Sfilano in 200mila a Roma in due interminabili cortei
Grande manifestazione nazionale sindacale e politica della Cgil e altre organizzazioni
Presenti persone di tutte le regioni italiane, di ogni classe e ceto popolare e di tutte le età nonché rappresentanze di fabbriche, sezioni di pensionati, di scuole e università, di partiti associazioni e movimenti. Una parte della piazza invoca lo sciopero generale. Tanta la voglia di lottare, ma Landini e Zagrebelski non danno le risposte giuste. Pochi applausi e qualche fischio quando Landini si schiera con Meloni e gli imperialisti contro Hamas
La Delegazione nazionale del PMLI diretta da Cammilli coadiuvato da Chiavacci pone la questione del potere politico del proletariato e del socialismo

Dal nostro inviato speciale
La manifestazione nazionale del 7 ottobre svoltasi a Roma è stata una grande dimostrazione della forza e della voglia di lottare delle masse lavoratrici, dei pensionati/e, dei giovani del nostro paese. Che la partecipazione sarebbe stata massiccia lo si capiva già dagli autogrill affollati sulle autostrade, dalle file interminabili di pullman, dalla metropolitana che aveva aperto i varchi per far passare la marea di manifestanti. La Cgil ha dichiarato la presenza di 200mila manifestanti, una cifra sicuramente attendibile visto che la grande Piazza San Giovanni non è riuscita nemmeno a contenerli tutte. Appaiono ridicole le stime della questura (23mila) che in passato ha dato gli stessi numeri per iniziative della destra decisamente minori.

Una grande partecipazione
Un'adesione che è andata oltre le più rosee previsioni visto che gli ultimi giorni non si trovavano più autobus disponibili, costringendo molti ad arrivare nella capitale con il treno. Il successo di questa manifestazione dimostra tra l'altro come la Cgil sia una delle poche organizzazioni, forse l'unica, che in Italia riesce a mobilitare in maniera massiccia i lavoratori e le masse popolari, che però meriterebbero di essere indirizzati su ben altri obiettivi da quelli indicati da Landini e dal gruppo dirigente del più grande sindacato italiano. Una forza che ha invaso Roma organizzata in due cortei, con i concentramenti in Piazza della Repubblica e in Piazzale dei Partigiani.
Alla manifestazione promossa dalla Cgil, assieme all'Anpi, Arci, Acli, Emergency, Libera, Rete studenti medi, Greenpeace ed altre associazioni, erano seguite più di un centinaio di adesioni tra cui quella del PMLI e de “Il Bolscevico”, che vi hanno aderito pur non condividendone lo slogan di considerare la Costituzione borghese la via maestra, quella via maestra che per il proletariato cosciente del suo ruolo e missione storica non può che essere la lotta di classe e per la conquista del potere politico e del socialismo. Tra i partiti in piazza, oltre ai marxisti-leninisti, erano presenti il PCI, PCL, PRC e qualche bandiera dei Carc. Il PD si è messo in fondo al corteo e a un certo punto si è inserita la segretaria Eddy Schlein mentre i 5 Stelle, almeno con simboli riconoscibili, non si sono visti, in piazza solo alcuni suoi singoli esponenti, mentre Conte era a Foggia per una iniziativa del suo partito. Erano presenti Nicola Fratoianni, Andrea Orlando, il segretario del PRC Maurizio Acerbo e il sindaco PD di Roma Roberto Gualtieri, intenti sopratutto a intrecciare alleanze elettorali come si evince dalle interviste che hanno rilasciato.
Una grossa fetta dei cortei era costituita dalle categorie in cui è organizzato il sindacato, a partire dai metalmeccanici della Fiom, dalla Flc, Filcams, Filctem, oppure raggruppati dietro gli striscioni delle Camere del Lavoro provinciali o delle Cgil regionali. Non mancavano gli striscioni di alcune fabbriche, come la Sammontana di Empoli (Firenze) e la Magneti Marelli di Crevalcore (Bologna) dove i lavoratori stanno lottando contro la chiusura dello stabilimento. Massiccia la presenza delle Leghe dei pensionati dello Spi, ma altrettanto numerosa era la presenza fresca e combattiva dei giovani delle organizzazioni e dei comitati studenteschi. Tutte le regioni erano rappresentate, da Nord a Sud fino alle isole, con migliaia giunti anche da Sicilia e Sardegna.

