Per niente intimorita dal linciaggio della Meloni e Salvini
La giudice Apostolico di Catania libera altri 4 migranti dal Cpr
Come era già accaduto al Tribunale di Firenze, anche il giudice catanese Cupri non convalida il trattenimento di sei migranti
 
Nei numeri scorsi del nostro settimanale un ampio spazio è stato dato alla vicenda di Iolanda Apostolico, magistrato del Tribunale di Catania con l'incarico di giudice monocratico presso la prima sezione civile, che è stata fatta oggetto di un vero e proprio linciaggio mediatico orchestrato e diretto dalla Meloni e da Salvini, un attacco politico e giornalistico ignobile che non ha risparmiato nemmeno i membri della sua famiglia.
Iolanda Apostolico ha la colpa, secondo la Meloni, Salvini e la stampa a loro asservita, di avere bocciato, lo scorso 29 settembre, il trattenimento nei Centri di permanenza e di rimpatrio di quattro migranti arrivati nell'hotspot di Pozzallo, ritenendo che le norme del decreto Cutro messe a punto dal governo in tema di immigrazione siano illegittime e in aperto contrasto con la normativa europea. Il ministro dell'Interno nel frattempo ha impugnato tale decisione in Cassazione.
A seguito di tale decisione Salvini, oltre a chiedere le dimissioni del magistrato, ha reso pubblico e divulgato alla stampa un filmato del 2018 nel quale si vedono lei e suo marito prendere parte a una manifestazione a favore dei migranti al porto di Catania nel 2018. Dopo tale filmato sono poi spuntati altri due filmati che riprendono la donna insieme a suo marito alla stessa manifestazione e i giornali di destra si sono scatenati contro di lei in una campagna mediatica ignobile.
Per nulla intimidita dal linciaggio orchestrato dal governo e dalla stampa ad esso asservita, la Apostolico ha replicato con un'ulteriore decisione, presa l'11 ottobre, con la quale ha bocciato, come aveva fatto a settembre, il trattenimento nei Centri di permanenza e di rimpatrio di altri quattro migranti arrivati nell'hotspot di Pozzallo, e stavolta ha motivato ancora più analiticamente la propria decisione: il magistrato, come aveva già fatto il 29 settembre, ha dichiarato con assoluta certezza “la normativa interna incompatibile con quella dell'Unione europea" , e per normativa interna il magistrato intende ovviamente le norme contenute nel decreto Cutro, che per lei sono illegittime in quanto in evidente e plateale contrasto con la normativa europea.
Il 15 ottobre, a quattro giorni di distanza da tale seconda decisione, stranamente il quotidiano romano Il Messaggero dava per primo la notizia, immediatamente ripresa da tutta la stampa, del processo penale che ha subito il figlio della Apostolico a Padova, dove peraltro egli è stato assolto con formula piena dall'accusa di resistenza e violenza a pubblico ufficiale per fatti accaduti nel 2019 durante una manifestazione dei centri sociali nella città veneta. Iolanda Apostolico fu testimone nel processo, e la stampa di destra ha gettato pesanti sospetti su quel processo, ipotizzando che la donna abbia potuto condizionare – con una testimonianza compiacente verso il figlio o tramite conoscenze nella magistratura - la decisione del giudice padovano, come se non fosse noto a tutti, giornalisti compresi, che a controllare la correttezza dell'operato dei magistrati e a darne garanzia all'intera società civile ci sono gli avvocati, che sul processo di Padova non hanno avuto nulla da ridire.
È chiaro che – al di là della persona di Iolanda Apostolico, che ha un ruolo modesto all'interno della magistratura essendo un semplice giudice di Tribunale – le pesantissime intimidazioni politiche e le vergognose campagne mediatiche messe orchestrate e attuate a seguito delle decisioni del magistrato catanese sono un chiaro segnale, proveniente dal governo tramite suoi membri di primo piano, rivolto a tutti i magistrati italiani affinchè interpretino le leggi in modo tale da salvaguardare l'applicazione delle norme introdotte dal governo: in parole povere, il governo vuole mettere il bavaglio ai magistrati.
Quello del governo e dei giornali compiacenti è però un tentativo che sta incontrando parecchi ostacoli, perché ci sono almeno altri due giudici che si sono pronunciati, sul decreto Cutro, in modo assai simile a quello della Apostolico.
Il primo in ordine di tempo è stato il giudice Luca Minniti, presidente della sezione immigrazione del Tribunale civile di Firenze, il quale lo scorso 4 ottobre, con motivazioni assai simili a quelle della Apostolico, ha dichiarato l'assoluta illegittimità del decreto Cutro, restituendo la libertà a un richiedente asilo tunisino: nel dichiarare lo Stato dell'Africa settentrionale un Paese non sicuro il giudice ha scritto che “deve essere disapplicato, in parte qua, il d.m. 17 Marzo 2023 poiché non conforme ai criteri legislativi indicati nella direttiva 201332UE del Parlamento sul territorio dello stato sinché il suo ricorso giurisdizionale non verrà definito”.
Due giorni più tardi, l'8 ottobre, un altro giudice della prima sezione civile del Tribunale di Catania, Rosario Maria Annibale Cupri, ha emesso una decisione del tutto analoga a quelle precedentemente prese dalla Apostolico e da Minniti, decidendo di non convalidare il trattenimento di sei migranti nel centro di Pozzallo e dichiarando anche egli la sostanziale illegittimità del decreto Cutro. Ricordando una decisione della Corte di giustizia dell’Unione Europea, il magistrato nel suo provvedimento ha precisato che “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale” costituisce “una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto”. “Ne discende – ha concluso il giudice catanese – che il trattenimento costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge” , non senza avere ricordato che la Cassazione ha ripetutamente stabilito che la normativa interna italiana che è incompatibile con quella dell’Unione Europea deve essere disapplicata dal giudice nazionale.
L'atteggiamento tenuto dal governo nei confronti della Apostolico, quindi, ha motivato ancora di più la magistratura ad andare avanti nella strada della legalità, con la parte democratica della società civile che si batte a tutela della sua indipendenza, mentre il governo, con il suo tentativo di linciaggio politico e mediatico – che ancora perdura - nei confronti di un magistrato al fine di intimidire tutta la magistratura, ha tirato fuori la sua indole reazionaria degna di personaggi politici come il turco Erdogan che ha messo in galera i giudici, il sionista Netanyahu che vorrebbe mettere loro il bavaglio e il tunisino Saied che li nomina e destituisce a piacimento.

25 ottobre 2023