Con l'obiettivo del genocidio del popolo palestinese e dell'annientamento di Hamas
Il nuovo Hitler Netanyahu rompe la tregua e mette a ferro e fuoco anche il sud della Striscia di Gaza
Proseguono i raid sugli edifici residenziali di Gaza City. Morti 15.899 palestinesi, il 70% donne e bambini. Il Qatar chiede una “indagine internazionale immediata, completa e imparziale” sui crimini israeliani a Gaza
 
La tregua per permettere lo scambio dei prigionieri durerà al massimo una decina di giorni, la priorità è distruggere Hamas avevano annunciato da Tel Aviv e così è stato. Il cessate il fuoco è durato sette giorni poi le bombe dei nazisionisti sono tornate a cadere ancora più numerose e devastanti su tutta la striscia di Gaza, in particolare nel Sud dove l'esercito occupante aveva invitato i palestinesi a spostarsi nella prima fase dell'aggressione concentrata nella parte Nord. Gli oltre 2 milioni di palestinesi di Gaza vivono in una "situazione infernale", come l'ha definita l'Onu, non ci sono zone "meno pericolose", sono diventati a questo punto in modo palese il bersaglio del nuovo Hitler Netanyahu che ha rotto i negoziati col ritiro della delegazione dal Qatar e ha masso a ferro e fuoco anche il sud della Striscia di Gaza con l'obiettivo non solo dell'annientamento di Hamas ma anche del genocidio del popolo palestinese.
Questo mettono in evidenza le cronache degli ultimi giorni e le denunce delle organizzazioni internazionali che lavorano nei territori palestinesi occupati. In sole 24 ore dalla fine della tregua gli aerei sionisti colpivano 400 obiettivi, comunicavano da Tel Aviv, senza specificare che in gran parte si trattava di ospedali, scuole, civili abitazioni. Sono azioni che rientrano nei crimini di guerra che i nazisionisti continuano a praticare impuniti da oltre 70 anni di occupazione, repressione, umiliazione e genocidio grazie alla copertura dell'imperialismo americano e degli altri paesi imperialisti occidentali. La questione palestinese non è iniziata il 7 ottobre con l'attacco della Resistenza.
A Gaza il genocidio del popolo palestinese è ripreso nel Nord, dove gli aerei sionisti colpivano due scuole, una delle quali gestita dall'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), che ospitavano sfollati nel quartiere di al-Darraj a Gaza City. Colpivano a Sud nell'area di Khan Younis e nella città meridionale di Rafah al posto di confine sigillato dal complice egiziano al Sisi, distruggendo case, moschee, persino i campi coltivati. L'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Unocha) denunciava la morte di almeno 300 civili in soli due giorni dalla fine della tregua, fonti del governo palestinese denunciavano oltre 700 vittime dei bombardamenti. In ogni caso si tratta di un bilancio inaccettabile, come lo ha definito l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, l'austriaco Volker Türk che ricordava come ben l'80% della popolazione di Gaza è sfollata, altre stime parlano di oltre 2 milioni di palestinesi costretti a lasciare case e averi e a fuggire verso il Sud della struiscia dove ora tornano a essere un bersaglio dei criminali nazisionisti. Che non risparmiano nemmeno i magazzini medici dell'Oms come ha denunciato il 4 dicembre segretario generale Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Il bilancio delle vittime palestinesi aggiornato al 4 dicembre dal Ministero della Sanità di Gaza è arrivato a 15.899, di cui il 70% bambini e donne, ossia poco meno di 6.000 minori e circq 4.000 donne assassinati dai nazisionisti in nome del loro cosiddetto "diritto alla difesa" sbandierato dai complici imperialisti. Il portavoce del ministero denunciava inoltre che l'esercito occupante ha completamente distrutto 56 strutture sanitarie, arrestato 35 membri del personale medico e reso completamente inagibile il sistema sanitario nella Striscia di Gaza che non può intervenire per curare gli oltre 41.000 feriti.
I crimini sionisti continuano anche in Cisgiordania dove si susseguono rappresaglie nelle città e nei campi profughi, uccisioni e arresti di palestinesi nelle ridotte aree dove sono rinchiusi dal sistema di apartheid costruito negli anni dall'illegale esercito occupante al servizio dell'espansione illegale delle colonie.
"Francamente, la quantità di sofferenze dei civili e le immagini e i video che arrivano da Gaza sono devastanti", era costretta ad ammettere e non poteva dire diversamente la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, a Dubai per la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che aggiungeva: "gli Stati Uniti vogliono vedere un territorio unificato formato da Gaza e Cisgiordania sotto l’Autorità nazionale palestinese, che dev’essere rafforzata per prendersi la responsabilità della sicurezza dentro Gaza". La Germania di Scholz chiedeva a Tel Aviv di "evitare le sofferenze dei civili" e di rispettare il "diritto umanitario internazionale" mentre a Hamas intimava di arrendersi e consegnare le armi, ossia alla Resistenza palestinese di smobilitare e si consegnarsi all'occupante sionista. Proprio quello che pensano a Tel Aviv. I rappresentanti imperialisti hanno tutti la loro soluzione e si arrogano il diritto a decidere per il popolo palestinese. Ma intanto nessuno ferma la carneficina, ipocriti.
