Israele nazisionista prosegue nel genocidio del popolo palestinese
Il nuovo Hitler Netanyahu invade, strangola e rade al suolo Gaza
Al vertice di Riad il mondo arabo e islamico condanna l’aggressore sionista e nazista israeliano ma non va fino in fondo. Hamas saldamente alla testa della Resistenza palestinese. Raisi: “Baciamo le mani dei combattenti di Hamas per la loro resistenza”
Nasrallah: “L’operazione del 7 ottobre è il più significativo, il più grande e il più glorioso episodio nella storia della resistenza e nella lotta di questa nazione contro il nemico sionista”
 
Criminali, belve, assassini. Tutte le più spregevoli definizioni non bastano a etichettare l’operato dei sionisti e nazisti israeliani guidati dal nuovo Hitler Netanyahu, intenti a radere al suolo Gaza e la Palestina occupata. "Non ci sono pressioni internazionali che ci faranno cambiare idea sulla necessità di proteggere noi stessi. Quando Hamas sarà sradicata, Israele manterrà il controllo di sicurezza nella Striscia", così ha dichiarato il boia premier israeliano Netanyahu l’11 novembre in conferenza stampa. In barba alle condanne internazionali che per fortuna piovono a grappoli sul governo di Tel Aviv.
"Mentre parliamo, gli ospedali sono diventati il primo obiettivo di Israele. Le bombe arrivano ovunque, scuole, macchine, ospedali, campi profughi, strutture ONU. Fermate il massacro; e l'Oms può e deve agire ora per fermare questi massacri". Lo aveva detto il giorno prima l'ambasciatore palestinese all'ONU, Ryand Mansour, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. "Cosa ricorderà questa generazione di Gaza? Gli orrori, i massacri, i camion che trasportavano persone, corpi senza vita e speranze infrante", aveva aggiunto.
I numeri che accompagnano morte e distruzione sono impressionanti. Il ministero della Sanità palestinese di Hamas ha annunciato il 12 novembre che 11.078 persone sono state uccise nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza dall'inizio della guerra il 7 ottobre. Tra i decessi registrati finora ci sono 4.506 minori e 3.027 donne. Inoltre, 27.490 persone sono rimaste ferite. È salito ad almeno 50 morti il bilancio delle vittime di un raid israeliano che ha preso di mira il 10 novembre la scuola Al-Buraq nel quartiere di Al-Nasr di Gaza. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa secondo cui a perdere la vita sono stati soprattutto donne, bambini e anziani, i cui corpi sono stati estratti dalle macerie dell'istituto. Intanto sono almeno 30 i palestinesi uccisi e decine i feriti nel raid israeliani dell’8 novembre sul campo profughi di Jabalia, nel Nord della Striscia di Gaza.
Sono "39 i bambini che erano ricoverati in terapia intensiva e di cui tre sono morti nell'ospedale di al-Shifa per carenza di ossigeno" a causa della "assenza di carburante" determinata dall'assedio israeliano sulla Striscia di Gaza. Lo ha denunciato in una conferenza stampa l’11 novembre la ministra della Sanità dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) ed ex ambasciatrice in Italia Mai Alkaila. "Gli attacchi agli ospedali affollati di civili che hanno bisogno di cure urgenti e cercano un riparo sono aberranti e non possono mai essere giustificati. I bambini malati di cancro, i pazienti attaccati ai respiratori o in terapia intensiva non possono fuggire. Sparare indiscriminatamente sui civili negli ospedali non è solo un crimine di guerra, è disumano. I leader mondiali non possono continuare a restare indifferenti di fronte a quanto sta accadendo. Serve un immediato cessate il fuoco per porre fine a questo atroce e incessante spargimento di sangue, garantendo la sicurezza dei civili". Lo ha detto, Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.
Il bombardamento diffuso e sistematico delle abitazioni e delle infrastrutture civili a Gaza costituisce un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità. Lo afferma Balakrishnan Rajagopal, relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alloggio, sottolineando che circa il 50% di tutte le unità abitative sono state distrutte o danneggiate durante i raid israeliani durati un mese. "Condurre le ostilità con la consapevolezza che distruggeranno e danneggeranno sistematicamente abitazioni e infrastrutture civili - rendendo un'intera città come Gaza City inabitabile per i civili - è un crimine di guerra", ha affermato Rajagopal. Quando tali atti sono "diretti contro una popolazione civile, costituiscono anche crimini contro l'umanità", ha sottolineato.
