Alluvione in Toscana, morti, dispersi e devastazione
Sottovalutato dalle istituzioni borghesi il cambiamento climatico. Ridicolo stanziamento di 5 milioni di euro da parte del governo neofascista Meloni
Basta cementificazione, attuare i piani contro il dissesto idro-geologico. LA popolazione, tanti giovani e giovanissime e gli operai della ex-Gkn si mobilitano spontaneamente per aiutare gli alluvionati

Dal corrispondente del PMLI per la Toscana
Sono passati pochissimi mesi dalla devastante alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna e ancora una volta si contano i danni e soprattutto i morti. Questa volta la zona colpita dal violento maltempo è la Toscana.
Al momento in cui stiamo scrivendo sono 8 le vittime accertate nelle province di Prato, Firenze e Livorno, rispettivamente 2 a Montemurlo, 2 a Vinci, 1 a Rosignano Marittimo, 1 a Campi Bisenzio, 1 a Figline e 1 a Prato. Solo dopo cinque giorni è stato trovato il corpo dell'ultimo disperso. Circa 5.000 sono ancora isolati, circa 9.000 sono senza elettricità, ci sono problemi di potabilità dell'acqua in diverse zone. La parziale stima dei danni è di almeno 500 milioni di euro.
Nella notte tra il 2 e 3 novembre, a causa di intense precipitazioni e con venti anche a 120 Km orari, i fiumi soprattutto delle province di Firenze, Prato, Pistoia hanno rotto gli argini inondando tutto. In particolare il Bisenzio ha rotto gli argini devastando e allagando anzitutto Campi Bisenzio, già alluvionata nel 1991. Inondazioni anche a Cerreto Guidi, Carmignano, Prato, Montemurlo, Quarrata e nelle province di Pisa e Livorno. Critica anche la situazione nell'Alto Mugello, dove già si convive coi danni dell'alluvione di maggio, e anche nel Basso Mugello dove i fiumi sono stati lì lì per tracimare.
Chiusa l'autostrada A11 Firenze-Pisa, chiuso il tratto A1 tra Firenze e Pistoia, il palazzo comunale di Vaiano ha ospitato 200 passeggeri di un treno locale proveniente da Bologna rimasto bloccato alla stazione di Vaiano. Il Centro commerciale “i Gigli” di Campi Bisenzio, uno dei più grandi della Toscana, non solo è stato inondato ma ha dato riparo a centinaia di clienti e dipendenti rimasti bloccati. A Quarrata la biblioteca comunale con il suo patrimonio di libri è stata completamente danneggiata. Allagati gli ospedali a Prato e a Pontedera ma anche a Empoli e a Borgo San Lorenzo.
La scena che si è presentata venerdì 3 è stata apocalittica tra muri crollati, abitazioni e negozi invasi da fango e acqua, auto ribaltate e trascinate chissà dove, strade allagate, frane, tronchi d'albero ovunque. La memoria è tornata all'alluvione del 1966 che devastò Firenze. Ingenti danni alle coltivazioni e alle numerose fabbriche delle zone interessate.
La popolazione toscana, e non solo, proprio come nel 1966 con gli “angeli del fango”, tanti giovani e giovanissimi, si è subito mobilitata in autonomia per distribuire sacchi di sabbia e aiutare a spalare il fango soprattutto nella zona di Campi Bisenzio. Tanti hanno messo a disposizione le loro competenze da idraulico o elettricista così come molti ristoratori hanno offerto pasti caldi, c’è chi ha dato la possibilità di fare una doccia calda. Attivi fin da subito le operaie e gli operai della ex-Gkn che hanno utilizzato la loro idrovora e le loro braccia, così come i lavoratori in vertenza di Mondo Convenienza e l'associazionismo e i centri sociali, Cantiere sociale Camillo Cienguegos, Circolo Arci, Brigate di solidarietà Attiva, 70 giocatori della società Atletico Castello.
Forte la denuncia della popolazione che abbandonata a sé stessa ha dovuto acquistare pale, torce, stivali, sacchi e ripulire il fango, creare barriere anche in vista del nuovo allerta meteo nella notte tra sabato e domenica. Insufficiente la presenza dei soccorritori e degli aiuti, in alcune frazioni ancora non visti, proprio come denunciato a maggio dagli alluvionati dell'Emilia-Romagna. La storia si ripete e ovviamente gli anziani e le persone fragili sono quelle più in difficoltà. Anche i tifosi della Curva Fiesole della Fiorentina calcio si sono mobilitati richiedendo il rinvio di Fiorentina-Juventus: “Pretendiamo rispetto per le vittime, i familiari e chi ha perso tutto in poche ore e si trova ancora abbandonato, senza luce e gas”, ma la macchina da soldi del calcio capitalistico “moderno” ha rifiutato il rinvio.
Il PMLI esprime solidarietà e vicinanza alle popolazioni per questa ennesima tragedia. Siamo con chi ha perso tutto, dai propri cari all’abitazione al lavoro.
Il PMLI a Prato si è mobilitato al fianco della popolazione alluvionata di Campi Bisenzio e partecipa alle BSA (Brigate solidarietà attiva) organizzate dal Collettivo ex GKN, che sono impegnate in interventi di soccorso e sgombero in zone alluvionate e di raccolta e distribuzione di aiuti e generi di prima necessità.
