In tutto il mondo si moltiplicano le proteste degli ebrei antisionisti
 
Da quando è scoppiata la crisi di Gaza si moltiplicano in tutto il mondo, Israele compresa, le manifestazioni degli ebrei antisionisti che si oppongono all'esistenza dello Stato di Israele.
L'opposizione di una notevole parte dell'ebraismo mondiale all'ideologia politica sionista è da sempre una spina nel fianco per Israele, che non ha mai digerito il fatto che esistano movimenti ebraici importanti come Satmar e Neturei Karta che hanno fatto dell'opposizione al sionismo una vera e propria ragione di vita, o che siano esistiti prestigiosi studiosi di fede ebraica - come lo scomparso Giuseppe Hamadani Cohen, che fu rabbino capo dell'Iran e che definì spesso Israele uno “Stato antiebraico” – che erano in ottimi rapporti con il governo iraniano e che consideravano Israele un'aberrazione politica e religiosa, una vera e propria pietra d'inciampo ai danni dell'ebraismo.
Con il passare del tempo e con la moltiplicazione delle nefandezze del regime sionista l'opposizione antisionista ebraica a Israele si sta rafforzando ogni giorno di più.
In una nota ufficiale dello scorso 9 ottobre pubblicata sul proprio sito dal movimento ebraico ortodosso Neturei Karta – nato nel 1938 in opposizione al sionismo e oppositore dal 1948 dello Stato di Israele – si legge: “per oltre 75 anni lo Stato di Israele ha oppresso e terrorizzato il popolo palestinese, uccidendo senza pietà uomini, donne e bambini, espellendone centinaia di migliaia, rubando loro la terra e le case. Nel continuo tentativo di realizzare le proprie aspirazioni sioniste e colonialiste, lo Stato di Israele ha privato un intero popolo dei diritti umani fondamentali e ha attuato un sistema d’apartheid in cui i palestinesi non hanno alcun controllo e nemmeno voce in capitolo nella loro vita quotidiana”.
“L’esistenza dello Stato di Israele – prosegue il comunicato - è criminale, fondata e, ancora oggi, gestita da terroristi. La sua continua occupazione e le sue azioni selvagge vanno contro anche i più elementari standard di umanità e sono una colossale violazione dell’ebraismo”.
“Ebrei e arabi – conclude il comunicato, proponendo come soluzione un unico Stato palestinese dove possano vivere anche gli ebrei - hanno vissuto in pace in Palestina per secoli, come in tutte le altre terre arabe. Come ebrei, siamo e siamo stati estremamente grati per l’ospitalità accordataci in passato. Il conflitto attuale non è in alcun modo dovuto a differenze di religione, contrariamente alla narrazione sionista, che cerca di creare un cuneo tra ebrei e arabi. Questa fiducia storica, l’amicizia, il rispetto pacifico e la coesistenza sono stati distrutti dal sionismo e dall’occupazione sionista della Palestina e per decenni sono stati l’ostacolo alla pace. L’unica e sola soluzione è riconoscerne la causa principale – il sionismo – e lavorare per uno smantellamento pacifico e totale dello Stato di Israele, per restituire il controllo della terra ai suoi abitanti indigeni e ripristinare tutti i loro diritti. Solo allora potremo aspettarci il ripristino della pace che esisteva prima del sionismo”.
Hanno aderito a Neturei Karta alcuni tra i più noti studiosi ebrei a livello internazionale quali il rabbino statunitense Israele Davide Weiss (che attualmente dirige il movimento e che è in strettissimi rapporti con il dirigente politico di Hamas, Ismail Haniyeh), il rabbino britannico Aronne Cohen, il rabbino statunitense Davide Feldman e lo scomparso rabbino ungherese Mosè Dov Beck.
Lo scorso 16 ottobre a Gerusalemme un nutrito gruppo di ebrei ortodossi hanno marciato, sventolando bandiere palestinesi, per protestare contro il trattamento che il regime sionista riserva agli arabi che vivono nella Striscia di Gaza, nella Cisgiordania e nelle Alture del Golan: la polizia israeliana ha reagito con estrema durezza disperdendo la manifestazione, picchiando numerosi manifestanti e rincorrendone altri fino alle loro case e perfino dentro una sinagoga.
Lo scorso 18 ottobre a Washington un migliaio di ebrei antisionisti, appartenenti alle due associazioni pacifiste Jewish Voice for Peace e If Not Now, sono entrati all'interno del Cannon House Office Building, dove si trovano alcuni uffici del Congresso degli Stati Uniti, per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e la fine degli attacchi israeliani sull'enclave palestinese.
