Con la legge delega Tremonti sul fisco di stampo thatcheriano
BERLUSCONI CANCELLA LA TASSAZIONE PROGRESSIVA SUI REDDITI
Ridotte a due sole le aliquote Irpef. Scandalosamente avvantaggiati i redditi alti. Chi guadagna meno pagherà di più. Sconti consistenti per le rendite finanziarie
IL MINOR GETTITO FISCALE SI TRADURRA' IN TAGLI ALLA SPESA SOCIALE
Avendo di fronte una "opposizione'' parlamentare un po' codarda e un po' compiacente, comunque imbelle, e una "opposizione'' sindacale che sciaguratamente tentenna e rinvia la proclamazione dello sciopero generale, il governo del neoduce Berlusconi avanza come un panzer nell'attuazione del suo nero programma. Per riferirsi alla sola politica economica e sociale in tempi serrati e senza soluzione di continuità, il piano dei 100 giorni, la Finanziaria e le leggi delega sulle pensioni, sul "mercato del lavoro'', sul fisco, cui seguirà una quarta legge delega riguardante gli enti locali e le municipalizzate. Sono tutti atti collegati tra se che disegnano una gigantesca, gravissima e senza precedenti, almeno dal dopoguerra, controriforma sociale ai danni delle larghe masse lavoratrici e popolari, colpendo e cancellando diritti fondamentali, persino la tutela da licenziamenti senza "giusta causa''.
Della Finanziaria e delle leggi delega sulle pensioni e sul "mercato del lavoro'', abbiamo già scritto nei precedenti numeri de "Il Bolscevico''. In questo articolo tratteremo della "riforma'' fiscale messa a punto dal ministro del Tesoro e delle Finanze Tremonti, nonché fiscalista personale di Berlusconi che, per quanto riguarda lo Stato, a regime prevede solo cinque imposte: sul reddito (Ire), sul reddito delle società (Ires), sul valore aggiunto (Iva), sui servizi, e sui prodotti energetici (accisa).
Una "riforma'' di legislatura, l'ha definita il ministro, che cambia radicalmente il precedente sistema impositivo, non solo sui meccanismi e le cifre ma nella filosofia, invertendo il principio costituzionale secondo cui: chi più guadagna e possiede ricchezze, più deve contribuire al bilancio dello Stato. Un principio che fino adesso aveva funzionato essenzialmente attraverso la tassazione progressiva sui redditi (l'Irpef), attraverso un sistema di scaglioni di reddito in crescendo con relative aliquote di prelievo fiscale con percentuali a salire. Una "riforma'' che, di fatto, sovverte lo spirito della prima parte della Costituzione.
Questa infame controriforma fiscale, fondata su due sole aliquote (del 23 per cento la prima, sui redditi fino a 100.000 euro, poco meno di 200 milioni di lire; e del 33 per cento la seconda, sul resto dei redditi) a quello che ci consta non ha uguali in nessun paese occidentale, visto che in Belgio ce ne sono sette, in Francia e in Spagna sei, in Germania quattro. Negli stessi Stati Uniti a cui si ispira il cavaliere piduista di Arcore, a "riforma'' compiuta le aliquote saranno quattro e se è vero che l'aliquota massima è sul 33 per cento è anche vero che nel paese di Bush vanno considerate anche le addizionali locali attorno al 12 per cento, portando il totale della pressione fiscale sul 45 per cento. Le conseguenze più macroscopiche saranno: una forte riduzione delle tasse sui redditi ricchi; un aumento del prelievo fiscale sui redditi dei lavoratori e dei pensionati; una forte riduzione delle entrate dello Stato, secondo i primi calcoli 47 miliardi di euro (oltre 91.000 miliardi di lire) e dunque delle disponibilità per sostenere la spesa pubblica e sociale. Non è certo un caso se già nella Finanziaria 2002 c'è un taglio del 3,5 per cento dei finanziamenti agli enti locali i quali, saranno costretti a tagliare i servizi o, in alternativa, aumentare le tasse comunali. Ma i tagli più pesanti cadranno sulle pensioni e la sanità.
Ma ecco più nel dettaglio cosa prevede questa mega-controriforma.

