Cinguettio tra i due alleati di fatto all'Assemblea del Forum dell'indipendenza italiana
Il “comunista” Rizzo colluso col fascista Alemanno
L'ignobile comportamento dell'imbroglione revisionista storico discredita i sinceri comunisti

A forza di virare a destra l'imbroglione già sedicente marxista-leninista Marco Rizzo è approdato ormai stabilmente al sovranismo rossobruno, al punto dall'andare apertamente a braccetto col fascista leader della “destra sociale” romana Gianni Alemanno, che si propone di fare concorrenza da destra alla stessa premier neofascista Meloni.
In oltre 40 anni di carriera politica Rizzo ha attraversato tutte le stagioni del revisionismo e del trotzkismo, dagli esordi in Lotta Continua al PCI, da Rifondazione al PdCI di Cossutta e Diliberto, fino alla fondazione del PC nel 2014, di cui è stato segretario fino al gennaio di quest'anno, quando è stato sostituito da Alberto Lombardo e nominato Presidente onorario, con diritto di partecipazione alla vita del partito ma senza diritto di voto. La sua svolta sovranista e rossobruna, abbracciando posizioni interclassiste, filoputiniane, no vax e antimigranti, da affiancare alle sue posizioni revisioniste storiche elettoraliste, parlamentariste e riformiste, nonché di fiancheggiamento dell'imperialismo neozarista russo e del socialimperialismo cinese, era emersa in maniera sfacciata l'estate dell'anno scorso, con la presentazione della lista elettorale Italia Sovrana e Popolare, un'altra trappola elettorale messa in piedi per ingannare i sinceri anticapitalisti drenando l'astensionismo di sinistra e che raccattò l'1,2% alle politiche.

Da ISP a DSP: se non è zuppa è pan bagnato
Si trattava infatti di un coacervo di una quindicina di sigle dell'area rossobruna, sovranista, nazionalista, complottista e no vax, tra cui Ancora Italia di Francesco Toscano, Riconquistare l'Italia di Stefano D’Andrea, Azione Civile di Antonio Ingroia, Italia Unita di Francesco Nappi, Patria Socialista di Igor Camilli, Rinascita Repubblicana di Francesca Donato e altre, che strizzava l'occhio all'elettorato di base della Lega e di FdI attraverso slogan interclassisti e ambigui predicando l'equivalenza di interessi tra proletariato e piccola-media borghesia imprenditoriale, l'uscita dalla Ue in nome del comune “interesse nazionale”, l'appoggio all'aggressione di Putin all'Ucraina contro la sudditanza dell'Italia alla Nato e per la fine delle sanzioni alla Russia che “ci penalizzano”, l'opposizione di principio ai vaccini in nome della libertà, e così via.
Uno sbracamento a destra talmente spregiudicato e opportunista da far sollevare una forte ribellione nella base del PC, al punto che la Federazione milanese del partito votava una clamorosa risoluzione che decideva “a maggioranza di espellere tutto il gruppo dirigente del Partito, a cominciare dal Segretario generale Marco Rizzo”. Ma anche se la vicenda è finita lo scorso gennaio col compromesso della sua sostituzione e nomina ad una carica onoraria, l'incallito imbroglione revisionista non ha fatto marcia indietro, e anzi due giorni dopo la sua giubilazione, insieme a Toscano, Ingroia e altri superstiti della disciolta lista ISP, fondava Democrazia Sovrana Popolare (DSP), che se non è zuppa è pan bagnato. Si tratta infatti di un altro calderone sovranista e rossobruno, stavolta con il tricolore ben in vista nel simbolo, in vista evidentemente delle elezioni europee dell'anno prossimo e con l'obiettivo di tornare sugli scranni del parlamento europeo. Intanto con DSP si è candidato alla presidenza della provincia autonoma di Trento alle recenti elezioni regionali parziali prendendo circa il 2% con 5.000 voti.

