Da oltre 100 mila manifestanti
Assediato e assaltato il parlamento
Un fatto storico. In decine di migliaia nelle combattive manifestazioni di oltre 30 cittą tra cui Torino, Milano, Brescia, Genova, Bari, Cosenza, Palermo, Catania
La piazza sfiducia il governo del neoduce Berlusconi

Il 14 dicembre 2010 la vera opposizione al governo della macelleria sociale, costituita da operai, lavoratori, precari, studenti e migranti ha dato vita a una grandiosa giornata di mobilitazione di piazza per gridare al neoduce Berlusconi che deve rassegnare subito le dimissioni da Palazzo Chigi. Nonostante il centro di Roma sia fin dalle prime luci dell'alba super-blindato da migliaia di agenti delle "forze dell'ordine" come non si vedevano dai tempi di Mussolini, gli organizzatori della manifestazione sfidano i blocchi e il coprifuoco imposto tutto intorno ai palazzi del potere borghese e dichiarano: "Puntiamo a Montecitorio".
Lo ribadiscono studenti medi e universitari dell'Onda provenienti da tante città italiane (Napoli, Firenze, Milano, Bergamo, Pisa, Bologna, L'Aquila, ecc.). Da più punti della Capitale tanti rivoli di manifestanti confluiscono in due grandi fiumi: sono le decine di migliaia di precari e studenti dell'università che sono partiti dalla Sapienza in Piazzale Aldo Moro e sono confluiti nel grande corteo dei 20 mila studenti medi romani partiti da Piazza della Repubblica. Dinanzi alla sede del Ministero dell'economia in Via XX Settembre mettono in scena il primo presidio di protesta pacifico con cori, slogan e lancio di arance contro i finanzieri in assetto antisommossa. Dall'altro lato della città un altro grande corteo di studenti medi parte da Piramide, al grido "dimissioni, dimissioni". Nei pressi del Colosseo incrocia e si fonde con il corteo dei metalmeccanici della Fiom e di "Uniti contro la crisi", che, a sua volta, ha già aggregato i tanti giovani dei "Centri sociali" convenuti a Roma dal Sud e dal Nord. C'è anche il combattivo e acclamato comitato per la difesa della salute e dell'ambiente con le mamme vulcaniche di Terzigno, il Popolo viola i terremotati de L'Aquila, i lavoratori della Flc-Cgil, il PMLI, centinaia e centinaia di immigrati con le associazioni antirazziste.
I due grandi affluenti sono già un mare quando invadono Piazza Venezia. Tanti striscioni e cartelli contro il governo e il ministro Gelmini. Una notizia rilanciata dai mass-media comincia inquietantemente a parlare di "infiltrazioni anarchiche" ma non cambia la direzione della corrente principale delle masse in lotta che pacifica, allegra ma determinata punta dritto ai palazzi del potere borghese. Pochi minuti prima del responso della Camera il corteo è ancora compatto, tutti uniti, con gli studenti e le studentesse in testa, i manifestanti, che nel frattempo sono diventati oltre centomila, sfidano i blocchi delle "forze dell'ordine", organizzano un vero e proprio accerchiamento alla "zona rossa" super militarizzata. In alcuni punti gli studenti, svicolando per i vicoletti, riescono ad aggirare e poi a superare il blocco che farà impazzire i responsabili dell'"ordine pubblico" al servizio dell'emulo di Mario Scelba, Roberto Maroni.
In un tempestivo comunicato emesso il 14 dal titolo "Un fatto storico" (pubblicato a parte), l'Ufficio stampa del PMLI saluta la grandiosa mobilitazione a Roma e nelle altre città con queste parole: "Il PMLI considera un fatto storico l'assedio e l'assalto del parlamento da parte di oltre 100 mila manifestanti e le contemporanee manifestazioni di massa che si sono svolte in tante importanti città d'Italia per chiedere le dimissioni del governo Berlusconi.
Questa è l'unica via per liberarsi una volta per sempre di Berlusconi. Con la mancata sfiducia è ormai comprovato che il parlamento non può mandarlo a casa".
Letame viene scaricato nei pressi di Palazzo Grazioli (una delle residenze di Berlusconi), alcune decine di studenti arrivano a due passi dal Senato. A quel punto scatta la prima reazione-vendetta delle "forze dell'ordine" in assetto antisommossa con arresti, lanci di lacrimogeni e selvagge cariche per respingere le ondate studentesche. È il presagio del piano criminale, evidentemente premeditato e ben collaudato dal governo per simili circostanze. Alle ore 13:30 asserragliato nei due "bunker" di Palazzo Madama e Montecitorio, il premier, dopo la scandalosa campagna di compravendita dei voti, ottiene una risicata "fiducia" anche alla Camera che gli permette di sfuggire per qualche tempo ai processi della magistratura ma non all'ira popolare.
