Ennesimo crimine nazisionista: drone massacra 7 volontari che distribuivano cibo a Gaza
In attesa della risposta iraniana all'attacco diretto contro l'ambasciata a Damasco, durano un battere di ciglia le reazioni dei complici imperialisti alle palesi responsabilità dei nazisionisti
La denuncia del genocidio palestinese al centro di un nuovo rapporto Onu

Il bilancio delle vittime di sei mesi della guerra di genocidio del popolo palestinese dei nazisionisti a Gaza è di almeno 33.175 morti e circa 75.886 feriti, in gran parte donne e bambini. Nello stesso periodo in Cisgiordania le vittime palestinesi sono state 428, tra cui 110 bambini, e 4.760 i feriti, tra cui almeno 739 bambini. Secondo l’Ufficio centrale di statistica palestinese, sono più di 14.350 bambini uccisi a Gaza, il 44% del numero totale delle vittime. Donne e bambini costituiscono inoltre il 70% dei 7 mila palestinesi al momento definiti come scomparsi. Un bilancio che continuerà a crescere nonostante il rischieramento dell'esercito occupante su altri fronti in seguito al possibile e pericolossimo allargamento della guerra dopo il bombardamento del consolato iraniano a Damasco l'1 aprile e l'uccisione di sette militari del corpo dei parsdaran.
Con l’attacco alla sede diplomatica iraniana a Damasco i nazisionisti hanno colpito un sede ufficiale di un paese membro delle Nazioni Unite, in una chiara violazione del diritto consuetudinario internazionale per il quale ambasciate e consolati sono come luoghi inviolabili. Una iniziativa che tra l'altro è stata compiuta a danno di un paese ufficialmente non belligerante, l'Iran, nel territorio di un altro paese non belligerante, la Siria, violandane la sovranità. Con l'evidente via libera dell'imperialismo americano, confermato dal fatto che la Casa Bianca abbia fin da subito dichiarato di non essere stata neanche al corrente della preparazione del raid ma senza condannarlo e anzi ammonendo Teheran a non alzare il livello dello scontro. La Guida suprema iraniana Ali Khamenei rispondeva con la promessa di una risposta a tempo debito e assicurava che “il malvagio regime sionista sarà punito dai nostri uomini coraggiosi”. L'imperialismo Ue ancora più vergognoso stava zitto alla coda del capofila Usa e dei nazisionisti, complice e sodale nel genocidio palestinese e nella sempre più probabile e pericolosa nuova guerra in Medioriente.
Sono bastate ad esempio due giornate di dichiarazioni, non atti diplomatici concreti ma solo parole da parte degli ipocriti governanti imperialisti, dall'inglese Sunak all'italiano Tajani, impegnati a difinirsi "Indignati, sconvolti", senza esprimere una chiara condanna dell’assassinio sionista, una vera esecuzione a sangue freddo, l'1 aprile, di sette operatori dell’ong World Central Kitchen (WCK), un’organizzazione con sede negli Stati Uniti che distribuiva aiuti alimentari ai palestinesi nella Striscia.
Le ricostruzioni dell'agguato e dell'attacco deliberato al convoglio delle ben identificate auto umanitarie che viaggiavano su un percorso concordato con l'esercito occupante fornite da diverse fonti di stampa, tra cui Haaretz , erano alla base della denuncia del capo dell’organizzazione umanitaria, lo chef José Andrés, sul fatto che le auto erano state colpite “volontariamente, una dopo l’altra” dai droni armati, nonostante fosse "molto chiaro chi eravamo e cosa facevamo. Anche se non fossimo stati coordinati con i soldati, nessun paese democratico e nessun militare può bersagliare civili e operatori umanitari”. Lo chef ispano-americano sottolineava che non era affatto un “tragico errore”, di "cose che capitano in guerra” come le definivano il governo e il boia nazisionisti. In seguito all'assassinio impunito degli operatori umanitari della WCK, l'organizzazione e altre agenzie umanitarie sospendevano le loro operazioni a Gaza, dove oltre un milione di persone sta affrontando una crisi umanitaria che l’Onu ha definito “catastrofica”.
