3 morti e 174 pazienti trasferiti in altre strutture sanitarie
La tragedia dell'ospedale di Tivoli
Incendio doloso: non funzionava il sistema antincendio. I rifiuti ammassati sui muri dell'ospedale
Vecchio un terzo di tutti gli edifici sanitari, e un ospedale su tre non è adeguato alle norme antincendio e a quelle antisismiche

Un devastante quanto rapido incendio divampato intorno alle 23 dell'8 dicembre scorso all'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, nei pressi di Roma, ha provocato la morte di 3 anziani pazienti, la chiusura temporanea dell'ospedale e il trasferimento di altri 174 degenti, che fortunatamente non hanno riportato lesioni a causa dell'incendio o dei fumi, in altre strutture sanitarie della Città metropolitana di Roma.
I vigili del fuoco hanno lavorato almeno tre ore per domarlo e per permettere la tempestiva evacuazione di tutti i degenti e del personale sanitario dalla struttura: solo nella mattinata del giorno successivo si è potuto accertare che le fiamme sono partite dall'esterno nella parte retrostante la struttura, coinvolgendo dapprima i rifiuti ammassati sui muri dell'edificio e propagatesi poi fino pronto soccorso, distruggendolo interamente, con il fumo che ha invaso l'intero ospedale nel giro di meno di mezz'ora, rischiando di provocare intossicazioni ai degenti e al personale sanitario, come purtroppo in quattro casi è avvenuto.
Quando i vigili del fuoco hanno potuto ispezionare l'edificio hanno trovato in un reparto il corpo di un anziano paziente deceduto, ma successivi accertamenti hanno stabilito che quest'ultimo era già morto per cause naturali poco prima dello scoppio dell'incendio.
L'incendio per fortuna non ha interessato la maggior parte della struttura, ma il locali del pronto soccorso sono momentaneamente inagibili e ci vorranno alcuni mesi per un suo ripristino, anche perché tutte le apparecchiature sanitarie che vi si trovavano sono andate distrutte: un pronto soccorso provvisorio, con strumentazione medica limitata, è stato allestito all'interno dei locali della vicina palestra comunale che potrà così gestire le prime emergenze, mentre l'ospedale è per ora completamente chiuso – e verosimilmente occorreranno dai 4 ai 6 mesi per la riapertura - perché dovranno essere sottoposti a verifica tutti gli impianti elettrici e i reparti adiacenti alla zona interessata dall'incendio sono stati messi sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Tivoli, che ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo e incendio colposo.
Per le tre vittime – una ricoverata nel reparto di medicina d'urgenza e due in quello di medicina generale - è stata disposta l'autopsia, di cui si occuperanno congiuntamente un medico legale e un tossicologo.
Inoltre la Procura, oltre ad avere già ascoltato numerosi testimoni e acquisito documentazione tecnica dei sistemi antincendio e antifumo, ha già disposto una consulenza circa il mancato, o difettoso, funzionamento di tali sistemi, perché le fiamme si sono diffuse assai rapidamente e il sistema antifumo non ha impedito ai gas venefici sprigionati dall'incendio di saturare in breve tempo tutta la struttura: i magistrati, in particolare, vogliono vederci chiaro sui piani di evacuazione, sul servizio di guardia antincendio, sull'aggiornamento dell’intero sistema di sicurezza e sulla certificazione dei generatori di corrente.
Al di là dell'episodio in questione, è tutta l'edilizia ospedaliera italiana a presentare aspetti problematici in quanto, come ricorda la Federazione nazionale aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), il 30% degli edifici attualmente adibiti a ospedale in Italia è stato costruito fra il 1941 e il 1970, il 20% dal 1901 al 1940; il 6% dal 1801 al 1900, il 10% prima del 1800, tanto che si trovano in Italia i due edifici ospedalieri più antichi del mondo tuttora in attività, quello di Santa Maria Nuova a Firenze e quello di San Gennaro dei Poveri a Napoli, entrambi del Quattrocento: emerge così che due terzi (il 66%) delle strutture sanitarie italiane hanno oltre 50 anni e che circa un terzo (il 36%) è stato costruito oltre ottanta anni fa.
Il fatto che un terzo degli ospedali sia ospitato da strutture antiquate spiega facilmente un altro dato, attestato sempre dalla Fiaso, ossia che un terzo degli ospedali italiani non è adeguato alle norme antincendio (alle quali vanno assimilate quelle antifumo), così come a quelle sulla sicurezza antisismica, perché sono effettivamente assai complessi tali adeguamenti imposti dalla legge a edifici che, pur di pregevole antichità e architettura, ormai non sono più adatti a svolgere validamente le proprie funzioni, tra le quali ovviamente c'è in primo luogo la salvaguardia della vita e dell'incolumità dei pazienti e del personale che vi opera.

20 dicembre 2023