Lo spot dei supermercati dei Caprotti “La pesca”
Una pubblicità demagogica, antifemminile e antidivorzio che piace al governo neofascista Meloni

Le pubblicità hanno da sempre avuto una doppia funzione, quella di propagandare un prodotto o un marchio e nello stesso tempo quella di imprimere a livello di massa modelli e comportamenti confacenti al sistema capitalista come l'individualismo, la meritocrazia, l'edonismo e la ricerca dell'arricchimento individuale. Del resto come spiega Mao: "Nella società divisa in classi, ogni individuo vive come membro di una determinata classe e ogni pensiero, senza eccezioni, porta un'impronta di classe ".
Il caso de “La pesca”, l'ultimo spot dei supermercati della famiglia Caprotti (Esselunga) per i suoi contenuti marcatamente antifemminili ed esplicitamente favorevoli a un modello di famiglia tradizionale cattolica ha suscitato accese polemiche tanto da indurre la presidente del consiglio del governo neofascista Meloni a prenderne le difese intervenendo sui suoi canali social: “Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante”. Non avevamo dubbi che alla Meloni sarebbe piaciuto ma è un fatto assai grave che non ha precedenti che un capo di governo pubblicamente dia il suo imprimatur al messaggio demagogico così marcatamente antidivorzio della pubblicità di un'azienda privata di supermercati. A dare man forte alla Meloni anche Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio dei ministri: “Trasformare uno spot in uno splendido messaggio di amore e famiglia merita solo sorrisi. Come fa certa gente a insultarlo e deriderlo solo perché non narra il 'modello' che vorrebbero loro?” E si è scomodato persino il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Guardo lo spot e mi commuovo”. Mentre dall'”opposizione” la segretaria del PD Schlein ha scansato ogni commento con un: “Vi deluderò, ma non ho visto lo spot”, mentre assordante è silenzio del M5S.
Il filmato dal titolo “La pesca”, dura due minuti, ed è stato replicato su tutte le principali reti televisive nazionali all'ora di cena nella sua versione integrale lunedì 25 settembre. Lo spot utilizza il linguaggio del cinema per raccontare la vicenda di una bambina, figlia di genitori separati, che al supermercato “scappa” dalla mamma per andare a scegliere - con grande attenzione - una bella pesca. Quando, più tardi, la bimba sale in auto con il padre, gli regala il frutto, fingendo che sia stata la mamma a comprarla per lui. E qui sembrerebbe tutto “normale”. Ma è come si presenta la bimba che con la mamma è triste e taciturna durante il tragitto dal supermercato a casa mentre guarda con invidiosa nostalgia una famiglia (madre, padre, e figlioletto) felici sul marciapiede di fronte a lei. Da parte sua la madre appare come una donna pure lei triste e abbandonata che tradisce un certo rancore mentre osserva nascosta dietro la finestra l'ex marito che va incontro alla bimba, lui però bello sorridente, che prende la pesca offerta dalla bimba con occhi pieni di “amore” e “ottimismo”. La morale che lo spot ci propina è sintetizzato dal motto: “Non c'è una spesa che non sia importante”.
Prima della messa in onda della pubblicità la società della famiglia Caprotti aveva diffuso una nota in cui spiegava il senso della nuova pubblicità, firmata dall’agenzia creativa di New York Small, girata a Milano dal regista francese Rudi Rosenberg e prodotta da Indiana Production: “'Non c'è una spesa che non sia importante': è questo il messaggio intorno al quale è costruito il racconto … La campagna vuole mettere in luce l’importanza della spesa che non è solo un atto d’acquisto, ma ha un valore simbolico molto più ampio - ha spiegato Roberto Selva, chief marketing & customer officer di Esselunga -. Per ogni prodotto che mettiamo nel carrello c’è un significato più profondo di quello che siamo abituati a pensare. Esselunga, che è sinonimo di qualità e convenienza, lo sa: non c’è una spesa che non sia importante. Ed è per questo che ci impegniamo ad offrire sempre il meglio ai nostri clienti". E certo! Il significato più profondo di questo aberrante spot è quello di colpevolizzare le famiglie che si separano, criminalizzare l'istituzione del divorzio. Un messaggio che il governo maschilista, antifemminile e neofascista Meloni ha avallato in pieno, visto che il modello che vorrebbe imporre è quello della famiglia tradizionale eterosessuale e la sua indissolubilità, e le prese di posizione dei due massimi rappresentanti di governo a favore di questa pubblicità lo confermano in pieno. Meloni e Salvini si “commuovono” di fronte alla strumentalizzazione del disagio della bambina alla separazione dei genitori illustrato con subdola “arte” nella pubblicità di Esselunga. Non è forse questa pura demagogia neofascista?
Il governo Meloni continua a martellare sulla triade mussoliniana “Dio, Patria e Famiglia” e ha come obiettivo quello di far arretrare la condizione civile e sociale delle donne, ricondurle in casa a “fare figli per la patria”, a rendere meno accessibili se non cancellare diritti che sembravano acquisiti per sempre come il divorzio e l'aborto, per servire meglio gli interessi dei capitalisti italiani e inculcare alle nuove generazioni l'ideologia e la cultura reazionaria, razzista, nazionalista, maschilista, clericale, omofoba della destra. E il colosso capitalista della distribuzione Esselunga ha capito immediatamente dove spira il vento governativo affidandosi a uno studio e a una campagna pubblicitari di grande successo. Dopo aver finanziato lautamente i partiti del “centro-destra” e aver fatto la guerra alla concorrente diretta Coop (finanziatrice del PD e del “centro-sinistra”) persino con un volume dal titolo “Falce e carrello”, ora è scesa in campo, emulando le gesta berlusconiane, per fare soldi a palate e contemporaneamente per dare massima diffusione alla propaganda governativa neofascista.

4 ottobre 2023