Nuovi omicidi sul lavoro
Una lavoratrice “stritolata da un Robot”. Un operaio ucciso da un escavatore. Uno studente lavoratore di 22 a Bergamo. Un operaio in un cantiere a Roma schiacciato da una trivella
 
Ancora omicidi sul lavoro, ancora vittime del bestiale sistema di sfruttamento capitalistico che costringe lavoratrici e lavoratori a ritmi di lavoro insopportabili e si nutre del loro sangue per realizzare il massimo profitto.
In appena una settimana sono 4 gli operai che hanno tragicamente perso la vita mentre svolgevano il loro lavoro. Dall'inizio dell'anno sono 761 i lavoratori vittime di omicidi sul lavoro.
Il 14 novembre Anila Grishaj, aveva solo 26 anni, una vita d'avanti, è stata stritolata dal robot nella ditta di surgelati Bocon.
Anila era capolinea nello stabilimento di Pieve di Soligo (Treviso), ci lavorava da oltre cinque anni, è morta stritolata dal grosso macchinario per l'imballaggio che maneggiava ogni giorno. Il robot le ha schiacciato le vertebre cervicali, un trauma violentissimo che non le ha lasciato tempo per salvarsi, Alina è morta sul colpo.
Una morte che ricorda molto quella di Luana D'Orazio, la 22enne, morta stritolata dentro un orditoio nel 2021 a Prato, il macchinario come emerse poi dalle indagini era stata modificato per farlo funzionare in automatico e velocizzare il lavoro. Anche per la morte di Anila si ipotizza lo stesso, si ipotizza che il robot sia stato “manomesso” per accelerare il processo di impacchettamento, è un'ipotesi rilanciata dalla stessa Fiom Cgil: "Esprimiamo tutto il cordoglio e la rabbia per il ripetersi di omicidi sul lavoro e le condoglianze a famiglia e tutte le persone vicine alla giovane lavoratrice" commenta Augustin Breda, RSU Fiom Cgil, "Si può morire così, solo se le sicurezze del macchinario sono state rimosse, alterate e ciò accade spesso. Ecco perché si dovrebbe parlare di omicidio sul lavoro. In questo caso un robot transpallet di movimentazione materiale ha colpito alla testa la lavoratrice. Questo è impossibile che accada senza aver manomesso le sicurezze. E se accade è perché quella è la prassi. Non una fatalità. Chi conosce la vittima avvisi i famigliari di contattare subito un buon avvocato penalista non datoriale, cioè che non sta dalla parte dei padroni, anche per nominare tempestivamente un perito di parte che possa essere quanto prima presente ai rilievi ufficiali dei prossimi giorni. Indispensabili in tribunale per controbattere a chi proverà a scaricare le colpe sulla fatalità o peggio sulla dipendente, oltre a servire per stabilire le responsabilità e conseguenti risarcimenti. Nel caso la Cgil mette a disposizione avvocati in questi casi anche gratuitamente. Siamo a disposizione per qualsiasi bisogno e suggerimento. Contiamo che il sindacato tutto, la Cgil, indica una giornata di sciopero e lutto per i troppi omicidi sui lavoratori nelle imprese trevigiane". Dall'inizio del 2023 nelle aziende agroalimentari hanno perso la vita 60 operai.
Nella serata del 14 alcuni familiari, amici e compagni di lavoro che manifestavano davanti all'azienda e volevano entrare e vedere dove si era consumato l'omicidio di Anila sono stati allontanati dalle “forze dell'ordine”.
Anila Grishaj, diplomata al turistico di Valdobbiadene, abitava a Vergoman, nella borgata di Miane (Treviso), insieme ai genitori, alla sorella e a un fratello, un anno fa la Bogan oltre a sfruttarla in fabbrica, aveva sfruttato il suo bel sorriso per la propria campagna promozionale nella quale venivano presentati i lavoratori come se facessero parte di una “grande famiglia felice”: “Anila viene dall'Albania, un paese tutto da scoprire. Le piace fare shopping, adora mangiare e il suo prodotto preferito è la focaccia ripiena di peperoni melanzane e provola affumicata", quanta criminale ipocrisia.
Il 14 novembre è stato un martedì nero per gli omicidi sul lavoro, in questo giorno ha perso la vita al polo chimico di Ravenna anche Stefano Poletti, 59 anni, colpito da un escavatore mentre lavorava all'interno di un cantiere. Stefano è morto a causa del sub-sub-sub appalto. Una forma di schiavismo legalizzato, Stefano era sceso dal suo escavatore ed è stato travolto da un altro mezzo guidato dal lavoratore anch'esso in sub appalto di un'altra azienda diversa da quella di Stefano ma che lavoravano per lo stesso appalto...
Giovedì 15 novembre muore dopo ore di agonia a soli 22 anni Nicholas Foresti, figlio di operai, studente di Economia e commercio all'Università di Bergamo si sarebbe dovuto laureare a dicembre. Come tanti suoi coetanei lavorava come fattorino per pagare gli studi, portava le pizze. La tragedia in provincia di Bergamo, la sera di mercoledì Nicholas viene travolto da un'auto dopo che aveva consegnato le pizze e stava tornando alla pizzeria per la quale lavorava da qualche mese.
E mentre chiudiamo il giornale nella mattinata di lunedì 20 novembre, intorno alle 7 di mattina, in pieno centro a Roma, un operaio di 60 anni muore in un cantiere rimanendo schiacciato da una trivella. Secondo quanto emerso dalle prime ricostruzioni, la trivella era a bordo di un camion parcheggiato. L’incidente mortale si sarebbe verificato nel momento in cui il macchinario stava per essere calato dal mezzo pesante. In particolare, sembra che il camion si sarebbe sbilanciato. Non è escluso che la mancanza di equilibrio sia stata innescata da un avvallamento del manto stradale. La trivella è poi caduta lateralmente travolgendo e schiacciando l’operaio che è morto sul colpo.
Le norme e i dispositivi di sicurezza per impedire che le macchine divorino gli operai esistono almeno formalmente; nel tempo sono state giustamente adeguate e migliorate ed è necessario continuare a lottare per ottenere maggiori tutele e costringere i padroni a rispettarle, oltreché impedire loro la manomissione dei macchinari per velocizzare i processi di produzione mettendo in pericolo la vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Occorre fare applicare queste norme e questi dispositivi, occorrono controlli adeguati e permanenti e occorre cancellare la piaga del lavoro nero, del precariato e del supersfruttamento. Non è possibile che nei luoghi di lavoro si continui a morire esattamente come cento anni fa.
Le macchine continuano a uccidere gli operai perché la ricerca del massimo profitto mangia ogni diritto di chi lavora, anche quello alla vita.
Per fermare definitivamente questa ecatombe occorre spazzare via con la rivoluzione proletaria il capitalismo assassino, occorre che il proletariato strappi il potere politico alla classe dominante borghese e instauri il socialismo.
Nel frattempo non bisogna dare tregua al governo neofascista Meloni creando il più largo fronte unito possibile per abbatterlo prima che i decreti inerenti l'azzeramento del codice degli appalti, la liberalizzazione dei subappalti e la limitazione del potere di controllo concomitante della Corte dei Conti sugli appalti del Pnrr producano i nefasti effetti continuino a inondare di nuovo sangue operaio i luoghi di lavoro.

22 novembre 2023