Prosegue il genocidio del popolo palestinese
Crimini di guerra del nuovo Hitler Netanyahu nell’ospedale al-Shifa di Gaza
La Resistenza palestinese guidata da Hamas infligge duri colpi all’occupante.
L’Iran per un unico Stato “dal fiume al mare”
 
Un’altra settimana è trascorsa all’insegna della barbarie sionista e nazifascista israeliana contro il martoriato popolo palestinese, ridotto allo stremo da una delle più grandi carneficine della storia, i cui esecutori dovranno rispondere un giorno di questi crimini di fronte al tribunale della storia. Il 13 novembre oltre 30 palestinesi sono morti e decine sono rimasti feriti nel bombardamento del campo profughi di Jabalia nel nord di Gaza. I bombardamenti israeliani su Gaza si sono concentrati sugli ospedali, a partire da quello di al-Shifa. Il direttore, Mohammed Zaqout, ha dichiarato che 32 feriti sono morti, tra cui 7 pazienti che erano ricoverati nel reparto di terapia intensiva. Zaqout ha aggiunto che l'esercito israeliano ha bombardato il reparto ossigeno dello Shifa e che l'ospedale stava facendo affidamento sulle bombole di ossigeno rimaste. Il giorno dopo ha dato il macabro annuncio che 179 persone, compresi neonati e pazienti morti nel reparto di terapia intensiva, erano state sepolte in una "fossa comune" nel nosocomio. Sarebbero invece più di 50 i morti causati dall’attacco israeliano del 18 novembre contro la scuola di al Fakhoura, che ospitava sfollati nel campo profughi di Jabalia. Il direttore dell'ospedale Nasser di Khan Younis ha confermato che 26 persone sono rimaste uccise in un bombardamento che ha colpito tre edifici residenziali della cittadina. Il direttore dell'ospedale ha anche precisato che 23 persone sono rimaste gravemente ferite.
È salito ad almeno 35 morti il bilancio dei raid condotti dall'esercito israeliano il 19 novembre sulla Striscia di Gaza. Un bilancio destinato ad aggravarsi dati i numerosi feriti e dispersi, precisano i media palestinesi. Secondo l'agenzia di stampa palestinese Maan, almeno 15 persone sono state uccise in un bombardamento israeliano sul campo profughi di Bureij. Altri 13 palestinesi sono morti a causa di un raid sul campo profughi di Nuseirat, mentre altri cinque corpi sono stati recuperati sull'autostrada Saladin, che collega la Striscia da Nord a Sud. Due persone sono invece morte in un bombardamento contro un'abitazione situata a Khan Yunis.
Sono almeno 13mila i palestinesi rimasti uccisi negli attacchi di Israele dal 7 ottobre, e di questi 5mila erano bambini, 30mila i feriti. È l'ultimo bilancio sulle vittime palestinesi fornito da Hamas al 19 novembre. Secondo il governo a Gaza, inoltre ci sono ancora 3.750 persone scomparse, tra cui 1.800 bambini, rimasti sepolti sotto le macerie. Sono invece 25 gli ospedali e 250 le strutture mediche che risultano fuori servizio in seguito ai raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, mentre 55 ambulanze sono state distrutte. Oltre 95mila gli edifici governativi distrutti nell'enclave palestinese. Infine, affermano le autorità di Gaza, almeno 57 moschee e 3 chiese sono state distrutte e altre 165 danneggiate parzialmente.

