Elezioni supplettive, provinciali e comunali del 22 e 23 ottobre 2023
Fuga dalle urne a Monza, in Trentino-Alto Adige e a Foggia
A Monza l’80,8% degli elettori diserta le urne. In Trentino l’astensionismo fa un nuovo balzo e in Alto Adige diventa per la prima volta il primo “partito”. Tutti i partiti della destra e della “sinistra” borghese perdono consensi. Crollano SVP, Lega e M5S. Se ne avvantaggia il partito neofascista della Meloni. A Foggia la “grande coalizione progressista” strappa il comune alla destra al primo turno ma rappresenta appena il 30% dell’elettorato
L’astensionismo vola ma bisogna qualificarlo in senso rivoluzionario come voto dato al PMLI e al socialismo

Il 22 e 23 ottobre si è tenuta una tornata elettorale parziale. Sono stati chiamati alle urne le elettrici e gli elettori del collegio senatoriale di Monza-Brianza, chiamati a sostituire il seggio rimasto vacante dopo la morte di Silvio Berlusconi nel giugno scorso. Alle urne anche gli elettori per rinnovare i consigli provinciali del Trentino-Alto Adige, che data la struttura istituzionale della regione autonoma, formata dalle due province autonome di Trento e Bolzano, hanno anche la funzione di elezioni regionali. E poi le elezioni comunali nel comune capoluogo di Foggia e in altri 7 comuni più piccoli i cui consigli comunali sono stati sciolti e commissariati per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Si tratta dei comuni di Villaricca (Napoli), Nocera Terinese (Catanzaro), Simeri Crichi (Catanzaro) e Rosarno (Reggio Calabria) e, nella regione siciliana, San Giuseppe Jato e Bolognetta (Palermo) e Calatabiano (Catania).
All’indomani del voto, sia la destra che la “sinistra” borghese hanno vantato successi e addirittura trionfi a dire il vero inesistenti. Hanno ignorato, o continuano a far finta di ignorare, l’incredibile risultato ottenuto dall’astensionismo ovunque si sia votato e in ogni tipologia di elezione, che di fatto ha fortemente ridotto il consenso e la legittimità di tutti i partiti del regime neofascista e dei governi locali appena eletti.
 
Le elezioni supplettive a Monza
A Monza è stato eletto l’amico fraterno nonché uomo di paglia di Silvio Berlusconi, l’Ad del Monza calcio Adriano Galliani, la cui candidatura a senatore è stata indicata al partito direttamente dagli eredi di Berlusconi. Sostenuto da un’ampia coalizione di destra passa col 51,1% dei voti validi, che corrispondono appena al 9,7% di tutti gli elettori aventi diritto. A Monza infatti gli astenuti (gli elettori che hanno disertato le urne, annullato la scheda o l’hanno lasciata in bianco) hanno raggiunto la percentuale record dell’81,2% con un incremento del 49,7% rispetto alle politiche 2022.
Incredibili le parole dello stesso Galliani che ha così commentato commosso la sua scontata elezione: “Ho visto risultati fantastici, certo avrei preferito che questo seggio rimanesse al mio maestro di vita, alla mia guida, al mio tutto, che era Silvio Berlusconi” (sic!). La sua coalizione fra l’altro ha perso ben oltre 163 mila voti rispetto alle elezioni politiche di un anno fa crollando da 231.524 voti ai 67.801 odierni.
Non meglio è andata al candidato del “centro-sinistra” Marco Cappato e alla sua coalizione. L’esponente radicale era stato scelto, non senza perplessità e contraddizioni specie del PD, come il candidato di un’ampia coalizione (PD, +Europa, Sinistra Italiana, Europa verde, PSI, Azione). Il Movimento 5 stelle, pur non entrando nella coalizione, ha preferito non presentare un proprio candidato per non contrastare la candidatura Cappato. La coalizione “Con Cappato” ha perso decine di migliaia di voti rispetto alle precedenti politiche e si attesta appena al 7,4% del corpo elettorale.
 