I manifestanti infatti dietro lo striscione: "il governo non ha la fiducia degli studenti" si ricompattano e cercano di arrivare nuovamente, questa volta in massa, sotto Palazzo Madama, Montecitorio e Palazzo Chigi, protetti con più strati concentrici di "barricate di autoblindo" che chiudono ogni centimetro di spazio. A un certo punto qualcuno dà l'ordine ai senatori di non uscire dal Palazzo. Puntualissime partono le violentissime cariche delle "forze dell'ordine" in tutto il centro della città. Scatta la caccia al manifestante inerme per le strade. La mattanza durerà per ore e ore fino a sera, decine e decine di feriti, centinaia i fermati.
Incredibile l'autocensura dei mass-media che si aggiunge a quella di polizia e carabinieri che oscurano le videocamere e le macchine fotografiche. Solo Rai news 24 manda in onda alcune immagini della battaglia in Via del Corso, le massicce cariche nei pressi di Piazzale Flaminio, i blindati che scorrazzano in Piazza del Popolo nel fumo dei lacrimogeni e nel fuggi fuggi generale sulla collina, la devastazione della città. Anche in questa occasione le "forze dell'ordine" si accaniscono non tanto sui "Black bloc" che devastano vetrine di negozi, banche e automobili, ma nei confronti dei manifestanti.
In contemporanea si sono svolte grandi manifestazioni anche nelle principali città d'Italia. In mattinata contestato il firmatario degli accordi separati della Cisl, Bonanni.
Il combattivo corteo a Milano, al quale hanno partecipato migliaia di studenti medi e universitari, è partito da largo Cairoli. Gli studenti hanno organizzato diversi blitz, bloccando il traffico in diverse zone cittadine. Centinaia di studenti hanno fatto irruzione nel palazzo della Borsa, mentre la sicurezza sprangava gli altri accessi. Saliti ai piani superiori hanno srotolato uno striscione con la scritta: "Accozzaglia di affaristi, razzisti, ladri, mafiosi. Fund our future (Finanziate il nostro futuro). Dovete darci il denaro". Intonando cori, hanno ricoperto la facciata del palazzo con volantini: "Join the resistance of new Europe (Unitevi alla resistenza della nuova Europa). Prima di arrivare alla Borsa, il corteo si era fermato davanti a una banca di proprietà del neoduce e davanti alla sede del PDL, fatte oggetto di un fitto lancio di uova. I manifestanti hanno poi occupato i binari della stazione Garibaldi per una mezz'ora. Tensioni con la polizia si sono avute nella storica piazza Fontana, dove il 12 dicembre del 1969 una bomba fascista esplose nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura, provocando la morte di diciassette persone ed il ferimento di altre ottantotto.
A Brescia, migliaia di studenti medi, partiti da piazza Garibaldi in corteo, hanno deviato dal percorso concordato con la questura, occupando per ore la stazione.
A Torino, partito da piazza Arbarello, il corteo era aperto da uno striscione rosso: "Se non cade il Governo scateniamo l'inferno". Davanti alla sede del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), in via Pietro Micca, dal corteo è partito un lancio di uova. Verso mezzogiorno gli studenti hanno occupato i binari della stazione di Porta Nuova. Fulminea azione successivamente contro la sede del MIUR. Gli studenti sono riusciti a sfondare la porta degli uffici del Ministero, hanno raggiunto il balcone del secondo piano da dove hanno esposto lo striscione di apertura del corteo.
Nella manifestazione di Genova gli studenti, dopo aver occupato il varco portuale di Ponte Etiopia al porto Sampierdarena e viale Canepa, hanno esposto lo striscione "studenti e lavoratori uniti verso lo sciopero generale". Gli studenti universitari intanto hanno poi occupato il Rettorato. A Savona gli studenti medi hanno occupato la fortezza del Priamar esponendo lo striscione "Savona risponde".
A Firenze precari e studenti hanno simbolicamente occupato il Rettorato armati di cartelli e striscioni.
A Napoli in migliaia in piazza, nonostante gli universitari del movimento studentesco partenopeo fossero partiti con ben 24 autobus alla volta di Roma.
A Bari due cortei: uno, con circa un migliaio di studenti, è partito dalla facoltà di Scienze politiche occupata, bloccando il centro cittadino. L'altro si è mosso dalla zona del Politecnico e di ingegneria occupata e si è diretto anch'esso verso il centro della città. Nonostante l'imponente schieramento di "forze dell'ordine", munite di elicotteri, gli studenti hanno occupato il Castello Svevo.
