Per la compravendita dei diritti per la trasmissione dei film americani sulle reti Mediaset
Berlusconi indagato per frode fiscale e falso in bilancio
Avviso di garanzia anche per Confalonieri e altri quattro uomini del gruppo Fininvest
La notizia è diventata di dominio pubblico solo a metà giugno, ma l'iscrizione del neoduce Berlusconi per la decima volta nel registro degli indagati della procura di Milano con l'accusa di frode fiscale e falso in bilancio risale alla vigilia di pasqua 2003 e scaturisce dall'inchiesta dei Pm milanesi Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo che da anni indagano sulle frodi fiscali e sui falsi in bilancio del gruppo Fininvest legati alla compravendita dei diritti televisivi per la tramissione di film dalle major americane.
Insieme a Berlusconi risultano inquisiti anche Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, Giorgio Vanoni, responsabile della struttura estera di Fininvest, Paolo Del Bue, azionista della Arner Bank di Lugano e David Mills, l'avvocato inglese del gruppo berlusconiano.
L'indagine sui diritti tv ha preso il via il 26 maggio del 2001, quando i due Pm milanesi ordinarono la perquisizione degli uffici Mediaset, ed è strettamente legata alle altre inquietanti vicende giudiziarie che dal '94 ad oggi hanno accompagnato l'ingresso di Berlusconi in politica a cominciare dal famigerato conto All Iberian da cui sono transitati i 15 miliardi di lire che Giorgio Tradati ricevette all'estero per conto di Bettino Craxi nel '91 e che nel novembre del 1995 portarono agli ordini di cattura per Craxi, Tradati, Mauro Giallombardo e Giorgio Vanoni.
Secondo i Pm milanesi tra il 1994 e il 1995 la Fininvest ha gonfiato per almeno 171 milioni di dollari, circa 350 miliardi di lire, il prezzo dei film acquistati negli Usa. Una sovrafatturazione ottenuta attraverso un complicato giro di società off shore con sede nelle Isole Vergini britanniche e a Malta.
La "Universal One" e la "Century One" sono le due società off shore delle Isole Vergini riconducibili direttamente a Berlusconi che le foraggia attraverso una terza società lussemburghese: la "Silvio Berlusconi Finanziaria". Esse comprano dalle major cinematografiche americane pacchetti di diritti televisivi e film da trasmettere sulle reti Fininvest e poi le rivendono ad altre due finanziarie: "Principal Network Communication" e "Principal Communication", che a loro volta fanno capo, rivendendo ancora i diritti televisivi, ad altre due società di Malta. Un transito reso necessario per ottenere la deducibilità dei costi prima di far rientrare tutto negli uffici Mediaset di Cologno Monzese.
I Pm milanesi hanno scoperto che questo giro di sovrafatturazione fittizia dei costi ha comportato non solo una gigantesca frode fiscale ai danni dell'Erario italiano ma è servito anche ad accrescere i fondi neri del gruppo. Un intrallazzo iniziato nel 1994 e andato avanti fino a tutto il 2001 e parte del 2002.
Per dimostrarlo i due Pm milanesi hanno chiesto attraverso una rogatoria internazionale di acquisire a Los Angeles negli uffici di 5 major holliwoodiane i contratti originali della vendita delle pellicole.
Documenti importantissimi che per anni gli uomini di Berlusconi sono riusciti a nascondere fino a quando nell'autunno del 2001 Berlusconi e il governo sono intervenuti per "mettere le cose a posto" approvando le scandalose leggi sulle rogatorie e la depenalizzazione del falso in bilancio.
Ma nei mesi scorsi, grazie a una rogatoria inviata in Svizzera nel 2001, alcuni documenti sono venuti alla luce e con essi l'inchiesta si è arricchita di nuovi e ancora più inquietanti risvolti politico giudiziari. Si è scoperto infatti che, grazie al condono fiscale varato dal ministro Tremonti, che all'epoca dei fatti contestati dalla procura di Milano era il consulente fiscale di Berlusconi, la Fininvest è riuscita a sanare tutte le irregolarità che vanno dal 1995 al 2000 e a chiudere di fatto i conti anche con la giustizia penale.
I 35 milioni di euro versati dalla Fininvest all'Erario non hanno però coperto il 1994. Per fare ciò Berlusconi avrebbe dovuto pagare molto di più, ossia 197 milioni di euro. Da qui il nuovo avviso di garanzia per Berlusconi e la sua banda di malfattori accusati non solo di frode fiscale ma anche e soprattutto di falso in bilancio perché, si legge nella rogatoria in svizzera "nei conti Mediaset, a partire dal 1994, è stato sensibilmente alterato il valore del patrimonio della società con specifico riferimento ai diritti di trasmissione televisiva".
Inoltre, secondo i Pm il falso in bilancio ha influenzato i risultati degli esercizi successivi fino al 2000 e giustifica più di un sospetto sul collocamento in borsa del gruppo. "Nel 1996 - scrivono i Pm - Mediaset è stata quotata in borsa sulla base di una falsa rappresentazione della consistenza patrimoniale della società".
E meno male che il 31 dicembre scorso il neoduce durante la conferenza stampa di fine anno aveva pubblicamente e esplicitamente dichiarato che né lui né alcuna delle sue società avrebbero fatto ricorso al condono, giacché i contenziosi aperti con l'Amministrazione finanziaria avrebbero appurato la assoluta correttezza del loro operato fiscale rendendo inutile ed anzi più gravoso il ricorso al condono.