Berlusconi esalta il regime sionista e fascista e invoca "sanzioni forti" contro l'Iran
Teheran: Il premier italiano è servo di Israele

Nel primo scambio di convenevoli tra il primo ministro italiano Silvio Berlusconi e l'omologo sionista Benjamin Netanyahu, per la visita iniziata l'1 febbraio a Tel Aviv, il neoduce ha esordito con queste parole: "abbiamo l'orgoglio di essere noi, con la cultura giudaico-cristiana, alla base della civiltà europea"; ricambiato dal collega che lo ha incensato con "è un leader coraggioso, grande combattente delle libertà e fautore della pace" e con "Israele non ha un amico più grande di Berlusconi nella comunità internazionale". Nei due giorni seguenti Berlusconi si è guadagnato altri sperticati elogi esaltando il regime sionista e fascista e spalleggiandolo in particolare nell'invocare "sanzioni forti" contro l'Iran.
Alla guida di una folta delegazione ministeriale, Berlusconi ha concluso il 2 febbraio il vertice tra Italia e Israele con la firma di una serie di accordi che daranno "grande impulso" ai rapporti commerciali e industriali dei due paesi, fra questi una Dichiarazione congiunta in materia di cooperazione economica firmata dal ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola e gli israeliani Ben Eliezer e Landau. Ma non era tanto la questione dello sviluppo dei rapporti economici che interessava Berlusconi, quanto l'ambizione di assumersi per conto dell'imperialismo italiano il ruolo di portabandiera degli interessi politici sionisti in Europa e non solo, un compito possibile solo sposando appieno la politica antipalestinese e quella bellicista dei sionisti contro l'Iran. E Berlusconi non si è tirato indietro, con la consueta spregiudicatezza che lo ha portato al parlamento di Tel Aviv a definire "giusta" l'aggressione sionista e il massacro palestinese a Gaza e poche ore dopo a Betlemme a sostenere che "come è stato giusto piangere le vittime della Shoah così è giusto manifestare dolore per quanto è successo a Gaza". Con la bandierina di Israele appuntata sul bavero della giacca.
Nella conferenza stampa a conclusione del vertice governativo il neoduce ha sparato a alzo zero sull'Iran: "il problema della sicurezza è fondamentale per Israele. Ora ancora di più perché c'è uno Stato che prepara l'atomica per usarla contro qualcuno". Non è vero, ma tanto basta a Berlusconi per invocare "sanzioni forti" contro l'Iran e a mettersi in prima fila per attuare "azioni conseguenti per fermare questo progetto". "Ne ho parlato con Putin - sfodera le sue amicizie - e credo di poter dire che anche nella federazione russa c'è consapevolezza del grande pericolo che è rappresentato da questo progetto dell'Iran". Se lo dice lui. Quanto alle azioni concrete sottolinea che dal 2007 l'Italia "ha tolto il supporto del governo alle aziende italiane che operano in Iran", dove "oggi è presente solo l'Eni, che ha un contratto che deve rispettare ma che comunque ha già disdetto lo sviluppo della terza fase di attività di un giacimento petrolifero". Anche questo non risulta ma due giorni dopo l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, sarà convocato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta che gli comunicherà ufficialmente la copertura del governo sulla politica di disimpegno della compagnia dall'Iran. Anche se l'Eni ha già deciso da tempo di non negoziare nuovi contratti in Iran, come annunciato da Scaroni in parlamento il 10 luglio 2008.
Il presidente del consiglio italiano ha detto di ritenere che Israele è "a tutti gli effetti un Paese occidentale e europeo" e per questa ragione "credo potrebbe essere messo in cammino un percorso che porti Israele ad essere uno dei membri della Ue", con lui come sponsor principale.
Alla vigilia della sua visita, Berlusconi aveva definito in una intervista a un quotidiano israeliano "errata" la politica di colonizzazione israeliana della Cisgiordania e sollecitato Tel Aviv a ritirarsi del Golan per favorire un accordo di pace con la Siria. Non ne ha fatto parola nel vertice con Netanyahu né nel successivo intervento al parlamento. Eppure il tema è così caldo che nello stesso giorno dell'intervento alla Knesset, da Damasco arrivava una pesante dichiarazione del presidente siriano Bashar Assad che denunciava: "Israele sta portando il Medio Oriente verso la guerra".
Nel discorso al parlamento di Tel Aviv, chiuso da una standing ovation dei deputati, Berlusconi ha affermato che Israele rappresenta "il più grande esempio di democrazia e di libertà nel Medio Oriente ... e noi, liberali di tutto il mondo, vi ringraziamo per il fatto stesso di esistere". Dal mantenimento dell'isolamento di Gaza a nuove espulsioni di palestinesi da Gerusalemme est e alla costruzione di nuove colonie in Cisgiordania sembrano solo esempi della libertà sionista di calpestare i diritti del popolo palestinese.
Nell'elencare i vari meriti che il suo governo si è guadagnato a sostegno della politica sionista Berlusconi ha sottolineato che "l'Italia è orgogliosa di molti gesti di solidarietà verso il vostro paese, come ad esempio il rifiuto del nostro governo a partecipare alla Conferenza 'Durban II' di Ginevra, che voleva sanzionare Israele con intollerabili (al contrario meritate, ndr) accuse di razzismo e di violenza. Come il nostro voto contrario al rapporto Goldstone, che intendeva criminalizzare Israele per la reazione giusta ai missili di Hamas lanciati da Gaza". Financo il sottomesso presidente palestinese Abu Mazen, attraverso il suo consigliere Nemer Hammad, ha dovuto precisare che "quella degli israeliani a Gaza fu un'aggressione: c'è un rapporto che si chiama Goldstone sui crimini israeliani e qualunque cosa dica il premier Berlusconi non cambia la realtà".
Abu Mazen e il premier fantoccio Salam Fayyad stavano comunque zitti mentre davanti a loro a Betlemme il primo ministro italiano affermava di "non aver visto il muro" entrando nella città e avallando l'annessione sionista della Cisgiordania attuata con le colonie e la costruzione illegale del muro.
Nell'incontro del 2 febbraio con Netanyahu, Berlusconi aveva tra l'altro sostenuto che era "un dovere sostenere e aiutare la forte opposizione" in Iran. La replica di Teheran era affidata al portavoce della Commissione affari esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Kazem Jalali, che le definiva "parole pronunciate solo per fare contento il regime sionista''. Che precedeva un servizio del 4 febbraio del sito in italiano della radiotelevisione di Stato iraniana che denunciava: "dopo aver sparato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran, il premier italiano Berlusconi, durante il suo discorso allo Knesset, ha completato tutta la serie di servigi fatti ai padroni israeliani. Berlusconi che prima e durante la visita in Israele ha rivolto all'Iran tutte le accuse possibili, ad iniziare da quella di voler sviluppare armi nucleari, ieri allo Knesset si è davvero superato: ha definito 'esempio di democrazia e libertà' il regime israeliano, nato con la forza bruta sulla terra altrui e che si è macchiato dei crimini più orrendi e che da 3 anni ha assediato e murato un milione e mezzo di persone a Gaza. Ma non è tutto, Berlusconi ha definito giusta la guerra contro Gaza e poi ha anche sventolato con orgoglio il no dell'Italia all'Onu al rapporto Goldstone che condannava i crimini di guerra israeliani a Gaza".

10 febbraio 2010