Al vertice di Praga
L'Hitler della Casa Bianca tiene a battesimo la nuova Nato che opererà in tutto il mondo
L'Alleanza atlantica si espande a Est e adotta una forza di reazione rapida. Berlusconi: "l'Italia farà la sua parte"
L'ORGANIZZAZIONE MILITARE IMPERIALISTA PRONTA AD ATTACCARE L'IRAQ
Il vertice dei capi di Stato e di governo dei 19 paesi membri della Nato che si è svolto a Praga il 21 novembre scorso aveva quale principale argomento all'ordine del giorno la decisione sull'ingresso di sette nuovi paesi nell'organizzazione militare imperialista: Lettonia, Estonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia firmeranno i protocolli di adesione entro marzo del 2003 e saranno membri effettivi entro il vertice del maggio 2004. Albania, Macedonia e Croazia sono i prossimi in lista d'attesa. La pratica dell'allargamento a est dell'Alleanza atlantica, già preparata da precedenti vertici e dai negoziati di adesione, è stata velocemente sbrigata per lasciare spazio a due temi posti con forza dall'imperialismo americano sul tavolo del vertice: la riorganizzazione dell'Alleanza sotto la leadership Usa per combattere i nuovi nemici, il terrorismo e la proliferazione delle armi di distruzione di massa, non solo nell'area geografica di competenza dei paesi membri ma in tutto il mondo e la preparazione dell'attacco all'Iraq.
Non a caso la Dichiarazione di Praga, diffusa al termine del vertice, inizia ricordando che la Nato si deve allargare e rafforzare per far fronte alle nuove sfide del XXI secolo. Ricordato velocemente l'ingresso dei nuovi 7 paesi il documento passa subito a sottolineare che dopo i tragici avvenimenti dell'11 settembre 2001 i paesi Nato hanno deciso di definire un insieme completo di misure per affrontare le minacce contro le loro forze, la popolazione e il territorio dei loro paesi da qualunque parte provengano. Per affrontare collettivamente queste sfide e in particolare la minaccia rappresentata dal terrorismo e dalla proliferazione delle armi di distruzione di massa la Nato "deve poter mettere in campo delle forze capaci di schierarsi rapidamente ove sia necessario, su decisione del Consiglio dell'Atlantico del Nord, condurre operazioni impegnative, a lunga distanza e per tutto il tempo necessario, e in ambienti dove potranno trovarsi di fronte a minacce nucleari, biologiche e chimiche". Perciò i 19 membri della Nato decidono di creare una forza di reazione rapida (Nrf, nella sigla inglese) pronta a muoversi rapidamente "ovunque ce ne sarà bisogno" su decisione del Consiglio. Questa forza deve essere in grado di iniziare a operare al più tardi nell'ottobre del 2004 e essere completamente operativa entro ottobre 2006. Dovrebbe essere composta inizialmente da circa 21 mila uomini delle tre armi.
Il nuovo scenario di guerra della Nato nei fatti non è più da tempo quello istituzionale della difesa del territorio dei paesi membri e la Dichiarazione di Praga conferma l'impegno dell'alleanza militare imperialista a operare in tutto il mondo. Seguendo le linee della strategia militare dell'imperialismo americano adottate sotto la guida dell'Hitler della Casa Bianca, Bush. A questo scopo la struttura di comando della Nato è alleggerita, con la riduzione a meno della metà dei comitati consultivi e operativi, e resa "più efficiente e efficace" per pilotare gli interventi della forza di reazione rapida. Ma siccome "per combattere efficacemente il terrorismo la nostra risposta deve essere multiforme e globale" i paesi Nato decidono di sviluppare iniziative contro le armi nucleari, biologiche e chimiche e contro "la crescente minaccia che i missili rappresentano per il territorio, le forze e la popolazione" mettendo mano al portafoglio nel caso siano necessarie "risorse finanziarie supplementari" a quelle previste nei bilanci. Un richiamo voluto dagli Usa agli alleati affinché aumentino le spese militari in funzione delle nuove necessità operative aggressive della Nato.
Manca in esplicito nel documento l'autorizzazione alle azioni preventive contro il terrorismo indicate nella nuova dottrina dell'Hitler della Casa Bianca e diversi commentatori hanno parlato di altri documenti con tale autorizzazione firmati in segreto. Certo è che la Dichiarazione di Praga non vieta affatto azioni preventive.