Ire
Come appena detto, il vecchio sistema Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) è sostituite dalla nuova Ire (Imposta sul reddito) e si applicherà anche agli enti non commerciali. Dalle precedenti aliquote (18,5% sui redditi fino a 20 milioni, 25,5% per i redditi oltre i 20 e fino a 30 milioni, 33,5% fino a 60 milioni, 39,5% fino a 135 milioni e 45,5% per i redditi oltre questa soglia) si passa a sole due aliquote rispettivamente al 23% per i redditi fino a 100.000 euro e del 33% oltre il suddetto importo.
Il nuovo sistema abbatte notevolmente la progressività della tassazione, riduce la pressione fiscale sui redditi massimi di 12 punti, solo oltre i 50 milioni di reddito annui questa riduzione in crescendo si fa sentire. Sulla base di calcoli sindacali, a regime, esso comporterà, per un lavoratore dipendente che percepisce un salario lordo annuo di 30 milioni un aumento delle tasse di 900.000 lire. Mentre per i redditi che superano i 100 milioni beneficeranno di uno sgravio di oltre 8 milioni. I benefici aumenteranno a salire in progressione sui redditi ancora più alti (per esempio, per i redditi sopra i 500 milioni il risparmio sarà di ben 97 milioni annui).
A ciò va aggiunto che, con un tratto di penna, sono state cancellate le misure previste nella Finanziaria del 2001 dell'allora governo Amato che, in materia Irpef, prevedeva la riduzione di un punto percentuale dell'aliquota che agiva sui redditi 20-30 milioni e dell'0,5 per cento sugli scaglioni di reddito successivi per un valore di 2.300 miliardi scippati in larghissima parte ai lavoratori dipendenti e ai pensionati a basso-medio reddito.
Con la nuova imposta sul reddito cambia anche il sistema delle attuali 80 detrazioni per carichi di famiglia, mutui, polizze vita, ecc., da sottrarre sull'importo da pagare; sostituite con le deduzioni che invece agiscono sull'imponibile su cui calcolare il relativo prelievo fiscale.
La "riforma'' Tremonti prevede, bontà sua, anche un livello minimo di reddito non tassato, chiamato "no tax-area'', corrispondente alla soglia della povertà, attorno ai 10.000 euro, che però varierà a seconda della composizione della famiglia.

Ires
L'Imposta sul reddito sulle società (Ires) prenderà il posto dell'Imposta sulle persone giuridiche (Irpeg) e gradualmente assorbirà l'imposta regionale per le attività produttive (Irap). Un'imposta fondata su unica aliquota che dovrebbe essere sul 33 per cento. La cancellazione progressiva dell'Irap ha scatenato le proteste degli imprenditori delle piccole aziende i quali, beneficiando della Dit (Dual Income Tax) introdotta dal precedente ministro delle Finanze Visco, proprio collegata all'Irap e agli utili reinvestiti, pagavano una percentuale minore.

RENDITE FINANZIARIE
Forti sconti anche per le rendite finanziarie e per i conti correnti bancari che saranno tassati con un'unica aliquota pari al 12,5 per cento, attualmente in vigore per i titoli di Stato. Per i conti bancari la riduzione dell'imposta è davvero consistente considerando che quella attuale è pari al 27,5 per cento. Un regime di tassazione particolarmente favorevole è previsto anche per i fondi pensione e le casse di previdenza privatizzate. Nonostante che dal 1994 al 2000 la ricchezza finanziaria in Italia sia cresciuta da 4,6 a circa 8,2 milioni di miliardi di lire, per Tremonti l'imposta sostitutiva finora in vigore sulle rendite finanziarie "ha compresso i redditi di capitale'' (sic!).

Iva, accise e "A-Tax''
L'imposta sul valore aggiunto (Iva) subirà delle modificazioni per farla diventare una vera e propria imposta sui consumi e per questo non permetterà di detrarre per la determinazione della base imponibile.
Le accise (la tassa di fabbricazione) che gravano ad esempio sui carburanti e l'alcol, saranno riordinate riducendo l'imposizione in coordinazione consumi servizi per evitare duplicazioni.
Molto demagogica l'introduzione della cosiddetta "A-Tax'' (la Tobin tax italiana, l'ha definita il ministro berlusconiano). In pratica le imprese private potranno dedurre l'1 per cento dall'imponibile Iva per destinarlo a non precisate e perciò misteriose "finalità etiche''. Ogni anno la legge finanziaria potrà rivedere e ritoccare questa percentuale.

IMPOSTA SUI SERVIZI
Le cosiddette "imposte minori'', ossia: l'imposta di registro, le imposte ipotecarie e catastali, l'imposta di bollo, la tassa sui contratti di borsa, l'imposta sulle assicurazioni e l'imposta sugli intrattenimenti saranno riunificate in un'unica imposta sui servizi con aliquota da definire.
Insomma, è festa grande per i ricchi borghesi e il grande padronato in genere, il quale, tra l'altro, aveva già beneficiato di altri regali economici e fiscali nella Finanziaria: vedi il rifinanziamento (2.400 mld) della legge 488 per investimenti al Sud, gli sgravi per l'emersione del lavoro "nero'', la riduzione dei contributi previdenziali per i neo-assunti.
I DS e l'Ulivo non muovono foglia, anche perché nella campagna elettorale avevano proposto una riforma'' fiscale non molto dissimile di quella Berlusconi-Tremonti. I vertici sindacali contestano, ma dalle parole faticano a passare ai fatti, alla lotta di piazza. La sola che possa ottenere dei risultati, per rivendicare - è la proposta del PMLI - un sistema fiscale basato sulle imposte dirette che attui una vera ed effettiva progressività nella tassazione dei redditi, attraverso una lotta rigorosa all'evasione fiscale e l'unicità di imposta per tutte le fonti di reddito. Unitamente all'abolizione graduale delle imposte indirette a cominciare dall'Iva sui beni e sui servizi di prima necessità.

23 gennaio 2002