Le continue interruzioni dell'elettricità e gli attacchi a cui sono sottoposti molti degli ospedali nella Striscia di Gaza rischiano di trasformarli in obitori: è l'avvertimento dell'organizzazione Medici senza frontiere, che chiede un cessate il fuoco immediato per evitare questo rischio. "Se non agiamo ora, se non fermiamo immediatamente questo bagno di sangue con un cessate il fuoco o almeno un'evacuazione sanitaria dei pazienti, questi ospedali diventeranno dei veri e propri obitori", secondo MSF.
I neonati dell'ospedale di al-Shifa sono stati trasferiti nella notte del 12 novembre in un'altra ala del complesso del grande nosocomio di Gaza dopo che l'unità neonatale è rimasta senza ossigeno. Lo ha detto alla Cnn il direttore generale del ministero della Sanita di Gaza, Munir al Bursh. I piccoli, ha detto al Bursh sono stati trasportati in braccio fuori dalle incubatrici e portati in un'ala dell'ospedale dove funzionano gli erogatori di ossigeno. L'erogazione di ossigeno si è fermata dopo che un generatore è stato colpito nei combattimenti e ciò ha portato alla morte di tre neonati a partire da venerdì notte, ha aggiunto al Bursh. Lo staff dell'ospedale afferma che al-Shifa è assediato e gli israeliani non ne permettono l'evacuazione.
Ma per gli imperialisti occidentali tutto ciò non basta. Il cancelliere socialdemocratico tedesco, Olaf Scholz, il 12 novembre ha detto di essere contrario ad un cessate il fuoco “immediato” fra Israele e Hamas a Gaza. “Ammetto tranquillamente che non penso che gli appelli per un immediato cessate il fuoco o per una lunga pausa (nei combattimenti), che sono poi più o meno la stessa cosa, siano giusti. Perché questo significherebbe per Israele lasciare a Hamas la possibilità di rimpiazzare o di ottenere nuovi missili”, ha dichiarato il cancelliere socialdemocratico, intervenendo a un dibattito politico regionale a Francoforte.
Aumentano intanto le crepe nel regime israeliano. Mentre il nuovo Hitler Netanyhau è sempre più contestato dalla piazza, l’11 novembre a Nazareth la polizia ha fatto irruzione nella sede del partito ebraico-arabo Hadash, sporcandone i muri con uno spray di vernice e stracciando diversi manifesti. "La polizia di Ben Gvir (ministro della Sicurezza nazionale, falco di estrema destra, ndr) - si legge in una nota di Hadash riportata da Times of Israel - prosegue la persecuzione politica e cerca di intimidire e mettere a tacere l'opinione pubblica araba e degli altri che si oppongono alla guerra". Il giorno prima erano finiti agli arresti diversi esponenti della comunità araba. "Non cederemo a queste provocazioni - prosegue la nota - e continueremo a guidare la lotta arabo-ebraica contro il fascismo, la guerra e la persecuzione".
Più di 750 giornalisti appartenenti a decine di testate - inclusi il Washington Post, il Boston Globe e il Guardian - hanno firmato una lettera aperta che condanna l'uccisione di report da parte di Israele ed esorta i media occidentali all'integrità nella copertura della guerra contro Hamas. "Scriviamo per chiedere la fine delle violenze contro i giornalisti a Gaza e per chiedere ai leader delle redazioni occidentali di essere accurati nella copertura delle ripetute atrocità di Israele contro i palestinesi", si legge nella lettera riportata dai media americani e che accusa Israele di "soppressione su vasta scala della parola". Nella lettera si osserva come le parole "apartheid", "pulizia etnica" e "genocidio" dovrebbero essere usate per descrivere il trattamento dei palestinesi da parte di Israele.
Continuano grandi, imponenti e combattive le manifestazioni in tutto il mondo a sostegno della causa palestinese. La manifestazione più imponente è stata quella dell’11 novembre a Londra, con 1 milione di partecipanti. Ma altre decine di migliaia di persone hanno manifestato a Parigi (17 mila secondo le stime della polizia) e Bruxelles (fra 20 mila e 40 mila). Migliaia di manifestanti pro-palestinesi hanno causato la chiusura temporanea di Grand Central Station a New York. Il comune denominatore delle proteste è stato per tutti la richiesta di un immediato cessate il fuoco e libertà per la Palestina. Nel nostro Paese cortei e presidi a Milano, Roma e Genova.

