Il nuovo Hitler Netanyhau rade al suolo Gaza
Israele uccide suoi connazionali prigionieri di Hamas
La Resistenza palestinese: “Il nemico sionista sta giocando con le vite dei suoi soldati tenuti prigionieri”. Quasi 20mila i morti palestinesi dal 7 ottobre. L’Assemblea generale dell’ONU vota a stragrande maggioranza per un cessate il fuoco. Cresce il consenso popolare di Hamas
Biden: “Non bisogna essere ebrei per essere sionisti, io sono sionista”
 
La criminale follia dei sionisti e neonazisti israeliani continua a portare morti e distruzioni immani. Bombardamenti indiscriminati per niente mirati. Tanto che quasi la metà delle munizioni aria-terra che Israele ha utilizzato a Gaza nella guerra contro Hamas dal 7 ottobre scorso non erano di precisione, ovvero si trattava di ordigni non guidati, altrimenti noti come 'bombe stupide': è quanto emerge da una nuova valutazione dell'intelligence statunitense, secondo quanto ha scritto il 14 dicembre la Cnn in esclusiva.
La valutazione, fatta dall'Ufficio del direttore dell'intelligence nazionale, è stata riferita all'emittente USA da tre fonti che l'hanno visionata. Nel documento si afferma che il 40-45% delle 29.000 munizioni aria-terra finora utilizzate da Israele non erano guidate, mentre il resto erano munizioni a guida di precisione. Le munizioni non guidate sono generalmente meno precise e possono rappresentare una minaccia maggiore per i civili, soprattutto in un'area così densamente popolata come Gaza, commenta la Cnn, sottolineando che il ritmo con cui Israele utilizza le 'bombe stupide' potrebbe contribuire all'aumento vertiginoso del numero delle vittime civili. Che al 18 dicembre ammontavano a 19.450 morti dall'inizio della guerra il 7 ottobre. I palestinesi morti, uccisi in maggioranza in attacchi aerei, sono per il 75% dei bambini (8.000) e delle donne (6.200), ha precisato in un comunicato l'ufficio stampa di Hamas, che stima a 7.500 il numero dei dispersi nel 70° giorno della guerra con Israele. Un alto esponente di Hamas, Osama Hamdan, il giorno dopo ha ulteriormente aggiornato i macabri dati affermando che oltre 8mila persone risultano disperse sotto le macerie degli edifici crollati nelle Striscia di Gaza a causa dei bombardamenti israeliani, oltre al numero dei morti che sfiora ormai 20mila. "L'occupazione ha commesso molti massacri nei 71 giorni di guerra a Gaza. L'aggressione continua nella Cisgiordania occupata dove sono state registrate 300 morti dal 7 ottobre, e circa il 70% dei morti e dei dispersi sono donne e bambini", ha detto Hamdan, in una conferenza stampa a Beirut di cui riferisce Al Jazeera online.
Tra gli eventi più tragici della settimana almeno 27 persone sono rimaste uccise nei raid sferrati la notte del 14 dicembre da Israele contro due edifici a Rafah. A darne notizia è l'agenzia palestinese Wafa. La maggior parte delle vittime appartenevano a due famiglie, secondo quanto riportano i media palestinesi, che parlano di donne e bambini tra i morti. Ed almeno 47 palestinesi "sono stati uccisi in una serie di attacchi aerei israeliani nelle ultime ore sulla città di Jabalya, a nord della Striscia di Gaza, e nel campo profughi di Deir el-Balah, nel centro" dell'enclave. Lo ha scritto il 17 dicembre l'agenzia palestinese Wafa citando fonti locali. Secondo quanto riferito, protezione civile e ambulanze "hanno recuperato i corpi di 35 civili e almeno 90 feriti" a Jabalya, "con molti ancora intrappolati sotto le macerie". Nel frattempo, "aerei israeliani hanno colpito una casa di Deir al-Balah uccidendo circa 12 persone e lasciando numerosi feriti", ha scritto Wafa. "Molte delle vittime erano sfollati". Altre 50 le persone sotto le macerie di un edificio nello stesso campo profughi di Jabalya, colpito anche il 17 dicembre da un raid di Israele. Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che 90 persone sono state uccise nell'attacco. È infine di 25 morti il bilancio del raid aereo del 18 dicembre condotto da Israele contro il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza.
A fare le spese del piombo sionista non sono solo i civili palestinesi, ma anche i propri prigionieri. In un comunicato diffuso il 15 dicembre dalle forze israeliane, il portavoce Daniel Hagari ha spiegato la dinamica che ha portato all’uccisione di tre prigionieri a Gaza. “Durante i combattimenti a Shejaiya, una forza dell'Idf ha erroneamente identificato tre ostaggi israeliani come una minaccia. Di conseguenza, la forza armata ha sparato contro di loro, uccidendoli. Durante l'ispezione dell'area dell'incidente, è sorto un sospetto sull'identità dei morti. I corpi sono stati portati in territorio israeliano per essere esaminati, dopodiché si è scoperto che si trattava di tre rapiti israeliani”. "La notizia della morte di tre ostaggi a Gaza a causa del fuoco amico ha causato proteste e scontento in Israele". Lo scrive Haaretz, riportando che decine di persone stavano manifestando in quelle ore davanti al quartier generale militare di Tel Aviv. I dimostranti hanno sventolato cartelli con i nomi e le foto di molti altri ostaggi e chiesto il loro rilascio immediato. Le famiglie degli ostaggi tenuti nella Striscia di Gaza hanno poi esortato il 16 dicembre il governo israeliano a porre fine ai combattimenti e ad avviare negoziati per il loro rilascio. "Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che fermiate i combattimenti e avviate i negoziati", ha detto un rappresentante dei familiari dei prigionieri.