Fra le varie denunce delle organizzazioni dell'Onu sul genocidio palestinese registriamo quelle del 5 aprile, approvate a larga maggioranza da parte del Consiglio per i Diritti Umani (Unhrc) che ha ribadito l'illegittimità degli insediamento dei coloni in Cisgiordania e invitato gli Stati a compiere "passi verso la cessazione dell'importazione di qualsiasi prodotto originario degli insediamenti nei Territori palestinesi occupati". In un'altra risoluzione il consiglio Unhrc ha chiesto il blocco della vendita di armi a Tel Aviv, dopo aver espresso grande preoccupazione per “possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità” commessi dai sionisti a Gaza.
"Anatomia di un genocidio" è il significativo titolo del rapporto presentato a fine marzo dalla Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, che dimostra l'esistenza di “fondati motivi per ritenere” che sia stata raggiunta la soglia oltre la quale si può definire un genocidio quello commesso dal regime di Tel Aviv sui palestinesi, che detto in altre parole mette in chiaro la politica di genocidio del popolo palestinese dei nazisionisti che tra l'altro abbiano tentato di sovvertire il diritto internazionale, quando non se ne sono fatte beffe, per fornirsi una copertura legale; genocidio e ribaltamento della realtà con una criminale campagna propagandistica che sarebbero state comunque impossibili senza la complicità dei paesi imperialisti occidentali.
Del rapporto citiamo le conclusioni laddove si afferma che “la natura travolgente e la portata dell’attacco di Israele a Gaza e le condizioni di vita distruttive che ha inflitto rivelano l’intento di distruggere fisicamente i palestinesi come gruppo”, “Israele ha cercato di nascondere la natura eliminazionista delle sue ostilità, camuffando la commissione di crimini internazionali come rispettosi del diritto internazionale umanitario. Distorcendo le norme consuetudinarie del Diritto Umanitario Internazionale, comprese distinzione, proporzionalità e precauzioni, Israele ha di fatto trattato un intero gruppo protetto e le sue infrastrutture di sostentamento vitale come ‘terroristi’ o ‘sostenitori del terrorismo’, trasformando così tutto e tutti in un bersaglio o in un danno collaterale, quindi eliminabile o distruttibile”. Un piano che non è nato ora, sostiene Albanese, ma risale alla Prima Nakba del 1948, "il Genocidio di Israele contro i palestinesi a Gaza è una fase crescente di un processo coloniale di cancellazione di lunga data. Per oltre settant’anni questo processo ha soffocato il popolo palestinese come gruppo: demograficamente, culturalmente, economicamente e politicamente, cercando di sostituirlo, espropriarlo e controllare la sua terra e le sue risorse. La Nakba in corso deve essere fermata e vi si deve porre rimedio una volta per tutte. Questo è un imperativo dovuto alle vittime di questa tragedia altamente prevenibile e alle generazioni future di quella terra”.
Scontata la reazione contraria dei nazisionisti e dei loro sostenitori, a partire dagli Usa che col portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller non potevano far altro che ricorrere alla consueta e strumenale accusa di antisemitismo alla relatrice Onu non potendo confutare le prove elencate nel rapporto.
Accuse respinte da una larga solidarietà espressa alla relatrice da molti paesi, in particolare da quelli arabi e del Sud del Mondo, e alla quale si è unita quella significativa di Academia4Equality, un'organizzazione che comprende 850 accademici provenienti da Israele e da tutto il mondo che chiedevano "all'amministrazione statunitense di studiare il rapporto, di considerarlo attentamente e di esprimere un giudizio sui suoi meriti, non ad hominem". Nella lettera aperta a sostegno di Francesca Albanese, gli accademici denunciavano che "le accuse contro Albanese sono quelle spesso rivolte come arma contro individui e organizzazioni che richiamano l'attenzione sulle trasgressioni di Israele contro i diritti dei palestinesi e sulle gravi violazioni del diritto internazionale, anche contro ONG affermate, come B'Tselem, Amnesty International, Human Rights Watch e altre. Le accuse non affrontano la sostanza delle argomentazioni ma piuttosto utilizzano attacchi ad hominem per minare qualsiasi critica nei confronti di Israele e la difesa dei diritti dei palestinesi. Come già chiarito in una dichiarazione di studiosi di antisemitismo, Olocausto, studi ebraici e argomenti correlati del dicembre 2022, confondere la critica alle politiche israeliane con l’antisemitismo ha lo scopo di mettere a tacere la critica e distogliere l’attenzione da forme autentiche di antisemitismo". E di coprire i crimini dei nazisionisti.

10 aprile 2024