Le provinciali di Trento
L’astensionismo in Trentino è balzato al 43,3% (+5,4% rispetto alle elezioni provinciali del 2018). 191.334 elettori non si sono recati alle urne, hanno annullato la scheda o l’hanno lasciata in bianco ed è di gran lunga il primo “partito” nella provincia. Al secondo posto, ben distante dall’astensionismo anche se ha sorpassato la Lega di Salvini, si colloca il PD con 38.689 voti.
Viene riconfermato alla presidenza il leghista Maurizio Fugatti a capo di una coalizione il cui baricentro è sempre più spostato a destra e dove Fratelli d’Italia fa il pieno di voti (pur fermandosi al 6,5%) succhiando il sangue elettorale ai suoi alleati. La Lega di Salvini dimezza i suoi consensi passando da 69.117 voti a 30.347 e rappresenta ora appena il 6,9% dell’elettorato trentino.
La premier neofascista Meloni ha addirittura esaltato questo misero risultato con queste parole: “Il centrodestra unito porta a casa un altro grande risultato”. Salvini da parte sua parla addirittura di “vittoria del buon governo”.
 
Le provinciali di Bolzano
L’astensionismo in Alto Adige realizza il 27,5% con un incremento dell’1,8% e, rispetto al 2018 conquista il primo posto superando la SVP che subisce una sonora sconfitta realizzando il peggior risultato di sempre, il 34,5% che equivale al 25% sull’intero corpo elettorale.
A precipizio anche la Lega che passa dall’11,1% al 3% dei voti validi (dall’8,2% al 2,2% sul corpo elettorale) perde i 13 consiglieri eletti nel 2018 e piazza solo Christian Bianchi che però proviene da una lista civica.
Forza Italia non ottiene nessun seggio. Mentre Fratelli d’Italia passa dall’1,7% del 2018 al 6% (dall’1,3% al 4,3% sul corpo elettorale). Poca roba in una provincia dove il vecchio MSI vantava più del 10% dei consensi.
Il M5S resta fuori dal consiglio riducendo di due terzi il proprio elettorato. Non se ne avvantaggia il PD che perde ancora: 1.101 voti dei 10.808 che aveva nel 2018.
Incerto il futuro governo. Non si esclude che la SVP possa scendere a patti con il partito neofascista della Meloni.
 
