In risposta alla tempesta senza precedenti scatenata da Hamas contro Israele sionista e neonazista per la liberazione della Palestina
Il nuovo Hitler Netanyahu pronto a invadere Gaza da terra, aria e mare

 

Strage all'ospedale di Gaza con centinaia di morti dopo il raid missilistico israeliano. Carneficina di bambini e civili per i bombardamenti. Sospese le forniture d’acqua, elettricità e generi alimentari. La Palestina punita “come non è mai stata punita prima”
Hamas: “Siamo una nazione e un solo corpo. Invitiamo il nostro popolo a incendiare la terra con le fiamme sotto i piedi del nemico. Siamo di fronte a crimini senza precedenti nella storia moderna. Non rinunceremo alla nostra legittima lotta per la libertà e l’autodeterminazione. O vivremo a testa alta o moriremo combattendo”

A distanza di dieci giorni dall’attacco di Hamas a Israele è più comprensibile e evidente la portata di quest’azione antimperialista e antisionista che via terra, mare e aria ha messo in ginocchio uno dei più forti eserciti imperialisti del mondo, con un bilancio inimmaginabile, con oltre 1.400 morti e oltre 3.000 feriti, oltre a 150-200 prigionieri di guerra. Un numero talmente irrilevante se si stima che 750mila palestinesi sono passati dalle carceri israeliane da quando Israele ha occupato la Cisgiordania nel 1967. L’esercito dei boia nazisti israeliani ha contato ventinove punti di incursione lungo una barriera ritenuta impenetrabile. I miliziani della Resistenza palestinese, in quasi duemila unità, hanno fatto irruzione a Sderot, una città di medie dimensioni che si trova proprio accanto a Gaza. Si sono impossessati di un commissariato, “un duro colpo”, ha ammesso Richard Hecht, portavoce dell’esercito di Tel Aviv. Hanno attaccato le basi militari di Reim e Zikim. Ma soprattutto sono penetrati nell’immenso checkpoint di Erez, che con le sue file di muri di cemento in successione e le alte torri era uno dei simboli del blocco israeliano dell’enclave palestinese, iniziato nel 2007. Da lì transitavano ancora, pochi giorni prima, i circa 18 mila abitanti di Gaza autorizzati a lavorare in Israele. Una tempesta quella scatenata da Hamas contro Israele sionista e neonazista per la liberazione della Palestina senza precedenti, un evento storico, 50 anni dopo quello del Kippur, simboleggiata da un malandato bulldozer palestinese che sfondava la barriera “più intelligente del mondo”, che dimostra ancora una volta come l’imperialismo quantunque armato fino ai denti sia una tigre di carta, che può essere sconfitto dai popoli in armi e in rivolta.
Ora, mentre il nuovo Hitler Netanyahu è pronto a invadere Gaza da terra, aria e mare, stiamo assistendo a una carneficina di bambini e civili per i bombardamenti dei sionisti e neonazisti israeliani, che hanno sospeso criminalmente le forniture d’acqua, elettricità e generi alimentari. La Palestina per Israele dovrà essere punita “come non è mai stata punita prima”. E così è stato: dopo averla ridotta a cumuli di macerie i raid missilistici israeliani hanno provocato un'immane strage con centinaia di morti all'ospedale di Gaza. "Si tratta del peggiore attacco a una struttura medica del 21esimo secolo. Bombardare gli ospedali è contro il diritto internazionale. È un crimine di guerra. Ciò mina la neutralità medica e le Convenzioni di Ginevra vecchie di 150 anni e priva una comunità palestinese locale in difficoltà dell’accesso all’assistenza sanitaria", ha detto Zaher Sahloul, presidente dell’organizzazione umanitaria MedGlobal con sede negli Stati Uniti.
