Con il via libera dell'imperialismo americano e l'avallo di quello europeo
Il nuovo Hitler Netanyahu si fa beffa delle decisioni dell'Onu sul cessate il fuoco a Gaza e bombarda Siria e Libano
Biden riempie gli arsenali di Israele nazisionista
 
Nell'ultimo sabato di marzo si sono ripetute in tante città le manifestazioni di solidarietà al popolo palestinese e contro il genocidio perpetrato dai nazisionisti a Gaza, fiumi di dimostranti in molti casi, come nelle città europee a partire da Londra, ma anche a Istanbul e fino a Seul, negli Usa da San Francisco a New York, fino alle meno numerose ma che sono durate anche diversi giorni come a Amman e in Marocco. Manifestazioni che possiamo vedere sui social ma quasi del tutto ignorate dai mezzi di informazione che nei paesi imperialisti sono asserviti alla campagna propagandistica filosionista, a reti pressoché unificate come nell'Italia governata dalla neofascista Meloni, che presenta un falso mondo solidale col regime capeggiato dal nuovo Hitler Netanyahu. Una sporca operazione imperialista di copertura della serie di crimini dei nazisionisti che anche nell'ultima settimana hanno continuato a distruggere quello che ancora resta delle strutture sanitarie di Gaza, un crimine di guerra; a sparare sui palestinesi che cercano di recuperare qualcosa dei ridicoli aiuti che l'esercito occupante fa passare nella Striscia e usati quasi come un'esca per i disperati che ha ridotto alla fame, altro crimine di guerra; a farsi beffa delle decisioni vincolanti del Consiglio di sicurezza dell'Onu sul cessate il fuoco a Gaza, non una novità col nuovo Hitler Netanyahu dato che è una costante della politica di tutti i governi sionisti che si sono dati i cambio a Tel Aviv, salvo poi con un arroganza imperialista senza pari chiedere all'Onu di smantellare l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, e trasferire il suo personale in un'agenzia sostitutiva per effettuare le consegne degli aiuti a Gaza,una agenzia da loro scelta altrimenti uccidono anche gli operatori umanitari come i 7 dell'1 aprile; a alzare il livello della guerra contro le formazioni legate all'Iran nei vicini Libano e Siria, come se non fossero due Stati sovrani ma un semplice poligono di tiro dell'esercito sionista per assassinare impunemente dirigenti e militanti libanesi, siriani o iraniani.
L'ultimo attacco sionista alla Siria è quello dell'1 aprile quando gli aerei F-35 di Tel Aviv distruggevano una sede consolare iraniana a Damasco nel momento in cui erano presenti alcuni alti ufficiali del Corpo dei pasdaran. La protesta ufficiale della Repubblica islamica dell'Iran, che prometteva azioni di reazione a tempo debito, era riassunta nella letterera al Consiglio di sicurezza dell'ambasciatrice iraniana all'Onu, Zahra Ershadi, per chiedere un incontro urgente del Consiglio: "date le implicazioni internazionali di vasta portata di un atto così riprovevole, che potrebbe esacerbare le tensioni nella regione e potenzialmente innescare ulteriori conflitti che coinvolgono altre nazioni, la Repubblica Islamica dell’Iran esorta il Consiglio di Sicurezza a condannare questo atto, un attacco criminale e terroristico ingiustificato perpetrato dal regime di Israele nei termini più forti possibili. Inoltre, l’Iran invita il Consiglio di Sicurezza ad adottare tutte le misure necessarie, anche attraverso una riunione di emergenza, per porre rimedio a questa palese violazione, per prevenire futuri atti di aggressione che mettono in pericolo la sicurezza e l’incolumità delle missioni diplomatiche e per garantire che i responsabili di questi crimini criminali gli atti vengono prontamente assicurati alla giustizia". "Il regime aggressore sionista ha la piena responsabilità per le conseguenze di questo attacco e la Repubblica Islamica dell’Iran si riserva il diritto legittimo e intrinseco, ai sensi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, di rispondere con decisione a tale illecito", chiudeva la lettera.