Il raid israeliano di Al-Shifa: un crimine di guerra
Oltre 100 soldati hanno preso parte nella notte del 15 novembre al blitz dell'esercito israeliano nell'ospedale al-Shifa di Gaza, con tanto di carri armati nel campus dell'ospedale. "Ho visto sei carri armati all'interno dell'ospedale e più di un centinaio di soldati del commando, sono entrati nel pronto soccorso principale, alcuni soldati erano mascherati e urlavano in arabo 'non muoverti, non muoverti'", hanno raccontato i medici. Un crimine di guerra, l’ennesimo di cui si è macchiato il nuovo Hitler Netanyahu. In un comunicato, Hamas ha definito l'operazione militare israeliana un "crimine barbaro contro una struttura medica protetta dalla Quarta Convenzione di Ginevra. L'occupazione israeliana e tutti coloro che hanno collaborato con essa per uccidere bambini, pazienti e civili innocenti saranno ritenuti responsabili". "L'adozione da parte della Casa Bianca e del Pentagono della falsa narrativa israeliana secondo cui la resistenza utilizza il Centro medico al-Shifa per ragioni militari ha costituito il via libera per Israele a commettere ulteriori massacri contro i civili e a rimuoverli con la forza dal nord al sud per continuare il piano di occupazione volto a sfollare la nostra gente", conclude il comunicato.
Immediate le reazioni di sconcerto del mondo arabo e islamico. Il ministero degli Esteri della Giordania ha condannato il raid delle Forze di difesa israeliane (Idf) parlando di "violazione del diritto umanitario internazionale". Amman, ha aggiunto in una nota, "considera Israele responsabile della sicurezza dei civili e dello staff medico". Il presidente della Turchia Erdogan ha dichiarato che “Israele è uno Stato terrorista” e che “Hamas è un partito politico che ha vinto le elezioni in Palestina”. Erdogan ha aggiunto che è chiaro che Israele possiede la bomba atomica, prima di dichiarare che “a Gaza è in corso un genocidio” e promettere che la Turchia “prenderà delle iniziative sulla scena internazionale” per fermare tale genocidio e far sì che i civili israeliani che vivono negli insediamenti in Cisgiordania siano riconosciuti come terroristi.
L’agenzia palestinese Wafa ha riportato che per l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) l’ingresso dell’esercito israeliano nel complesso dell’ospedale Al-Shifa, a Gaza City, “è una continuazione della guerra genocida che sta conducendo contro il nostro popolo palestinese" e “un nuovo crimine di guerra che si aggiunge ad una serie di crimini commessi dall'occupazione contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania".
"L’incursione militare israeliana all’interno dell’ospedale al-Shifa di Gaza è totalmente inaccettabile". Lo ha detto il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso di un briefing. "Anche quando le strutture sanitarie vengono utilizzate per scopi militari - ha ricordato -, devono essere applicati i principi di proporzionalità e precauzione". Anche il Parlamento arabo, organo legislativo della Lega araba, ha condannato l'assalto di Israele al comprensorio medico di Al-Shifa e ad altri ospedali e centri sanitari nella Striscia di Gaza. Si è trattato - afferma una nota del Parlamento arabo pubblicata sul suo sito - di "una flagrante violazione e un persistere nella beffa dell'occupazione in barba al diritto internazionale, al diritto internazionale umanitario, alla legge e alle Convenzioni di Ginevra che prevedono la protezione dei civili in tempo di guerra". Il Parlamento arabo chiede, infine, "un intervento internazionale urgente per garantire protezione ai civili e ha inoltre invitato la Croce Rossa a fare pressione, attraverso i suoi mezzi di comunicazione, verso tutte le parti per prevenire un disastro presso il complesso medico Shifa a Gaza".
Il Qatar ha sollecitato un'indagine internazionale sui raid israeliani contro le strutture mediche nella Striscia di Gaza, denunciando come "crimine di guerra" l'ultima operazione di Israele all'interno dell’ospedale al-Shifa contro Hamas. In un comunicato, il ministero degli Esteri del Qatar ha chiesto "un'indagine internazionale urgente", anche da parte delle Nazioni Unite, per esaminare "l'attacco agli ospedali da parte dell'esercito di occupazione israeliano".
