25 Aprile 79° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo
Uniamoci per liberare l'Italia dal ritorno di Mussolini
nelle vesti femminili, democratiche e costituzionali
Per il socialismo e il potere politico del proletariato

Il 25 Aprile 1945 il popolo italiano in armi, con alla testa le partigiane e i partigiani, insorgendo in tutte le città del Nord sconfiggeva definitivamente le armate hitleriane e i loro servi repubblichini, ponendo fine alla nera dittatura fascista di Mussolini e alla monarchia che gli aveva spianato la strada.
Fu una lunga, dura e sanguinosa lotta di liberazione durata oltre due anni, considerando come inizio i grandi scioperi del marzo 1943 nelle grandi fabbriche del Nord che affrettarono la caduta del fascismo, ispirati dalla recente vittoria sovietica a Stalingrado che mutò il corso della guerra. Essa costò un altissimo tributo di sangue e di sacrifici al proletariato e alle masse popolari italiane, tra cui 46 mila partigiane e partigiani caduti e 21 mila feriti e mutilati su circa 220 mila combattenti, più altri 30 mila caduti combattendo a fianco dei movimenti di liberazione in altri paesi. Fu anche un movimento che vide entrare in campo per la prima volta come protagoniste le donne, che vi presero parte attivamente in circa 2 milioni, di cui ben 35 mila come combattenti nelle formazioni armate.
Da allora questa ricorrenza gloriosa ricorda e trasmette di generazione in generazione un insegnamento incancellabile che le partigiane e i partigiani ci hanno lasciato sacrificando le loro vite: quello di difendere e mantenere sempre vivo lo spirito della Resistenza e dell'antifascismo, contro le forze che oggi più che mai vorrebbero cancellarli per sempre dalla storia del nostro popolo.
Oggi, 79 anni dopo la Liberazione, celebrare in maniera viva e militante il 25 Aprile significa impugnare con forza la bandiera della Resistenza e dell'antifascismo per combattere il risorgente fascismo che si è instaurato al potere sotto nuove forme col governo neofascista Meloni, a 100 anni esatti dalla marcia su Roma delle camicie nere di Mussolini. In sostanza è il ritorno di Mussolini nelle vesti femminili, democratiche e costituzionali della ducessa d'Italia Meloni sia in politica interna che internazionale.

Meloni ripercorre le orme di Mussolini in politica interna ed estera
Di stampo tipicamente mussoliniano è la controriforma neofascista della giustizia, che il governo sta attuando passo per passo per assoggettare il potere giudiziario a quello esecutivo come durante il ventennio fascista, con le “pagelle” e i test psico-attitudinali per i magistrati e con la separazione delle carriere tra giudici e pm, tutte misure previste anche dalla P2 di Gelli. Così come è tipicamente mussoliniana la triade “dio, patria e famiglia” che la Meloni vuol restaurare nel Paese per imporre la visione cattolica oscurantista, antifemminile e omofoba della società e il modello maschilista della donna moglie, casalinga e madre prolifica. Mentre al tempo stesso esalta il nazionalismo patrottardo e sul piano ideologico e culturale promuove una studiata campagna, tramite il ministro Sangiuliano e l'occupazione totale della Rai, per riabilitare la “cultura di destra” e il fascismo, screditare l'antifascismo e la Resistenza e criminalizzare il comunismo, come si è visto con l'asfissiante celebrazione delle Foibe lo scorso febbraio.
Anche sul piano internazionale l'Italia imperialista della Meloni sta restaurando la politica estera e militare espansionista, colonialista e guerrafondaia del suo modello Mussolini. E infatti ne ripercorre le direttrici storiche nell'Adriatico e nei Balcani (vedi l'accordo con l'Albania per l'esternalizzazione dei lager per migranti); nel Sud del Mediterraneo e in Nord Africa, con gli accordi antimigranti, ma anche di sfruttamento di fonti energetiche, con Tunisia, Libia ed Egitto; e nel Medio Oriente, con l'assunzione del comando della missione aeronavale europea Aspides in Mar Rosso contro gli Houthi che combattono per far cessare il genocidio dei palestinesi di Gaza.
Per la sua strategia neocolonialista la premier neofascista si serve del cosiddetto “Piano Mattei”, rivolto all'intero continente Africano, e che ha il duplice obiettivo di fermare i flussi di migranti nei paesi di origine e di transito in cambio di “aiuti” e denaro ai loro governanti, e di aprire quegli stessi paesi al neocolonialismo economico e militare dell'imperialismo italiano per lo sfruttamento delle loro risorse energetiche e minerarie e l'installazione di avamposti militari.