Non ci aspettiamo miracoli dalla convocazione del Consiglio Onu, richiesta successivamente da Mosca, per il pomeriggio del 2 Aprile, visti i precedenti. Fra i quali quello del 28 marzo quando la Corte internazionale di giustizia dell'Aja si svegliava dal torpore che la colpisce quando si tratta di occuparsi dei crimini sionisti, e che risalta a fronte della rapidità con la quale reagisce per denunciare giustamente i crimini della Russia di Putin in Ucraina non appena la Casa Bianca suona il campanello; l'organismo giuridico dell'Onu ci metteva ben due mesi dall'ultima sessione dedicata al genocidio palestinese per invitare Tel Aviv ad adottare una serie di misure, tra cui l'apertura di ulteriori valichi, per consentire l'ingresso degli aiuti umanitari necessari a Gaza. Come previsto ci vorranno secoli per arrivare a un giudizio della Corte sulla causa per genocidio intentata dal Sudafrica contro i sionisti, una denuncia che resta comunque importate perché appoggiata dalla maggioranza dei paesi del mondo che intanto ha smascherato la campagna propagandistica imperialista a favore dei nazisionisti.
Non scuoteva la Corte Onu neanche la denuncia appena arrivata sul suo tavolo da parte di Hamas sull'ennesimo assassinio sionista a Gaza: “Le scene trasmesse da al Jazeera, che documentano l’atroce crimine dei soldati dell’occupazione sionista che hanno ucciso a sangue freddo due giovani civili disarmati che alzavano bandiere bianche e poi hanno demolito i loro corpi per nascondere il loro atroce crimine, sono un’ulteriore prova del fascismo e della criminalità che governano il comportamento sionista nel contesto della brutale guerra genocida contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza". Occorre "agire urgentemente per fermare l’uccisione sistematica del nostro popolo e di adottare le misure necessarie per ritenere questa entità canaglia e i suoi leader terroristi, criminali di guerra, responsabili dei crimini commessi. commessi contro bambini e civili disarmati”, era l'appello dell'organizzazione della resistenza palestinese.
Anche i giudici dell'Aja non andavano oltre un appello generico per affrontare l'emergenza umanitaria a Gaza anche il Consiglio di sicurezza dell'Onu non prendeva alcuna decisione per costringere i nazisionisti ad attuare la risoluzione sul cessate il fuoco, bellamente ignorata grazie al gioco di copertura coll'imperialismo americano e la complicità dell'imperialismo Ue.
Intanto il 26 marzo gli aerei sionisti violavano la sovranità libanese e colpivano la zona di Baalbek, nel nord-est del paese, in quello che secondo i media locali era l'attacco più lontano dal confine; altri aerei scaricavano missili nella Siria orientale, nell'area di Deir Ezzor, verso il confine iracheno. Erano il prologo delle nuove inizitive belliciste su larga scala decise dai nazisionisti e confermate il 29 marzo dal ministor della guerra Yoav Gallant: "estenderemo l'offensiva al nord e aumenteremo gli attacchi con una azione più offensiva che difensiva e arriveremo ovunque Hezbollah si trovino. Beirut, Baalbek, Tiro, Sidone e per tutta la lunghezza del confine, e in posti più lontani, come Damasco". Poco prima almeno 36 soldati siriani e alcuni membri degli hezbollah libanesi erano uccisi nel raid sionista nella regione di Aleppo, nel nord della Siria, quasi al confine con la Turchia. Il 30 marzo un drone sionista sparava un missile contro un mezzo degli osservatori internazionali dell'Onu della missione Unifil, nel sud del paese, e alcuni restavano feriti. Il governo di Beirut protestava all'Onu ma senza alcun risultato, eppure il messaggio dei nazisionisti era un chiaro messaggio all'organizzazione internazionale: "toglietevi di mezzo". All'azione e al messaggio bellicista che violavano la risoluzione 1701 del 2006 che istituiva la missione Unifil, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres non andava oltre l'espressione di una "forte preoccupazione”. Non molto ma sempre qualcosa di più della neofascista Meloni che il 27 marzo era stata in Libano per un incontro col premier pro-tempore Najib Miqati al quale, narrano le cronache elegiache di Palazzo Chigi, avrebbe "ribadito l’impegno dell’Italia per evitare un nuovo conflitto tra Israele e Libano" ma che al massimo sarà ricordata per la ridicola immagine che la vede impegnata a giocare a calciobalilla (che coincidenza!) con i militari italiani dell'Unifil ripresa dal camerata ministro della guerra Crosetto e prontamente rilanciata sui canali social.
