ll parlamento imperialista condanna la tempesta di Hamas contro Israele sionista e neonazista
I partiti della “sinistra” borghese alla coda del governo neofascista Meloni

Il 10 ottobre, a tre giorni dalla tempesta scatenata da Hamas nel sud di Israele denominata “Alluvione Al-Aqsa”, che ha inferto un colpo duro e inaspettato alle illusioni del governo sionista e neonazista di Tel-Aviv e dei suoi protettori imperialisti - Usa, Regno Unito e UE - di aver ormai cancellato di fatto dalla storia la questione palestinese, il parlamento nero imperialista si è riunito per esprimere a nome di tutti i partiti del regime neofascista la condanna di Hamas quale organizzazione “terrorista” e la solidarietà totale ad Israele e al suo “diritto di autodifesa” senza limiti prefissati: o al massimo, come recita l'ipocrita risoluzione di PD-M5S-AVS, “nel rispetto del diritto internazionale”, qualunque cosa ciò voglia dire.
Un pronunciamento unanime del parlamento era stato fortemente voluto da Mattarella e dalla premier Meloni, dopo che avevano subito espresso la loro condanna di Hamas e la solidarietà ad Israele a nome del governo e di tutto il Paese, per dare un segnale di compattezza di tutte le forze politiche sulla loro linea imperialista filosionista. Subito il vicepresidente del Consiglio e ministro degli esteri Tajani si erano mossi per convincere maggioranza e opposizione a presentarsi con una posizione comune, alla quale si erano messi a lavorare i rappresentanti dei due maggiori partiti, Francesco Boccia del PD e Lucio Malan di FdI. Nel frattempo anche le posizioni delle due forze più incerte, il M5S di Conte e Alleanza Verdi-Sinistra italiana, si erano allineate alla destra, al PD e ad Azione-IV di Renzi e Calenda, nella condanna “senza se e senza ma” ad Hamas e nel riconoscimento del diritto di Israele “all'autodifesa”: il primo esprimendo la “ferma e assoluta condanna agli attacchi terroristici di Hamas e riconoscimento del diritto di Israele a esercitare il suo legittimo diritto di autodifesa”; e la seconda definendo con Bonelli e Fratoianni il “terrorismo” di Hamas come “ingiustificabile” e “il vero nemico della Palestina”.

La trattativa per arrivare a una mozione comune
La disponibilità del PD a una mozione unica col governo non è mai stata in discussione, viste le dichiarazioni a caldo di Elly Schlein di esecrazione dello “scellerato attacco” di Hamas e di piena solidarietà ad Israele, e visto che anche il suo partito annunciava la partecipazione alla grottesca fiaccolata filosionista “Israele siamo noi” promossa da Il Foglio all'arco di Tito, insieme al sindaco di Roma Gualtieri, a Renzi e a tutta la destra neofascista capeggiata da Arianna Meloni. Manifestazione il cui piatto forte è stata l'oscena ma applauditissima esibizione di Giuliano Ferrara che dal palco berciava di “liberare Gaza anche con le bombe, anche con i carri armati, anche con l’esercito!”.
L'accordo su una risoluzione unica tra maggioranza e opposizione è poi saltato, soprattutto per l'intransigenza della destra che non ha voluto concedere la minima foglia di fico all'opposizione per coprirsi a sinistra con qualche flebile accenno alle responsabilità “anche” di Israele nei territori occupati, sugli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza assediata, bombardata e massacrata e sui limiti al diritto di Israele “all'autodifesa”. In particolare è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, il più stretto consigliere della premier neofascista, a puntare i piedi per indurire anziché ammorbidire la risoluzione della maggioranza a firma FdI-Lega-FI-Noi Moderati, facendovi inserire la sospensione di tutti gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza.
Comunque alla fine un compromesso è stato raggiunto direttamente in aula cassando o aggiustando i passaggi più controversi delle due risoluzioni, quella del governo e quella di PD-M5S-AVS, così da permettere la loro votazione incrociata e approvazione a larghissima maggioranza. Come aveva suggerito del resto lo stesso Tajani nelle sue “comunicazioni” la mattina alla Camera in apertura della discussione, nel definire l'azione di Hamas “un gravissimo atto di aggressione, privo di giustificazione”, da condannare “senza alcuna ambiguità”, e Israele “una Nazione sovrana che ha il diritto di esistere e difendersi da chi la vuole cancellare dalla carta geografica”, e auspicando “che dal Parlamento arrivi un messaggio unitario in tal senso”.

