“NUDM” torna in piazza a Milano contro il femminicidio
Militante partecipazione del PMLI, accolto con curiosità e interesse

Redazione di Milano
Dopo la grande mobilitazione nazionale 25 novembre, il movimento contro la violenza di genere “Non Una Di Meno” (NUDM) non si ferma! “Non basta scendere in piazza un giorno, noi vogliamo gridare la nostra rabbia ancora e ancora, fino a che questo sistema patriarcale e violento non sarà caduto”.
È stato con questo spirito combattivo che sabato 16 dicembre a Milano centinaia di manifestanti sono scesi in corteo - facendo rumore percuotendo pentole, suonando fischietti e tintinnando chiavi - per dar vita a una vivace protesta contro "gli stupri, contro ogni forma di violenza patriarcale contro le donne e contro le persone LGBTQIAK+”. Significativo è stato vedere manifestare, al fianco delle tante donne e ragazze, una minoritaria ma numerosa componente maschile dimostratasi altrettanto combattiva e solidale nel sostenere che non è bastato il 25 novembre come non basteranno gli 8 Marzo: “la nostra rabbia è un fiume in piena, combattiamo questo sistema ogni giorno, perché la sua violenza è quotidiana e strutturale e si manifesta in ogni ambito della nostra vita”.
Il corteo ha espresso un chiaro rifiuto alla “guerra ai popoli del mondo, ai corpi delle donne e alla terra” condannando il genocidio in Palestina “giustificato in nome dei ‘diritti delle donne’ da parte di una presunta superiorità occidentale, ma di matrice patriarcale, la stessa che rinchiude le nostre sorelle migranti nei CPR gestiti dalle cosche mafiose come nel caso di Corelli".
Numerosi i cartelli scritti a mano e portati in piazza dai manifestanti: “Non di tutti gli uomini, ma la violenza di genere è un problema maschile”, “Ci vogliamo vive”, “Questa rabbia ci protegge”, “Io l’8 tutto l’anno”, “Tagliati i fondi per le misure antiviolenza di genere, educazione affettiva e sessuale nelle scuole ancora assente, servizi di protezione/prevenzione carenti e inaffidabili, colpevolizzazione delle vittime: Stato inadeguato e complice!”.
Spicca, tenuto ben alto, il rosso cartello col manifesto del PMLI “Fermare il femminicidio” e le nostre parole d’ordine e rivendicazioni “Lotta al patriarcato. Educazione sessuale, all'affettività e alle differenze nelle scuole centri contro le violenze alle donne. Sollevare le donne dai lavori domestici e di cura familiari. Presenza paritaria dei sessi nelle istituzioni, nel parlamento, nel governo, nelle istituzioni locali e negli organismi politici, sindacali, sociali, culturali e religiosi”. Il cartello era portato dai compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI - unico partito politico presente - che indossavano nei “corpetti” la riproduzione del suddetto manifesto, raffigurato anche nei diffusi volantini con l’aggiunta del QR code che collega all’articolo de “Il Bolscevico” con gli stessi titoli del manifesto. Il volantino è stato accolto con curiosità e interesse, alcune manifestanti hanno voluto subito dare un’occhiata all’articolo proposto visualizzandolo con lo smartphone .
Il lungo corteo, partito da Via Palestro e conclusosi in Piazza Fontana, ha percorso per le vie del centro passando per Piazza della Scala dove sono stati affissi - sui lampioni davanti davanti Palazzo Marino, sede della giunta comunale del PD Sala - manifesti di denuncia delle condizioni disumane alle quali sono sottoposti i migranti internati nel lager CPR di Via Corelli. “Quello che avviene all’interno dei centri è disumano, le condizioni prevedono isolamento dall'esterno, nessuna attività e una massiccia somministrazione di psicofarmaci per evitare rivolte, come quelle avvenute negli anni passati in vari centri”, viene affermato in un comizio volante da una rappresentante di NUDM, che rivendica: “Siamo qui, davanti alla sede del Comune perché pretendiamo la chiusura immediata dei CPR, non solo quello di Milano che è stato posto sotto sequestro in seguito alle indagini, ma di tutti i centri di permanenza per il rimpatrio, perché il rimpatrio non è una soluzione”.
Davanti al Palazzo dell’Informazione in Piazza Cavour le attiviste di NUDM hanno denunciato come “la cultura dello stupro che permea la società patriarcale attraversa anche le redazioni dei giornali e i media, alimentando e creando una narrazione tossica” che “giustifica l’azione dell’uomo violento, in una colpevolizzazione della vittima e normalizzazione della violenza di genere, dove si parla di fuga romantica, di lei che l'ha fatto uscire pazzo, di troppo amore, e del famoso raptus che in realtà non esiste” e che serve per giustificare “comportamenti violenti sedimentati nella cultura sessista in cui viviamo: le donne non vengono ammazzate all'improvviso”.
Il patriarcato va riconosciuto e combattuto su tutti i piani. Occorrono subito delle misure adeguate per contrastare la strage senza fine delle donne e gli stupri e per combattere concretamente la cultura borghese patriarcale e maschilista. Il patriarcato e la violenza sulle donne oggi si combattono anche lottando contro il nero governo Meloni e il suo progetto neofascista e piduista di terza repubblica presidenzialista.
Secondo noi marxisti-leninisti per stroncare definitivamente il femminicidio, e sradicare dalla cultura e dalla prassi il patriarcato e il maschilismo, occorre debellare il capitalismo e la sua marcia sovrastruttura borghese per conquistare il potere politico da parte del proletariato femminile e maschile ed edificare la società socialista, unica base strutturale, economica e sociale, su cui fondare una concreta e generalizzata emancipazione femminile.

20 dicembre 2023