Un raid quello sionista giustificato dal fatto che l’ospedale di al-Shifa sarebbe stato in realtà un quartier generale di Hamas. Ma, come denunciato il 16 novembre con un comunicato del suo ufficio stampa, i soldati israeliani hanno orchestrato una messa in scena all'ospedale Shifa a Gaza, “mostrando armi, munizioni, computer e uniformi militari sugli scaffali delle corsie come se fosse un supermercato”. I soldati israeliani “hanno terrorizzato i pazienti e li hanno barbaramente costretti a restare senza acqua ed elettricità - si legge nel comunicato - mentre i militari mettevano a soqquadro i reparti, distruggevano i dispensari e mettevano fuori uso gli apparecchi per la risonanza magnetica. Dopo un’aggressione durata venti ore contro l’ospedale, il portavoce dell’esercito israeliano ha prodotto come al solito una narrazione ridicola e senza fondamento, dicendo di aver trovato fucili, laptop, uniformi militari, esponendoli su scaffali come in un supermercato. Queste armi - prosegue il comunicato - sono stati portati appositamente dagli israeliani nella sala per la risonanza magnetica dove i medici e radiologi operano 24 ore su 24”.
Hamas ritiene anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden “responsabile della pulizia etnica compiuta nell'ospedale di al-Shifa". "Quello che sta accadendo al complesso medico di al-Shifa, - scrive Hamas in un’altro comunicato del 17 novembre - uno sterminio sistematico di tutti coloro che si trovano all'interno dell'ospedale, sta accadendo davanti agli occhi e alle orecchie del mondo. Riteniamo il presidente Biden e la sua Amministrazione direttamente responsabili del crimine di pulizia etnica compiuto dall'occupazione nell'ospedale".
A smentire le falsità degli occupanti sionisti ci ha pensato anche il direttore dell’ospedale, Muhammed Abu Salmiya, parlando ad Al Jazeera: "Le forze di occupazione israeliane affermano di aver fornito incubatrici all'ospedale, ma questo non è vero; questo è falso. Inoltre non abbiamo bisogno di incubatrici. Abbiamo già delle incubatrici in ospedale, ma siamo senza carburante per generare elettricità", ha aggiunto, sottolineando che molti neonati prematuri sono morti perché le incubatrici hanno esaurito l'ossigeno.
Già in precedenza la forza a capo della Resistenza palestinese aveva denunciato che le accuse di Josep Borrell per aver usato ospedali e civili come scudi umani è “un ribaltamento della verità e una copertura europea per l’occupazione per commettere più crimini contro i bambini e i civili disarmati”. “Rifiutiamo e condanniamo fermamente – si leggeva in un comunicato di Hamas del 13 novembre - il tentativo del capo della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell di ribaltare la verità soccombendo alla falsa narrativa dell’occupazione secondo la quale Hamas utilizza ospedali e civili come scudi umani. Riteniamo che commettere ulteriori massacri contro bambini e civili disarmati sia una copertura per l’occupazione e chiediamo a Borrell di ritrattare immediatamente queste dichiarazioni vergognose e disumane. Queste dichiarazioni pericolose ignorano tutte le immagini, le testimonianze, i fatti e i rapporti internazionali, che confermano che l’esercito di occupazione ha ucciso più di undicimila martiri, la stragrande maggioranza dei quali sono donne e bambini, prendendo deliberatamente di mira i civili nelle loro case, rifugi, scuole e ospedali protetti a livello internazionale, con lo scopo di terrorizzarli e sfollarli con la forza dalle loro terre, in un atto di genocidio, che avviene in suoni e immagini davanti agli occhi e alle orecchie del mondo”.

La Resistenza palestinese infligge duri colpi all’occupante
Il primo ministro israeliano, il nuovo Hitler Benjamin Netanyahu, ha ammonito i miliziani di Hamas che "non c'è un posto a Gaza" che non possa essere raggiunto dai militari di Israele. "Ci avevano detto che non avremmo raggiunto le periferie di Gaza City e lo abbiamo fatto. Ci avevano detto che non saremmo entrati nell'ospedale al-Shifa e lo abbiamo fatto. Non c'è un posto a Gaza dove noi non possiamo arrivare". Ma a quale prezzo? Nonostante tutta l’arroganza imperialista dei sionisti e nazisti di Tel Aviv la Resistenza palestinese sta infliggendo duri colpi all’occupante israeliano.