Hamas e la resistenza palestinese
L'obiettivo di Israele di eliminare Hamas "non si realizzerà" perché il movimento islamista che controlla la Striscia di Gaza non è una semplice organizzazione militare, ma è "anche un'idea". Lo ha affermato il 9 novembre il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, durante la conferenza a Parigi sugli aiuti umanitari a Gaza. Nel suo intervento Shtayyeh ha accusato Israele di aver scatenato una guerra "contro tutti i palestinesi", violando il diritto internazionale sui diritti umani e, allo stesso tempo, commettendo "crimini di guerra". "Gli israeliani non vogliono alcun cessate il fuoco perché oggi sono in uno spirito di vendetta", ha detto il primo ministro dell'Anp, aggiungendo che ciò che serve è "un intervento internazionale per esercitare una pressione seria su Israele".
"L'operazione di resistenza ha sventato il tentativo di Israele di penetrare nella regione e di violare i diritti dei palestinesi sotto la copertura della normalizzazione", aveva detto il giorno prima uno dei leader di Hamas Hamdan. Alla domanda se Hamas rifarebbe la stessa operazione contro gli israeliani, ha risposto: "Siamo un movimento di resistenza e finché ci sarà l'occupazione continueremo la nostra lotta". E ha ricordato che "il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu "sta lavorando per porre fine alla causa palestinese". Il rappresentante di Hamas ha ribadito che il 7 ottobre l'intenzione fosse quella di prendere in ostaggio solo i soldati israeliani, mentre i civili vengono presi in ostaggio da "altri". Era necessario "cambiare l'intera equazione e non solo avere uno scontro. Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese, e ora nessuno nella regione è più tranquillo": così Khalil al-Hayya, altro alto dirigente di Hamas, ha spiegato in una intervista al New York Times da Doha lo scopo dell'attacco senza precedenti in Israele. "Spero che lo stato di guerra con Israele diventi permanente su tutti i confini e che il mondo arabo sia al nostro fianco", gli ha fatto eco Taher El-Nounou, consigliere per i media di Hamas.

Il vertice di Riad
Significativamente l’11 novembre il mondo arabo e islamico si è riunito a Riad, in Arabia Saudita. Inizialmente era prevista la partecipazione dei soli 22 membri della Lega Araba, ma l'incontro è stato poi allargato all'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), un'associazione più ampia di 57 Stati a maggioranza musulmana a cui appartengono i Paesi della Lega Araba.
La dichiarazione finale ha respinto le affermazioni sioniste secondo cui Israele starebbe agendo per autodifesa e ha chiesto che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adotti “una risoluzione decisiva e vincolante” per fermare l’”aggressione”. Ha anche chiesto la fine della vendita di armi a Israele e respinto qualsiasi futura soluzione politica al conflitto che manterrebbe Gaza separata dalla Cisgiordania. Tuttavia la bozza più giusta, corretta e appropriata proposta da diversi paesi, tra cui Iran, Algeria e Libano, avrebbe chiesto di impedire il trasferimento di attrezzature statunitensi a Israele dalle basi nei paesi arabi; chiamato a congelare tutti i legami diplomatici ed economici con Israele; minacciato di usare il petrolio come leva per fare pressione su Israele; impedire a Israele di usare lo spazio aereo dei paesi arabi; formare una missione congiunta per fare pressione sulle nazioni occidentali per un cessate il fuoco. I paesi che hanno votato contro tali clausole sono stati Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Sudan, Marocco, Mauritania e Gibuti. Osama Hamdan, rappresentante di Hamas, ha criticato l'esito del vertice arabo-islamico di Riad. Le critiche sono dovute alla mancanza di “misure efficaci e meccanismi immediati per fermare la guerra contro il nostro popolo”. Lo riporta al Jazeera. “Ci aspettavamo che i nostri fratelli arabi e musulmani usassero tutta la loro forza politica ed economica per fare pressione su Washington affinché fermasse immediatamente l'aggressione contro civili e bambini”, ha detto il 12 novembre in una conferenza stampa a Beirut.
Nella dichiarazione finale del vertice i 57 paesi esprimono la “posizione comune nel condannare la brutale aggressione israeliana contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, compreso Al-Quds Al-Sharif ”. Affermano “di affrontare insieme questa aggressione e la catastrofe umanitaria che provoca. Cerchiamo di fermare e porre fine a tutte le pratiche illegali israeliane che perpetuano l’occupazione e privano il popolo palestinese dei suoi diritti, in particolare del diritto alla libertà e ad avere uno Stato sovrano indipendente su tutto il suo territorio ”. Per questo decidono di “Condannare l’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza e i crimini di guerra, nonché i massacri barbari, inumani e brutali commessi dal governo di occupazione coloniale contro la Striscia e il popolo palestinese nella Cisgiordania occupata… Rompere l’assedio di Gaza e imporre l’ingresso immediato nella Striscia di Gaza di convogli di aiuti umanitari arabi, islamici e internazionali, compresi cibo, medicine e carburante ”.
