Nonostante l'illegale proroga della chiusura dei seggi di 7 ore e le pressioni, i ricatti e le minacce dei partiti del regime
L'ASTENSIONISMO AVANZA ALIMENTANDOSI A SINISTRA. LE SIRENE PARLAMENTARI NON RIESCONO A BLOCCARLO
12.167.764 ASTENSIONISTI DELEGITTIMANO IL PARLAMENTO BORGHESE E I SUOI PARTITI

I giovani i più astensionisti. Palermo, Biella, Modena e Roma fra le città più astensioniste. La casa delle libertà, ossia del fascio, batte l'Ulivo, ossia la "sinistra" borghese. Crollo dei DS. Rifondazione del trotzkismo, presentatasi come l'"antidoto dell'astensionismo", non riesce a recuperare i voti del 1996. Bertinotti apre a D'Alema e "alle sinistre di ogni genere: radicali, socialdemocratiche e liberali"
GUERRA TOTALE AL GOVERNO DEL NEODUCE BERLUSCONI. PER L'ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA
12.167.764 elettori, pari al 24,7% dell'intero corpo elettorale hanno delegittimato il parlamento borghese e i suoi partiti astenendosi (non votando, votando nullo o bianco). In questo modo quasi un quarto di elettori hanno anche bocciato il presidenzialismo che, a Costituzione formale invariata, è stato di fatto già introdotto in queste elezioni, imponendo l'elezione diretta del premier indicato nel simbolo elettorale delle varie coalizioni.
Mai era stata toccata una percentuale così alta di astensionismo in un'elezione politica. Esso non solo non è stato recuperato, ma nemmeno bloccato perché rispetto alle politiche del 1996 è ulteriormente cresciuto alla Camera proporzionale dell'1,6%.
Non era un risultato scontato in partenza. Mai come quest'anno tutte le armi erano puntate contro l'astensionismo. A cominciare dall'accanita e sistematica campagna antiastensionista condotta da tutti i partiti parlamentari, dalle istituzioni borghesi, dai padroni, dalla chiesa cattolica, da certe organizzazioni cosiddette antagoniste e finanche da alcuni gruppi terroristici, tesa a recuperare ad uno ad uno gli elettori che non intendevano andare a votare.
Una campagna fatta di pressioni politiche e personali, ricatti morali e persino minacce com'è il caso della vergognosa "striscia" del provocatore ex marxista-leninista pentito Sergio Staino sull'"Unità" del 12 maggio dove si invita assai esplicitamente a prendere a cazzotti e calci chi vuole astenersi.
Il clima terroristico e ricattatorio di queste elezioni ha eguagliato e per certi versi superato quello del 1948. Specie da parte della "sinistra" borghese si è parlato di elezioni "epocali", di "scelta decisiva", si è evocato il "pericolo delle destre" e quindi la possibile "rimonta", il "sorpasso all'ultima curva".
Più insidioso ma non meno intimidatorio il ricatto "legale" della nuova tessera elettorale a bollini che rappresenta una marchiatura a fuoco degli astensionisti e che sicuramente avrà spinto qualche elettore meno cosciente o più soggetto a controlli e ricatti a recarsi alle urne per sfuggire a questa odiosa schedatura di massa.
Questa campagna antiastensionista è proseguita anche durante le ore di voto con la trasmissione televisiva delle immagini di sterminate code ai seggi e delle dichiarazioni del ministro degli Interni Bianco per sottolineare l'"eccezionale" affluenza. E come se non bastasse, è stata prorogata illegalmente la chiusura dei seggi di ben 7 ore, prima allargando il loro perimetro con l'espediente delle transenne per le strade, poi accettando chiunque si presentasse al voto oltre l'orario. Questo avveniva mentre erano in corso le trasmissioni televisive che rendevano noti i risultati elettorali.