Possibile alleanza “alle europee o alle prossime politiche”
E ora eccoci all'abbraccio con Alemanno, anche se non ancora ufficiale ma di fatto, in vista di una possibile alleanza elettorale tra DSP e il suo Forum dell'indipendenza italiana, la cui assemblea di fondazione è fissata per il 26 novembre, contestualmente ad una tavola rotonda sul tema “Dai mondi del dissenso all'alternativa politica e sociale”, con la partecipazione di Rizzo e Toscano all'evento organizzato dall'ex sindaco di Roma e dal suo camerata Fabio Granata e officiato da Francesco Borgonovo, vicedirettore del fogliaccio neofascista “La Verità”. Nella locandina di presentazione era annunciata anche la partecipazione di Moni Ovadia e di Elena Basile, ma i due si sono tirati indietro quando hanno saputo che non si trattava di partecipare a un dibattito ma piuttosto alla fondazione di un partito politico.
Alemanno ha spiegato che si è trattato di “un equivoco, un errore grafico. Dalla locandina sembrava che la tavola rotonda fosse un elemento che li coinvolgeva nella costituzione del nostro movimento. In realtà è solo un talk show dove ascolteremo pareri sulla pace e sul mondo multipolare”. A sua volta Rizzo ha voluto precisare che la sua partecipazione riguarda solo la tavola rotonda, e che sono stati i giornali a “trasformare l'adesione a una tavola rotonda in una fusione politica”. Però Alemanno, alla domanda de “Il Fatto Quotidiano” se farebbe un partito con Rizzo ha risposto “no, ma se in futuro ci saranno le condizioni farei un'alleanza e una strategia comune”, lasciando intendere che ci potrebbe essere una lista comune alle prossime europee. E sempre sullo stesso giornale, alla domanda di “cosa nasce dopo” la tavola rotonda, Rizzo ha risposto con un sornione “vedremo”. Idem ha fatto poi in un'intervista a “La Repubblica”, quando incalzato su un possibile patto elettorale con Alemanno ha risposto: “vediamo, non c'è nessuna fretta. Può essere a queste (elezioni europee, ndr) o alle prossime politiche. Le liste le devi chiudere a dicembre, sono 150 mila firme.”

I molti punti in comune tra il fascista e il rossobruno
Insomma, Rizzo e Alemanno si annusano, cinguettano, sondano il terreno per una possibile alleanza politica concreta. Intanto fanno sapere di avere molti punti in comune, a partire dal sovranismo e dal filoputinismo, contro la politica economica ed estera “draghiana” neoliberista, filo Usa, filo Ue e filo Nato che entrambi attribuiscono al governo Meloni. “L’ultima volta che ho sentito Giorgia Meloni? Un anno e mezzo fa, dopo che io avevo preso una posizione netta contro lo schieramento pro Ucraina dell’Italia. Abbiamo lealmente preso atto che le nostre visioni politiche erano inconciliabili”, ha detto Alemanno al “Corriere della Sera” del 15 novembre parlando del suo obiettivo di dare rappresentanza politica al malcontento della base di FdI: “C’è un grande malessere e vogliamo dare voce a queste istanze. Tanta gente di destra sta in FdI perché non vede altri sbocchi: noi offriremo un’alternativa”. Ma, ha aggiunto, “siamo aperti a tutti, da destra a sinistra, perché tutti i vecchi schemi politici stanno saltando”. E sullo stesso giornale Rizzo risponde: “Se mi fa strano stare accanto ad Alemanno? Bah, non direi proprio: tanti compagni di strada cresciuti con me nel PCI ora sono servi delle banche. Perché la gente si dovrebbe scandalizzare? Alemanno è contro la guerra in Ucraina, la Ue, la Nato e contro il Green pass. Una linea condivisa da migliaia di italiani”.
Per inciso i due hanno in comune anche la simpatia per il generale reazionario e omofobo Vannacci, già difeso a spada tratta da Alemanno, che non esclude una sua candidatura nelle liste di Indipendenza italiana, e che ora è difeso anche da Rizzo, col pretesto che sarebbe stato rimosso non per le sue opinioni retrive rese pubbliche sul suo libro “Il mondo alla rovescia”, ma per aver presentato due esposti di denuncia delle “gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute del contingente italiano”.

