Da Torino a Bari
20 Università in lotta contro i bandi di cooperazione scientifica con Israele
Unità tra studenti, docenti e ricercatori e personale tecnico-amministrativo
Il governo criminalizza il movimento studentesco

Dopo Torino e Bari, anche il Senato Accademico della Normale di Pisa ha approvato una mozione in cui chiede al Ministero degli Esteri di “riconsiderare” il bando scientifico 2024 (Maeci) in attuazione dell’accordo di cooperazione industriale scientifica e tecnologica tra Italia e lo Stato sionista di Israele. Praticamente il fiume in piena scatenato dagli studenti assieme a moltissimi docenti, ricercatori e parte del personale tecnico amministrativo in tutta Italia, sta allagando le Università.
Sullo sfondo delle ragioni di una mobilitazione così vasta rimane la richiesta immediata di stop al genocidio perpetrato dal governo sionista di Israele a Gaza che viene rilanciata a gran voce in ogni occasione, così come l'interruzione immediata del Maeci, ma anche il rifiuto delle sempre più strette e coinvolgenti collaborazioni industriali fra il Ministero dell'Istruzione e l'industria delle armi italiana o straniera che sia, in particolare con Leonardo che, come vedremo più avanti, è in prima fila da anni nel proporre e siglare accordi istituzionali di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili anche per scopi militari.

Una ventina le università in lotta
L'opposizione della Normale alla cooperazione con Israele ha un peso simbolico ancora maggiore, poiché l'intera città di Pisa si era mobilitata in massa solo poche settimane fa per rispondere ai manganelli mussoliniani della polizia che si sono abbattuti su alcuni giovani studenti e studentesse mentre protestavano in favore della Palestina e tentavano di entrare in piazza dei Cavalieri, proprio quella che ospita la sede della prestigiosa università toscana.
In generale, questa grande mobilitazione nazionale che non risparmia nessun ateneo fra i maggiori, ha avuto il merito di andare a colpire anche i rettori e gli altri dirigenti universitari che hanno incarichi all'interno di organismi e fondazioni promosse direttamente dalle aziende che producono armi o tecnologia collegata.
“Il rifiuto dell'università di Torino di partecipare al bando Maeci e l'annuncio delle dimissioni del rettore dell'Università di Bari dal suo incarico in Med-Or, fondazione di Leonardo Spa, mostrano – si legge in una nota del Collettivo Cambiare Rotta autore di un approfondito e interessantissimo dossier sui rapporti fra le università di Bari e Leonardo Spa - che il boicottaggio accademico sta dando i suoi frutti e che si può porre fine alla criminale complicità del nostro sistema formativo con la barbarie del genocidio in Palestina e delle guerre”.
Anche il rettorato della Sapienza di Roma è stato occupato, così come continua il fermento in tutte le principali università italiane, da Cagliari a Bologna, da Firenze a Trieste, con le medesime parole d'ordine.

Il fronte unito universitario punta il dito contro Leonardo Spa
È vero che la lotta paga, come sostengono a più voci studenti, insegnanti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, soprattutto se a fianco dell'importantissima questione del genocidio sionista a Gaza, le occupazioni, i cortei e le assemblee hanno posto il tema altrettanto importante dei legami tra università e guerra imperialista e di aggressione.
E dunque nel mirino della mobilitazione non può non esserci la già citata Leonardo Spa, prima azienda produttrice di armi europea e tra le principali al mondo che negli scorsi anni ha iniziato a dismettere quasi tutti i settori produttivi esclusivamente civili realizzando l'83% del fatturato nel settore difesa, avendo quasi esclusivamente clienti governativi (dati di bilancio 2022 pubblicato a marzo del 2023), e confermando l'innegabile rapporto che lega la produzione ed il commercio degli armamenti agli alti profitti sporchi di sangue.
È indubbio che Leonardo abbia già spiccato il volo nel suo settore, ed è così che nel luglio del 2022 ha acquistato l'israeliana Rada Electronis Industries, specializzata in difesa a corto raggio e anti droni, e fornisce ripetutamente blindati, bulldozer e cannoni navali allo stesso Israele. A seguito di questa acquisizione, due anni fa è nata Drs Rada Technologies, che ha certificato l'impronta del piede di Leonardo direttamente in terra sionista
Tanto è stato scritto in maniera più o meno attendibile nelle cronache della stampa di regime sulle attività e gli interessi di Leonardo; noi ci limitiamo a spendere due parole per sottolineare il ruolo della fondazione Med-Or al centro della contestazione, presieduta dall'ex ministro PD Minniti e che ospita nel proprio Comitato Scientifico molti dei rettori delle principali università italiane. Med-Or rappresenta il gancio di traino di Leonardo con il blocco euro-atlantico nelle operazioni in Medio Oriente e nel Mar Rosso.
Ma non solo, la fondazione oltre a mettere in connessione menti e fabbriche per la produzioni di nuovi e più sofisticati armamenti e sistemi di puntamento, rappresenta anche uno dei principali cardini di giustificazione ideologica fra i giovani, il principale tassello di un processo di “normalizzazione” istituzionale della guerra imperialista, che il movimento universitario a ragione contesta alacremente.
In questo modo, diventa normale quindi che alcuni dipendenti di Leonardo nel 2023 abbiano tenuto oltre 2 mila ore di docenza in università e scuole italiane, dando vita a laboratori sulla transizione digitale alle università Bocconi di Milano, a Trento e a Firenze, oppure creando corsi come all’università di Genova, dove è stato realizzato il Leonardo-unige Cybersecurity Scholarship.
Non è un caso infatti se molte università hanno collaborato addirittura ad esercitazioni, come la “Mare aperto”, svolto anche con la NATO sulla portaerei Cavour, oppure proponendo master contro il cosiddetto “pericolo di radicalizzazione del terrorismo” come accaduto a Bari, nel quale i docenti sono generali e vertici della NATO e di altri eserciti, con il dichiarato obiettivo di creare esperti, da impiegare nei settori militari. “Partendo dal tema del terrorismo – afferma il dossier di Cambiare Rotta - il master più in generale porta in università il metodo di analisi e di lavoro della NATO, contribuendo a diffondere e normalizzare l’ideologia della “guerra giusta” dell’occidente che esporta democrazia alle civiltà inferiori su cui l’occidente è giusto che abbia un controllo. Non è un caso che i personaggi che insegnano nei corsi del Master (...) sono anche dei campioni dell’ideologia suprematista occidentale e del sionismo”.
A oggi Leonardo avrebbe in corso una sessantina di progetti di ricerca con gli atenei italiani più cinque accordi quadro con altrettante università; ma non si parla di sola Leonardo poiché un’indagine di Greenpeace aveva accertato che su 66 atenei intercettati solo dieci avevano dichiarato di non aver sottoscritto accordi con la “galassia Difesa”, tutti con la complicità fattiva del governo Meloni e del ministro Bernini che, continuando a solidarizzare con i rettori ancora schierati per il consolidamento del bando, non perde l'occasione per attaccare gli studenti e colpirli con minacce ed attraverso l'uso della polizia di regime.