Schlein, Conte e Fratoianni si accodano al governo
E così la risoluzione della maggioranza, che nella versione voluta da Foti negava ogni forma di aiuto alla popolazione di Gaza, è stata corretta con la formula che gli aiuti - “attraverso canali istituzionali, organizzazioni internazionali o privati” – non vadano ad Hamas, e comunque non siano utilizzati “per finanziare attacchi terroristici e incitare all'odio verso Israele”. Più o meno la stessa formula ipocritamente punitiva contro la popolazione di Gaza usata anche dalla risoluzione di Azione-IV, e tanto è bastato perché anche il PD le votasse tutte e due, e M5S e AVS si astenessero. Ma in questo modo il PD ha votato anche tutti gli altri punti della risoluzione, tra cui alcuni gravissimi come la “piena solidarietà e il sostegno allo Stato di Israele nell'esercizio del suo diritto all'autodifesa”, cioè senza porre limiti; e soprattutto la “condanna di ogni antisemitismo”: ma non una condanna generica, bensì quella secondo la definizione filosionista della International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), richiamata nella risoluzione del governo, che include il “negare agli ebrei il diritto dell'autodeterminazione, per esempio sostenendo che l'esistenza dello Stato di Israele, è una espressione di razzismo”.
Con un espediente del tutto simile anche PD, M5S e AVS, hanno accettato la proposta di Tajani di espungere dalla loro risoluzione comune il punto 5, quello con cui avevano cercato di salvare la faccia attraverso questo vergognoso paragrafetto: “Il processo di pace, negli ultimi anni, è stato messo in grave crisi da iniziative unilaterali da entrambe le parti, come i continui attacchi missilistici provenienti da Gaza e l’allargamento, sostenuto direttamente e indirettamente dal Governo israeliano in carica, degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania”.
Come se le due cose si equivalessero! Anzi, il lancio di razzi da Gaza era messo in testa, a suggerire che comunque era la causa più importante della rottura del cosiddetto “processo di pace”. Ciononostante l'opposizione di cartone accettava di stralciarlo e metterlo ai voti separatamente (venendo regolarmente bocciato, anche coi voti delle truppe di Renzi e Calenda), così che anche la sua risoluzione monca di quest'unico quanto risibile tratto distintivo potesse essere approvata dalla maggioranza neofascista. La quale del resto non ha avuto nessuno scrupolo a votarla, visto che così era in tutto e per tutto uguale alla sua, salvo l'aggiunta, all'impegno a “garantire ad Israele il diritto di esistere e difendersi”, della frasetta retorica “nel rispetto del diritto internazionale e umanitario”.

Il coro assordante pro Israele degli interventi in aula
Il giochino dei voti incrociati si è ripetuto nel pomeriggio al Senato, dove Tajani aveva nuovamente chiesto e ottenuto la cancellazione del punto 5 della risoluzione PD-M5S-AVS, sottolineando che alla Camera si era “dimostrata “coesione tra le forze politiche di maggioranza e opposizione, perché l'opposizione ha votato il testo della maggioranza e la maggioranza votato il testo dell'opposizione”. In effetti tale “coesione” è andata perfino al di là delle votazioni incrociate, e si è manifestata anche nel coro assordante degli interventi in aula, ossessivamente monotoni nel linguaggio e nei contenuti filoisraeliani e antipalestinesi, tanto dei parlamentari della destra neofascista e dei loro fiancheggiatori di Azione-IV, quanto di quelli della “sinistra” borghese di PD, M5S e AVS.
Il deputato della Lega Formentini ha chiesto per esempio di “sospendere l'erogazione dei fondi alle organizzazioni palestinesi, finché non sarà stata fatta totale chiarezza sulla destinazione di quei fondi”, e finanche di riconoscere l'illegale proclamazione di Gerusalemme capitale di Israele. Il senatore di FdI Terzi di Sant'Agata ha rispolverato l'equazione antisionismo uguale antisemitismo, chiedendo in nome di essa “un grande sforzo di allineamento, di informazione e consapevolezza da parte delle autorità del nostro Paese, a cominciare dal parlamento, dal sistema dell'educazione e dal governo”: vale a dire di insegnare tale infame equazione nelle scuole. Analogamente il senatore di FI Gasparri ha puntato il dito contro chi manifesta in solidarietà ai palestinesi, scagliandosi contro le “troppe ambiguità anche in Italia e in Occidente su Hamas e su altri gruppi dell'estremismo palestinese [che] non possono essere più tollerate. Anche in queste ore a me pare assurdo che ci debbano essere due manifestazioni”.
Ancor più grave è la chiamata alla caccia al manifestante pro Palestina lanciata dalla deputata Carfagna a nome di Azione-IV, sull'esempio dei divieti di manifestazione pena l'arresto imposti in Francia e Germania: oltre alla “condanna senza riserve al terrorismo di Hamas”, ha sentenziato, occorre anche “la condanna di chi ammanta la viltà terrorista con il velo della resistenza armata, della lotta popolare, del martirio, in favore di una causa, perché chi lo fa è amico dei terroristi e come tale va denunciato, isolato e condannato”. Per l'ex berlusconiana, infatti, “Gaza, oggi, non è una prigione a cielo aperto per colpa di Israele o delle politiche di Israele, ma per la ferocia con cui Hamas governa la Striscia di Gaza, che poteva essere uno dei posti più belli del mondo (sic) e, invece, è stato trasformato in un covo di terroristi”. Stessa musica anche da parte del leader di Azione, Calenda, secondo cui occorre dare “un messaggio chiaro: oggi qui siamo tutti israeliani!”