La dichiarazione finale di Riad invita “tutti i paesi a smettere di esportare alle autorità di occupazione armi e munizioni che vengono utilizzate dal loro esercito e dai coloni terroristi per uccidere il popolo palestinese e distruggere le loro case, ospedali, scuole, moschee, chiese e tutte le loro capacità. Chiediamo al Consiglio di Sicurezza di approvare tempestivamente una risoluzione che condanni la barbara distruzione degli ospedali nella Striscia di Gaza da parte di Israele, l’ostruzione di medicinali, cibo e carburante e l’interruzione di servizi cruciali come elettricità, acqua, comunicazioni e accesso a Internet. Questi atti di punizione collettiva equivalgono a crimini di guerra secondo il diritto internazionale. Sottolineiamo la necessità di imporre questa risoluzione a Israele, la potenza occupante, per garantire il rispetto delle leggi internazionali e per cessare immediatamente queste misure barbare e disumane. Sottolineiamo la necessità di eliminare il blocco che Israele impone da anni alla Striscia di Gaza. Invitiamo il Procuratore della Corte Penale Internazionale a completare le indagini sui crimini di guerra e contro l’umanità commessi da Israele contro il popolo palestinese in tutti i territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”.
I 57 paesi arabi e islamici invitano “gli Stati membri dell’OIC e della Lega Araba a esercitare pressioni diplomatiche, politiche e legali e a intraprendere qualsiasi azione deterrente per fermare i crimini commessi dalle autorità di occupazione coloniale contro l’umanità. Condannare i doppi standard nell’applicazione del diritto internazionale; avvertono che questa dualità mina seriamente sia la credibilità dei paesi che proteggono Israele dal diritto internazionale e lo pongono al di sopra della legge, sia la credibilità dell’azione multilaterale, mettendo in luce la selettività nell’applicazione del sistema dei valori umanitari; e sottolineano che le posizioni dei paesi arabi e islamici saranno influenzate da tali doppi standard che porteranno a una spaccatura tra civiltà e culture. Rifiutare completamente e assolutamente, oltre ad opporsi collettivamente, qualsiasi tentativo di spostamento forzato, deportazione o esilio, individuale o di massa, del popolo palestinese sia all’interno della Striscia di Gaza, in Cisgiordania, inclusa Al-Quds (Gerusalemme), o al di fuori dei suoi territori verso qualsiasi destinazione, considerandola una linea rossa e un crimine di guerra. Condanniamo le operazioni militari lanciate dalle forze di occupazione contro le città e i campi palestinesi; denunciare il terrorismo dei coloni; ed esortare la comunità internazionale a inserire questi gruppi e organizzazioni nelle liste del terrorismo globale, in modo che il popolo palestinese possa godere di tutti i diritti concessi ad altre nazioni, compresi i diritti umani, il diritto alla sicurezza, all’autodeterminazione, alla realizzazione dell’indipendenza del proprio Stato sulla loro terra e la fornitura di protezione internazionale per loro.
Condanniamo i discorsi di odio estremista e razzista e le azioni dei ministri del governo di occupazione israeliano, inclusa la minaccia di un ministro di usare armi nucleari contro il popolo palestinese a Gaza... Condanniamo l’uccisione di giornalisti, bambini e donne, la presa di mira di medici e l’uso del fosforo bianco vietato a livello internazionale negli attacchi israeliani alla Striscia di Gaza e al Libano; Sottolineiamo che il fallimento nel risolvere la causa palestinese per più di 75 anni, la mancanza di risposta ai crimini dell’occupazione coloniale israeliana, le sue politiche deliberate che minano la soluzione dei due Stati attraverso la costruzione e l’espansione degli insediamenti, insieme al sostegno incondizionato a Israele e alla sua protezione da responsabilità, così come ignorare i continui avvertimenti sui pericoli derivanti dall’ignorare questi crimini e le loro gravi implicazioni sulla sicurezza e la pace internazionali, ha portato a un grave deterioramento della situazione. Rifiutiamo qualsiasi proposta che perpetui la separazione di Gaza dalla Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, e sottolineiamo che qualsiasi approccio futuro a Gaza deve rientrare nel quadro del lavoro verso una soluzione globale che garantisca l’unità di Gaza e della Cisgiordania come parte dello Stato palestinese, che deve materializzarsi come entità libera, indipendente e sovrana con capitale a Gerusalemme Est, ai confini del 4 giugno 1967 ”.
