La lettera denuncia di Elena Cecchettin, sorella di Giulia
“Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere”

“Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I 'mostri' non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura.
Viene spesso detto 'non tutti gli uomini'. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista. Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio.
Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’ amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”.
Queste toccanti parole sono di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, la studentessa 22enne assassinata dall'ex fidanzato Filippo Turetta, intervistata al termine della fiaccolata che si è svolta a Vigonovo nella serata di domenica 19 novembre.
Elena ha ragione, il femminicidio è un omicidio di Stato, alla base di tutto c'è il patriarcato, come lo definisce Engels ne “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”: “Con la famiglia patriarcale… la donna divenne la prima serva, esclusa dalla partecipazione alla produzione sociale.” Il sistema patriarcale è poi divenuto uno strumento del capitalismo per opprimere le masse femminili all'interno della famiglia e i legami fra uomo e donna. Attraverso la famiglia il capitalismo si assicura in particolare grazie alla divisione dei ruoli fra donna e uomo al suo interno, l'educazione delle nuove generazioni, il perpetuarsi di idee, valori e costumi borghesi, da quelli religiosi e morali, a quelli sociali e politici. Ecco perché non deve stupirci che i femminicidi vengano inferti anche da giovani come Turetta. Ed ecco anche il perché patriarcato e capitalismo siano intrinsecamente legati.
Il salto di qualità oggi è capire che la lotta al patriarcato non può essere slegata alla lotta contro il capitalismo. Finché ci sarà il capitalismo con la borghesia al potere inesorabilmente la concezione patriarcale impererà in tutti i settori, da quelli economici, culturali, sociali, educativi e lavorativi, soggiogando le masse femminili come oggetti di proprietà, a ruoli subalterni e la scia di sangue dei femminicidi non troverà fine.
Per Giulia e per tutte le vittime di femminicidio non un minuto di silenzio, sì l'appello di Elena è sacrosanto, se vogliamo farla finita con questa intollerabile strage di donne occorre dare vita a un grande movimento di massa che rivendichi tutte quelle misure che tutelano pienamente le donne dai femminicidi: a partire da una effettiva parità normativa di genere; renderle col lavoro economicamente indipendenti, chiedere con forza un'educazione sessuale e dei rapporti tra i sessi materialistica scevra da ogni condizionamento religioso e borghese, sostenerle e difenderle con ogni mezzo quando chiedono aiuto e reprimere senza indugi e sottovalutazioni i partner e gli uomini violenti. Consapevoli però che la lotta ai femminicidi non potrà essere vinta se non sarà fatta tabula rasa del sistema capitalista, perché solo se abbatteremo il capitalismo, instaurando il socialismo con al potere il proletariato potremo averla vinta sui femminicidi, sull'oppressione, il super sfruttamento e la discriminazione sulle donne.
Una lotta urgente che oggi deve avere come obiettivo quello di buttar giù il governo neofascista Meloni che ha come suo caposaldo proprio questa infame cultura borghese patriarcale antifemminile.

29 novembre 2023