Emilia-Romagna
Partecipazione alta alle manifestazioni in tutta la regione. Denunciati i provvedimenti del governo e i femminicidi

Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Dopo lo sciopero di venerdì 17 novembre che ha riguardato i lavoratori del pubblico impiego, della conoscenza e dei trasporti, venerdì 24 novembre è stata la volta dei lavoratori di tutti i settori privati scendere in piazza per dire con forza “Adesso Basta”, la parola d’ordine scelta dai sindacati Cgil e Uil per lo sciopero nazionale proclamato contro la manovra finanziaria del governo neofascista Meloni, che i sindacati nonché i partiti parlamentari di opposizione ben si guardano dal definirlo tale ma che ogni suo provvedimento lo mostra sempre più chiaramente per quello che è in realtà: il “degno erede” del regime mussoliniano.
In Emilia-Romagna vi è stata grande partecipazione a tutte le manifestazioni che si sono svolte: 15.000 a Bologna dove sono saliti sul palco anche i lavoratori della Magneti Marelli a cui il 9 settembre è stata annunciata la chiusura dello stabilimento con il licenziamento di 229 dipendenti, 8.000 a Cesena, 1.500 a Modena, tantissimi anche a Ferrara, Parma e Piacenza.
Tutte le iniziative si sono svolte in apertura con un minuto di rumore per ricordare l’ennesimo caso di femminicidio che ha visto come vittima la giovanissima Giulia Cecchettin, che ha suscitato grande sdegno nelle masse che hanno tenuto anche delle manifestazioni vere e proprie, e non semplici fiaccolate, attenzione anche da parte dei media che hanno però, come sempre, puntato il dito contro la prevaricazione dell’uomo in quanto tale o contro la “pazzia” o i “raptus” di chi commette tali efferatezze, senza però non avanzare nemmeno il dubbio (in realtà la certezza) che la violenza sulle donne sia un frutto del sistema capitalistico basato sullo sfruttamento e sull’oppressione, sulla prevaricazione, sulla violenza contro il più debole, un retaggio della cultura borghese, cattolica e fascista che scomparirà assieme alla scomparsa del capitalismo e all’avvento del socialismo.
A Cesena si è tenuta una grande manifestazione che ha raccolto i lavoratori di Cesena, Forlì, Rimini e Ravenna, partita dalla stazione e arrivata in Piazza del Popolo dove hanno tenuto i comizi Massimo Bussandri, Segretario generale Cgil Emilia-Romagna ed Emanuele Ronzoni, Segretario organizzativo Uil nazionale che hanno denunciato come la questione dei bassi salari “si sta trasformando un’emergenza drammatica e lo stesso vale per le pensioni… Protestiamo contro una legge di bilancio ingiusta, sbagliata, dannosa per le persone che noi rappresentiamo, che disegna un'idea regressiva di Paese e che utilizza 16 miliardi di extradeficit per una serie di risposte che servono solo a mascherare i fallimenti di questo governo”. Sempre Ronzoni ha aggiunto: “Da emiliano-romagnoli notiamo che non c'è un solo euro in più in questa legge di bilancio per i risarcimenti alle popolazioni alluvionate". Dure critiche al ministro fascio-leghista dei Trasporti Salvini che ha precettato lo sciopero dei lavoratori dei trasporti del 17 novembre, obbligandoli a ridimensionare la protesta a sole 4 ore, un attacco al diritto di sciopero tra i più feroci mai portati da dopo il fascismo ad oggi.
Nonostante questo sciopero sia stato proclamato in ritardo rispetto a quanto la situazione attuale necessiti, e nonostante le modalità poco efficaci (che hanno anche prestato il fianco agli attacchi del ministro Salvini), esso deve rappresentare solo il primo passo di una forte battaglia contro la politica economica, sociale, razzista e imperialista del governo neofascista Meloni che va buttato giù il prima possibile dalla piazza.

29 novembre 2023