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, organizzatore del vertice e sovrano de facto del regno del Golfo, ha affermato che “Siamo certi che l’unico modo per garantire la sicurezza, la pace e la stabilità nella regione è porre fine all’occupazione, all’assedio e agli insediamenti”, di Israele a Gaza e in Cisgiordania.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, nel suo primo viaggio in Arabia Saudita da quando i due paesi hanno riallacciato le relazioni diplomatiche a marzo, ha detto che i paesi islamici dovrebbero considerare l’esercito israeliano come “organizzazione terroristica” per la sua condotta a Gaza. Per il presidente iraniano l’unica soluzione al conflitto è uno stato palestinese dal “fiume al mare”, che significa l’eliminazione dello Stato di Israele. “Gli Stati Uniti hanno impedito la tregua a Gaza e stanno espandendo la portata della guerra”, ha detto Raisi prima di partire da Teheran. “Peccato che i paesi occidentali, che parlano sempre di diritti umani e libertà, rimangano in silenzio di fronte ai massacri in corso in Palestina… Non c’è altro modo che resistere a Israele, baciamo le mani dei combattenti di Hamas per la loro resistenza”.
Dieci "soluzioni urgenti" e "suggerimenti" da prendere "a favore della nazione palestinese" sono stati evidenziati altresì dal presidente iraniano durante un colloquio avuto con l'erede al trono saudita Salman, a margine del vertice OCI-Lega Araba a Riad. Secondo quanto riportano i media ufficiali della Repubblica islamica, Raisi ha auspicato, tra le altre cose, la fine degli attacchi a Gaza, la revoca totale dell'"assedio" attraverso la riapertura del valico di Rafah ed il ritiro immediato dell'"esercito sionista" da Gaza. Raisi ha anche chiesto di "armare il popolo palestinese per affrontare l'occupante guerrafondaio nel caso in cui l'occupazione continui", "il boicottaggio dei beni sionisti", l'interruzione da parte dei Paesi islamici di ogni legame politico con il "regime sionista" e la creazione di un tribunale che indaghi su quanto accaduto a Gaza e "persegua i funzionari israeliani e americani per aver partecipato a questo crimine".
Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, da parte sua, ha detto che Washington ha “la più grande influenza su Israele” e “ha la responsabilità dell’assenza di una soluzione politica” al conflitto. Ha affermato che i palestinesi stanno subendo un “genocidio” per mano di Israele e ha esortato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a intervenire per fermare l’offensiva a Gaza. “Non accetteremo soluzioni militari e di sicurezza dopo che le autorità dell’occupazione hanno minato la soluzione dei due Stati sostituendola con l’approfondimento degli insediamenti, della politica di annessione, della pulizia etnica e della discriminazione razziale in Cisgiordania e Gerusalemme”, ha aggiunto.
Il presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sissi ha chiesto un cessate il fuoco immediato nel conflitto, condannando la “punizione collettiva a Gaza. La comunità internazionale ha la responsabilità di un cessate il fuoco a Gaza. Chiediamo la fine dello sfollamento forzato dei residenti di Gaza e l’ingresso di aiuti umanitari”, ha detto sottolineando la necessità di una soluzione a due stati e un’indagine sulle presunte violazioni del diritto internazionale nell’enclave.
Una conferenza di pace internazionale per trovare una soluzione permanente al conflitto tra Israele e palestinesi è stata chiesta dal presidente turco Erdogan. "Ciò di cui abbiamo bisogno a Gaza non sono pause di un paio d'ore, ma piuttosto un cessate il fuoco permanente". "Il nemico ha mostrato la sua vera natura… Interrompere tutti i rapporti diplomatici con Israele è il minimo che possiamo fare" e anche "la più importante azione politica", ha dichiarato il presidente siriano Assad.