Il 13 novembre tre carri armati “Merkava”, 3 “BMP Nemer” e due escavatori dell'esercito israeliano, sono stati distrutti a Gaza. In totale nell’ultimo mese la Resistenza palestinese guidata da Hamas ha distrutto ben 182 carri armati “Merkava”. Nelle dichiarazioni rilasciate durante una manifestazione tenutasi a Teheran il 14 novembre, il rappresentante di Hamas in Iran, Khaled al-Qadumi, ha annunciato che, nelle ultime 48 ore, i combattenti palestinesi avevano colpito circa 20 carri armati e veicoli militari israeliani. "L'importanza di questa questione sta nel fatto che il nemico dispone di 600 carri armati Merkava, di cui 182 sono stati distrutti nell'ultimo mese", ha affermato. Al-Qadumi ha ricordato “la guerra di strada, iniziata nella terza fase della guerra a Gaza; entriamo nella terza fase della guerra, è a favore della Resistenza, perché gli eserciti militari non possono affrontarsi a distanza ravvicinata, ma i combattenti palestinesi, con ferma determinazione, piena fiducia e coraggio, prendono i razzi anti-blindo Yasin 105 e distruggono i carri armati Merkava”.
Anche il rappresentante di Hamas a Beirut, capitale libanese, Osama Hamdan, in una conferenza stampa ha sottolineato l’elevato numero di vittime tra i militari israeliani durante gli scontri a Gaza.
Il 16 novembre il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha affermato di essere fiducioso nella capacità dei palestinesi di sopravvivere all'offensiva israeliana su Gaza e di uscire vittoriosi dalla guerra "senza il minimo dubbio". "Se il nemico vuole che la battaglia sia lunga, la nostra capacità è ancora più lunga", ha detto Haniyeh, citato da Al Jazeera. Il capo di Hamas ha aggiunto che dopo settimane di guerra e nonostante i "barbari" attacchi israeliani contro i civili, il popolo palestinese ha sventato i piani di Israele. "Questi piani sono falliti e il nemico non è stato in grado di raggiungere nessuno dei suoi obiettivi o di restituire i suoi prigionieri se non al prezzo deciso dalla resistenza", ha detto, riferendosi a un possibile scambio di prigionieri.
L'Iran farà "tutto il necessario in questa battaglia storica" per sostenere la Brigata Izz al-Din Al Qassam, il braccio armato di Hamas a Gaza. Ad affermarlo, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa iraniana Irna il 17 novembre, è Esmail Qaani, il comandante della Forza Quds, le forze speciali iraniane, in una lettera inviata a Mohammed Deif, il comandante delle Brigate Al-Qassam. "Hai creato una grande epopea chiamata Tempesta di Al-Aqsa, che ha mostrato chiaramente la debolezza e la fragilità del regime sionista usurpatore e ha mostrato che questo regime è più debole di una tela di un ragno", sottolinea ancora Qaani.Qaani evidenziando come la Palestina e la regione non saranno più le stesse dopo la tempesta di Al-Aqsa, ha osservato: "Gli attacchi della resistenza contro le forze nemiche e i veicoli corazzati hanno dimostrato che la resistenza di Gaza è in grado di prendere l'iniziativa".
Il comandante del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, i pasdaran iraniani, Hossein Salami ha detto che "Israele dovrà affrontare una sconfitta definitiva e finire nella pattumiera della storia". Salami ha parlato durante una manifestazione il 18 novembre nella capitale Teheran.
"La battaglia non è finita, il mondo islamico farà tutto ciò che deve fare. Rimangono ancora grandi capacità inutilizzate", ha aggiunto il leader dei pasdaran.
Il 19 novembre infine, sempre il capo dell'ufficio politico di Hamas Haniyeh, ha esortato il Comitato arabo-islamico a riunirsi con urgenza "per discutere i modi per fermare la guerra e rompere l'assedio della Striscia di Gaza". Ne dà notizia l'agenzia turca Anadolu. Il Comitato ministeriale arabo-islamico è stato costituito dal Vertice congiunto arabo-islamico che si è tenuto in Arabia Saudita l'11 novembre, con lo scopo di seguire l'attuazione dei risultati del summit. Haniyeh ha sottolineato "la necessità di agire rapidamente per obbligare Israele a rispettare le risoluzioni internazionali che chiedono di porre fine all'aggressione contro il popolo palestinese e di proteggere gli ospedali a Gaza".
