LE "AZIONI ESEMPLARI" SONO CONTROPRODUCENTI E FUORVIANTI

Quella di sabato 20 febbraio a Roma è stata un'"azione esemplare", "dimostrativa". Questo hanno teorizzato alcuni protagonisti dell'assalto alla sede della "Turkish Airlines" a margine della manifestazione cittadina di protesta contro l'incarcerazione del leader del Pkk Ocalan e a sostegno dellla lotta del popolo kurdo. In tale occasione la polizia scatenò una selvaggia repressione manganellando chiunque capitasse a tiro e puntando le pistole anche ad altezza d'uomo (cfr. lo scorso numero de Il Bolscevico).
Le teorizzazioni sulla necessità dell'"azione esemplare" sono state raccolte da il manifesto subito dopo i fatti e pubblicate il 5 marzo sotto forma di un'intervista/commento realizzata con tre giovani "autonomi" da Gabriele Polo.
A detta di Guido le "azioni esemplari" rientrano nella "ricerca del modo più efficace per far pagare ai governi europei il prezzo dell'abbandono di ogni principio di umanità" e tramite esse vengono "messi in gioco i corpi mentre la sinistra non intende più rischiare nulla di sé". Federico rincara la dose sostenendo che le azioni servono a svegliare "la gente di sinistra di fronte a queste ingiustizie". Per Pulika "alle parole devono seguire i fatti" con la sottolineatura che "tutte le azioni dimostrative hanno il pregio di attaccare il muro di gomma dell'indifferenza" ed esprimerebbero anche una "nuova forma di democrazia, della politica che si fa dal basso".
Indubbiamente chi pratica le "azioni esemplari" ha del coraggio da vendere. Ma col solo coraggio non si fa lotta politica rivoluzionaria. Lo dimostrano le affermazioni dei tre giovani intervistati che sono di stampo anarchico e spontaneista, e qualcuna di esse potrebbe stare benissimo in bocca agli imbroglioni neorevisionisti e trotzkisti come Bertinotti, Cossutta, Maitan, Ferrando, la cui politica consiste o nello spingere a "sinistra" il governo D'Alema e l'Ue o nel propagandare "un'alternativa di società", non quindi del sistema capitalista.
Infatti traspare dalle parole dei tre giovani una certa delusione verso "la sinistra che non intende più rischiare nulla di sé", accreditando per sinistra partiti come DS, PdCI, Verdi e PRC che hanno voluto, accettato e coperto l'instaurazione della seconda repubblica e che governano o erano al governo dell'imperante regime neofascista. Illusioni del tutto immotivate per chi si definisce "antagonista" e dovrebbe aver chiaro che la "sinistra" parlamentare è composta da partiti che storicamente si sono caratterizzati per il loro revisionismo e tradimento della classe operaia e non sono mai stati recuperabili per la rivoluzione socialista e l'abbattimento del capitalismo. Ora che sono al governo devono essere combattuti apertamente e liquidati cominciando col negargli forza in termini di militanza e di consenso elettorale.
Un'altra argomentazione è che le "azioni esemplari" sveglierebbero le masse. Ma a che fine? Su che basi? L'esperienza storica dei movimenti di lotta operaio, sindacale, giovanile, studentesco e femminile, dimostra che solo quando le masse si mobilitano sulla base di piattaforme e obiettivi concreti e di una strategia rivoluzionaria, sono capaci di conquistare importanti vittorie e ottengono il soddisfacimento dei propri bisogni immediati e più a lungo termine. è stato così nel Sessantotto, è stato così nel Settantasette. Mentre le azioni avventuristiche di piccolo gruppo hanno sempre distolto l'attenzione dal bersaglio principale e dagli obiettivi delle lotte, fino a portare all'arretramento delle masse e quindi a quel riflusso che pure si dice di osteggiare. Ciò è avvenuto anche per i fatti del 20 febbraio, con giornali e tv che hanno sì maggiormente acceso i riflettori, ma, com'era inevitabile dal loro punto di vista, lo hanno fatto quasi esclusivamente per descrivere le modalità dell'assalto e non certo le rivendicazioni del popolo kurdo.
Un'altra argomentazione è che occorre ricercare "il modo migliore per farla pagare" ai governi. Forse ne esiste uno migliore della lotta di classe contro il governo D'Alema, contro l'Unione europea, contro tutte le alleanze imperialiste cui è legato il nostro Paese? La lotta di classe oggi si esprime a livello elettorale con l'astensionismo marxista-leninista qualificato dall'adesione alla nostra proposta dei Comitati popolari; a livello politico con la costruzione di un grande, forte e radicato PMLI; a livello sindacale lavorando alla costruzione di un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori fondato sulla democrazia diretta e l'Assemblea generale.
Un'altra argomentazione è che le "azioni esemplari" rappresentano "una nuova forma di democrazia", dal basso. Ma la democrazia non è mai nata genericamente "dal basso", secondo una visione movimentista. Essa è nata in passato e nascerà in futuro solo grazie all'abbattimento delle classi sfruttatrici al potere. Nel caso dell'Italia del Terzo millennio, occorre che il proletariato rovesci la classe dominante borghese per edificare la democrazia socialista.
L'azione del 20 febbraio a Roma costituisce un esempio dell'avventurismo degli "ultrasinistri" che, incapaci di lavorare correttamente e per tutto il tempo necessario affinché maturi tra le masse la coscienza rivoluzionaria e con essa divampi la lotta di classe, si gettano in azioni di questo tipo che oltretutto forniscono "giustificazioni" alla repressione di stampo neofascista, alla militarizzazione delle manifestazioni di piazza e delle città. Il che conferma una volta di più il limite maggiore di certi settori "ultrasinistri", cioè la mancanza di una chiara prospettiva strategica per il socialismo e della conseguente e coerente scelta di collocarsi all'opposizione della classe dominante borghese, da tempo in camicia nera e col simbolo di Gladio.
Per tutti questi motivi le "azioni esemplari" sono da considerarsi controproducenti e fuorvianti.
Non sorprende che le abbia appoggiate anche Luca Casarini, fervido sostenitore della svolta a destra dei Centri sociali e del loro infognamento nei giochetti delle istituzioni borghesi, sia attraverso forme di collaborazione col governo centrale e con le amministrazioni cittadine, sia candidando o indicando di votare elementi graditi nelle liste elettorali di partiti e organizzazioni facenti capo alla "sinistra" del regime neofascista. Egli le ritiene talmente innocue da poterle usare come una foglia di fico per coprirsi a sinistra e riaccreditarsi presso coloro che lo avevano criticato per il suo cedimento ai "nemici" di una volta.