La “madre di tutte le riforme” (fasciste)
Sul piano istituzionale c'è poi la controriforma presidenzialista della Costituzione, come era nel programma del MSI e nel piano della P2, e che la maggioranza di destra punta a far approvare a passo di carica in prima lettura dalle Camere prima delle elezioni europee. La Ducessa Meloni la chiama orgogliosamente “la madre di tutte le riforme”, e non a torto, perché con l'elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri - il cosiddetto premierato che non esiste in nessun altro paese e che non a caso ha forti analogie con la dittatura mussoliniana - cambierebbe definitivamente la forma della Repubblica italiana da parlamentare a presidenziale.
Al candidato premier vincente, infatti, è assegnato un cospicuo premio di maggioranza che permetterà al suo partito o coalizione di avere una solida maggioranza parlamentare, rafforzata da una norma “antiribaltone” che lo blinderà al potere per tutta la legislatura. Inoltre, a suo ulteriore rafforzamento, verrebbero fortemente tagliati i poteri che la Costituzione riserva al presidente della Repubblica, che si ridurrebbe ad una figura puramente notarile e decorativa. Purtroppo le opposizioni parlamentari liberali, riformiste e opportuniste di PD, M5S, AVS, IV e Azione non rappresentano una credibile barriera democratica e antifascista, tant'è vero che la gran parte del disegno di legge costituzionale della maggioranza ha già passato in poche sedute l'esame della Commissione Affari costituzionali del Senato, nonostante le centinaia di emendamenti presentati dai suddetti partiti. Emendamenti che in ogni caso non cambierebbero il nocciolo duro di questo nero provvedimento, che non è altro che un golpe bianco, come detto sopra, che trasformerà la Repubblica da parlamentare a presidenziale per via perfettamente costituzionale. Seguendo questa via i partiti della “sinistra” borghese non sono riusciti nemmeno a impedire che l'Italia venisse divisa in venti staterelli tramite l'autonomia regionale differenziata.

“Ordine e sicurezza” come nel ventennio fascista
Sul piano interno basti anche solo ricordare l'impressionante mole di decreti “urgenti” e disegni di legge di stampo neofascista, razzista, xenofobo e oscurantista realizzati o messi in cantiere in un anno e mezzo di governo all'insegna dello slogan tipicamente fascista dell'“ordine e sicurezza”: dal cosiddetto “decreto anti-Rave”, diretto in realtà a colpire gli scioperi, le manifestazioni non autorizzate e le occupazioni, ai decreti contro le navi delle Ong che soccorrono i migranti, e per colpire gli stessi migranti come col “decreto Cutro”, riducendone i diritti e rendendone più lunga l'incarcerazione e più facile l'espulsione. Dalle misure abnormi contro chi deturpa i monumenti, mirate espressamente a stroncare con multe enormi e anni di galera le proteste dei giovani di Ultima Generazione e degli altri movimenti contro la catastrofe climatica, al “pacchetto sicurezza” contenente misure “antiterrorismo” e di “sicurezza urbana” ispirate al codice fascista Rocco: tra cui il carcere per i blocchi stradali, la detenzione in prigione anche per le madri con figli minori e le donne incinte, l'inasprimento delle pene per le offese e resistenza a pubblico ufficiale e per le proteste nelle carceri, nei Cpr dei migranti e per i giovani ecologisti nel caso di “offesa” a edifici istituzionali. Mentre concede l'impunità per gli agenti segreti in caso di delitti commessi per non svelare la loro copertura e perfino l'obbligo delle università di collaborare con le autorità nello spionaggio degli studenti e professori se motivato con ragioni di “sicurezza nazionale”.
Come ai tempi delle squadracce nere di Mussolini torna ad abbattersi il manganello poliziesco contro chiunque osi protestare e lottare contro la politica neofascista del governo, e con particolare accanimento sui giovani e gli studenti che si oppongono alla politica di restaurazione della scuola repressiva e di classe neo-gentiliana del leghista Valditara, e che manifestano nelle piazze e nelle università contro il genocidio di Gaza. E intanto i nostalgici di Mussolini e della cosiddetta “Repubblica sociale italiana” possono partecipare impunemente alle loro squallide adunate a base di saluti romani e slogan e simboli fascisti; e agli squadristi di Forza nuova, CasaPound e Azione studentesca è consentito aggredire giovani e studenti antifascisti davanti alle scuole sotto l'occhio indifferente della polizia di Piantedosi.