Intanto in Italia e nel mondo innumerevoli sono state le manifestazioni svoltesi il 13 e 14 ottobre contro i bombardamenti israeliani di Gaza e in appoggio della Resistenza e del popolo palestinesi, con le comunità arabe e musulmane in prima fila, a cui rimandiamo all’articolo specifico su questo giornale. Nel nostro Paese in decine di migliaia sono scesi in piazza a Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna, Napoli, Genova, Bari, Bologna, Catania, Cagliari, Pisa e tante altre città, in alcuna delle quali era presente il PMLI. Nel mondo mobilitazioni negli Stati Uniti, Iran, Iraq, Libano, Turchia, Yemen, Giordania, Siria; nelle principali capitali europee, da Londra a Parigi, a Barcellona e Dusseldorf. Imponenti le misure repressive contro i manifestanti, in Francia addirittura Macron ha vietato ogni corteo pro Palestina, così come avvenuto a Francoforte in Germania. Una linea spudoratamente a favore di Israele dettata direttamente dall’imperialismo europeo. In questo quadro l’UE aveva già avvertito i social media, X (ex Twitter), Meta (Facebook), TikTok e YouTube di agire “entro 24 ore” per rimuovere i “video e post terroristici” e i “contenuti violenti e d’incitamento all’odio” apparsi su questi canali a seguito dell'attacco di Hamas in Israele. Con una lettera di richiamo inviata dal commissario UE per il Mercato interno, Thierry Breton, Bruxelles chiede alle piattaforme mediatiche di rispettare gli "obblighi precisi del Digital Services Act", mettendo in atto misure "appropriate e proporzionate" di "mitigazione del rischio" e a tutela della "sicurezza pubblica". Ne abbiamo fatto le spese anche noi, che di colpo ci siamo trovati il 12 ottobre censurati da Facebook, che ha cancellato diversi nostri post e limitato la pagina del PMLI, per il nostro sostegno a Hamas e al popolo palestinese.

Una rivolta annunciata
Da tempo i palestinesi avevano lanciato segnali di insofferenza e rabbia, avvertendo che il blocco sionista, l’impoverimento persistente, le ripetute aggressioni israeliane e la frammentazione delle loro comunità, avrebbero prima o poi portato a un’esplosione. La vita quotidiana a Gaza si è deteriorata negli ultimi sedici anni di assedio israeliano. Oggi circa il 97% dell’acqua è considerata non potabile, più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, l’80% fa affidamento esclusivamente sugli aiuti esteri e il futuro dei giovani è una tragica lotteria, tanto che il 64% è disoccupato, e i loro sogni e aspirazioni sono soffocati dal blocco sionista. La maggior parte degli abitanti di Gaza sono rifugiati che vivono in un esilio perenne, dopo essere stati espulsi dalle loro terre durante la nakba del 1948 e la nascita dello Stato di Israele.
All’operazione di Hamas denominata “Diluvio di Al Aqsa” l’esercito israeliano ha risposto con l’operazione “Spade di ferro”, bombardando Gaza, sospendendo le forniture d’acqua, elettricità e generi alimentari. La terra palestinese andava punita “come non è mai stata punita prima”, secondo le parole del nuovo Hitler Netanyahu. Come se Israele non abbia smesso di punirla nemmeno per un momento dal 1948. Dopo 75 anni di soprusi e abusi imperialisti Israele ha deciso di “spianare Gaza”. Il governo di Tel Aviv ha affermato di aver sganciato in sei giorni 6.000 bombe, per un peso di 4.000 tonnellate, sugli obiettivi di Hamas a Gaza, colpendo oltre 3.600 obiettivi. Il bilancio delle vittime secondo il ministero della Sanità di Gaza, sotto il controllo di Hamas, è al 14 ottobre di 2.329 morti e 9.042 feriti.
