Indagine Eurostat sulle condizioni di vita in Europa
Il 63% delle famiglie non ce la fa ad arrivare alla fine del mese
Il 26,3% delle famiglie con figli a carico è a rischio di povertà ed esclusione sociale

Mentre il governo neofascista Meloni continua ad affamare il popolo, i lavoratori e i pensionati e con la Finanziaria 2024 si appresta a varare nuovi tagli alla sanità, all'assistenza sociale, ai Comuni e alle Regioni, la stragrande maggioranza delle famiglie italiane di estrazione operaia e proletaria stentano sempre più a mettere insieme il pranzo con la cena e sopravvivono con l'incubo quotidiano di cadere da un momento all'altro in condizioni di povertà assoluta e a forte rischio di marginalizzazione e esclusione sociale.
Questa è la drammatica realtà che emerge dalla prima indagine di Eurostat sulle condizioni di vita delle persone e delle famiglie in Europa, “Key figures on European living conditions”.
I dati sono riferiti all'anno solare 2022, sono stati pubblicati il 21 ottobre scorso e ci dicono che l’Italia è tra i Paesi europei in cui le famiglie fanno più fatica ad arrivare alla fine del mese.
L'indagine di Eurostat ha suddiviso in sei categorie la capacità delle famiglie europee di arrivare alla fine del mese con una classificazione che va da “molto facilmente” a “con grandi difficoltà”.
Dai dati emerge che a fronte di una media Ue del 45,5%, in Italia le famiglie che dichiarano di avere “difficoltà” ad arrivare a fine mese sono oltre il 63%. Con una quota del 6,9% di queste che denuncia “grandi difficoltà”, mentre il 15,4% addirittura ha “difficoltà” a scaldarsi e a curarsi e il 41,7% che presenta “qualche difficoltà” per far quadrare i conti.
L’indagine Eurostat prende in considerazione indicatori standardizzati sulle condizioni sociali, di vita e di lavoro di ognuno dei 31 paesi europei tra cui: il reddito e le diseguaglianze socio-economiche che determinano il rischio di povertà o di esclusione sociale, le condizioni di deprivazioni materiali, sociali e culturali, l’intensità e la continuità di lavoro, la composizione dei nuclei familiari (presenza di bambini, nuclei con bassa intensità di lavoro e rischi di povertà lavorativa sono tutti elementi collegati), disabilità e condizioni di salute (con particolare riferimento all’auto-percezione della salute, le aspettative di vita, le limitazioni ad attività che danno soddisfazioni di vita, che sono indicatori di crescente importanza).
Uno di questi indicatori è ad esempio il (purchaising power standards, PPS) che è l'indicatore standard del potere d’acquisto dei salari e tiene conto delle differenze dei prezzi tra i diversi Paesi per la determinazione del reddito di ogni singolo abitante o famiglia europea. Dall'indagine risulta ad esempio che nel 2022, il reddito mediano annuo disponibile per abitante europeo era di 18.706 PPS. Ed è risultato che i livelli più alti di PPS sono tutti appannaggio degli Stati europei occidentali e nordici, mentre i livelli più bassi si trovano in tutti gli Stati del Sud-Est e del Baltico.
I valori di PPS variano da 9.671 per abitante in Bulgaria a 25.437 PPS per abitante nei Paesi Bassi e addirittura 33.214 in Lussemburgo.
L’Italia si trova nel gruppo di Paesi a più basso PPS e ben al di sotto della media UE.
Un altro indicatore è il rischio di povertà e di esclusione sociale ed è calcolato prendendo a riferimento tre diverse misure combinate: 1) persone a rischio di povertà con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di rischio di povertà, fissata al 60 % del reddito nazionale, al netto dei trasferimenti sociali; 2) persone che vivono gravi privazioni materiali e sociali, cioè che non possono permettersi almeno 7 dei 13 voci di beni o servizi che sono considerati dalla maggior parte delle persone desiderabili o addirittura necessari per condurre una vita dignitosa; 3) persone (con meno di 65 anni) che vivono in una famiglia con un’intensità lavorativa molto bassa, in cui cioè gli adulti hanno lavorato per il 20% o meno del loro potenziale di lavoro nei 12 mesi precedenti.
In Europa nel 2022 le persone che si trovavano in una di queste tre condizioni erano 95,2 milioni, di cui 72,7 milioni erano a rischio povertà; le persone che si trovavano contemporaneamente in tutte e tre le condizioni erano 5,6 milioni. Il 22,7% dell’insieme erano femmine e il 20,4% maschi. Il 24,7% avevano meno di 18 anni, il 21,1% fra i 18 e i 64 anni, il 20,2% avevano 65 e oltre.
Altro dato inquietante è costituito dal rischio di povertà in famiglie con bambini. Nel 2022, la percentuale di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nell’UE era del 22,4% tra le persone che vivono in famiglie con figli a carico, rispetto al 20,8% delle persone che vivevano in famiglie senza figli a carico. In Italia la prima percentuale era del 26,3% mentre la seconda del 23,5%. Ciò significa che in Italia il rischio di cadere in povertà per una famiglia con figli a carico è ben più alta che nel resto d’Europa.
Costante di tutte le statistiche Eurostat è che l'Italia, considerata la terza potenza economica del Continente, figura sempre agli ultimi posti.

15 novembre 2023