Resta in carcere dopo oltre 13 mesi di detenzione, accusata di aver aggredito due esponenti nazifascisti ungheresi
I giudici di Orban negano persino i domiciliari a Ilaria Salis
Il tribunale presidiato da neonazisti che intimidiscono e minacciano avvocati difensori e intervenuti in solidarietà con l'imputata
Governo Meloni complice. Il padre: “Mia figlia punita perché donna e antifascista, trattata come un cane”

Il giudice Jozsef Sós di Budapest lo scorso 28 marzo ha respinto la richiesta dei domiciliari presentata dai legali di Ilaria Salis, l'insegnante antifascista italiana arrestata l'11 febbraio 2023 a Budapest con l'accusa di avere picchiato violentemente due nazifascisti ungheresi: la richiesta è stata rigettata con la motivazione del pericolo di fuga.
La richiesta è stata respinta nonostante i legali abbiano proposto al tribunale che l'attivista scontasse tale misura cautelare in territorio ungherese, e l'udienza è stata rinviata al 24 maggio, quando saranno ascoltati una vittima e due testimoni presenti al pestaggio dei nazifascisti magiari.
Inoltre la donna è entrata in aula con le manette e le catene sia ai piedi sia ai polsi, legata da un guinzaglio tenuto da un poliziotto, esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio.
Non è la pri
ma volta che la richiesta degli arresti domiciliari proposta dai legali della trentanovenne italiana vengono respinti dalla magistratura del regime di Orbán, perché anche subito dopo il suo arresto e anche lo scorso giugno era stata avanzata invano la richiesta dei domiciliari in territorio italiano, e a nulla è servito che venissero chiesti in territorio ungherese.
Lo scorso novembre la Salis era stata rinviata a giudizio con la richiesta, da parte della procura del regime di Orbán, di 11 anni di reclusione e il 31 gennaio di quest'anno la donna aveva consegnato al consolato italiano di Budapest un memoriale di 18 pagine nel quale descriveva le sue condizioni nel carcere della capitale ungherese, scrivendo di essere trattata "come una bestia al guinzaglio ", fatto ben documentato dalle riprese video dell'udienza del 29 gennaio precedente, dove la donna viene ripresa con le manette e le catene sia ai piedi sia ai polsi, immagini che hanno fatto indignare l'opinione pubblica democratica italiana e non solo.
Da quel momento il governo Meloni ha fatto finta di interessarsi al caso e ha dato l'impressione di far pressioni sul regime di Viktor Orbán affinché rispettasse i diritti della Salis e garantisse un giusto processo, e sia la Meloni sia il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sia quello della Giustizia, Carlo Nordio, hanno pubblicamente manifestato interessamento a favore della donna, e Tajani e Nordio hanno incontrato il padre della giovane donna: da tutti questi sforzi apparenti ci si aspettava un trattamento diverso nell'aula processuale e la concessione degli arresti domiciliari in Ungheria, mentre la Salis è entrata in aula nelle stesse vergognose circostanze del 29 febbraio e i domiciliari sono sfumati, fatti che fanno seriamente dubitare dell'impegno delle istituzioni italiane a favore di questa concittadina, e che fanno pensare semmai a un interessamento solo apparente – tanto per salvare la faccia davanti all'opinione pubblica – al fine di salvaguardare gli ottimi rapporti tra la Meloni e i partiti di maggioranza italiani con Orban in vista delle elezioni europee e non solo.
Il regime di Viktor Orbán non ha neanche garantito l'incolumità degli amici ungheresi e italiani della Salis e dei suoi legali, perché la polizia ungherese non ha impedito che una marmaglia composta da un gruppetto di nazifascisti ungheresi si avvicinasse all'ingresso del tribunale e li minacciasse pesantemente: “ci aspettavano – ha detto l'avvocato Eugenio Losco - e ci hanno insultato e minacciato in ungherese ” e “ci hanno fatto delle riprese – ha aggiunto il legale - con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando ”.
Il padre della giovane donna, Roberto Salis, è esasperato non soltanto con il regime di Viktor Orbán - dal quale nulla di diverso ci si potrebbe aspettare - ma soprattutto con il governo italiano, accusato da lui senza mezze parole di squallida ipocrisia, con condotte che apparentemente farebbero pensare a un grande interessamento per la giovane antifascista ma che in realtà nascondono il sostegno al caporione fascista magiaro e ai suoi accoliti in uniforme e in toga.
Ad alcuni giornalisti che lo attendevano davanti al tribunale di Budapest alla fine dell'udienza l'uomo ha dichiarato: “il nostro governo non ha fatto una bella figura. Perché abbiamo seguito esattamente le indicazioni del ministro Nordio, il quale ci ha accusato di aver perso tempo dietro alla richiesta di arresti domiciliari in Italia. Dovevamo chiedere gli arresti domiciliari in Ungheria, era quella la strada corretta da seguire. Ed eccoci qui ”. Ha poi aggiunto: “spero che ci sia una protesta contro l'immobilismo del governo italiano ”.
Sulla figlia Roberto Salis ha poi aggiunto che “in questo Paese è colpevole per tre motivi specifici. È una donna. Non è un ungherese. Ed è antifascista. La combinazione dei tre fattori la rende a Budapest il nemico pubblico numero uno, qualcosa da eliminare anche fisicamente ”.
Roberto Salis ha infine concluso denunciando che sua figlia Ilaria “è stata trattata ancora come un cane ”.

3 aprile 2024