Risoluzione della Cellula “F. Engels” della Valdisieve (Firenze) del PMLI sul Documento del Comitato centrale del Partito “Teniamo alta la grande bandiera antimperialista di Lenin”
Facciamo nostro e rilanciamo il Documento del CC per orientarci e vincere contro l'imperialismo dei nostri giorni

La prima cosa che ci ha colpito nel documento del CC del PMLI è la grande accuratezza con la quale è stato redatto, e lo sforzo profuso con successo nella sintesi, di fronte all'immensa opera del compagno Lenin. Solo la sua biografia il nostro Partito l'ha pubblicata in un volume di oltre 592 pagine; mentre per i suoi scritti ci sono voluti tutti i 46 volumi delle Opere complete pubblicate da Editori Riuniti.
Un primo plauso e un ringraziamento va dunque al compagno che ne ha redatta la bozza sotto la saggia direzione del compagno Segretario Giovanni Scuderi, cui va la nostra gratitudine eterna per tutto quello che ha fatto e per quello che fa per il Partito, perché ci offre un testo aggiornato essenziale per orientarci nelle questioni odierne, fra le quali l'imperialismo la fa da padrone in tutte le sue sfaccettature.
Questa sapiente sintesi offrirà anche una grande occasione a coloro che, in particolare a fianco e fuori del Partito, non conoscono a fondo chi era Lenin e cos'ha fatto per l'umanità, per i popoli oppressi e per tutti noi che proviamo modestamente ma con grande forza e con il dovuto coraggio, a tenerne alta la bandiera ed attuali gli insegnamenti.
Vedere Lenin non solo come l'esecutore della dottrina di Marx e di Engels, ma anche come il continuatore e lo sviluppatore, è un passaggio essenziale che dovrebbe essere chiaro a tutti; d'altra parte è per questo che il marxismo è dialettico, e cioè si aggiorna sempre ed in ogni circostanza.
A Lenin dobbiamo innanzitutto questo, lo sviluppo del marxismo nell'epoca delle guerre imperialiste, e la traduzione pratica del partito rivoluzionario - assieme a Stalin - che si tradusse grazie all'appoggio delle masse popolari con la Rivoluzione d'Ottobre.
È importante capire l'impatto internazionale dell'Ottobre, sul quale anche Stalin e Mao si sono più volte soffermati, proprio perché senza l'Ottobre il marxismo-leninismo non avrebbe avuto eco neppure in Cina dov'erano sconosciuti non solo Marx ed Engels, ma anche gli stessi Lenin e Stalin. Senza Lenin, senza l'Ottobre, non si sarebbe aperta “un'era completamente nuova per il pensiero e la vita dei cinesi ”, e l'esperienza cinese, prodiga anch'essa di sviluppi del marxismo e nuovi insegnamenti, non ci sarebbe mai stata.
Abbiamo pertanto apprezzato la sintesi biografica, anche solo per farci ricordare com'era la vita di un rivoluzionario dell'epoca, quali sacrifici affrontò, dandoci modo di rapportarli anche con quelli che facciamo noi dei quali, anche se al confronto non sono nulla di più del pisello sotto i sette materassi della principessa, spesso ci lamentiamo oltremodo.
Era ovvio e giusto che il documento focalizzasse fra i tanti contributi di Lenin, all'imperialismo, sia per l'importanza che oggi riveste, sia perché questo tema è oggetto di grande dibattito sulla questione russo-ucraina in seno ai partiti che si definiscono comunisti e che hanno bandiere con la falce ed il martello.
Peccato che le altre forze politiche filoputiniane non abbiano nei nostri confronti il dono della dialettica, altrimenti in un confronto aperto e franco, con tutta probabilità tale questione sarebbe già stata superata; noi abbiamo offerto sui nostri organi la loro visione, loro non hanno fatto altrettanto, smascherando la loro cattiva fede.
Se nell'aggressione russa all'Ucraina si tratta in soldoni di dover comprendere chi ha ragione e chi ha torto e conseguentemente chi appoggiare, la questione palestinese ha all'interno della sinistra “comunista” una contraddizione diversa, data dalla definizione di Hamas dai media borghesi come forza “terroristica”.