L’8 ottobre è iniziato anche uno scambio di colpi tra Israele e Hezbollah, il movimento libanese filo iraniano alleato di Hamas. Il 9 ottobre tre soldati israeliani e tre miliziani di Hezbollah sono morti negli scontri al confine. In risposta al lancio dei razzi, l’esercito di Tel Aviv ha colpito anche la Siria. Il 9 ottobre l’Egitto ha chiuso il valico di frontiera di Rafah, l’unico punto di passaggio per la popolazione di Gaza, colpito dai raid israeliani, mentre il giorno dopo Israele ha ripreso quasi del tutto il controllo del confine schierandovi migliaia di soldati scalpitanti per un auspicato attacco via terra. L’11 ottobre il nuovo Hitler di Tel Aviv, il premier Netanyahu e il capo dell’opposizione Benny Gantz hanno annunciato un accordo per creare un governo di unità nazionale per la durata della guerra. Ogni componente del gruppo islamico di Hamas "è un uomo morto", ha assicurato il primo ministro israeliano, definendo "fondamentale" il sostegno degli Stati Uniti.
Il 12 ottobre si apprende che “La battaglia non si limiterà a Gaza. Altri fronti si uniranno presto". Ad affermarlo, in un nuovo audio, è Abu Hamza, il portavoce delle Brigate “Quds Brigades”, l'organizzazione armata della Jihad islamica, citato dal network libanese Al Mayadeen. Rivolgendosi alla resistenza in Cisgiordania, Abu Hamza ha lanciato un appello alla Brigata Jenin e alla Tana dei Leoni, nonché a tutti i palestinesi presenti sul posto, ad impegnarsi negli scontri contro l'occupazione israeliana. "Siamo venuti preparati fuori dalla Palestina così come lo eravamo dentro - ha detto. Gli eventi di Gaza saranno replicati su altri fronti”. “Oggi tutti i Paesi islamici e arabi, come anche le popolazioni che vogliono la libertà nel mondo, devono trovare un accordo e raggiungere una cooperazione in un percorso per fermare i crimini del regime sionista contro la nazione palestinese oppressa”. Lo ha affermato il presidente iraniano Raisi durante una telefonata col suo omologo siriano Assad, come riporta Mehr. "Di conseguenza, la Repubblica islamica dell'Iran tenterà di trovare questa convergenza il prima possibile, mettendosi in contatto con i Paesi islamici", ha aggiunto Raisi. "La continuazione dei crimini di guerra da parte di Netanyahu e dei sionisti contro i civili di Gaza, assediando, tagliando acqua ed elettricità e negando l'ingresso di medicine e cibo, ha creato le condizioni per cui i sionisti cercano un genocidio di tutta la gente di Gaza". Lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, citato dalla Tv di stato iraniana. Lo riporta Arab news. "La guerra a cui assistiamo oggi a Gaza non è solo la guerra dei sionisti contro Hamas, è la guerra dei sionisti contro tutti i palestinesi", ha aggiunto.
Hamas intanto ha respinto la proposta di aprire un corridoio umanitario fatta dall’Egitto, perché - ha spiegato una fonte - "costringerebbe il popolo palestinese ad abbandonare la propria patria" e implicherebbe un nuovo esodo e la ricerca di rifugi. La fonte ha aggiunto che Hamas continua a chiedere "l'accesso a forniture e beni essenziali come carburante o elettricità, tutto ciò che garantisca" ai 2,3 milioni di palestinesi dell'enclave "il diritto alla vita", che è "una richiesta costante del gruppo", mentre Gaza è sull'orlo del collasso umanitario a causa dei duri bombardamenti e del totale assedio israeliano che impedisce anche l'ingresso di cibo.
Il 13 ottobre "Almeno 70 morti e 200 feriti": è il bilancio del "bombardamento di Israele sugli sfollati che con auto e camion si spostavano verso il sud di Gaza". Lo scrive l'agenzia palestinese Maan citando il ministero dell'Interno di Gaza. "Quattro bombe sono finite sugli sfollati lungo l'arteria stradale di Salah al-Din", precisa l'agenzia. Hezbollah è "pienamente pronto" a intervenire contro Israele al momento opportuno, l'ha detto il numero due del gruppo filo-iraniano davanti a centinaia di sostenitori che manifestavano a favore dei palestinesi. “Hezbollah segue i movimenti del nemico. Siamo pienamente preparati e interverremo quando sarà il momento", ha avvertito lo sceicco Naim Qassem.