Il nuovo Hitler Netanyahu incassava tra l'altro l'appoggio del nuovo presidente argentino Javier Milei che gli annunciava la decisione di spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme, quella che i sionisti considerano la capitale nonostante non sia internazionalmente riconosciuta. Due giorni prima Milei aveva nominato a capo dell’Avvocatura dello Stato un ex nazista "pentito", arrestato da giovane per un attacco contro una sinagoga. Tanto che una organizzazione della comunità ebraica argentina aveva condannato la nomina come " un affronto diretto allo spirito democratico e plurale del nostro Paese”. Nessun problema ovviamente per il nuovo Hitler Netanyahu.
Una indagine internazionale su “crimini” di Israele a Gaza è stata invece chiesta il 3 dicembre dal Qatar, il paese che ospita e protegge la dirigenza in esilio di Hamas e che ha ospitato parte dei negoziati sulla tregua condotti assieme all'Egitto e agli Usa. Il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al Thani ha chiesto un'indagine internazionale "immediata, completa e imparziale" su quelli che ha definito i "crimini israeliani a Gaza". Lo ha riportato al Jazeera aggiungendo che il Qatar continuerà a impegnarsi per facilitare un'altra tregua e raggiungere un cessate il fuoco permanente tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas. Il 5 dicembre, in apertura dei lavori del vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo a Doha ha definito "vergognoso per la comunità internazionale permettere che questo crimine atroce continui per quasi due mesi, con massacri sistematici e deliberati di civili innocenti, tra cui donne e bambini”.
Altra iniziativa è stata lanciata dal presidente iraniano Ebrahim Raisi che ha auspicato la costituzione di "coalizione globale" tra i Paesi non-allineati per "difendere la Palestina" durante il suo incontro del 3 dicembre a Teheran col presidente cubano Miguel Diaz-Canel. Raisi sottolineava che Iran e Cuba hanno una "posizione comune" sulla crisi a Gaza e nel sostegno al popolo palestinese "oppresso", criticava il silenzio "assordante" della comunità internazionale sul "genocidio" israeliano a Gaza e denunciava che nessuna organizzazione internazionale "sta cercando di fermare la macchina omicida israeliana", mentre "purtroppo, gli Stati Uniti e l'Occidente stanno sostenendo questi crimini strazianti".
Già il 30 novembre il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, impossibilitato a partecipare alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu del giorno precedente perché gli Usa non aveva inviato per tempo i visti necessari, si era rivolto agli organismi del Palazzo di vetro di New York sostenendo che "dobbiamo ammettere coraggiosamente e in modo franco che le Nazioni Unite, e particolarmente il Consiglio di Sicurezza, finora non sono riuscite ad onorare le loro responsabilità legali e morali rispetto ai palestinesi e alla questione della Palestina. Questo fallimento è in gran parte imputabile all'indiscutibile sostegno che gli Stati Uniti stanno dando al regime occupante e al fatto che impediscono qualsiasi misura efficace per rendere Israele responsabile. Questo è di fatto un fiasco a livello etico e una svalutazione della coscienza per la comunità internazionale e il sistema delle Nazioni Unite". Il Consiglio Onu, l'unico organismo che può prendere decisioni vincolanti per i paesi membri, è bloccato dai veti dell'imperialismo americano che forniscono l'impunità ai nazisionisti di Tel Aviv e ai loro crimini contro il popolo palestinese. La stessa denuncia di un meccanismo non al servizio dei diritti dei popoli ma degli interessi imperialisti financo degli aggressori presentata a suo tempo dal presidente ucraino Zelensky contro l'impossibilità del Consiglio Onu di condannare l'invasione dello zar Putin per i veti di Mosca.
Restano comunque importanti, seppur a livello di denuncia politica senza effetti pratici di organismi come l'Assemblea generale dell'Onu che il 28 novembre ha approvato una risoluzione che chiede ad Israele di ritirarsi "dalle alture del Golan siriane, occupate dal 1967, contrariamente alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (vincolanti, ndr) e dell'Assemblea generale". La risoluzione presentata da un gruppo di Paesi tra cui Algeria, Venezuela, Egitto, Giordania, Iraq, Qatar, Corea del Nord, Cuba, Kuwait, Libano, Mauritania, Emirati Arabi Uniti, Siria e Tunisia, è passata con il voto favorevole di 91 paesi, 62 astenuti, 32 non votanti e solo 8 contrari. Tra i favorevoli ci sono le maggiori potenze mondiali tranne gli Usa che hanno votato contro assieme a Regno Unito, Australia, Canada, Israele, Isole Marshall, Micronesia e Palau; tra gli astenuti i paesi europei.
La risoluzione ribadisce il principio fondamentale dell'inammissibilità dell'acquisizione di territori con la forza in conformità con il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite, sottolinea che la creazione di insediamenti e altre attività compiuti da Israele nel Golan siriano occupato dal 1967 sono illegali, come evidenziato nella risoluzione 497 (1981) del Consiglio di Sicurezza non ancora rispettata da Israele che è invitata a farlo e ritirarsi da tutto il Golan siriano occupato fino alla linea di confine del 4 giugno 1967. Chiede infine l'applicazione delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza non applicate da Israele, comprese la 242 (1967) sul ritiro delle forze armate israeliane da tutti i territori occupati durante il conflitto appena concluso e della 338 (1973) sul cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Egitto. Un segnale che indirettamente invitava Tel Aviv all'immediato cessate il fuoco e al ritiro dalla striscia di Gaza, ignorato come gli altri dai nazisionisti.
 
6 dicembre 2023