Dalla neofascista premier italiana, grande amica del nuovo Hitler Netanyahu, neanche una parola contro l'escalation bellicista dei nazisionisti, che era già in corso. Una escalation quantomeno favorita dall'imperialismo americano che mentre manda avanti la stomachevole farsa della richiesta a Tel Aviv di non invadere Rafah, già praticamente demolita un pezzo per volta, e di limitare le vittime civili con i risultati che vediamo, contemporaneamente riempie gli arsenali sionisti con la fornitura di altri 18 miliardi di materiale bellico, da altri 25 nuovi aerei F-35 a quasi 3 mila bombe ad alto potenziale, quelle che scavano delle voragini attorno agli "obiettivi mirati" e provocano stragi come a Gaza. Armi che sembrano dedicate all'estensione della guerra su larga scala a Siria e Libano.
Senza dimenticare Gaza, dove l'1 aprile sette operatori umanitari di vari paesi che lavoravano per la ong statunitense World Central Kitchen sono stati uccisi nell'attacco a Deir el-Balah al centro della Striscia dove erano impegnati nella distribuzione degli aiuti col permesso di Tel Aviv, fino a quando un proiettile dell'esercito sionista ha centrato il convoglio di auto segnalato con evidenza dalle insegne umanitarie. La vicenda era resa nota per prima dalla tv al Jazeera che in base alla decisione dello stesso giorno del parlamento di Tel Aviv potrebbe essere bloccata, in quanto non in linea con la propaganda sionista.
Con un comunicato del 2 aprile Hamas condannava l'assassinio degli operatori umanitari Wck: "il fatto che l'esercito d'occupazione sionista abbia preso di mira i lavoratori della World Central Kitchen è legato al fatto che prende di mira le squadre umanitarie e di soccorso internazionali per terrorizzare i loro lavoratori e impedire di continuare il loro lavoro", un crimine che "conferma che l'occupazione insiste su una politica di uccisione sistematica contro i civili e le squadre di soccorso umanitarie e internazionali" e quindi Hamas chiede "alla comunità internazionale e al Consiglio di Sicurezza di condannare questo atto atroce e di agire per porre fine ai crimini dell'occupazione".
L'assassinio di civili disarmati, di personale ospedaliero, di operatori umanitari non avviene per caso, è parte della strategia pianificata dai nazisionisti per il genocidio dei palestinesi e della politica di terra bruciata, fisica e politica, attorno al popolo palestinese. Che al momento non funziona. Se ce ne fosse stato bisogno, lo ha confermato una notizia del 31marzo del giornale israeliano Haaretz che, a commento della dichiarazione diffusa dall'esercito sionista di aver eliminato 9 mila terroristi a Gaza, riportava le dichiarazioni di funzionari e soldati che sostenevano che spesso le vittime sono invece civili che senza saperlo passavano in aree definite dall'esercito "kill zone" e diventavano automaticamente bersaglio dei cecchini. Una immediata denuncia di Hamas riprendeva la notizia: "ciò che è stato rivelato oggi dai media sionisti è che l’esercito criminale di occupazione ha istituito “zone di esecuzione” lungo la Striscia di Gaza, dove chiunque si muova lì viene ucciso, senza alcuna discriminazione. È un crimine di guerra brutale e una violazione di tutti i costumi e le leggi di guerra, prendere di mira civili disarmati, in incidenti in corso, alcuni dei quali sono stati rivelati in videoclip precedentemente trasmessi da al Jazeera . Chiediamo alle Nazioni Unite e alle istituzioni giudiziarie internazionali, guidate dalla Corte penale internazionale, di avviare un’indagine immediata su questi crimini atroci e altre scandalose violazioni che si verificano in audio e video davanti al mondo intero, per perseguire i leader del occupazione nazista, e ad adoperarsi per fermare il massacro in corso e la guerra di sterminio condotta contro i civili. Indifesa e protezione dei valori dell’umanità calpestati dall’occupazione con una copertura e il via libera da parte dell’amministrazione del presidente Biden”.

3 aprile 2024