Abbandonare le illusioni costituzionali e ispirarsi alla Resistenza
Tutto ciò conferma l'impossibilità e l'inutilità di appellarsi alla Costituzione borghese per sbarazzarci del risorgente fascismo mussoliniano, per cui occorre invece abbandonare ogni illusione costituzionale, parlamentare, elettorale e riformista e battersi nelle piazze, nei luoghi di lavoro e nelle scuole per chiedere il ritiro dell'Italia da tutte le missioni militari, a cominciare da quella nel Mar Rosso, l'immediato cessate il fuoco e permanente a Gaza e la cessazione di ogni invio di armi e accordo militare o con ricadute militari col governo nazisionista e genocida israeliano e l'uscita dell'Italia dalle alleanze imperialiste della Nato e della Ue. Bisogna chiedere anche lo scioglimento immediato di tutti i gruppi e organizzazioni neofasciste e neonaziste e la chiusura di tutti i loro covi. Contemporaneamente occorre lavorare per unire tutte le masse antifasciste, anticapitaliste e progressiste in un fronte unito di lotta più ampio possibile, senza settarismo, pregiudizi ed esclusioni, per abbattere nelle piazze il governo neofascista Meloni e il suo disegno mussoliniano presidenzialista e imperialista.
Lo spirito giusto a cui ispirarsi in questa lotta è quello delle partigiane e dei partigiani, che nella loro componente principale operaia, contadina e popolare che combatteva sotto la bandiera rossa, impugnarono le armi per abbattere il nazifascismo ma sognavano anche di cambiare radicalmente l'Italia con il socialismo, perché capivano che il fascismo e la guerra sono mostri generati dal capitalismo. Un sogno non realizzato per colpa del PCI revisionista di Togliatti. Così oggi il proletariato e le masse popolari femminili e giovanli, per continuare la loro lotta e realizzare le loro aspirazioni, devono scegliere la via maestra della rivoluzione socialista e del potere politico del proletariato, che è l'unica via possibile per abbattere il capitalismo, che genera l'imperialismo, il fascismo e il razzismo, e per cambiare davvero l'Italia.
Come ha indicato il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nell'Editoriale per il 47° Anniversario della fondazione del PMLI: “Ne prendano coscienza soprattutto le operaie e gli operai d'avanguardia e le ragazze e i ragazzi che si battono con tanto coraggio contro il fascismo, il razzismo, il governo neofascista Meloni, il genocidio dei palestinesi, le violenze di genere e sulle donne e la militarizzazione delle scuole liberandosi dalle illusioni costituzionali, nonché dalle illusioni elettorali adottando l'astensionismo marxista-leninista, sia per le elezioni politiche e amministrative sia per l'elezione del parlamento europeo. È l'unico modo per delegittimare l'UE che si prepara alla guerra mondiale imperialista ”.
Viva il 25 Aprile!
Gloria eterna alle partigiane e ai partigiani!
Uniamoci per liberare l'Italia dal ritorno di Mussolini nelle vesti femminili, democratiche e costituzionali, per il socialismo e il potere politico del proletariato!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

17 aprile 2024