Il secondo discorso di Nasrallah
L’11 novembre intanto è tornato a parlare alla TV di Stato libanese il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah durante una commemorazione per i martiri del partito, componente importante della Resistenza palestinese. Un discorso importante, sia perché infonde fiducia e stimoli alla lotta di liberazione del popolo palestinese, sia perché ha rilevato notizie inedite che i sionisti e nazisti di Tel Aviv celano tanto quanto i loro protettori imperialisti americani e occidentali: "La vittoria sta arrivando. Le nostre generazioni future saranno testimoni della liberazione di al-Quds (Gerusalemme, ndr) e pregheranno ad al-Aqsa. Dobbiamo solo essere responsabili per arrivare alla fine del cammino ", ha affermato il Segretario generale di Hezbollah. "Il nemico è in difficoltà e questo è chiaro. La mattina Netanyahu dice una cosa, il pomeriggio un'altra ", ha proseguito Nasrallah, che ha parlato dei "fattori " che porteranno alla "sconfitta del nemico ", citando "l'incapacità di sottomettere la popolazione di Gaza, il fallimento in termini di opinione pubblica, il timore di un allargamento dei fronti, la pressione economica diretta e indiretta contro questa entità, gli sfollati (israeliani, ndr) e la pressione delle famiglie dei prigionieri a Gaza ".
"Ci sono operazioni (militari contro Israele) che non abbiamo mai rivelato ai media, come il lancio di droni di sorveglianza nei cieli della Palestina occupata e in particolare su Haifa. Alcuni di questi droni tornano con le immagini, altri no, ma consumano i missili della contraerea del nemico. Ogni giorno lanciamo due o tre droni spia ma non ne parliamo nei nostri comunicati ".
"Agli americani dico che se volete che il secondo fronte (siro-iracheno-yemenita) cessi le operazioni militari (contro di voi), voi dovete cessare l'aggressione su Gaza… Uno degli obiettivi principali del nemico va oltre la vendetta. Vogliono sottomettere i palestinesi, i libanesi e tutte le popolazioni della regione". "L'offensiva israeliana contro la popolazione di Gaza, inclusi i bambini, donne e anziani dimostra che non c'è più differenza tra quello che è lecito e ciò che illecito", ha aggiunto Nasrallah, e "che il nemico israeliano è capace di vendicarsi senza limiti morali, legali o umanitari. Tutti questi crimini di guerra e questa ferocia contro Gaza, un'enclave sotto assedio, giorno e notte non ci sono più limiti" , ha aggiunto.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una serie di minacce da Netanyahu, Gallant e Gantz. Continueremo su questa strada. Ogni giorno conduciamo le nostre valutazioni. Il nostro fronte rimarrà un fronte di pressione… Senza dubbio, la scorsa settimana ha visto un miglioramento delle operazioni, sia qualitativamente che in termini di numero di operazioni e qualità dei missili che usiamo, in particolare il missile Burkan che trasporta un carico utile tra 300 kg e 500 kg. Immaginate mezzo tonnellata di esplosivi che cadono sulla testa del nemico. Dopo il mio discorso di venerdì scorso, le operazioni militari quotidiane sono continuate nonostante tutte le misure preventive prese dal nemico. La Resistenza persiste. Nonostante i droni armati del nemico. Questo è un fattore nuovo, ma non impedisce la continuazione delle operazioni ”.
Per il leader di Hezbollah “Il tempo è necessario per i movimenti di resistenza. Il tempo aiuta a infliggere la sconfitta agli occupanti. Non sono io ad annunciare una misura e poi i fratelli la implementano. I fratelli guidano l’azione sul terreno, e poi esprimiamo la nostra posizione. Il terreno ha la precedenza… Il nostro obiettivo finale è quello di distruggere totalmente il nemico. Le lotte a Gaza sono molto difficili. I combattenti perdono i loro parenti e le loro case. Nonostante questo, combattono con coraggio. Affrontano carri armati, veicoli blindati, soldati. Oggi, i più forti battaglioni israeliani stanno combattendo a Gaza e questo dimostra la debolezza di Israele ”. “La cosa più importante al momento – ha concluso Nasrallah - è il cambiamento dell’opinione mondiale su Israele, che sta uccidendo migliaia di bambini e donne. Questa trasformazione è nell’interesse della Resistenza, del suo progetto e della popolazione di Gaza, soprattutto attraverso manifestazioni a Washington, Londra, New York. Il tempo sta mettendo sotto pressione il nemico… Coloro che possono fermare questa aggressione sono quelli che la guidano. Sono gli americani… L’operazione del 7 ottobre è il più significativo, il più grande e il più glorioso episodio nella storia della Resistenza e nella lotta di questa nazione contro il nemico sionista ”.

15 novembre 2023