In entrambi i casi Lenin ci arriva in soccorso e rende semplice orientarsi in situazioni anche complesse come queste, sopratutto nei riguardi di chi ideologicamente zoppica. Studiando Lenin non si può far altro che respingere in maniera netta anche l'approccio “multipolare” che nei fatti sdogana più imperialismi, complicando ancora la situazione di grande oppressione che le masse popolari a partire da quelle dei Paesi più poveri subiscono.
Molto interessanti i passaggi nei quali si facilita a compagni e compagne modesti come noi, la lettura delle parti principali della sua opera “L'imperialismo, fase suprema del capitalismo” che studieremo integralmente, prima delle quali il legame che esiste fra l'imperialismo e l'opportunismo: “Il mondo si divide in un piccolo gruppo di Stati usurai e una immensa massa di stati debitori - diceva Lenin - (…) l'imperialismo crea la possibilità economica di corrompere gli strati superiori del proletariato e, in tal guisa, di alimentare, foggiare e rafforzare l'opportunismo. (…) tende a costituire tra i lavoratori categorie priovilegiate e a staccarle dalla grande massa dei proletari ”. Non è forse quello che sta accadendo tutt'oggi?
La società che ci circonda è uno spaccato che ci conferisce la prova che quello che aveva detto e scritto Lenin era giusto; come non accorgersi che “il capitalismo abbia espresso un pugno di Stati particolarmente ricchi e potenti che saccheggiano tutto il mondo mediante il semplice taglio delle cedole ”? Come non accorgersi dell'oligarchia finanziaria al comando, oppure del fatto che “l'importanza crescente dell'esportazione di capitali rispetto all'esportazione di merci, la competizione nella redistribuzione di nuovi mercati e territori” sono l'attuale prassi dei nostri assetti economici internazionali?
Abbiamo la conferma, guardandoci intorno e analizzando tutto da un punto di vista di classe, che l'imperialismo è davvero lo stato monopolistico del capitalismo, come Lenin dice: “Se si volesse dare la definizione più concisa possibile dell'imperialismo, si dovrebbe dire che l'imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo. Tale definizione conterrebbe l'essenziale, giacché da un lato il capitale finanziario è il capitale bancario delle poche grandi banche monopolistiche fuso col capitale delle unioni monopolistiche industriali, e dall'altro lato la ripartizione del mondo significa passaggio dalla politica coloniale, estendendosi senza ostacoli ai territori non ancor dominati da nessuna potenza capitalistica, alla politica coloniale del possesso monopolistico della superficie terrestre definitivamente ripartita ”.
Ecco perché, se gli eventi hanno dimostrato l'esatta concezione leninista della situazione odierna - la quale è peraltro rilanciata nella sostanza da molti democratico-borghesi, riformisti ecc. - allora perché non dare credito anche alla via che Lenin indica al proletariato per risolvere questo cancro dell'umanità, e cioè non diverse forme interne al libero scambio, non “l'ideale ormai divenuto reazionario del ripristino della libera concorrenza ”, ma solo “il completo superamento della concorrenza mediante il completo superamento del capitalismo ”.
Il penultimo punto sul quale ci concentriamo è relativo al diritto di ogni nazione all'autodecisione, altro argomento utilizzato dai nostri detrattori nel tentativo di argomentare che sarebbe il PMLI a “sviare” dalla corretta concezione leninista dell'imperialismo, e quindi il documento fa bene a trattarlo a fondo.
La risposta di Stalin circa l'utilizzo delle argomentazioni dei socialisti polacchi e di Bukharin, poi riprese da Trotzky per attaccare Lenin, è di fondamentale importanza per orientarsi in questo pasticcio ideologico a tratti anche idealista, e senz'altro estremista ed opportunista.