L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha criticato la decisione di Israele di ordinare a più di un milione di civili nel nord di Gaza di evacuare, definendolo "orrendo". "Ciò porterà solo a livelli di miseria senza precedenti e spingerà ulteriormente la popolazione di Gaza nell'abisso", ha detto il commissario dell'agenzia Onu, Philippe Lazzarini. Più di 423.000 persone sono già state sfollate, ha affermato. "La portata e la velocità della crisi umanitaria in corso sono agghiaccianti. Gaza sta rapidamente diventando un inferno ed è sull'orlo del collasso".
Diverse migliaia di sostenitori di Hezbollah si sono radunate in segno di solidarietà con i palestinesi di Gaza davanti alla moschea Moujtaba, nella periferia sud di Beirut, tra loro molte donne che hanno sventolato bandiere palestinesi, di Hezbollah e alcune bandiere libanesi. Il 14 ottobre il portavoce dell'esercito israeliano, in un briefing da Tel Aviv, ha reso noto che le forze israeliane si stanno preparando a espandere l'offensiva, con una serie di piani operativi offensivi che prevedono, tra l'altro, un attacco combinato e coordinato "dall'aria, dal mare e dalla terra". Completato il reclutamento di centinaia di migliaia di riservisti, il portavoce ha spiegato che i soldati sono schierati in tutto il Paese e sono pronti anche per l'operazione di terra.

Hamas a capo della resistenza palestinese
"Diciamo alla gente del nord di Gaza e di Gaza City: restate nelle vostre case e nei vostri posti. Con i massacri contro i civili, l'occupazione vuole scacciarci ancora una volta dalla nostra terra. Lo sfollamento del 1948 non avverrà. Moriremo e non ce ne andremo" è stata la risposta di Eyad Al-Bozom, portavoce del ministero degli Interni di Hamas, durante una conferenza stampa nell'ospedale Shifa di Gaza City. Hamas rivendicava altresì un attacco con "150 razzi" contro la città israeliana di Ashkelon, affermando che si tratta di una risposta per "vendicare gli sfollati" di Gaza e gli "attacchi" di Israele "contro i civili". Nell’occasione Hamas ha chiesto una “giornata della rabbia", la mobilitazione del mondo arabo a sostegno dei palestinesi. Secondo Ghazi Hamad, alto funzionario di Hamas, “I Paesi occidentali che offrono aiuto militare a Israele – ha affermato – partecipano all'uccisione dei palestinesi invece di cercare una soluzione al conflitto e all'occupazione”. Secondo Hamad, "non esiste un'area sicura in cui le persone a Gaza possano cercare rifugio o riparo. Ogni area e ogni edificio è sotto possibile attacco. Tutti sono presi di mira e vulnerabili agli omicidi di Israele, comprese donne, bambini, anziani e persino i disabili". Poi Hamad denuncia l'assedio "illegale e immorale" da parte di Israele a Gaza che impedisce l'ingresso nel territorio di carburante e forniture umanitarie. "I leader israeliani - dice ancora Hamad - stanno dando chiare istruzioni al loro esercito di compiere un genocidio contro più di due milioni di cittadini a Gaza. Siamo di fronte a crimini senza precedenti nella storia moderna".