L’appoggio del PMLI alla Resistenza palestinese e a chi la dirige, espresso negli articoli de “Il Bolscevico” e portato in piazza nelle numerose e ripetute manifestazioni in tutto il Paese contro il genocidio del nuovo Hitler Netanyahu a Gaza, dai nostri valorosi e coraggiosi militanti e simpatizzanti, non è andata giù al quotidiano di Molinari e Mauro, quelli nella cui testa c’è “il pogrom di Hamas contro gli ebrei”. Nell’inchiesta di una pagina comparsa nell’edizione di domenica 19 novembre a firma di Paolo Berizzi, dall’altrettanto folle titolo “L’antisemitismo dilaga nella galassia islamista. ‘Gli uomini di Hamas sono i nostri partigiani’”, si legge che noi ci troviamo nella manifestazioni per la Palestina “sul fondo dei serpentoni, dove c’è l’ala più dura. Quella dei cartelli ‘Con Hamas, le brigate Ezzedin al-Qassam e il popolo palestinese per la liberazione della Palestina’ (firmati Partito marxista-leninista italiano). La causa palestinese declinata con la mostruosa parificazione grafica tra la svastica e la stella di David. Quelli che Hamas sono ‘come i partigiani’”. Schierata al fianco del nuovo Hitler Netanyhau Repubblica taccia di antisemitismo qualsiasi manifestazione di attacco al sionismo e di solidarietà con la Resistenza palestinese.

La discussione sui “due Stati”
Il 15 novembre il Presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen, in occasione del 35° anniversario della Dichiarazione di Indipendenza Palestinese ha affermato: "Vogliamo una vita sicura, dignitosa e libera per il nostro popolo nella nostra patria e nel nostro Stato libero, indipendente e pienamente sovrano con Gerusalemme come capitale. Abbiamo respinto con tutta la forza, e rifiuteremo sempre, tutti i piani volti a sfollare e deportare il nostro popolo dalla nostra patria. Questi piani diabolici non ci sono nascosti. Piuttosto, alcuni leader dell'occupazione ne hanno parlato apertamente e senza vergogna. Ma li abbiamo sempre contrastati e continueremo ad affrontarli con tutta la risolutezza. La Palestina è la nostra unica patria che non accetteremo come alternativa, e se c'è qualcuno che deve lasciare la nostra terra, è l'occupazione, e solo l'occupazione. La Striscia di Gaza era e rimarrà per sempre parte integrante del territorio dello Stato di Palestina”. Per il presidente americano Biden intervenuto il 18 novembre con un editoriale sul “Washington Post”, "La soluzione dei due Stati è l’unica strada per assicurare la sicurezza nel lungo termine per gli israeliani e i palestinesi. Anche se ora sembra un futuro più lontano che mai, questa crisi la rende un imperativo più che mai". Il presidente americano ha poi delineato alcuni dei suoi principi di base: "Gaza non deve mai più essere usata come piattaforma per il terrorismo"; "Gaza e la Cisgiordania dovrebbe essere riunite sotto una singola struttura di governo, in definitiva sotto un'autorità palestinese rivitalizzata".
Aveva parlato di "rischio reale" di un'estensione del conflitto israelo-palestinese al Libano e all'intera regione Medio Orientale e definito "difficile" se non impossibile la coesistenza di uno Stato palestinese e di uno israeliano, il 14 novembre il numero due di Hezbollah, componente della Resistenza palestinese in Libano, lo sceicco Naim Qassem. "Il rischio di un conflitto più ampio esiste - ha spiegato alla Rai - il Libano può essere trascinato in una guerra regionale a causa dei continui attacchi violenti e minacce da parte di Israele a Gaza e nel sud del Libano. Spero che non succeda questo ma tutto è legato a quello che accadrà in futuro nella regione. Tutto dipende da cosa deciderà di fare Israele". "Credo – ha concluso Qassem - che la stabilità della regione non sarà possibile finché la Palestina non tornerà ad essere abitata dai palestinesi, musulmani, cristiani ed ebrei senza la presenza di Israele. E' difficile, se non impossibile, che la nostra regione accetti la presenza di Israele. Immagino in futuro la Palestina senza Israele".