Le comunali di Foggia
Per quanto riguarda i comuni dove si è votato per il rinnovo dei consigli comunali, dei tre comuni siciliani, i cui risultati sono gestiti direttamente dalla regione Sicilia, non vi sono notizie ufficiali. Per quanto riguarda gli altri cinque comuni, compresa Foggia, su 167.086 elettori chiamati alle urne, il 39,5% le ha disertate, con un incremento del 6,6% rispetto alle elezioni comunali precedenti.
A Foggia, nonostante le 23 liste presenti, l’astensionismo totale si è attestato al 41,8% (+6,1%) rispetto al 2019. Un dato che ridimensiona fortemente la “grande vittoria” sbandierata dalla “sinistra” borghese che ha conquistato il governo della città governata dalla destra e da due anni commissariata per infiltrazioni mafiose.
Eletta sindaco Maria Aida Episcopo candidata del “campo largo progressista” che comprendeva ben 10 liste, ossia PD, M5S, Azione, Italia Viva e sei liste civiche, l’ha spuntata già al primo turno sul candidato di destra Raffele Di Mauro.
Tanto è bastato per mandare letteralmente in estasi i vari leader che l’hanno sostenuta ergendo Foggia a modello e di buon auspicio per le future scadenze elettorali a cominciare dalle elezioni europee, regionali e amministrative dell’anno prossimo. “Uniti si vince”, ha commentato entusiasta la segretaria del PD Elly Schlein telefonando alla Episcopo per congratularsi. Giuseppe Conte (M5S), che a Foggia pure ha perso migliaia di voti sia rispetto al 2019 che alle politiche 2022, parla addirittura di “trionfo”. Carlo Calenda di Azione in una nota sottolinea come “il grande lavoro” ha “portato a ottimi risultati”. E conclude speranzoso: “Avanti così”.
Episcopo è passata al primo turno ottenendo il 52,8% dei voti validi, ma se si rapportano i voti ottenuti all’intero corpo elettorale, ha ricevuto il consenso di neanche un terzo dell’elettorato, e precisamente è stata eletta solo dal 30,7% degli elettori che avevano diritto di voto. Il PD, che è il secondo partito dopo l’astensionismo, raccoglie appena il 7,6% dell’intero corpo elettorale.
Diciamo che la “sinistra” borghese si è avvantaggiata molto della debolezza della coalizione di destra. Fratelli d’Italia che è l’unico partito di questa coalizione che “tiene” guadagnando rispetto al 2019 circa 2 mila voti, ne perde però quasi 4 mila rispetto alle politiche 2022. Forza Italia perde due terzi del suo elettorato rispetto al 2019. La Lega di Salvini, che quest’anno si è presentata con la lista civica “Prima Foggia”, crolla addirittura da 9.947 voti a 2.575 voti attuali.
In conclusione, in ognuna di queste consultazioni il governo neofascista della Meloni, il suo partito e la sua coalizione, sia dove conquistano la maggioranza, sia dove vengono sconfitti, non sono stati certo premiati dalle elettrici e dagli elettori. Né d’altra parte sono stati premiati i partiti della “sinistra” borghese la cui opposizione di cartone al governo non è riuscita a convincere la stragrande maggioranza delle elettrici e degli elettori di sinistra che hanno confermato o hanno scelto massicciamente l’astensionismo.
 
Qualificare l’astensionismo in senso rivoluzionario
L'astensionismo spontaneo vola e sembra inarrestabile e, che lo si ammetta o no, rappresenta una tremenda mazzata per il regime capitalista neofascista, per il suo governo e le sue opposizioni di “cartone”, per le istituzioni rappresentative borghesi, per l’elettoralismo borghese e per tutti partiti del regime, nessuno escluso.
Lo confermano le parole del presidente della repubblica, Sergio Mattarella, che intervenendo all’apertura dell’assemblea dell’Anci a Genova, il 24 ottobre, all’indomani del voto, ha sentito il bisogno di esortare gli amministratori locali a combattere l’astensionismo e perseguire “con ostinazione la strada del sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini, elemento certamente non secondario di legittimazione. Anche per contrastare la preoccupante tendenza al disimpegno elettorale”.
Un numero crescente di elettori scelgono di astenersi perché oramai hanno perduto ogni fiducia in questi partiti di regime e in questi istituzioni borghesi, al centro come alla periferia. Ciononostante questo ancora non basta. Devono dare una prospettiva politica a questa scelta astensionista. E i marxisti-leninisti hanno il dovere di impegnarsi a fondo per qualificare in senso rivoluzionario l’astensionismo tattico come un voto dato al PMLI e al socialismo. Ci si può astenere per motivi diversi e i più disparati, tutti legittimi e efficaci, per esprimere il proprio dissenso verso i partiti parlamentari, le istituzioni rappresentative borghesi e i governi centrale, regionali e locali. È un astensionismo giusto ed encomiabile. Ma l'astensionismo che fa più male e lascia il segno più profondo è quello espresso consapevolmente e apertamente come voto dato al PMLI e al socialismo. Perché è con questo voto che le elettrici e gli elettori di sinistra astensionisti si impegnano apertamente e concretamente a unirsi al PMLI, come militanti o simpatizzanti, per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta, per l’avvento del socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato che è la madre di tutte le questioni e senza la quale non è possibile alcun cambiamento sostanziale.

1 novembre 2023