L'ASTENSIONISMO
E' dunque veramente incredibile il fatto che 1 elettore su 4 abbia resistito a tutte queste sirene e abbia deciso ugualmente di astenersi. Certamente la sua scelta mai come in questa occasione è stata convinta, consapevole e espressione della volontà di prendere le distanze da questi partiti del regime, da questo sistema economico, da queste istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera e dalla seconda repubblica.
L'astensionismo si è confermato ed è stato alimentato da sinistra. La scelta a "destra" e al "centro" era talmente varia e consistente che non poteva essere altrimenti. Del resto i tonfi elettorali dei DS e della stessa Rifondazione trotzkista rispetto alle politiche '96 solo in minima parte possono essere giustificati con uno spostamento a destra del loro elettorato verso la Margherita di Rutelli o il PdCI di Cossutta.
L'altro dato assai significativo è che l'astensionismo ha avuto una maggiore incidenza proprio fra i giovani dai 18 ai 25 anni. A fronte di un astensionismo al Senato del 23,9% (dove è possibile votare dal compimento dei 25 anni), sta il 24,7% alla Camera proporzionale. Si tratta di una inversione di tendenza, poiché fin qui in tutte le passate elezioni il dato è sempre stato rovesciato.
Confermato il dato del graduale allineamento del Centro-Nord ai valori già altissimi del Sud e delle Isole. Gli incrementi maggiori dell'astensionismo si registrano infatti al Centro col +2,9% e al Nord col +2,7%, che lo hanno portato rispettivamente al 20,9% e al 19,4%.
Nel Sud invece l'incremento è dello 0,1%, mentre nelle Isole si registra un dato negativo dell'1,8%, che comunque appaiono di tipo fisiologico. Essi hanno infatti una bassa incidenza relativa sul dato complessivo dell'astensionismo che al Sud è del 32,4% e nelle Isole del 34,5%. Inoltre, nelle Isole il calo dell'astensionismo è dovuto esclusivamente alla diminuzione delle schede nulle e bianche (-2,2%) mentre i non votanti sono addirittura cresciuti dello 0,4%.
E' probabile che vi sia stato un leggero recupero dell'elettorato di centro, soprattutto ex-democristiano (già registrato nelle passate elezioni regionali), che si era rifugiato temporaneamente nell'astensionismo e che oggi è tornato a votare per la miriade di ex-DC riciclati che pullulano le liste di entrambi i poli.
Un astensionismo sempre più deciso, coraggioso ed esplicito. Tant'è vero che se andiamo a esaminarne la composizione, notiamo che il suo incremento è dovuto interamente ai non votanti che sono cresciuti nella Camera proporzionale dell'1,7% passando dal 17,1% al 18,8% e al Senato dell'1%, passando dal 17,7% al 18,7%; mentre le nulle e le bianche sono rispettivamente calate dello 0,1% e dell'1%.
Il record dell'incremento dei non votanti alla Camera proporzionale spetta a Udine con un +18,3%, ma significativi sono anche i dati di Palermo (+3,2%), Biella (+3,7%), Roma (+5,4%), Brescia (+5,9%), Modena (+3,1), tutte al di sopra della media nazionale e delle loro rispettive regioni.
Fra le regioni il record assoluto dei non votanti spetta al Molise col 30,2%, seguito dalla Calabria col 29,3%. Fra le province svetta Enna col 39,4%, seguita da Agrigento (38,7%) e Caltanissetta (37,5%).

LA CASA DEL FASCIO BATTE LA "SINISTRA" BORGHESE
La casa delle libertà, ossia del fascio, ha battuto l'Ulivo, ossia la "sinistra" borghese. Ma non si tratta affatto della vittoria delle destre nel Paese. La destra ha prevalso in parlamento sull'altro polo della borghesia, anche per effetto della legge elettorale maggioritaria. La casa del fascio infatti governerà con il consenso solo del 36,7% del corpo elettorale, un dato che la DC a suo tempo superava da sola.
Il polo di "centro-destra" in realtà perde complessivamente oltre 1 milione e mezzo di voti rispetto al 1996, cedendoli probabilmente alla Margherita (di cui fa parte anche l'ex alleato Mastella), alla Lista Di Pietro e a D'Antoni. Senza contare i quasi 200 mila voti persi dalla Fiamma tricolore dello squadrista Rauti.
L'affermazione di Forza Italia che guadagna circa 3 milioni e 200 mila voti rispetto al '96, è avvenuta a scapito dei suoi alleati: AN perde 1 milione e 400 mila voti, la Lega Nord oltre 2 milioni e 300 mila voti, 995 mila li perde il CCD-CDU. Questi ultimi due, Lega e CCD-CDU, non raggiungono nemmeno il quorum del 4% per accedere alla spartizione dei seggi alla Camera proporzionale. Stessa sorte per la Lista Di Pietro, Democratici europei di D'Antona, Girasole (Verdi e SDI), nonché per gli imbroglioni neofascisti Bonino e Pannella.
Certo che all'Ulivo è andata ancora peggio, nonostante i regali di Bertinotti che per favorire i candidati del "centro-sinistra", quale "investimento sul futuro", non ha presentato i propri candidati alla Camera uninominale. I partiti che fanno parte dell'Ulivo raccattano appena il 26,3% del corpo elettorale. Ciò rappresenta una sonora e inequivocabile bocciatura per il governo Amato e i governi di "centro-sinistra" che l'hanno preceduto.

