Repubblica, Corriere della Sera e Mediaset pagate dalla Ue per le elezioni del parlamento europeo

Uno spettro si aggira in Europa, lo spettro dell'astensionismo. Sempre più invisa ai popoli e ai lavoratori, la Ue imperialista teme di uscire con le ossa rotte dalla ormai prossima tornata elettorale. Le elezioni per il Parlamento europeo del prossimo giugno si stanno avvicinando e la campagna elettorale sta iniziando a entrare nel vivo, con i partiti borghesi che, sempre più delegittimati in Italia e nel resto dell'Europa, hanno bisogno della grancassa mediatica costituita dai maggiori giornali e delle televisioni, i cui editori hanno già ricevuto dalle istituzioni europee cospicui fondi in vista della campagna elettorale. Un fiume di euro di finanziamenti alla stampa borghese per battere l'astensionismo.
Così hanno fatto il gruppo editoriale Gedi controllato dalla Exor degli Agnelli (proprietario tra l'altro di la Repubblica e La Stampa oltre che dei canali radiotelevisivi nazionali Deejay TV , Radio Deejay, Radio Capital e Radio m2o ), il gruppo editoriale RCS MediaGroup di Urbano Cairo (proprietario tra l'altro del Corriere della Sera e della La Gazzetta dello Sport ), Mediaset di Pier Silvio Berlusconi (proprietario di un impero radiotelevisivo che comprende, tra l'altro, Rete 4, Italia 1, Canale 5, Radio 105 TV e R 101 TV ) e il Gruppo 24 Ore di Confindustria (proprietario, tra l'altro, de Il Sole 24 Ore ).
Ha iniziato Mediaset a ricevere soldi del fondo europeo Multimedia con tre assegnazione di denaro, tramite un bando approvato dal Parlamento e dalla Commissione europea, di 172.897, 94.812 e 174.600 euro, per un totale di 442.309 euro: molto ha contato per la concessione di questa lauta elargizione a favore della società che fu di Silvio Berlusconi la comune affiliazione al Partito Popolare Europeo di Antonio Tajani (che è vicepresidente del partito oltre che segretario di Forza Italia, partito fondato da Silvio Berlusconi), della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Di fronte a questo gigantesco conflitto di interessi che mette, di fatto, la stampa berlusconiana al soldo delle istituzioni europee e, segnatamente, del partito Popolare Europeo, il Parlamento europeo e la Commissione europea hanno pensato bene di foraggiare, e quindi azzittire, anche gli altri maggiori gruppi del panorama editoriale italiano elargendo fior di soldi anche a Gedi, a RCS, al Gruppo 24 Ore e, anche se in misura minore, al gruppo editoriale del leghista Antonio Angelucci (che controlla il quotidiano il Tempo ).
Alla testata online Open fondata da Enrico Mentana sono andate le briciole, comunque proporzionate alla sua minore rilevanza editoriale.
A fronte delle pesanti critiche mosse da alcuni articoli pubblicati sul Il Fatto Quotidiano la Commissione europea ha quindi comunicato all'inizio di aprile che d'ora in poi “tutti i fondi della linea Multimedia saranno sottoposti a bando pubblico” e che “per la prima volta questo canale di finanziamento viene interamente aperto alla libera competizione” in tutti i Paesi membri.
La Commissione quindi ha esteso e reso sistematica la già grave elargizione al gruppo Mediaset e agli altri importanti gruppi editoriali, calpestando sfacciatamente il principio teorico per cui la stampa nel contesto di un sistema di potere retto dalla borghesia dovrebbe controllare quest'ultima insieme ai politici che ne sono emanazione: se era chiaro ed evidente da sempre che la stampa borghese – che già di per sé è controllata da gruppi industriali capitalisti - non potrà mai esercitare alcuna critica nei confronti della struttura economica capitalista che la domina, ora si è smascherata anche la storiella del preteso controllo della stampa borghese nei confronti della sovrastruttura costituita dal potere politico (in questo caso la UE), e si è smascherata perché ora il foraggiamento della stampa è diventato un vero e proprio principio giuridico comunitario.
In parole povere, Parlamento e Commissione europea se con l'elargizione alle televisioni berlusconiane si sono messe in aperto e chiaro conflitto di interesse, con le ulteriori elargizioni di denaro europeo hanno completamente perso la faccia e pur di corrompere e turlupinare le masse popolari italiane ed europee e convincerle della bontà della Ue imperialista, hanno finito per delegittimare ulteriormente la stampa borghese italiana, neutralizzandola, corrompendola e asservendola mani e piedi alla UE e alle sue istituzioni.
La Rai non ha finora ricevuto fondi comunitari per le elezioni europee di giugno, anche se la UE ha fatto sapere di averla già nel suo libro paga per i media.
Quella della commistione tra il potere politico e la stampa è una vecchia storia che dai singoli Stati, tra i quali l'Italia, si è allargata direttamente in Europa: lo scorso febbraio il Dipartimento per l’informazione e l’editoria, che fa parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha pubblicato l’elenco definitivo dei contributi pubblici diretti versati dallo Stato ai giornali per il 2021, e risulta che essi hanno superato in quell'anno i 30 milioni di euro distribuiti a 180 testate giornalistiche, tra le quali Libero, Il Foglio , Italia Oggi , Gazzetta del Sud , ma anche Famiglia Cristiana e Avvenire , e persino Il Manifesto trotzkista, per cui è davanti agli occhi di tutti che tutte queste testate non possono non fare il gioco della borghesia e del suo sistema economico e sociale, essendo al libro paga della Ue imperialista e della sovrastruttura istituzionale del sistema capitalista, ossia dello Stato borghese.

10 aprile 2024