Un appello alla mobilitazione generale era giunto anche il giorno prima dal quartiere generale di Hamas attraverso il suo canale Telegram: “Chiamiamo il popolo palestinese, le masse della nostra nazione araba e islamica e i popoli liberi del mondo, a una mobilitazione generale domani, venerdì, in tutte le piazze della Palestina e in tutto il mondo arabo e islamico, per rafforzare la fermezza del nostro popolo a Gaza e sostenere la nostra coraggiosa resistenza, e una vittoria per la Palestina, Gerusalemme e la benedetta Moschea di Al-Aqsa, la qibla dei liberi, la prima qibla dei musulmani. Primo: invitiamo le masse del nostro popolo palestinese in tutta l’orgogliosa Palestina a mobilitarsi, marciare e unirsi nella benedetta Moschea di Al-Aqsa. Secondo: invitiamo il nostro popolo e la nostra gioventù ribelle nelle città, nei villaggi e nei campi della Cisgiordania occupata a manifestare, mobilitarsi e scontrarsi con il nemico sionista. Terzo: invitiamo le masse del nostro popolo palestinese nei campi profughi e nella diaspora a marciare verso i confini dell’amata Palestina in grandi folle, a dichiarare la nostra posizione nei confronti di Gerusalemme, dell’orgogliosa Gaza e della sua coraggiosa resistenza. Quarto: Chiediamo alla nostra nazione araba e islamica, ai popoli, alle organizzazioni, alle moschee, ai movimenti politici e alla società civile di scendere in strada e di evidenziare tutte le forme di sostegno, appoggio e solidarietà con la nostra resistenza, e per affermare che il popolo palestinese a Gaza non rimarrà solo. Il genocidio sionista è contro di lui. Siamo una nazione e un solo corpo. Masse del nostro popolo palestinese e della nostra nazione araba e islamica, questo è il nostro appello urgente a voi, alla luce di questa fase pericolosa che stanno attraversando la nostra causa a causa del terrorismo sionista e delle pressioni americane e la collusione occidentale contro i diritti legittimi del nostro popolo”.
A spiegare motivi e obiettivi della Resistenza palestinese per la libertà è stato il vice capo dell'Ufficio politico di Hamas, Saleh Al-Arouri, che nella stessa giornata ha dichiarato alla TV satellitare araba Al Jazeera: “Ciò che sta accadendo ora è la fase avanzata di una lunga battaglia contro il nemico che ha occupato la nostra terra, e la battaglia continua sulla strada verso la libertà del nostro popolo. Non vediamo un futuro per questa battaglia se non la vittoria. L’Occidente ci accusa di aver commesso crimini contro l’umanità, ma ignora che la guerra contro di noi si basava sul prendere di mira i civili, e gli americani parlano di moralità quando hanno sterminato un intero popolo, fondato uno stato sul suo territorio e colpito persone con bombe nucleari. La posizione americana e occidentale è un’estensione del loro primo crimine di sostenere l’occupazione e confiscare la nostra terra e i nostri diritti. Il fascismo, il nazismo e tutte le ideologie barbare che hanno commesso genocidi provenivano dall’Occidente e non dalla nostra regione. Dalla nostra regione sono emerse le religioni. Non prendiamo di mira i civili, e l’assalto a Gaza è stata un’operazione organizzata, e le istruzioni della leadership di Qassam erano di attaccare la Divisione Gaza dell’esercito di occupazione, che è responsabile di tutti i crimini contro il nostro popolo. Siamo rimasti sorpresi dal fatto che l’esercito sionista sia crollato in meno di 3 ore, più velocemente di quanto ci aspettassimo. Sapevamo che c'erano accordi per lanciarci un attacco dopo il periodo delle ferie estive. Abbiamo anticipato un attacco israeliano sorprendendo la leadership della divisione militare israeliana nel sud. L'esercito israeliano non è nemmeno intervenuto per proteggere i civili negli insediamenti, Hamas non può danneggiare civili o prigionieri e agisce in conformità con le leggi internazionali di guerra. Secondo le istruzioni del comandante in capo di Al-Qassam, Abu Khaled Al-Deif, non colpire bambini e donne”.