Con magliette nere con scritto “not in our name" (ossia “non nel nostro nome”) gli ebrei antisionisti si sono seduti a terra battendo le mani, intonando canti religiosi ebraici ebraiche e alzando striscioni dove era scritto “gli ebrei dicono ora il cessate il fuoco”. Alcuni rabbini hanno poi suonato lo shofar, il tradizionale corno di montone utilizzato nelle funzioni più solenni della liturgia ebraica.
La polizia di Washington ha tentato quindi di fare sgomberare, inutilmente, l'edificio dove ha in seguito fatto irruzione arrestando 300 attivisti, tra i quali 20 rabbini.
La rabbina Linda Holtzman, scrittrice e membro del Consiglio rabbinico di Jewish Voice for Peace, ha detto a un giornalista che l'ha intervistata: “mentre si diffondono notizie di violenza e perdita di vite umane palestinesi e israeliane, dobbiamo essere chiari: questo è il risultato diretto di decenni di occupazione israeliana e di apartheid su milioni di palestinesi. Da quando è iniziata quest’ultima escalation di violenza, i funzionari del governo israeliano, compreso il primo ministro Netanyahu, hanno apertamente dichiarato la loro intenzione di devastare Gaza, senza riguardo per la vita dei civili, compresi gli ostaggi israeliani. Nonostante ciò, l’amministrazione Biden ha già iniziato a inviare maggiore sostegno militare al governo israeliano, che dovrebbe includere munizioni per aerei da combattimento e altre armi. L’invio di armi e sostegno militare al governo israeliano quando i suoi leader dichiarano pubblicamente le loro intenzioni violente sta consapevolmente facilitando la punizione collettiva e i crimini di guerra”.
Questa è stata sicuramente la protesta più eclatante degli ebrei che si oppongono all'esistenza dello Stato di Israele, ma, come si è visto, non è stata certo l'unica.
Assai critico nei confronti di Israele è anche il rabbino pacifista e antisionista israeliano Geremia Milgrom, cofondatore dell’iniziativa interreligiosa Clergy for Peace nonchè componente del direttivo di Rabbis for Human Rights, associazione israeliana fondata nel 1988 in risposta alle violazioni dei diritti umani nei territori occupati alla quale aderiscono oltre un centinaio di rabbini antisionisti israeliani. Il rabbino Milgrom ha pubblicato, insieme ad altri gruppi della società civile israeliana, una lettera aperta sul quotidiano Haaretz, nella quale si denuncia la situazione umanitaria a Gaza e si accusa apertamente il governo israeliano di essere l'unico responsabile dello stato di tensione che ha portato agli attacchi palestinesi del 7 ottobre. Milgrom, nella sua lettera aperta, ha condannato senza mezzi termini l'oppressione del governo israeliano nei confronti dei palestinesi della Cisgiordania, lasciata a suo avviso in balia della violenza dei coloni ebrei dei kibbutz, e anche nei confronti degli stessi arabi israeliani, dei quali egli lamenta le discriminazioni continue.
Finora si sono ascoltate soprattutto le voci antisioniste provenienti dall'ebraismo religioso, ma ci sono anche importantissime prese di posizione antisioniste da parte di intellettuali ebrei laici, che prendono le distanze dal regime sionista in modo non meno netto di quanto non facciano i rabbini e gli attivisti religiosi.
La prima di queste voci è quella dello storico israeliano Ilan Pappé, che ha volontariamente lasciato il territorio israeliano proprio a causa delle sue posizioni antisioniste e filopalestinesi, non esitando a definire le operazioni militari israeliane in corso un “genocidio contro il popolo di Gaza“ e a denunciare come la causa degli attuali avvenimenti sia “la natura coloniale del sionismo“.
Pappè dimostra che tra il 1947 e il 1948 ci fu in Palestina una vera e propria pulizia etnica ai danni degli arabi e sostiene che lo Stato di Israele vada sostituito con uno Stato binazionale dove trovino posto sia ebrei sia arabi, caldeggiando anche il diritto al ritorno dei profughi palestinesi nei territori ora occupati da Israele. Pubblichiamo a parte la sua lettera aperta ai cittadini ebrei di Israele apparsa sul quotidiano The Palestine Chronicle il 10 ottobre 2023.
Un'altra voce dell'ebraismo antisionista laico è quella di Salomone Sand, il quale ha ripetutamente smascherato l'ideologia sionista bollando come mito la diaspora ebraica (ossia il completo abbandono della Palestina tra il I e il II secolo e.v. da parte degli ebrei etnici) e dimostrando sia che gli ebrei moderni sono il frutto di conversioni di interi popoli a quella fede nel corso dei secoli sia che i veri discendenti degli antichi ebrei etnici sono gli attuali palestinesi.
Noi marxisti leninisti siamo al fianco di questi ebrei democratici antisionisti.

8 novembre 2023