Berlusconi paga dazio alla mafia siciliana per le prossime elezioni
Trasferite al governo siciliano competenze fiscali per oltre 2 milioni di euro
Dal nostro corrispondente della Sicilia

Il pericolosissimo e organizzatissimo gruppo di fuoco dei picciotti azzurri in parlamento, Micciché, Schifani, La Loggia, Cammarata, Prestigiacomo, è riuscito alla fine nel decennale progetto strategico della mafia siciliana di conseguire la piena autonomia fiscale per la regione.
È stato l'UDC Cuffaro, presidente siciliano sotto processo per mafia, che ha guidato, in qualità di capobanda, la rivolta fiscale neofascista. Cuffaro è ricorso anche alla minaccia di dimissioni del suo governo, agitando lo spettro di elezioni anticipate, per ottenere di mettere le mani direttamente sui fondi destinati alle masse popolari siciliane senza dovere rispettare i vincoli di spesa determinati dai trasferimenti nazionali.
Il tutto sembra configurarsi come una colossale operazione di voto di scambio tra Berlusconi e Cuffaro da un lato e le cosche siciliane dall'altro. Pare del tutto evidente che l'appoggio politico alle elezioni del 2006 venga comprato attraverso il totale trasferimento alla mafia, nascosta dietro il paravento del governo siciliano, di quelli che prima erano i fondi stanziati dallo Stato alla Regione.
Il segnale per il "braccio politico della criminalità organizzata", come viene spesso definito oggi da molti siciliani il suddetto gruppo forzista in parlamento, di dare l'affondo anche in tema fiscale è suonato proprio alla vigilia delle politiche e delle regionali siciliane, in un momento in cui per il "centro-destra" nazionale si prevede, ragionevolmente, una certa difficoltà alle prossime consultazioni.
Del resto è significativo che, dopo decenni di rivendicazioni della destra fascista siciliana sull'autonomia fiscale, è proprio il neoduce Berlusconi, di cui si conoscono bene i legami clientelari con le lobby siciliane, aiutato ampiamente dal ministro Tremonti, a schierarsi in prima fila in appoggio alle rivendicazioni dei parlamentari forzisti e del governatore siciliani.
Tremonti, dopo aver messo in scena per qualche giorno la ridicola farsa della resistenza all'assalto dei picciotti azzurri, che gli è servita per mantenere di fronte alla stampa la qualifica di antimeridionalista doc e di principale animatore dell'"Asse del nord" a cui tiene molto, ha ceduto ben volentieri alla mafia. E non c'era alcun dubbio che l'avrebbe fatto, dal momento che la borghesia reazionaria del Nord, di cui la Lega è oggi principale espressione, è storicamente la faccia speculare della borghesia reazionaria siciliana di cui sono principale espressione Cuffaro e i forzisti.
Alla Sicilia vanno, a seguito dei trasferimenti, l'Irpeg delle imprese con sede legale fuori dalla regione ma che hanno stabilimenti nell'isola. Pagheranno le tasse in Sicilia la Fiat, l'Ansaldo e l'Eni, per circa 500 milioni di euro. Direttamente e senza vincoli nelle mani della mafia potranno finire anche i soldi della RC auto, pari a 953 milioni di euro. Gli unici fondi vincolati sono i circa 700 milioni di euro di contributo di solidarietà, tra cui anche gli arretrati, che verranno pagati dallo Stato in 10 anni. Questi sono destinabili solo a lavori pubblici e ciò in Sicilia pare una garanzia che saranno, comunque, incassati dalla mafia attraverso appalti e subappalti infiltrati.
Venendo a mancare i vincoli di spesa stabiliti dai trasferimenti statali sarà il governo regionale a stabilire come e dove stanziare i soldi riscossi in Sicilia. È prevedibile che ciò moltiplicherà il malaffare clientelare e mafioso dei vertici istituzionali regionali.
Non a caso dopo il trasferimento di competenze il lombardiano assessore alla Sanità, Giovanni Pistorio, si è presentato a battere cassa. Chiede nella finanziaria regionale altri 52 milioni di stanziamenti per il suo assessorato, nonostante esso, con i suoi già 7 miliardi di spesa, assorba oltre il 55% della finanziaria ed abbia un buco di bilancio che viaggia verso gli 800 milioni di euro, grazie al cancro delle convenzioni private.
Altro elemento che chiarisce la gravità di questo trasferimento di competenze è il fatto che avviene urgentemente per ricolmare, in vista delle prossime campagne elettorali nazionale e regionale, le casse regionali svuotate da Cuffaro. Nella liquidità della Regione rimanevano appena poche decine di migliaia di euro secondo alcune stime. Il provvedimento di stampo clientelare approvato da Berlusconi rimanda di qualche anno la prevedibile bancarotta siciliana la quale, quando si presenterà, sarà gravissima proprio grazie alla separazione fiscale tra Stato e Regione e all'incentivo allo spreco clientelare che avranno i vertici regionali corrotti e filomafiosi.
Intanto oggi il neoduce, facendo lucrare la criminalità organizzata, ci guadagna. Da un lato si assicura l'appoggio delle cosche, dall'altro con il pretesto della separazione fiscale ha già annunciato il taglio di fondi alla Sicilia e l'aumento delle competenze di spesa a carico unicamente della regione senza sostegno dello Stato.
Le masse popolari siciliane subiscono due imbrogli con un provvedimento: Berlusconi e la mafia sottraggono loro sotto il naso i fondi statali mentre esse verranno spremute all'inverosimile per produrre "consenso" elettorale al governo neofascista, presidenzialista e federalista.

30 novembre 2005