Il discorso di Scuderi “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato” è un manuale marxista-leninista
Fondamentale l’indicazione di trasformare la propria concezione del mondo studiando e applicando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao


di Ugo - Genova
Chi non ha avuto ancora modo di leggere e studiare l’opuscolo del Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”, deve, necessariamente, colmare questa lacuna. Non solo perché il testo fornisce insegnamenti importanti per la crescita marxista-leninista-pensiero di Mao per l’intero corpo del Partito, ma pure perché la sua prosa ha la capacità di tirare dentro, di tenere il lettore-studente incollato alle pagine per letteralmente nutrirsi dei concetti espressi.
L’opuscolo pubblica il discorso pronunciato dal compagno Giovanni Scuderi in occasione del 35° Anniversario della scomparsa di Mao, 11 settembre 2011.
Il testo si articola in capitoli. Nel primo il compagno Scuderi descrive l’importanza e la comprensione che il PCC e Mao ebbero della Rivoluzione d’Ottobre, dell’aiuto che quella esperienza rivoluzionaria ebbe nella loro formazione politica. Come scriveva Mao: “Fu grazie ai russi che i cinesi scoprirono il marxismo-leninismo. Prima della Rivoluzione d’Ottobre i cinesi non solo ignoravano Lenin e Stalin, ma non conoscevano neppure Marx e Engels. Le cannonate della Rivoluzione d’Ottobre aiutarono i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi”. Questo ci induce a capire che l’esperienza rivoluzionaria di un popolo può diventare modello di studio per ogni realtà. Non necessariamente per quella cinese. Ma pure per quella greca, francese, per quella italiana.
Nel successivo capitolo il compagno Scuderi raccoglie gli insegnamenti di Mao e della Rivoluzione cinese e li pone come fonte di ispirazione e di insegnamento per Il PMLI. Sostiene, infatti: “Il PMLI è stato e viene costruito e sviluppato sull’esempio del PCC di Mao”. Di insegnamenti il compagno Mao ne ha trasmessi molti. Uno di questi, ne ha consapevolezza anche chi è un revisionista, ci dice che per abolire il capitalismo o più semplicemente, per eliminare le ingiustizie, le differenze di classe, i soprusi, le guerre imperialiste. Se si vuole togliere dalle mani dei capitalisti il possesso dei mezzi di produzione. Se si vuole impedire che il potere finanziario di pochi, imponi, alle larghe masse proletarie, sacrifici, disoccupazione, licenziamenti a vantaggio del profitto, occorre lottare contro il capitalismo e per il socialismo; non c’è alternativa. E il socialismo non si ottiene per alzata di mano, o con la ricerca di buoni intenti, ma con la Rivoluzione proletaria. E che per ottenere la necessaria cultura rivoluzionaria, non ci sono scorciatoie, occorre studiare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e immergere le mani, adoperare il proprio impegno, nella pratica; nelle lotte operaie e imparare da queste.
E qui ritorniamo al Partito rivoluzionario. Che deve essere costruito per tale scopo, poiché ha il dovere, e la funzione storica, di guidare le masse in un’ottica rivoluzionaria.
A un certo punto del suo scritto il compagno Scuderi fa riferimento allo stile, al comportamento che deve assumere un rivoluzionario. Se vogliamo che tra un Partito rivoluzionario e tra i suoi militanti ci sia una sintonia perfetta, occorre che gli stessi assumano la concezione proletaria del mondo; passaggio necessario per non cadere nell’individualismo, nel soggettivismo. Nella sostanza lo stile di un militante del PMLI deve essere uniformato al materialismo storico, al materialismo dialettico, alla politica di massa, alla collaborazione fra compagni, alla disciplina e quindi fare tesoro, per la difesa della linea del Partito, del centralismo democratico, e alla critica e l’autocritica.
Da Mao: “Un comunista deve essere franco, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre e ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i legami tra il Partito e le masse”. Ciò che indica Mao non è semplice. Tuttavia, è una condotta che occorre fare propria. Perché la lotta di classe necessita di elementi forgiati, di rivoluzionari nella pienezza delle loro capacità. E qui si ritorna al Partito rivoluzionario. Che deve essere costruito per tale scopo, poiché ha il dovere di guidare le masse in un’ottica rivoluzionaria senza fughe in avanti, senza, nello stesso tempo, cadere nella trappola revisionista.
Come ricorda nel suo scritto il compagno Scuderi attraverso lo studio, la pratica e lo stile marxista-leninista, non si otterrà di avere solo dei “soldati rossi” ma pure “quadri rossi” che diventano e diventeranno necessari per dirigere il Partito nella lotta di classe e per dare modo allo stesso, di avere un continuo ricambio, di formare successori a ogni livello e garantire l’avvenire rivoluzionario del PMLI.
L’opuscolo del compagno Scuderi non termina qua. Prosegue nell’esporre, nel descrivere, come devono essere i militanti. Come devono agire nella società e all’interno del Partito. Come devono applicare la critica e come devono sviluppare l’autocritica; due strumenti necessari per risolvere le contraddizioni in seno al Partito e per ripulire se stessi dalle possibili influenze individualistiche, soggettivistiche; due condizioni che possono apparire, o essere presenti, in ognuno di noi.
Come sostenevo all’inizio, questo scritto del compagno Giovanni Scuderi dev’essere, da chi non ha ancora avuto la possibilità, letto e studiato. Si potrebbe definirlo un manuale. Da leggere, da studiare, da rileggere e da ristudiare e da fare proprio. Concedetemi ancora una parola.
Grazie compagno Segretario generale Giovanni Scuderi.

25 ottobre 2023