Nel suo discorso, Abu Ubaida, il portavoce delle Brigate Al-Qassam, braccio militare di Hamas, ha affermato: “L’idea di questa battaglia è iniziata dove si è conclusa la battaglia di Saif al-Quds nel 2021, quella battaglia che ha unito e mobilitato la nazione attorno all’importanza di difendere le nostre ragioni e il futuro del nostro popolo nella terra della Palestina. È stato incluso anche il dossier dei prigionieri, perché non c'è più spazio per la pazienza con ciò che stanno soffrendo i nostri coraggiosi prigionieri che hanno dato i fiori della loro giovinezza nelle prigioni di questo odioso occupante. Abbiamo raggiunto un risultato operativo e militare senza precedenti nella storia conflitto con l’occupante in terra di Palestina, i cui effetti rimarranno impressi nella memoria dell’esercito nemico, dei suoi usurpatori e del suo pubblico, e avrà risultati maggiori. Facciamo appello alle forze della resistenza, alla gioventù in marcia del nostro popolo e a tutto il nostro popolo in Cisgiordania, a Gerusalemme, nei territori occupati nel 1948, in esilio e nella diaspora. Chiediamo anche a tutte le forze vive nel nostro paese nazione in generale a mobilitarsi su tutti i fronti e in tutte le arene ed entrare nella battaglia del diluvio di Al-Aqsa, incendiare la terra con le fiamme sotto i piedi del nemico e avere l’onore di contribuire alla battaglia di Gerusalemme e Al-Aqsa”.
In un seguente comunicato stampa Hamas ha rilevato: “Se l'aggressione dell'occupazione contro Gaza continua con gli attacchi e i crimini, essi non intimidiranno il nostro popolo né spezzeranno la sua volontà, e la nostra resistenza sarà fedele nel difendere il nostro popolo e respingere l’aggressione con tutti i mezzi. Chiediamo la continuazione e l’intensificazione della resistenza contro l’occupazione in tutte le regioni e piazze. Chiediamo alle Nazioni Unite e all'UNRWA di assumersi le proprie responsabilità e di opporsi ai sistematici tentativi di sfollamento che l'occupazione fascista sta cercando di attuare. È un comportamento condannato e riprovevole e richiede una revisione immediata e urgente di questa politica, che è al servizio dell’agenda dell’occupazione, che mira a sradicare il nostro popolo palestinese a Gaza dalla sua terra. Queste persone hanno deciso di rimanere nella loro terra, nonostante i sacrifici, e non la lasceranno se non per le loro terre, villaggi e città da cui sono state sfollate con la forza. Rifiutiamo categoricamente di essere espulsi dalle nostre case ancora una volta. Resisteremo al tentativo di Israele di pulire etnicamente Gaza. Israele ha dichiarato pubblicamente il suo piano di commettere un genocidio contro i palestinesi. L’entità sionista, sostenuta dai governi occidentali, ha condotto una guerra di intensi bombardamenti, sganciando più di 6.000 bombe su Gaza nella scorsa settimana. Quasi 500 bambini sono stati tragicamente uccisi a causa degli intensi bombardamenti effettuati dall'entità sionista. Hanno preso di mira moschee, chiese, istituti scolastici, residenze e strutture mediche con bombardamenti, ma è il nostro popolo ad essere erroneamente etichettato come terrorista. Oggi abbiamo assistito alla mobilitazione di milioni di persone nel mondo arabo e musulmano, che hanno esteso il loro sostegno ai coraggiosi palestinesi di Gaza. Esprimiamo la nostra sincera gratitudine per la loro solidarietà e li imploriamo di continuare, esortandoli a marciare verso i confini e a fare la loro parte in questa congiuntura storica che promette il ripristino della nostra libertà e della dignità di tutti gli arabi e musulmani. Ai nostri alleati che vivono nei paesi occidentali, i nobili liberi di quelle società. Anche voi avete un ruolo da svolgere, fare pressione sui vostri governi affinché abbandonino il loro sostegno a Netanyahu e al suo governo fascista. Per correggere le bugie dei media, togliere questo barbaro assedio al nostro popolo. Sì, ciò che stanno facendo i sionisti è disumano, non ha precedenti, è barbaro e contravviene a tutte le leggi e i trattati in cui i cosiddetti paesi liberi e democratici affermano di credere. Ma la nostra determinazione è indistruttibile. Non rinunceremo alla nostra legittima lotta per la libertà e l’autodeterminazione. O vivremo a testa alta o moriremo combattendo”.
