Con una dichiarazione "spontanea" al tribunale per il processo Sme
Berlusconi alza un polverone per salvarsi dall'accusa di corruzione
Il neoduce chiama in causa prodi e de benedetti. Il presidente del senato propone la sospensione del processo finché Berlusconi è premier. Bertinotti non vuole le dimissioni del nuovo Mussolini in caso di condanna

La sentenza del tribunale di Milano al processo Imi-Sir/Lodo Mondadori, con la condanna del suo compare di intrallazzi e affari loschi, Previti, ha messo il fuoco ai piedi del neoduce Berlusconi, che ha visto materializzarsi l'incubo di una sua possibile analoga condanna nel processo Sme che lo vede ancora imputato per tangenti. "Hanno colpito me, ma il vero bersaglio resti tu", gli ha ricordato il suo amico e sodale appena condannato per spronarlo ad agire con tutti i mezzi e senza indugio per salvare entrambi dalla galera. Ma non ce n'era bisogno, perché Berlusconi era già partito lancia in resta in una guerra totale e senza esclusioni di colpi per bloccare la macchina giudiziaria e guadagnarsi l'impunità.
Il fuoco è stato aperto dal neoduce con una lettera a "Il Foglio" del suo consigliere personale Giuliano Ferrara (in pratica quest'ultimo se la sarà scritta a sé stesso), in cui facendo un parallelo tra la sua vicenda e quella di Craxi, dipinto come "vittima innocente" di una magistratura giacobina e golpista, Berlusconi spara ad alzo zero contro i giudici "politicizzati" del tribunale di Milano e contro i magistrati in generale, accusandoli di "barbarie giustizialista", di "logica golpista", di "furto di sovranità", di voler rovesciare il suo governo per via giudiziaria, e promette di ripristinare l'immunità parlamentare che con "brutalità decisionale" fu abolita sull'onda di tangentopoli.
Un attacco talmente violento e devastante all'indipendenza e all'immagine della magistratura da sollevare non solo le reazioni indignate di organizzazioni rappresentative dei magistrati come l'Anm, ma perfino un vibrato intervento del Csm per ribadire che il diritto di critica delle sentenze esiste, ma non deve mai "ledere l'onorabilità e l'imparzialità dei giudici", tantopiù quella dei giudici milanesi, "riconosciuta anche dalle sezioni unite della Cassazione".
Lo stesso Ciampi, che fino ad allora si era mantenuto defilato dalla vicenda, è stato costretto ad intervenire data l'enormità dell'offesa all'indipendenza del potere giudiziario - guardandosi bene però da fare nome e cognome dell'offensore - per ricordare che "dobbiamo tutti portare rispetto alle sentenze che i giudici emettono, come è detto all'articolo 101 della Costituzione, in nome del popolo italiano", e che "lo stesso articolo stabilisce anche che i giudici sono soggetti soltanto alla legge". Ma aggiungeva anche, per compiacere il neoduce, che sempre in base alla Costituzione "l'imputato (cioè Previti, e per il futuro lo stesso Berlusconi, ndr) non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva. E nel nostro ordinamento abbiamo tre livelli di giudizio".

IL "LODO MACCANICO"
Ma Berlusconi anziché raccogliere l'invito del Quirinale ad abbassare i toni ha continuato imperterrito con i suoi violenti attacchi alla magistratura, definendola addirittura "criminale", e ribadendo l'intenzione di procedere al più presto al ripristino dell'immunità parlamentare. Un progetto però non semplice da realizzarzi, perché come gli ha ricordato Casini richiederebbe una legge costituzionale, e che incontra resistenze tra gli stessi alleati del neoduce, come in certi settori di AN, preoccupati per i contraccolpi elettorali che avrebbe un simile provvedimento.