Rizzo “riscopre” la patria e la famiglia
Intervistato da un giornalista de “La Repubblica” Rizzo ammette senza alcun imbarazzo di avere diversi punti di contatto col fascista Alemanno, “sulla guerra, contro le multinazionali, il globalismo e liberismo”, e anzi pontifica che “il tema oggi è la sovranità, i paesi Ue sono delle colonie di fatto”, mentre occorre seguire l'esempio della Germania dove “Sahra Wagenknecht scioglie la Linke e ora costruisce un partito sovranista che si richiama al socialismo” (e che sta trattando un'alleanza sovranista e filorussa con la neonazista Afd, ndr). “Il tema delle patrie va ripreso a sinistra. Di fronte alle multinazionali parlare di patria vuol dire stare dalla parte del popolo”, insiste Rizzo, e anche la famiglia “va difesa, perché è un ordinamento dello stato sociale: senza la famiglia ci sarebbero 11 milioni di poveri”. Manca solo dio per completare la triade mussoliniana riesumata dalla premier neofascista e ora riscoperta anche dall'imbroglione Rizzo che vorrebbe sdoganarla anche a sinistra.
In un intervento del 12 novembre a Torino, riportato sulla sua pagina Facebook, Rizzo spiattella così il suo pensiero sovranista e interclassista, che sembra scimmiottare per certi versi il programma politico dei primordi del fascismo, quando Mussolini mescolava demagogicamente le istanze socialiste con l'esaltazione dell'“ordine” e del nazionalismo patriottardo garantiti dai fascisti, valori in cui dovevano riconoscersi e conciliarsi gli interessi delle classi più povere e della piccola e media borghesia spaventate dalla crisi economica e dal bolscevismo: “Arrivano decine di migliaia di migranti, noi saremo travolti dai migranti... dovremmo essere più sovrani”, ammonisce infatti l'imbroglione revisionista. “Oggi le classi sociali si stanno avvicinando. Il ceto medio precipita verso il basso. Dobbiamo unire le forze del lavoro. Unire classe operaia, lavoratori dipendenti pubblici e privati, e il lavoro autonomo, tassisti, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori: una democrazia sovrana, popolare”.
In un'intervista a “Affari italiani” reperibile sulla sua pagina Fb, alla domanda “lo sa che il sovranismo è una cosa di destra tipo Alemanno vero?”, Rizzo risponde senza scomporsi”: “Lo è perché la sinistra ha abiurato la lezione di Antonio Gramsci, che parlava di nazione, parlava di egemonia”. E alla domanda se “ha ancora senso parlare di lotta di classe nel 2023”, il parolaio rossobruno risponde che “la lotta di classe l'hanno fatta le multinazionali e l'hanno vinta. L’hanno fatta le élite contro i popoli; hanno ammazzato il ceto medio, lo hanno proletarizzato; hanno fatto una macedonia di tutti quelli che vivono del il proprio lavoro. La lotta di classe oggi è quella dei ricchi contro i poveri”. Puro stile Alemanno, insomma.

Ambiguità di Rizzo sul governo neofascista Meloni
Anche nei confronti del governo Meloni Rizzo si mantiene ambiguo, non lo denuncia come neofascista e si limita a dire che “ha fatto e continua a fare le stesse cose che faceva Draghi” (intervista al quotidiano fascista “Il Tempo” del 15 novembre), e criticandolo addirittura da destra perché “ha tradito ciò che ha detto all'elettorato”: come se due leggi di Bilancio che penalizzano pensioni, sanità e scuola e premiano esclusivamente i ceti medi imprenditoriali e gli evasori, l'abolizione del reddito di cittadinanza, la controriforma neofascista della giustizia, i decreti antimigranti e sulla “sicurezza”, l'attacco allo sciopero e la controriforma costituzionale presidenzialista non rispettassero esattamente il programma della maggioranza di governo neofascista.
Nel tentativo maldestro di coprirsi a sinistra, Rizzo attacca Landini, dicendo che ha fatto “solo quattro ore di sciopero” contro la legge Fornero, mentre invece in Francia “hanno messo in campo una battaglia che è durata mesi, quello è fare sindacato”. Ma poi aggiunge che oggi la Cgil sciopera solo “perché adesso governa il centrodestra”, quindi si tratta di “uno sciopero politico”, e poi viene fatto di venerdì “per aumentare il numero di persone che aderiscono allungando il weekend”: che sono proprio i due argomenti usati da Salvini per imporre la precettazione e attaccare il diritto di sciopero.
Non a caso questo falso comunista e imbroglione revisionista storico, foraggiato anche dal nuovo zar Putin e dall'imperatore socialimperialista Xi, è super intervistato dai giornali borghesi e super presente nei palinsesti televisivi di Mediaset, in particolare su Rete4, e negli ultimi tempi anche sulla Rai meloniana. Il fatto è che col suo ignobile comportamento discredita i sinceri comunisti cancellando la discriminante antifascista e confondendoli in un unico calderone rossobruno con i fascisti, facendo anche da copertura a “sinistra” del governo neofascista Meloni.

22 novembre 2023