Tra gli innumerevoli commenti della stampa araba e palestinese segnaliamo quello dello scrittore e intellettuale libanese Elias Khoury che, dalle colonne del quotidiano panarabo “Al Quds al Araby”, scrive che per tutti i palestinesi è già una vittoria “qualunque sia il prezzo da pagare”, perché “la più grande prigione a cielo aperto, il ghetto di Gaza, ha dichiarato guerra a Israele. E ha dimostrato che l’occupazione può disintegrarsi sotto i colpi degli ultimi, la povera gente di Gaza”. Secondo Khoury, “ora sappiamo che il popolo palestinese non morirà. Il vecchio gioco in cui Israele uccideva a suo piacimento, bruciava villaggi, dava lezioni alle sue vittime e non gli importava di giustificarsi è finito, come è finita la menzogna della pace. I palestinesi non hanno altra scelta che resistere in difesa della propria esistenza”. Mentre l’attivista e poeta Mohammed el Kurd ha scritto su Twitter che “Durante il notiziario della BBC hanno parlato del bombardamento di Gaza per due minuti. Il 90% del telegiornale era dedicato a leccare i piedi all’esercito israeliano. Non si tratta nemmeno di pregiudizio: è una dichiarazione di fedeltà al regime sionista”. Per il quotidiano palestinese “Al Ayyam”, vicino all’Autorità nazionale palestinese, ha condannato le reazioni dei paesi occidentali che dimostrano “radici profondamente razziste”. Dalle loro dichiarazioni traspare la convinzione che “la vita dei palestinesi non può essere equiparata a quella degli israeliani”.

L'imperialismo dell'Ovest con Israele contro Hamas, quello dell'Est col popolo palestinese
"Hamas è il male puro, non sono solo terroristi". Così il presidente americano Joe Biden il 12 ottobre a un incontro con i leader delle comunità ebraiche alla Casa Bianca. L'attacco contro Israele "non è stato solo odio è stata crudeltà", ha sottolineato il capofila dell’imperialismo dell’Ovest ricordando che la strage di oltre 1.000 israeliani è stata la peggiore per il popolo ebraico dall'Olocausto. Biden ha quindi dettagliato l'assistenza militare che sarà fornita per la difesa di Israele, "incluse munizioni e intercettori per rifornire l'Iron Dome", aggiungendo che sono in arrivo nella regione una portaerei e aerei da guerra.
Intanto il 13 ottobre la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen e la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola sono atterrate in Israele. A nome dell’imperialismo europeo "Siamo qui per esprimere la nostra solidarietà al popolo israeliano in seguito al terribile attacco terroristico di Hamas", scrive von der Leyen su X. "Il terrore non prevarrà. Il modo in cui rispondiamo è importante. Possiamo - dobbiamo - fermare Hamas. E fare il possibile per mitigare le conseguenze umanitarie", ha aggiunto Metsola. Il 15 ottobre in una dichiarazione congiunta i ventisette Paesi dell'Unione europea ufficializzavano la loro posizione: "L'Unione europea condanna con la massima fermezza Hamas e i suoi attacchi terroristici brutali e indiscriminati in tutto Israele e deplora profondamente la perdita di vite umane. Non esiste alcuna giustificazione per il terrorismo. Sottolineiamo con forza il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale di fronte a tali attacchi violenti e indiscriminati".