Da qui la scappatoia del "lodo Maccanico", ossia della proposta di sospendere, o meglio "congelare" fino a scadenza del mandato, i procedimenti giudiziari contro figure istituzionali quali il capo dello Stato, il capo del governo e i presidenti di Camera, Senato e Corte Costituzionale, che l'esponente della Margherita avanzò al Polo in cambio alla rinuncia alla Cirami. Allora la Casa del fascio la rifiutò, ma oggi gli ritornerebbe utilissima per togliere Berlusconi dalla graticola giudiziaria.
Si è incaricato di rilanciarla ufficialmente il presidente del Senato, Pera, contrabbandandola ipocritamente come un provvedimento da adottare "per il bene dello Stato". La caldeggia segretamente Ciampi, avendo individuato in questa proposta un possibile terreno di trattativa tra i due poli, con il Quirinale a fare da mediatore, e con l'obiettivo di salvare il governo Berlusconi e il semestre di presidenza italiana della Ue. E il bello è che l'Ulivo non è pregiudizialmente contrario a discuterla, anche perché è una proposta nata in casa sua: "Si potrebbe farlo - ha detto per esempio Fassino - in un clima in cui chi governa abbia rispetto per l'opposizione, se cessasse l'aggressione che ogni giorno la destra sviluppa contro i magistrati, se Berlusconi e i suoi uomini abbandonassero i toni isterici". Contemporaneamente a questa strada il neoduce non cessa di batterne altre, come quella di inceppare e rallentare la macchina giudiziaria, puntando a rinviare il processo fino oltre i limiti della prescrizione, attraverso l'opposizione dei suoi "impegni istituzionali" alle convocazioni del processo Sme per sconvolgere il calendario delle udienze. E come quella di sollevare polveroni, con il coinvolgimento di altri soggetti politici nella vicenda, per nascondere le sue responsabilità nell'affare Sme. è quanto è successo con la sua "deposizione spontanea" al tribunale di Milano del 5 maggio.

LA "DEPOSIZIONE" DEL NEODUCE
In questa deposizione, senza che i giudici potessero interromperla né rivolgergli domande, il neoduce ha evitato accuratamente di parlare in merito alla accuse per le quali è imputato in questo processo, e cioè: perché ingenti somme di denaro provenienti da un conto in nero della Fininvest finirono nelle tasche dei giudici romani, tramite il solito Previti, che poi respinsero il ricorso di De Benedetti per far valere l'accordo con l'Iri per l'acquisto della Sme? Anziché dire una sola parola su questo, Berlusconi ha cercato di dimostrare che egli intervenne per sabotare l'acquisto della Sme da parte della Buitoni di De Benedetti su sollecitazione di Craxi che voleva sventare la "svendita" di un bene dello Stato. Tant'è vero, sosteneva il neoduce, che dopo il suo intervento a capo di una cordata di industriali concorrenti che rilanciò l'offerta, e la sentenza del tribunale di Roma che diede torto a De Benedetti, la Sme fu poi venduta a un prezzo molto più alto di quello concordato dalla Cir e da Prodi, allora presidente dell'Iri, e per questo egli si meriterebbe gli elogi per aver fatto gli interessi dello Stato, e non di essere sul banco degli accusati. Se tangenti ci furono, anzi, queste furono da De Benedetti a "una corrente della DC" (allusione a Prodi e alla "sinistra" DC), come Craxi sapeva per certo e come Amato (che da parte sua ha smentito di saperne) potrebbe confermare.
Cha faccia di bronzo! A parte il fatto che citare Craxi per scagionarsi dall'accusa di corruzione equivale per un accusato di assassinio a citare Jack lo squartatore, e che dipingere Craxi come un inflessibile alfiere degli interessi pubblici è la barzelletta del secolo, il neoduce non ha avuto il minimo scrupolo - anzi si è vantato - di avere con Craxi un rapporto di reciproco e totale servizio, per cui gli sembra naturale che quando il presidente del Consiglio, che ha salvato con un apposito decreto le sue televisioni dalla chiusura per legge, lo chiama per sabotare un accordo di Stato, egli obbedisce all'istante e porta a termine la missione (con quali mezzi non lo dice), e chiede per di più di essere riconosciuto come un benefattore pubblico.