Ma la posizione più lucida era giunta il 13 novembre dall’Iran, che ritiene che la formazione di un unico Stato di Palestina, "dal fiume al mare", sia l'unica soluzione della questione palestinese. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani, facendo riferimento alla totalità dell'area dove vivono israeliani e palestinesi che va dal fiume Giordano alla costa sul Mare Mediterraneo. "Il regime sionista ha occupato le terre palestinesi e gli attacchi del movimento di resistenza contro il regime sono legittimi dal momento che sono portati avanti contro l'occupazione dei sionisti per liberare le terre palestinesi", ha aggiunto il funzionario della Repubblica islamica. Una posizione che storicamente è quella del PMLI per cui l'unica soluzione per riportare la pace in Palestina non può essere che sanare l'ingiustizia storica perpetrata dal sionismo, appoggiato dall'imperialismo USA, europeo e dai loro lacchè, con la distruzione dello Stato colonialista e razzista di Israele e la creazione al suo posto di uno Stato palestinese libero e indipendente, dove possano convivere in pace e con parità di diritti mussulmani, cristiani ed ebrei. Uno Stato, due popoli.
Sì perché persistendo questa situazione di oppressione e sfruttamento, fino al genocidio attuato dai sionisti e nazisti israeliani ai danni del popolo palestinese, ha ancora senso parlare oggi della creazione di uno Stato palestinese? Su quali basi territoriali ed economiche potrebbe sorgere? Di quali risorse naturali potrebbe usufruire? In che modo potrebbe soddisfare la legittima aspirazione dei profughi al ritorno?
La soluzione dei due Stati non è più plausibile. Lo Stato di Israele andrebbe sciolto. La soluzione di stabilità e giustizia al problema palestinese è quella della costruzione di uno Stato unico in cui vivano insieme palestinesi ed ebrei, che, del resto, fu il progetto al quale maggiormente si ispirò la Resistenza palestinese fino agli inizi degli anni '70. È indubbiamente una strada irta di difficoltà in quanto la sua riuscita passa inevitabilmente attraverso il superamento dell'ideologia del sionismo che identifica ebraismo e nazionalità, ma è l'unica strada praticabile nella salvaguardia del diritto all'autodeterminazione e al rientro in patria di tutti i profughi palestinesi. Sappiamo che questo obiettivo storico della lotta del popolo palestinese è stato lasciato cadere da quelle forze che ormai si sono rassegnate ad accettare le briciole concesse dai sionisti e dai loro protettori imperialisti. Comunque spetta allo stesso popolo palestinese decidere quale linea finirà per prevalere. Noi comunque sosterremo sempre la lotta di liberazione di questo popolo contro l'occupante sionista e per il ristabilimento dei suoi irrinunciabili diritti, e questo è anche il dovere di ogni autentico antimperialista italiano.
Noi siamo certi che alla fine il Davide palestinese sconfiggerà Golia sionista. Mai nella storia si è visto un popolo gemere per sempre sotto l'occupazione straniera. L'eroico popolo palestinese, rimanendo unito, risolvendo le contraddizioni interne circa la strategia e i metodi di lotta, contando soprattutto sulle proprie forze, facendo affidamento sulla solidarietà e il sostegno internazionale, e perseverando nella guerra di liberazione nazionale, finirà per conquistare la libertà, per ottenere il ritorno dei profughi e lo smantellamento di tutti gli insediamenti dei coloni, e per costituire il suo Stato, indipendente e sovrano, con capitale Gerusalemme. Libertà e Stato per il popolo palestinese!

22 novembre 2023