Il pogrom di Hamas solo nella mente sionista di Molinari e Mauro
 
Aveva iniziato l’11 ottobre il direttore di “la Repubblica” Maurizio Molinari con il suo pezzo titolato “Il pogrom jihadista contro la dignità degli esseri umani ”. Aveva proseguito l’editorialista del giornale fondato da Scalfari Ezio Mauro il 14 ottobre: “Quello messo in atto sabato 7 ottobre è un atto di violenza popolare contro gli ebrei, non per azioni e comportamenti specifici ma per ciò che sono e rappresentano, con l’obiettivo di distruggerli, negando le ragioni stesse della loro esistenza ”. Poi era arrivato il reportage del 22 ottobre di Molinari secondo cui “A due settimane dal progrom del 7 ottobre, Israele affronta la sua ora più difficile. Le atrocità di Hamas hanno risvegliato i fantasmi della Shoah ”. Infine il 30 ottobre l’ennesimo editoriale di Mauro, ancora più esplicito e mistificatorio: “Convinti di aver capito la lezione che viene dal passato, non credevamo che i nostri figli avrebbero vissuto la contemporaneità di un progrom, con i tagliagole che attaccano di notte per uccidere uomini, donne e bambini inermi, colpevoli soltanto di essere ebrei e per questo giustiziati come portatori di una colpa perenne, inestinguibile… Ma è inutile negare che nel massacro programmato dai terroristi di Hamas abbiamo intravisto – in diverse proporzioni e in tutt’altro contesto – la stessa scintilla dell’Olocausto con l’ebreo da annientare come perpetua e suprema missione, fuori dal tempo e indifferente allo spazio dove si compie. Certo, la Shoah parla attraverso la sua unicità che contiene il mistero dell’inconcepibile e fissa il limite supremo dell’abiezione: ma l’eccidio del 7 ottobre ha nel suo significato universale l’eco di quegli stessi propositi di annientamento e distruzione sul cui rigetto si è costruita la civiltà occidentale del Dopoguerra ”.
Proprio per queste ragioni anche il progrom di Hamas – continua Mauro - è un unicum dei nostri anni e non per il numero di vittime, che resta spaventoso: ma perché i morti non sono combattenti in azioni di guerra bensì civili, inseguiti e uccisi nella normalità della loro esistenza quotidiana, nell’esercizio personale delle scelte autonome, nella libertà delle piccole cose che è il tessuto pratico, concreto, del modo di vivere in democrazia ”. Perché così come “non ci possono essere dubbi sulla natura di Hamas, sui suoi metodi e sui suoi obiettivi, dichiarati. Le scelte sciagurate compiute dal governo di Israele sono un’altra cosa, fanno parte della politica e non di uno statuto di sterminio, meritano condanna e opposizione ma non possono diventare un elemento di giustificazione o un’attenuante ”.
Ossia per l'ex e l'attuale direttore di “Repubblica” i crimini spaventosi dei sionisti e nazisti di Israele, guidati dal nuovo Hitler Netanyahu, perpetrati contro un intero popolo per ben 75 anni sarebbero unicamente frutto di una “politica”, al massimo “contestabile” ma di fatto “legittima” e che in definitiva ci può stare. Nemmeno una parola di condanna dei crimini di guerra commessi dai boia di Tel Aviv e denunciati a più riprese persino dall’Onu e dal suo Segretario generale Guterres. Mentre la Resistenza e la guerra di resistenza guidata da Hamas e che raccoglie un intero arco di forze politiche e religiose palestinesi non può essere tollerata, equiparata ai più infami pogrom della storia, a partire dalla Shoah nazista. La realtà è che il “pogrom di Hamas ” è solo nella mente sionista di Molinari e Mauro, che hanno dato vita a uno stomachevole duetto sull’importanza e il peso delle morti. Quelle palestinesi una piuma, quelle israeliane un macigno. E una narrazione ad uso e consumo dell’imperialismo occidentale, che capovolge la verità e considera terrorista e tagliagole chi si oppone all’oppressione e schiavitù mentre considera civilizzatore e campione delle libertà chi occupa e invade militarmente un altro paese, tiranneggia, estromette e schiavizza un altro popolo, minaccia l'uso dell'atomica per cancellarlo fisicamente mentre compie crimini, quelli sì che ricordano le mostruosità naziste, che sono nient'altro che un genocidio.

8 novembre 2023