RICATTI E MINACCE
è evidente che tirare in ballo Prodi e Amato è stato anche un modo per intimidire e ricattare il "centro-sinistra", silurando due dei suoi maggiori esponenti, il primo addirittura probabile candidato dell'"opposizione" alle prossime elezioni politiche e attuale presidente della Commissione europea, con cui Berlusconi dovrebbe "collaborare" nel semestre di presidenza italiana nella Ue. Come nella stessa logica "se voi colpite me, anche io posso colpire voi", si inscrive l'improvvisa riacutizzazione dei casi Telekom Serbia e Mitrokin, dove nelle relative commissioni parlamentari di inchiesta sono spuntati strani "pentiti" che hanno tirato in ballo Prodi, Fassino e Dini per le tangenti Telekom, e la Nomisma di Prodi per i finanziamenti del Kgb.
Nel frattempo gli attacchi furibondi del neoduce non si sono affatto placati, anzi si sono estesi ai giornalisti del Tg3, colpevoli a suo dire di aver organizzato l'"agguato mediatico" all'uscita del tribunale di Milano, dove il neoduce era stato contestato da un cittadino che lo sfidava a "farsi processare". Tanto che è stata subito disposta un'ispezione intimidatoria al Tg3 di cui, dopo le accese proteste dei giornalisti, la presidente della Rai, ex trotzkista de "il manifesto", Lucia Annunziata, e il direttore generale, il fascista Cattaneo, si palleggiano ipocritamente la responsabilità. Non solo, ma ciò accadeva proprio mentre per iniziativa "personale" di un deputato di Forza Italia, in parlamento veniva reintrodotta una norma fascista che punisce con la reclusione fino a tre anni la cosiddetta diffamazione a mezzo stampa.
Attualmente, d'accordo con Ciampi che lo copre con il suo silenzio complice, Berlusconi punta sul "lodo Maccanico", da far approvare al Senato subito dopo la tornata elettorale in corso. Non prima, per non rischiare di urtare l'elettorato, ma non troppo dopo, per non rischiare coi tempi del processo Sme. Il neoduce vorrebbe che il lodo fosse esteso ai parlamentari, per salvare anche il suo amico Previti, o almeno ai componenti del governo fino ai sottosegretari (in questo caso lo nominerebbe velocemente a un incarico governativo). Ma Ciampi teme lo scandalo e frena, cosiccome Fini, per cui è probabile che il testo in preparazione riguarderà solo le più alte cariche dello Stato. Fosse per lui la legge per l'immunità l'avrebbe fatta addirittura per decreto.
Ci sono stati inoltre altri interventi a raffica di Berlusconi, come una lettera al "Corriere della Sera", un'intervista al "New York Times", un intervento a "Radio anch'io" e uno - particolarmente scandaloso per la piaggeria dell'intervistatore Socci - a "Excalibur" su Rai2, con i quali il neoduce ha ribadito, non senza accenti di delirio anticomunista e messianico, il suo disegno di arrivare di riffa o di raffa all'impunità giudiziaria e portare a termine il suo mandato e anche oltre.
Praticamente ora non passa giorno senza che il premier intervenga per attaccare, calunniare, minacciare e autoincensarsi, in base alla vecchia tattica che la miglior difesa è l'attacco, e questo suo dilagare è incoraggiato dal totale imbambolamento dell'"opposizione", che nonostante tutto ciò si ostina ancora a negare la realtà del regime mussoliniano in atto. Tra cui anche il trotzkista Bertinotti, che ancora di recente ha dichiarato che Berlusconi non si dovrebbe dimettere se fosse condannato da un tribunale. Che cosa ci vuole ancora, per gli imbelli e codardi leader della "sinistra" borghese, per riconoscere che siamo in pieno regime neofascista e presidenzialista, che Berlusconi è il nuovo Mussolini, che Ciampi lo copre come faceva il re con il duce, e per comportarsi quindi diconseguenza?