Il PMLI come un pesce nell'acqua
La delegazione del PMLI ha sfilato nel corteo partito da Piazzale dei Partigiani, nei pressi della stazione Ostiense, ed era composta da compagne e compagni provenienti dalla Toscana, dalla Lombardia, dalla Campania, dal Piemonte, dall'Umbria e dal Molise. Come sempre, quando ci troviamo in mezzo a cortei prevalentemente operai (eravamo tra gli striscioni della Fiom del Veneto) il nostro Partito si muove come un pesce nell'acqua, è nel suo “elemento naturale”. Il nostro spezzone è riuscito ad animare la sua parte di corteo. I ripetuti canti di Bella Ciao, Bandiera Rossa e l'Internazionale sono stato ripresi e accompagnati da chi ci stava vicino. Il nostro slogan che invitava Landini a indire lo sciopero generale ha trovato ampi consensi. Durante il corteo e all'ingresso in Piazza S. Giovanni tanti gli applausi, i "Bravi!", gli assensi a pugno chiuso. La nostra richiesta di buttare giù il governo neofascista Meloni ha incontrato più di un consenso durante tutto il corteo. I nostri cartelli sono stati come sempre superfotografati e filmati, e uno di questi che si trovava proprio sotto il palco accanto a un manichino della Meloni con la lingua biforcuta e al collo l'elenco delle malefatte del suo governo, è comparso nella prima pagina online del “Corriere di Roma”. E i nostri volantini sono stati ben accolti con interesse e curiosità, senza screzi e ostilità.
Il PMLI ha partecipato attivamente alla manifestazione pur condividendo solo parzialmente la piattaforma rivendicativa della Cgil, mentre non condivide per niente la parola d'ordine “La via maestra, insieme per la Costituzione”. Non a caso i marxisti-leninisti hanno diffuso il volantino che riproduceva l'Editoriale “La questione del potere politico”, firmato dal Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi, in occasione del 46° anniversario dalla fondazione del nostro Partito, che esorta il proletariato a imboccare di nuovo la via dell'Ottobre dopo decenni di intossicazione da parte dei falsi comunisti e degli opportunisti di ogni risma e colore, perché adesso “si batte per il lavoro, il salario, la parità salariale, l'orario e la settimana di lavoro, la pensione, la sanità, l'istruzione, il fisco, le bollette, l'ambiente, il clima e su tanti altri fronti di lotta, tra i quali l'antifascismo, ma su un piano riformista, elettorale e costituzionale, senza mettere in discussione il potere della borghesia e il suo sistema economico capitalista”.
Come la questione del potere politico e del socialismo sia la madre di tutte le questioni è lo stesso concetto che il compagno Andrea Cammilli ha ribadito alla giornalista di Mediaset che lo ha intervistato, anche se l'intervistatrice ha incentrato le sue domande sui combattimenti in corso tra israeliani e palestinesi. L'intervista è andata in onda su Rete4 nella trasmissione “Quarta repubblica di lunedì 9 ottobre. Analisi che era contenuta anche in uno degli slogan che lo stesso compagno ha lanciato dal megafono che recitava: “Il proletariato / al potere / la via maestra/ è quella dell'Ottobre”. Il sostegno alla causa palestinese espresso da Cammilli, e poi ribadito da numerosi manifestanti in piazza a Roma, hanno fatto vedere rosso al fascioleghista Salvini che in trasmissione ha chiesto di rinchiudere negli ospedali psichiatrici quanti ostentano la falce e martello in piazza e “considerano dei resistenti questi terroristi delinquenti islamici” di Hamas.
A tutti i partecipanti alla manifestazione del 7 ottobre è giunta una mail di ringraziamenti da parte dei dirigenti nazionali del PMLI dove tra l'altro si legge “Questa vostra missione, come ha detto il Segretario generale compagno Scuderi, rimarrà per sempre scritta negli annali del PMLI perché per la prima volta in una manifestazione nazionale sono stati diffusi due documenti fondamentali, quello sulla questione del potere politico, e quello di Mao sulla trasformazione del mondo e di se stessi” e prosegue: “Avete fatto una bella semina rivoluzionaria e marxista-leninista cercando di far capire ai manifestanti che la via maestra del proletariato, di tutti gli sfruttati e gli oppressi e delle nuove generazioni è la via dell'Ottobre e non quella borghese e riformista della Costituzione sostenuta dall'imbroglione, demagogo, ambizioso e riformista Landini”.

Gli interventi conclusivi
I due cortei sono confluiti in Piazza San Giovanni per gli interventi conclusivi. Un tragitto breve, effettuato in poco tempo, quasi di corsa (almeno quello partito da Ostiense) per cui, fatto del tutto inusuale, il comizio finale e lo stesso intervento di Landini si sono svolti con quasi mezz'ora di anticipo. Ha iniziato il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky che ha esordito con queste parole: "Tutte le ingiustizie che vediamo sono indicate dalla Costituzione come storture da raddrizzare, per questo dobbiamo difenderla", anche se poi ha ammesso “Ma non crediamo che essa ci dia le soluzioni”. Il presidente di Libera, don Ciotti, ha invece affermato che “la Costituzione è stata tradita”. Tra i meriti del prelato il coraggio di aver difeso senza tentennamenti la magistrata di Catania Iolanda Apostolico (“è stata bravissima”) attaccata da Meloni e Salvini per non aver confermato il fermo di 4 migranti.
Contraddittorio l'intervento del presidente dell'Anpi Pagliarulo, che tra l'altro ha condannato la rivolta dei palestinesi addossando la colpa dei morti ad Hamas invece che all'occupazione sionista. Rilevanti alcuni interventi di lavoratrici e lavoratori che hanno denunciato le precarie e insostenibili condizioni di lavoro nella sanità e nell'edilizia, così come significativa è stata la testimonianza della rappresentante delle associazioni studentesche che ha denunciato i 18 morti e i 300 feriti tra i giovani nei percorsi di Pcto durante l'educazione allo sfruttamento, la mancanza di alloggi a basso prezzo per gli universitari fuori sede e i tagli del governo alla scuola che minano sempre più il diritto allo studio.