"L'esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberarli, poiché nessuno di loro sarà liberato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni". Lo ha affermato Abu Obaida, portavoce delle Brigate Al-Qassam, rispetto alla liberazione degli israeliani nelle mani di Hamas.
"Il nemico sionista sta giocando con le vite dei suoi soldati tenuti prigionieri dalla resistenza palestinese e quindi non si preoccupa dei sentimenti delle loro famiglie. Ieri, l'esercito sionista ha intenzionalmente giustiziato tre di loro, preferendo ucciderli piuttosto che liberarli".
Intanto il 12 dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione non vincolante che chiede un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. Hanno votato a favore 153 stati membri, 23 si sono astenuti e 10 Stati membri, compresi gli Stati Uniti, hanno votato contro.
Hamas ha accolto con favore la richiesta dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di un cessate il fuoco immediato a Gaza. Izzat Al-Rishq, membro dell'Ufficio politico del movimento islamista palestinese, "ha esortato la comunità internazionale a continuare a esercitare pressioni" su quelle che ha definito le "forze di occupazione" e ha chiesto "il rispetto" del risultato del voto all’Assemblea Generale dell'Onu. In un breve comunicato, Al-Rishq ha anche condannato "la guerra di genocidio e pulizia etnica" contro il popolo della Striscia di Gaza. “Il mondo è in grande maggioranza dalla parte del popolo palestinese e della sua giusta causa". Lo ha detto la presidenza dell'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen (Anp) salutando la Risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu a favore di un cessate il fuoco a Gaza. "Il mondo - ha detto Nabil Abu Rudeinah, portavoce di Abu Mazen, citato dalla Wafa - conferma il suo rifiuto dell'aggressione israeliana contro il nostro popolo, del suo allontanamento dalle sue terre e della creazione di una nuova Nakba. Il governo occupante deve prendersi la responsabilità dei risultati del voto e affrontarli seriamente".
Il 13 dicembre il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh ha detto in un intervento televisivo trasmesso da Al Jazeera che qualsiasi accordo a Gaza senza Hamas è una "illusione". "Siamo aperti a discutere qualsiasi idea o iniziativa che possa porre fine all'aggressione (israeliana) e aprire la porta per mettere ordine nella casa palestinese sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza", ha aggiunto. Decisamente di diverso avviso il nuovo Hitler Netanyahu, secondo cui "Non può essere che, dopo l'enorme sacrificio dei nostri combattenti, lasceremo entrare a Gaza coloro che insegnano, sostengono e finanziano il terrorismo". "Gaza non sarà Hamas-stan nè Fatah-stan", ha assicurato Netanyahu che nei giorni precedenti era stato criticato per aver paragonato il massiccio attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre agli Accordi di Oslo. Netanyahu ha definito gli accordi di Oslo con l'Olp "un grave errore da parte di Israele" rilevando che essi provocarono in seguito “attacchi terroristici che costarono la vita a 1.200 israeliani”, tanti quanti, a suo dire, sarebbero stati uccisi da Hamas il 7 ottobre scorso.
"Non bisogna essere ebrei per essere sionisti, io sono sionista". Lo ha detto il 12 dicembre il presidente americano Joe Biden a un ricevimento alla Casa Bianca in occasione della festività ebraica di Hanukkah. "Continuiamo a fornire aiuti militari a Israele per difendersi da Hamas ma bisogna stare attenti, devono stare attenti: l'opinione pubblica può cambiare da un giorno all'altro", ha sottolineato Biden ribadendo che gli USA continueranno a lavorare per "l'assistenza umanitaria ai palestinesi innocenti".
Intanto Hamas triplica i suoi consensi in Cisgiordania mentre oltre il 90% della popolazione chiede le dimissioni dell'attuale presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Questi i risultati di un sondaggio condotto tra i palestinesi della Cisgiordania e citato da The Times of Israel il 13 dicembre. Il 44% degli intervistati afferma di sostenere Hamas, una crescita esponenziale di consensi rispetto al 12% dello scorso settembre. L'82% dei partecipanti al sondaggio ritiene che Hamas abbia fatto bene ad attaccare Israele il 7 ottobre, contro il 57% dei residenti nella Striscia di Gaza. Solo il 10% ritiene che i miliziani palestinesi abbiano commesso crimini di guerra. Il sostegno nei confronti di Hamas si traduce in un crollo dei consensi per Abu Mazen. Complessivamente l'88% dei palestinesi chiede le dimissioni dell'anziano leader, un dato che nella sola Cisgiordania sale sino al 92%.
La popolarità di Hamas si è molto rafforzata negli ultimi due mesi (in particolare in Cisgiordania) mentre il sostegno all'Autorità nazionale palestinese si è indebolito, anche secondo un sondaggio condotto dal 'Palestinian Center for policy and Survey Eesearch' (Pcpsr). Il 72% degli intervistati ha affermato che la decisione di Hamas di lanciare l'attacco il 7 ottobre era "corretta". L'85% ha detto di non aver visto video che documentino atrocità di Hamas su civili israeliani. Il 70%, inoltre, è certo che Israele non raggiungerà gli obiettivi della guerra e due terzi pensa che Hamas resterà in controllo a Gaza.
Secondo il sondaggio, il presidente palestinese Mahmoud Abbas dovrebbe dimettersi e il 60% dei 1.231 adulti intervistati ritiene che l'Autorità Palestinese dovrebbe essere sciolta, il livello più alto mai riscontrato dal centro di ricerca. L'indagine è stata condotta durante il cessate il fuoco, con i partecipanti intervistati di persona in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Il rapporto, pubblicato, afferma che "il sostegno ad Hamas è più che triplicato in Cisgiordania rispetto a tre mesi fa”.

20 dicembre 2023