CROLLO DEI DS E DEL PRC
A pagare il conto più alto sono i DS che perdono addirittura 1.748.549 voti rispetto alle politiche '96. Soprattutto al Sud e al Centro, proprio là dove il cosiddetto "zoccolo duro" si è ormai sgretolato. Solo in parte può essere andato a destra verso la Margherita di Rutelli (che guadagna 1.192.814 voti compresi quelli di Mastella), mentre una quota consistente deve essere andata a sinistra verso il PdCI, che comunque è fermo al risultato non certo esaltante delle Europee '99 (l'unico confrontabile) intorno ai 620 mila voti, verso il PRC e l'astensionismo.
Nonostante questo flusso a sinistra e nonostante si sia presentato come l'"antidoto dell'astensionismo", il partito della Rifondazione trotzkista non è riuscito a contenere le perdite rispetto alle elezioni politiche '96. Anche se Bertinotti sventola come successo una presunta "inversione di tendenza" dei risultati elettorali e i leggeri recuperi rispetto alle disastrose elezioni regionali 2000, Rifondazione è stata abbandonata in cinque anni da 1.346.036 elettori. Anche se a questo dato togliessimo i voti andati al PdCI di Cossutta, ossia 618.649 voti, rimarrebbe comunque un saldo negativo di 727.387. Ma sappiamo che sono molti di più perché sia il PRC che il PdCI hanno certamente intercettato dei voti in uscita dai DS.
Raffrontando i risultati ottenuti da Rifondazione alla Camera proporzionale e al Senato, pur in presenza di un'identica percentuale, in termini assoluti vi è uno scarto di appena 160.000 voti che indicano, debitamente calcolati, una incidenza inferiore di questo partito fra l'elettorato giovanile (sotto i 25 anni), proprio quello, guarda caso, dove invece l'astensionismo ha inciso maggiormente.
Ma l'ennesima lezione elettorale non è certo servita all'incallito imbroglione trotzkista e neorevisionista Bertinotti, il quale ad urne chiuse ha subito proposto "un processo di vera e propria rifondazione di tutte le sinistre". Accogliendo l'invito di D'Alema al dialogo, egli ha detto: "incontriamoci nei prossimi giorni, ovunque", rivolgendosi "alle sinistre di ogni genere: radicali, socialdemocratiche e liberali" ("Liberazione" del 15.05.01).

GUERRA TOTALE AL GOVERNO DEL NEODUCE BERLUSCONI
Ben altre conclusioni deve trarre l'elettorato di sinistra, astensionista e non. Come ha sostenuto con forza il nostro Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, a Napoli e altrettanto hanno fatto nelle altre piazze dove siamo presenti con i poveri mezzi di cui dispone il Partito i nostri generosi, esemplari e coraggiosi militanti e simpatizzanti - ai quali l'UP del PMLI ha rivolto un sentito ringraziamento che pubblichiamo a parte - il socialismo non passa dal parlamento e tanto meno ricercando un'alleanza di qualsiasi genere con quelle forze che non solo sono responsabili della politica guerrafondaia, antioperaia e antipopolare degli ultimi cinque anni, ma hanno inciuciato con Berlusconi nella Bicamerale e l'hanno protetto e favorito rinunciando persino a legiferare contro il conflitto di interesse.
Per battere la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti occorre sul piano elettorale continuare a votare o scegliere per la prima volta di votare per il PMLI e il socialismo astenendosi.
Ora che la battaglia elettorale è conclusa, c'è una grande battaglia politica e di classe che ci attende.
Fin da ora noi invitiamo il proletariato, le masse, le ragazze e i ragazzi rivoluzionari a preparare e a condurre una guerra totale contro il governo del neoduce Berlusconi, che è un prodotto dell'imbelle "centro-sinistra", e per l'Italia unita, rossa e socialista.