Il discorso di Landini
Landini ha chiuso la giornata senza dare risposte giuste e soddisfacenti. Il segretario della Cgil non ha potuto fare a meno di denunciare la politica economica, sociale, culturale del governo Meloni, continuando però a chiedere al governo ascolto e tavoli di trattativa. Nonostante la metà delle malefatte che esso stesso ha elencato bastassero per sgombrare qualsiasi dubbio dalla necessità di una massiccia e determinata mobilitazione contro il governo neofascista della Meloni, la parola sciopero non è stata pronunciata nemmeno una volta. Una parte della piazza ha più volte invocato lo sciopero generale, in particolar modo la Fiom del Veneto (che aveva sfilato assieme a noi) e il Pcl, oltre che le compagne e i compagni del PMLI a squarciagola, ma Landini ha fatto orecchie da mercante senza dare alcuna risposta. Non può certo cavarsela con un generico “non ci fermeremo”. Non sono mai state nominate neppure Cisl e Uil che evidentemente non ne vogliono sapere di scendere in piazza e senza le quali la Cgil sembra non avere il coraggio di farlo.
La lotta contro il carovita, per il lavoro e salari e pensioni più alte, come recitava il nostro manifesto, per la sicurezza e contro la precarietà, seppur nominati, sono rimasti in secondo piano, mentre al centro è stata posta la Costituzione che, se rispettata, risolverebbe tutto. Il suo discorso è ruotato attorno alla solidarietà, al rifiuto dell'odio, che basterebbero a combattere quelle che sarebbero le storture del capitalismo, e non l'essenza di un sistema basato proprio sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Il distacco tra le aspettative della piazza, tinta di rosso dalle bandiere della Cgil e dei partiti con la falce e martello, e la figura di Landini in giacca scura e camicia bianca, è sembrato palesarsi anche visivamente e nonostante la sua abile retorica non viene più accolto dai manifestanti con vere e proprie ovazioni come avveniva fino a pochi anni fa. Così come sono stati tiepidi e isolati gli applausi, raccogliendo anche alcuni fischi, quando si è schierato con la Meloni e gli imperialisti e contro Hamas, mentre sull'Ucraina si è allineato al pacifismo del papa senza distinguo tra aggrediti e aggressori.
Landini ha più volte dichiarato di essere in piazza “non contro qualcuno, né per protestare, ma per cambiare”, di “non essere tra quelli che vogliono dividere ma per unire quello che è diviso”, rilanciando la necessità di creare un'alternativa all'attuale maggioranza di governo, attaccando anche l'astensionismo elettorale delle masse. Ancora non è uscito allo scoperto completamente, ma l'impressione che ha dato è che la sua maggiore preoccupazione non sia quella di dare battaglia a questo governo in nome della difesa delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani e delle donne, delle masse popolari, ma quella di ricompattare la “sinistra” borghese, insomma, una proposta simile a quella della Coalizione sociale di alcuni anni fa, tentata e guidata dallo stesso Landini e poi miseramente fallita, naturalmente in nome della Costituzione borghese del 1948.
All'inizio del suo discorso Landini ha detto: “Chi produce la ricchezza di un Paese è chi lavora”, parole simili a quelle di Scuderi che nel suo Editoriale afferma: “Il proletariato... produce tutta la ricchezza del Paese”, ma le conclusioni sono diametralmente opposte. Per il segretario della Cgil si deve attuare la Costituzione per arrivare alla giustizia sociale e alla redistribuzione della ricchezza come se fosse possibile fermo restando il sistema capitalistico e il potere in mano alla borghesia, mentre per il Segretario generale del PMLI il proletariato “perché è l'unica classe che può sradicare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e le cause economiche che generano le classi e tutti i problemi delle masse, sia perché numericamente è di gran lunga maggiore rispetto alla borghesia, ha il diritto di avere il potere politico. Un diritto che deve rivendicare con forza e determinazione e imporlo con la rivoluzione socialista, quando matureranno le condizioni, perché non gli è riconosciuto dalla Costituzione e perché non è possibile ottenerlo per via parlamentare ”.
Come ha scritto nelle sue riflessioni un compagno storico presente a Roma: “Per le parole d'ordine portate in piazza e per aver distribuito il volantino con l'Editoriale del compagno Scuderi sulla questione del potere politico, lo si voglia ammettere o no, il PMLI ha rappresentato il proletariato! E ha fatto da contraltare all'appiattimento sulla Costituzione borghese e al vergognoso intervento di Landini, non a caso vestito di camicia bianca davanti a una piazza piena di rosso, che è già tutto un programma e un messaggio politico.”
Come ha indicato il compagno Scuderi: “Perseveriamo nella semina che arriverà il tempo del raccolto.

11 ottobre 2023