Infine, come non ringraziare il Maestro Lenin per aver primo fra tutti parlato di “guerra di aggressione” e “guerra di difesa”; grazie alla sua analisi confermata dai fatti e dagli eventi, adesso sappiamo come porci correttamente da un punto di vista di classe nei confronti della guerra, ed allo stesso modo abbiamo ancora più chiaro dove sono le divergenze fra i marxisti-leninisti, i pacifisti e gli anarchici su questo punto cruciale che oggi abbiamo davanti con assidua frequenza in tutte le piazze d'Italia.
Riportiamo il passaggio che dovremo scolpire ciascuno nella propria mente: "I socialisti hanno sempre condannato le guerre fra i popoli come cosa barbara e bestiale. Ma il nostro atteggiamento di fronte alla guerra è fondamentalmente diverso da quello dei pacifisti borghesi (fautori e predicatori della pace) e degli anarchici. Dai primi ci distinguiamo in quanto comprendiamo l'inevitabile legame delle guerre con la lotta delle classi nell'interno di ogni paese, comprendiamo l'impossibilità di distruggere le guerre senza distruggere le classi ed edificare il socialismo, come pure in quanto riconosciamo pienamente la legittimità, il carattere progressivo e la necessità delle guerre civili, cioè delle guerre della classe oppressa contro quella che opprime, degli schiavi contro i padroni di schiavi, dei servi della gleba contro i proprietari fondiari, degli operai salariati contro la borghesia. E dai pacifisti e dagli anarchici noi marxisti ci distinguiamo in quanto riconosciamo la necessità dell'esame storico (dal punto di vista del materialismo dialettico di Marx) di ogni singola guerra. Nella storia sono più volte avvenute delle guerre che, nonostante tutti gli orrori, le brutalità, le miserie ed i tormenti inevitabilmente connessi con ogni guerra, sono state progressive; che, cioè, sono state utili all'evoluzione dell'umanità, contribuendo a distruggere istituzioni particolarmente nocive e reazionarie (per esempio l'autocrazia o la servitù della gleba), i più barbari dispotismi dell'Europa (quello turco e quello russo). Perciò bisogna prendere in esame le particolarità storiche proprie di questa guerra” .
Infine il documento traduce alla situazione attuale gli insegnamenti di Lenin affermando che anche il popolo italiano deve mettere, al pari di tutti gli altri, nel suo mirino il proprio imperialismo, e dice giustamente che nel caso l'Italia entrasse in qualsiasi forma in una futura guerra mondiale imperialista, “chiameremo il nostro popolo ad unirsi come un sol corpo ed a insorgere”.
Rubiamo le parole di Lenin, maestro di dialettica, per far capire a coloro che hanno buon cuore ma anche poca coscienza di classe e politica, qual'è la realtà dei fatti: “Incominciano già nuove alleanze e combinazioni, ci si vuol di nuovo gettare gli uni contro gli altri per la spartizione delle colonie, e la guerra imperialistica si avvicina e non si può impedirla non perché ogni singolo capitalista sia un uomo cattivo, - ciascuno di loro, preso a parte, è un uomo come un altro, - ma perché essi non sono in grado di uscire altrimenti dalle pastoie finanziarie, perché tutto il mondo è indebitato, asservito, perché la proprietà privata ha portato e porterà sempre alla guerra”.
Appoggiamo il richiamo finale all'unità dei partiti con la bandiera rossa per unire le forze nella lotta per migliorare le condizioni di lavoro, di studio e di vita delle masse lavoratrici e popolari del nostro Paese, che facciamo nostro e rilanciamo, non stancandoci però mai di ribadire che il PMLI ha fatto dell'unità d'azione una sua costante, ed anche i risultati della Commemorazione di Cavriago e Capri l'hanno dimostrato, evidenziando ancora una volta agli occhi di tanti sinceri rivoluzionari la nostra pratica d'avanguardia e d'iniziativa, ma anche di allargamento, di condivisione di correttezza.
Teniamo alta la grande bandiera antimperialista di Lenin!
Viva il socialismo!
Viva il PMLI!
 
Cellula “F. Engels” della Valdisieve del PMLI
Rufina (Firenze), 17 gennaio 2024