Il dramma in corso non nasce dal nulla, ci sono precise responsabilità politiche. Il fatto è che le zone devastate dall'alluvione sono prevalentemente situate in aree tradizionalmente fragili e soggette a inondazioni, eppure il malgoverno che nella nostra regione è targato PD ha fatto nulla o poco per fronteggiare queste problematiche e ha cavalcato l'aggressione al territorio favorendo l'inaudito consumo di suolo, la cementificazione e lo sviluppo selvaggio di nuovi insediamenti industriali, commerciali e abitativi proprio là dove non si doveva. Dal Rapporto Ispra risulta che nel triangolo Firenze-Prato-Pistoia il consumo di suolo è stato fino al doppio della media nazionale, mentre Campi Bisenzio è stata nel 2022 la terza in Toscana per ettari “mangiati” e ad oggi ha una percentuale di suolo consumato del 32,39%. Come si fa a parlare di fatalità e di eventi imprevedibili? In Toscana come in Emilia-Romagna il PD ha favorito e non contrastato l'aggressione al territorio, preferendo nuovi insediamenti invece della difesa e del recupero e valorizzazione del patrimonio esistente.
Riteniamo ridicolo e insufficiente lo stanziamento da parte del governo neofascista Meloni di soli 5 milioni di euro, che sono briciole per chi ha perso casa, mezzi di trasporto e magari perderà il lavoro perché fabbriche e aziende sono irrimediabilmente danneggiate. Non dimentichiamo le promesse agli alluvionati dell'Emilia-Romagna che ancora stanno aspettando i sacrosanti indennizzi e con molti tuttora fuori dalle proprie abitazioni inagibili. L'elenco delle promesse e dei soldi mai stanziati è lungo e comprende anche i comuni dei terremotati mai ricostruiti.
La giustificazione del governatore della Toscana Eugenio Giani (PD) sul mancato “allerta rosso” della Protezione civile e soprattutto lo scarico di responsabilità su quest'ultima non può essere accettata: “Avevamo diffuso allerta arancione perché attendevamo una bomba d'acqua sulla Lucchesia, invece si è concentrata sulla valle d'Arno e del Bisenzio, ma grazie al lavoro di squadra e delle istituzioni e capacità d'intervento e reazione della nostra protezione civile siamo riusciti a far fronte a una situazione devastante” (sic!).
Come spiegato dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, “alla fine tra rosso e arancione cambia poco. Se si vanno a leggere gli impatti di un'allerta arancione prevede rischi per la vita umana e pericoli importanti”. Evidentemente alle istituzioni borghesi torna meglio intervenire sulle emergenze che sulla prevenzione. E’ un dato di fatto.
Fenomeni di questa intensità sono sempre più frequenti, ravvicinati e devastanti. Ci sono studi che evidenziano come la cementificazione e la mancata o cattiva cura dei torrenti anche piccoli e dei boschi favoriscono le tragiche inondazioni. Secondo dati riportati dal Cnr, da almeno 50 anni non pioveva con questa intensità in Toscana ma ben noti erano i rischi che correva il territorio già prima dell'alluvione.
Secondo i dati della piattaforma IdroGEO dell'Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca Ambientale) in Toscana quasi un milione di abitanti è esposto al rischio di alluvione e nella provincia di Prato, una delle più colpite, oltre 75mila abitanti sono a rischio. Arpat afferma che proprio nelle province di Prato, Pistoia e Livorno ci sono le percentuali più elevate di suolo consumato ossia dove si è verificata la perdita di risorse ambientali fondamentali originariamente agricole, naturali o seminaturali. Questo significa che i dati e la consapevolezza c'è ma che manca la volontà politica di risanare il territorio, attuare i piani di emergenza, di stanziare fondi sufficienti e lavorare affinché tragedie come queste non si verifichino.
I movimenti ambientalisti locali giustamente denunciano: “esistono leggi, promesse, pronunciamenti ufficiali sul consumo zero del suolo ma poi chi amministra a partire dalla giunta regionale a quella metropolitana di Firenze si comporta in maniera opposta… il progetto del nuovo aeroporto (proprio nella Piana fiorentina, ndc) prevede un'ulteriore impermeabilizzazione di suoli per oltre 140 ettari, oltre ai 100 esistenti, con ulteriori ed evidenti rischi idrogeologici”.
Nei primi sei mesi del 2023 si sono verificati ben 25 eventi relativi a frane, inondazioni e allagamenti, sempre secondo i dati raccolti e pubblicati dal Cnr (Centro nazionale di ricerca).
A causa del capitalismo e dell'imperialismo che sfruttano e devastano il pianeta ignorando qualsiasi allarme da decenni, il cambiamento climatico è una realtà e chi ne paga le terribili conseguenze sono le popolazioni.
È importante dare forza ai movimenti ambientalisti, in primo luogo per costringere le sorde e inette istituzioni locali, regionali e nazionali si diano una smossa per mettere finalmente in massima sicurezza i territori e garantiscano comunque adeguato supporto alle masse popolari in presenza di questi eventi. Quanti morti e devastazioni ancora ci devono essere?

8 novembre 2023