La Nato spalanca la porta ai sette nuovi membri, la socchiude a Albania, Macedonia e Croazia, apre uno spiraglio a una relazione di partenariato alla Federazione Jugoslava e alla Bosnia, bacchetta l'Ucraina che invita a un maggior controllo sulle esportazioni delle armi se vuol avere rapporti più stretti del partenariato; il suo "crimine" è quello di aver venduto apparati radar all'Iraq. Si appresta a circondare la Russia che oramai ha fatto cadere tutte le riserve sull'allargamento a est. Il ministro degli Esteri russo Ivanov, commentando la riunione di Praga, riconosceva che "abbiamo tutti un nemico comune, il terrorismo globale, e dobbiamo unirci contro di lui". In contraccambio Bush, lasciata Praga, incontrava Putin per dirgli tra l'altro che il problema ceceno è "un affare interno russo".
Il documento di Praga infine elogia il contributo della Nato all'Isaf, la forza internazionale che garantisce la sicurezza in Afghanistan, ovvero sostiene il governo fantoccio di Karzai; saluta il prossimo passaggio del comando dell'Isaf da Gran Bretagna e Turchia a Germania e Olanda. Un elogio significativo dato che il "modello" dell'intervento in Afghanistan è quello a cui l'imperialismo americano pensa per l'Iraq.
La questione irachena è stata affrontata in una dichiarazione a parte. Risolto il braccio di ferro con la Francia, e la Germania, all'Onu con l'adozione della dichiarazione di guerra rappresentata dalla risoluzione 1441, all'imperialismo americano è bastato nel vertice di Praga ricordare la posizione del Consiglio di sicurezza e affermare nel documento che "i membri della Nato sono uniti nella loro determinazione a prendere delle misure efficaci per aiutare e sostenere le Nazioni Unite nei loro sforzi che mirano a far sì che l'Iraq rispetti integralmente e immediatamente, senza condizioni né restrizioni, la risoluzione 1441". Nel testo in inglese si parla di "azioni efficaci" a sostegno dell'Onu per fare in modo, come ha affermato Blair, di "disarmare con la forza" Saddam se rifiuterà di collaborare pienamente.
Nell'intervento al vertice Bush ha sorvolato sulla questione Iraq. Ciò che la Casa Bianca vuole dagli alleati imperialisti era già contenuto in una lettera consegnata nei giorni precedenti a 52 paesi con la richiesta di offrire uomini, attrezzature logistiche, mezzi per la futura ricostruzione. A Praga, al posto di Bush, ha parlato la consigliera per la sicurezza nazionale Condoleeza Rice che ha salutato l'approvazione della dichiarazione comune e tra l'altro ricordato che "non è un segreto che gli Stati Uniti sono profondamente scettici sulla possibilità di ottenere il disarmo da questo regime. Saddam commetterebbe un grave errore se cercasse di scaricare sugli ispettori l'onere di trovare le prove, tocca a lui dimostrare che non possiede armi di sterminio. Se non consegnerà l'elenco degli arsenali sarà inutile sprecare altro tempo". Evidente la volontà di aggredire comunque l'Iraq e spodestare Saddam da parte di Bush e Blair che a Praga hanno raccolto la comune "determinazione" sulle azioni efficaci contro l'Iraq da parte degli alleati imperialisti. Compresa la Germania che non parteciperà ma permetterà l'uso delle basi sul proprio territorio e il sorvolo degli aerei.
Compreso Berlusconi che a Praga ha garantito che "l'Italia farà la sua parte". Nella partecipazione alla forza di reazione rapida, con un contributo entro il 2007 di "tre brigate per circa diecimila uomini per le operazioni internazionali". Nell'aumento delle spese militari per modernizzare le Forze armate e in particolare per potenziare i corpi del Genio, i reparti di sminatori, le truppe che operano in montagna. Alpini per l'Afghanistan, genieri e sminatori per il dopoguerra in Iraq. La parte che vuol ricoprire l'imperialismo italiano non è però solo quella di chi arriva secondo. Il neoduce non dice nulla sulla lettera di richieste di disponibilità consegnatagli dall'ambasciatore americano, depista condividendo "l'auspicio di tutti che la soluzione si possa trovare in modo pacifico" e infine ammette che in caso di guerra auspica che gli Usa non procedano da soli, e che "la decisione sia multilaterale e che, come ha proposto il presidente Havel, sia l'Alleanza stessa a decidere di intervenire". Al segretario generale della Nato, l'inglese Robertson, è stato dato l'incarico di approfondire le disponibilità dei paesi Nato. Quindi, precisa Berlusconi, "ove si manifestasse la necessità di un intervento armato c'è l'impegno da oggi di studiare la possibilità di un intervento della stessa Alleanza". Col cappello della Nato anche l'imperialismo italiano è pronto a "fare la sua parte".

27 novembre 2002