di tratta e sfruttamento sono la Nigeria (46,7%), il Pakistan (8,5%), il Marocco (6,8%), il Brasile (4,5%) e la Costa d'Avorio (3,3%).
Se la tratta e lo sfruttamento dei minori non accompagnati sono fenomeni legati alla migrazione, Save the Children, come si è accennato sopra, ha focalizzato l'attenzione sul fenomeno dello sfruttamento minorile due territori italiani, le Province di Ragusa e di Latina, che sono caratterizzati dallo sfruttamento minorile del lavoro agricolo.
L'inchiesta di Save the Children ha documentato casi di bambini, maschi e femmine, figli di braccianti stranieri a loro volta sfruttati che spesso trascorrono l'infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Si tratta di minori che rimangono per lo più invisibili per le istituzioni di riferimento, in quanto non sono censiti all'anagrafe, ed è quindi difficile per le stesse istituzioni riuscire ad avere un quadro completo della loro presenza sul territorio.
Premesso che in base ad una stima del 2021 gli occupati irregolari nel settore dell'agricoltura in Italia erano circa 230 mila, con una massiccia presenza di stranieri non residenti e un numero consistente di donne coinvolte (55 mila), il fenomeno dello sfruttamento si concentra dove c'è più lavoro agricolo, come nelle province di Latina e Ragusa, dove ci sono terreni che consentono la coltivazione intensiva, e che richiedono una forte presenza di manodopera anche per la raccolta e l'imballaggio dei prodotti agricoli, e dove sono nati due dei mercati ortofrutticoli più importanti del Paese, il MOF - Centro Agroalimentare all'Ingrosso di Fondi in Provincia di Latina e l'Ortomercato di Vittoria in Provincia di Ragusa.
Lo sfruttamento lavorativo in questi territori riguarda un numero significativo di nuclei familiari, quasi tutti migranti e con più figli per famiglia: le difficoltà economiche che schiacciano molte di queste famiglie sono parte integrante della vita di bambine e bambini, che vivono completamente isolati dai contesti urbani e gli uni dagli altri, senza piazze o spazi comuni in cui giocare, senza centri sportivi o aggregativi, in condizioni abitative spesso malsane o al limite, degradate e affollate, con due o tre famiglie che si dividono abitazioni anguste di non oltre 50 metri quadrati.
Di fatto viene negato a questi minori il diritto all'istruzione e, a causa delle condizioni di vita precarie, anche quello alla salute..
Nella Provincia di Latina, ad esempio, più della metà degli operai agricoli regolari (13.000 su un totale di 20.000), sono di origine straniera, in prevalenza indiana, una proporzione che si rispecchia anche tra gli studenti di alcune scuole primarie nelle aree dove è stata svolta questa ricerca, ossia Bella Farnia, Borgo Hermada, Borgo San Donato, Pontinia e Borgo Montenero, dove la metà circa è di origine straniera e la mancanza di un adeguato sostegno linguistico è un grave ostacolo per studenti, famiglie e insegnanti. Nello scorso anno scolastico, ad esempio, nell'area di Bella Farnia, la mediazione culturale in affiancamento ai docenti si limitava a sole otto ore al mese, troppo poco per bambine e bambini che non hanno né tempo pieno né doposcuola gratuito, e non possono essere accompagnati nello studio dai genitori, impegnati al lavoro dall'alba a notte fonda per poter sopravvivere. Lo stesso discorso si può fare per la zona agricola siciliana presa in considerazione, la Fascia Trasformata di Ragusa, dove le aziende agricole impiegano ufficialmente oltre 28.000 lavoratori di cui circa 12.600 di origine straniera, romena e tunisina in particolare, e anche in questo caso i problemi scolastici dei minori sono analoghi a quelli dei loro coetanei di Latina: Save the Children ha documentato nella zona tra Acate e Ispida numerosi casi di minori figli di migranti che – complici sia l'assenza di asili e scuole dell'infanzia di prossimità sia la mancanza dei mezzi per raggiungere quelle del paese più vicino – non vanno a scuola e restano quasi sempre chiusi in casa mentre i loro genitori lavorano.
Save the Children ha documentato che sia a Latina sia a Ragusa i minori stessi sono costretti a lavorare per misere paghe di non più di 20 o 30 euro a giornata, e la piaga del lavoro minorile sottopagato è presente anche nel resto del Paese, soprattutto nelle zone agricole, e tale fenomeno ha risvolti assai negativi sull'istruzione, e quindi sulla vita futura di questi giovani: in Italia si stima che tra i quattordicenni e i quindicenni che lavorano il 27,8% (circa 58.000 minorenni) abbia svolto lavori particolarmente dannosi per il proprio sviluppo educativo e per il benessere psicofisico.

4 ottobre 2023