Il governo Meloni criminalizza il movimento studentesco
“L'occupazione del rettorato de La Sapienza e l'aggressione al rettore dell'università di Genova sono azioni squalificanti che vanno ben oltre la libera manifestazione del pensiero o la protesta pacifica. Le Università non sono zone franche dove si possono mettere in atto intimidazioni o compiere reati. La violenza che alcuni collettivi stanno imponendo all'intera comunità accademica è intollerabile e vede come principali vittime proprio gli studenti. Condanno fermamente quanto sta accadendo e ringrazio le forze dell'ordine per il loro sostegno”. Queste le dichiarazioni del ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini che non ha esitato fin dalle prime manifestazioni di protesta della settimana scorsa a chiamare le forze dell'ordine spedendo polizia e Digos fin dentro le università. Una fretta di troncare sul nascere le proteste che invece stanno dilagando, per la quale la ministra non ha esitato a contattare direttamente il capo della Polizia scavalcando di fatto anche il ministro degli interni competente.
“Se la direzione è inasprire le misure repressive e chiudere ancora di più gli spazi di agibilità politica e democratica nei nostri atenei non possiamo fare passi indietro”, ha affermato infatti al telefono Vittorio Pisani.
Per Bernini ogni forma di esclusione o boicottaggio sarebbe “estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri atenei”, e dunque sbagliata perché “le Università non possono schierarsi”, dimostrando ancora una volta – se ancora ce ne fosse bisogno – la natura neofascista di questo governo per il quale gli studenti sono quelli che ligi al dovere ed al pensiero di Stato non manifestano mai, mentre gli altri, che alzano la testa se qualcosa non torna, che si organizzano e si mobilitano, non sono altro che infiltrati e violenti. Una criminalizzazione a tutto tondo dell'intero movimento studentesco che invece è attivo e lotta per la fine dell'oppressione sionista a Gaza e per liberare la scuola pubblica dalle ingerenze insanguinate dei produttori di armi.
Non c'è da stupirsi dunque – anche se il fatto è di una gravità incalcolabile – se la ministra Bernini ha dimostrato di aderire alla linea di FDI che da giorni nelle comunicazioni riservate, chiede ai suoi di sostenere pubblicamente la tesi che le proteste universitarie per la Palestina siano infiltrate dalle “Brigate Rosse”.
Chiaramente il genocidio a Gaza ha amplificato l'urgenza di una grande mobilitazione collettiva che ha moltiplicato iniziative di denuncia dei rapporti con le aziende produttrici di armi che nelle università italiane si erano già tenute in passato, anche grazie all'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, che da anni raccoglie e archivia le segnalazioni sulle ingerenze delle forze dell’ordine nell’educazione.
Ma una rondine non fa primavera; ecco perché se ieri Bernini obtorto collo ignorava quelle poche iniziative, oggi per il governo neofascista Meloni è urgente e indispensabile annientare una mobilitazione così larga, unitaria e determinata come non se ne vedevano da tempo.
In ogni caso al momento sono in corso tantissime iniziative di informazione e di protesta negli atenei di tutta Italia che culmineranno il 9 aprile con lo sciopero generale indetto da USB per tutti i lavoratori e le lavoratrici impiegate in università. Cambiare Rotta ha invece annunciato una grande mobilitazione per il 16 di aprile.
Nei documenti elaborati dai diversi atenei emerge in maniera sempre più chiara la volontà del movimento di denunciare e fermare non solo il genocidio del popolo palestinese, la militarizzazione della ricerca universitaria e la stretta cooperazione scientifica e militare tra l'Italia e lo Stato sionista israeliano ma anche l'antipopolare politica scolastica e universitaria che persegue il governo neofascista Meloni. Ora si tratta di allargare il fronte unito, superando le azioni, sia pur apprezzabili e utili, di gruppi ristretti e di coinvolgere nelle assemblee e nelle iniziative di lotta un numero sempre più ampio di studenti, docenti e personale affinché questo movimento di lotta dispieghi tutta la sua forza, faccia tremare la terra sotto i piedi al governo neofascista Meloni e risvegli la lotta generale per buttarlo giù il prima possibile.
Agli studenti, docenti, ricercatori e personale ATA in lotta va tutto il nostro appoggio militante antisionista, antifascista e anticapitalista.

3 aprile 2024