Se l’imperialismo dell’Ovest è ampiamente e saldamente schierato con i sionisti e neonazisti di Israele, quello dell’Est all’inizio si è barcamenato, ma alla fine si è schierato di fatto col popolo palestinese. Per il nuovo zar del Cremlino Putin dal vertice della CSI in Kirghisistan, il 13 ottobre, “Israele ha affrontato un attacco senza precedenti, mai visto prima nella storia, non solo per la sua portata, ma anche per la natura della sua esecuzione, per la sua brutalità - beh, dobbiamo dire le cose come stanno. Israele sta rispondendo in modo massiccio e con metodi piuttosto brutali. Naturalmente, comprendiamo la logica degli eventi, ma nonostante la brutalità da entrambe le parti, credo che sia necessario pensare alla popolazione civile. D'altra parte, ho detto oggi in una riunione con i miei colleghi che Israele, ovviamente, ha il diritto di garantire la propria sicurezza e di creare garanzie per tale sicurezza. Ma bisogna trovare gli strumenti per raggiungere questo obiettivo, bisogna trovare una via d'uscita dalla situazione. A mio avviso, ciò può essere realizzato, ovviamente, anche attraverso una sorta di mediazione. La Russia può farlo, proprio perché abbiamo ottime relazioni con Israele negli ultimi 15 anni, assolutamente, e abbiamo tradizionalmente buone relazioni con la Palestina. Quindi, nessuno sospetterebbe che vogliamo schierarci. Ma solo se, ovviamente, qualcuno ha bisogno della nostra mediazione. Questo avviene sempre e solo sulla base di accordi tra le parti”. La Russia ha poi chiesto il 15 ottobre al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di votare un progetto di risoluzione sul conflitto Israele-Hamas che chiede un cessate il fuoco umanitario e condanna la violenza contro i civili e tutti gli atti di terrorismo. Al di là dunque della parvenza di neutralità adottata inizialmente da Mosca, né Putin, né altri esponenti del Cremlino hanno condannato l’operato di Hamas, né hanno offerto le loro condoglianze al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
La posizione della Cina è stata espressa nella conferenza stampa ordinaria del portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin sempre il 13 ottobre. La Cina “si oppone agli atti che danneggiano i civili e condanna le violazioni del diritto internazionale. La Cina invita tutte le parti a dar prova di moderazione, a de-escalare la situazione sul campo il prima possibile e a prevenire un'ulteriore espansione del conflitto. La priorità assoluta è garantire la sicurezza dei civili e aprire corridoi per gli aiuti, in modo da evitare una grave crisi umanitaria a Gaza. La Cina chiede che venga convocata al più presto una conferenza di pace internazionale con maggiore autorità e impatto per galvanizzare un consenso internazionale più ampio con la soluzione dei due Stati come base e formulare un calendario e una tabella di marcia a tal fine. L'ONU ha la responsabilità e l'obbligo di svolgere il ruolo che le spetta sulla questione palestinese. La comunità internazionale deve assumersi questa responsabilità e creare le condizioni per la ripresa del processo di pace”. A seguito di pressioni internazionali su Pechino affinché si esprimesse più chiaramente sui crimini dei sionisti israeliani, in particolare dal mondo arabo e musulmano, il 14 ottobre il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in un colloquio telefonico con l'omologo saudita Faisal bin Farhan Al Saud sulla crisi in Medio Oriente, ha rilevato che le azioni di Israele "sono andate oltre l'ambito dell'autodifesa". Mentre il giorno dopo con la sua controparte iraniana, Hossein Amir-Abdollahian, ha sostenuto la "giusta causa dei palestinesi, nel proteggere i loro diritti nazionali". "La radice della crisi fra Israele e Palestina è che il diritto palestinese a uno Stato è stato messo da parte da tempo", ha aggiunto Wang.

18 ottobre 2023