A Cosenza gli studenti, dopo un'assemblea nell'Aula magna dell'Università, che è da tempo occupata, hanno raggiunto in corteo lo svincolo dell' autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, occupandolo.
A Palermo la manifestazione più imponente del Mezzogiorno all'insegna della parola d'ordine "Blocchiamo tutto. Que se vayan todos (che se ne vadano tutti)". In trentamila tra studenti, precari, disoccupati, divisi in diversi cortei hanno bloccato il porto, la stazione e l'aeroporto del capoluogo siciliano. Un corteo ha portato la protesta fin sotto la sede del governo regionale. Alla notizia che Berlusconi aveva comprato la fiducia, molti studenti e lavoratori hanno dichiarato che siamo davanti a un colpo di Stato pur senza militari, polizia che picchia gli studenti a parte. I blocchi sono continuati nel pomeriggio: i manifestanti hanno occupato la metropolitana dell'aeroporto di Palermo per protestare contro Trenitalia che impediva la ripartenza degli studenti protagonisti del blocco del "Falcone-Borsellino". Nel pomeriggio nuovamente occupata la stazione da un migliaio di manifestanti.
A Catania in migliaia hanno sfilato per il centro storico. Altre combattive manifestazioni a Bergamo, Trieste, Padova, Sanremo, Piacenza, Parma, Siena, Pisa, Prato, L'Aquila, Campobasso, Isernia, Caserta, Matera, Taranto, Lecce, Messina, Enna, Siracusa, Trapani.
In questa giornata cruciale, come era accaduto a Genova nel luglio del 1960 e nel luglio del 2001, Berlusconi attraverso il suo ministro dell'Interno ha mostrato il suo volto più orribile e sanguinario e il suo vero programma: la cancellazione del diritto di manifestare e di ogni residuo di democrazia borghese, come prescrivono le aperte dittature fasciste.
Nella lettera di ringraziamento inviata dalla Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI ai militanti presenti a Roma si legge tra l'altro: "L'assedio e l'assalto al parlamento indicano chiaramente che un numero crescente di masse sta prendendo coscienza che questa è la strada da seguire. Dobbiamo perciò insistere a propagandare tale parola d'ordine e non perdere alcuna occasione per porsi alla testa delle masse che scendono in piazza per combattere contro il governo del neoduce Berlusconi.
Intanto esprimiamo la nostra solidarietà militante e ammirazione politica ai tanti giovani che oggi hanno combattuto davanti al parlamento per chiedere le dimissioni del neoduce. Dal loro coraggio e dalla loro combattività dobbiamo prendere esempio per fare bene la nostra parte anche nei combattimenti di piazza e di massa, secondo le indicazioni specifiche e particolari del Partito, e tenendo presente le forze a disposizione e alle necessità del Partito e all'impiego dei compagni.
Il parlamento ha dato la fiducia al governo non le masse più coscienti e combattive, specie quelle studentesche e giovanili, l'hanno chiaramente sfiduciato nella piazza della capitale e nelle tante altre piazze d'Italia.
Sarà ora ben difficile arrestare questo impetuoso movimento di massa antiberlusconiano.
Noi continuiamo a soffiare sul fuoco e a muoverci al suo interno come pesci nell'acqua e occupando gradualmente e man mano che crescono le nostre forze le prime file".
Da parte sua, invece, il PD col solito misto di complicità, opportunismo e rimbambimento, per l'ennesima volta non solo non ha appoggiato e dato visibilità con i suoi mezzi di informazione alle motivazioni di lotta dei manifestanti ma neanche si è degnato di condannare la mattanza e men che mai di dire la verità sulla situazione politica italiana, ossia il regime neofascista, che certo non muterà con un cambiamento del governo, qualunque esso sia: Berlusconi bis, Tremonti, Fini-Casini, Grandi Intese, ecc. Mentre gli studenti venivano dispersi e massacrati, Vendola si autoproclamava capo del "centro-sinistra", il rimbambito Bersani affermava: "Adesso Berlusconi governi", mentre l'opportunista Sansonetti disquisiva tranquillamente del più e del meno in diretta su Sky. Occorre dire basta con Berlusconi e il berlusconismo, che altro non è se non la restaurazione del fascismo sotto nuove forme, nuove metodi e nuovi vessilli.
Occorre subito lo sciopero generale di 8 ore di tutte le categorie con manifestazione sotto Palazzo Chigi.
Bisogna abbattere il governo del nuovo Mussolini!

15 dicembre 2010