Vergognoso allineamento della “sinistra” borghese
Per quanto riguarda la “sinistra” borghese, l'intervento più emblematico del suo codardo accodarsi alla neofascista Meloni e ai sionisti neonazisti di Israele, è stato quello del deputato e responsabile Esteri del PD Giuseppe Provenzano. Costui, che tra l'altro passa per essere uno degli aspiranti leader della “sinistra” del PD, è andato addirittura oltre la risoluzione, con uno zelo antipalestinese e filoisraeliano che nei toni ha superato gli stessi interventi dei neofascisti.
Provenzano ha esordito ribadendo che “la solidarietà a Israele e al suo popolo, che ha diritto a difendersi, in linea con il diritto internazionale, è netta, chiara e limpida, senza distinguo e senza ambiguità”, e condannando “con la massima fermezza” l'attacco “atroce, indiscriminato e senza precedenti” di Hamas, “condotto con una brutalità che non eravamo abituati più a vedere”. Forse, aggiungiamo noi, perché in questi anni ha dormito davanti a quella quotidiana di Israele contro la popolazione palestinese. Ma, rovesciando la frittata, Provenzano ha continuato imperterrito a scambiare aggrediti ed aggressori, vittime e carnefici, sostenendo che “i crimini commessi da Hamas in Israele sono azioni terroristiche di massa, pulizia etnica, genocidio. Non ci sono ragioni politiche, sociali, economiche che possono attenuarli. Nulla si può invocare di fronte al male assoluto” (definizione quest'ultima scimmiottata da Biden, ndr); per poi proclamare con enfasi retorica che sembra copiata dalle pagine de Il Foglio atlantista e sionista, che “il diritto a esistere e a vivere in sicurezza di Israele per noi è scolpito sulle tavole sacre della civiltà occidentale, risorta dalle ceneri del nazifascismo!”.
Quanto al M5S di Conte e AVS di Bonelli e Fratoianni, oltre ad attaccare Hamas come “organizzazione terroristica” e ribadire il “legittimo diritto di difesa di Israele”, magari, come ha chiesto la M5S Baldino, “nel rispetto del principio di proporzionalità e del diritto umanitario internazionale, con azioni mirate (sic) contro obiettivi militari di Hamas, senza colpire gli inermi civili palestinesi”, tutto quel che hanno saputo fare in difesa dei palestinesi è pietire da Israele e dai governi imperialisti la riesumazione del cadavere dei “negoziati di pace” per la soluzione dei “due Stati per due popoli”. Quei negoziati, cioè, già morti e sepolti da anni nei ripetuti bombardamenti di Gaza, nella Cisgiordania sempre più violentata dall'esercito occupante e derubata e annessa dai coloni sionisti, e con gli “accordi di Abramo” tra Israele e i regimi arabi traditori e corrotti scritti sulla pelle del popolo palestinese.

18 ottobre 2023