Toccante testimonianza di Karamah, una donna palestinese che vive da anni in Italia
La Palestina è una ferita che sanguina in continuazione
“Quando vengono uccisi gli arabi, al mondo non interessa. Nemmeno se ne parla. Poi, ad un tratto, ne parlano quando serve a scatenare l'opinione pubblica di nuovo contro i palestinesi”

Dal corrispondente della Cellula “Il Sol dell'Avvenir” di Ischia del PMLI
Abbiamo conosciuto ad Ischia, Karamah, una donna palestinese sposata con un italiano. In occasione della nuova guerra scoppiata in medio Oriente, le abbiamo chiesto di scrivere per noi una testimonianza sulla vita dei suoi connazionali, dei suoi parenti, dei suoi amici arabi. Karamah ha accettato volentieri l’invito ed ecco cosa ha scritto in esclusiva per “Il Bolscevico”.
 
Una forte amarezza mi trafigge il cuore ogni volta che sento parlare della Palestina in tv. Quando vengono uccisi gli arabi, al mondo non interessa. Nemmeno se ne parla. Poi, ad un tratto, ne parlano quando serve a scatenare l'opinione pubblica di nuovo contro i palestinesi, secondo una frustrante e triste dinamica che accusa e condanna la vittima. C’è un abisso tra la vera storia e le cose che qui si ripetono e si credono vere, ignorando però, tutti gli avvenimenti accaduti nella mia terra al mio popolo.
La Palestina è una ferita che sanguina in continuazione: tace la notizia per lunghi periodi. Quando ormai non si può evitare la guerra né capire la situazione, e tutto questo infligge dolori ancora più forti. Il mondo si limita a schierarsi solamente, o indignarsi per l’accaduto. Ma ciò succede solo quando si tratta di vittime non palestinesi, come se le vite dei palestinesi non contassero.
Nella mia terra non c’è pace vera, mai, né giustizia: è un paese occupato da oltre 75 anni, una pulizia etnica a danno degli arabi (cristiani e musulmani) in corso da oltre 100 anni, leggi razziali e apartheid, un paese lacerato e diviso tra posti di blocco e checkpoint militari, soprusi, case e terre confiscate, quartieri arabi e case e intere famiglie distrutte, villaggi bruciati, pericoli che la popolazione araba affronta tutti i giorni, un muro che separa e imprigiona, una prigione a cielo aperto. Militari israeliani ai check-point ti impediscono il movimento da una città all’altra, nel tuo proprio paese, che non puoi ritenere il tuo paese. Loro possono fermarti, arrestarti, aggredirti o anche spararti (dipende dal loro umore), rapirti i figli, arrestarli e torturarli senza alcun capo d'accusa, ucciderli sotto i tuoi occhi impunemente. Diventa pericoloso praticare qualsiasi attività culturale: arte, musica o sport, come è accaduto a Jalal, atleta palestinese di Gerusalemme, aggredito e picchiato, lui e tanti altri atleti: nulla è permesso ai palestinesi che non possono ribellarsi né dire Basta!
Ogni anno si testimonia l'uccisione di arabi, bambini e donne, mentre passano i check-point , arresti di minori, ragazzini piccoli che vengono ammanettati come se fossero criminali durante la notte o trascinati per strada sotto piogge di pugni e calci, isolati e torturati in prigione, terrorizzati, picchiati dai coloni ebrei sotto l'occhio di telecamere di giornalisti che a loro volta, vengono aggrediti fino alla morte se filmano le scene disumane, come la giornalista Sherin Abu Akle e tanti altri, né risparmiano ambulanze, ospedali e scuole.
Siamo un popolo che vive sotto l’occupazione di uno straniero che si è appropriato del nostro paese, mondo, case, cultura, siamo un popolo che resiste da più di un secolo non solo contro questa quotidiana violenza, ma anche contro un mondo di menzogne cucito da menti perverse per dare l’impressione opposta di tutto ciò che accade, solo per giustificare la brutalità dei crimini accaduti e che continuano ad accadere.
L’aggressore è chiamato "stato democratico", ben accolto e rispettato nei salotti internazionali, ha diritto a difendersi. I milioni di palestinesi cacciati dalle loro case e dal paese, assassinati, torturati nel corpo e nello spirito, li chiamano terroristi. Come si fa a tacere? Assurda questa sordità e cecità da parte del mondo intero: normalizzano quei crimini con una risposta vuota e priva di senso, sfacciata e vergognosa, quella che dà a Israele il diritto alla difesa e non tratta in modo simile i palestinesi. Da qua nasce tutto: dall’Ingiustizia che affligge il mio paese da più di un secolo. Israele è armata fino ai denti, attacca i palestinesi in qualsiasi momento, di giorno di notte, attacca i luoghi sacri cristiani o musulmani. È tutto normale, perchè i palestinesi non sono considerati umani dagli israeliani. Ma mi meraviglia il resto del mondo che non fa niente per fermare Israele. Uno stato creato con soprusi e con atti terroristici non può continuare così…M a il mondo tace, non si indigna e non commenta e non denuncia altro che la vittima quando reagisce.
Ciò che succede oggi è il risultato di questa strategia ottusa, indifferente e cieca. Il buon senso impone di fermarsi: Basta!
Avete creato con il vostro silenzio e consenso una macchina che genera guerra, avete creato con questa complicità morte e dolore. Bisogna smettere di difendere ciò che è sbagliato dall’inizio, bisogna essere coraggiosi veramente e vedere gli errori commessi nei confronti del popolo palestinese che esiste e continuerà a esistere per sempre. Al popolo palestinese dovete dare una sola cosa: i diritti. Solo cosìsi porrebbe fine alla guerra.
È vero, nelle guerre non c’è nessun vincitore, ma l’ingiustizia genera la guerra. Né può esservi una pace dove manca la giustizia. Noi amiamo la vita e vogliamo vivere in pace e dignità come dice il poeta palestinese Mahmud Darwish:
ونحنايضانحبالحياةاذامااستطعنااليهاسبيل
"Anche noi amiamo la vita se ci lasciano trovarne la via".

1 novembre 2023