Intervenendo in parlamento sulla crisi irachena
BERLUSCONI SCHIERA L'ITALIA A FIANCO DEGLI USA
L'Ulivo fa suo il documento Ue, come la Casa del fascio. Parlamentari PdCI, Verdi e "sinistra" DS votano anche la mozione del PRC
DS, MARGHERITA E FASCISTI UNITI PER L'ESILIO DI SADDAM
Il 19 febbraio 2003 è andato in scena in parlamento il secondo tempo della discussione sulla crisi irachena che stavolta, al contrario delle sedute del 6 febbraio, si è conclusa con il voto sulle mozioni presentate dai diversi schieramenti politici. Il tempo trascorso tra i due avvenimenti è servito alla Casa del fascio e all'Ulivo per fare ordine al loro interno e mettere a punto le rispettive linee unitarie, aspettando anche gli sviluppi del dibattito e delle contraddizioni in seno al Consiglio europeo al vertice di Bruxelles del 17 febbraio; che nel frattempo si era concluso con un documento di compromesso più spostato sulle posizioni filo Usa, che pur come "ultima risorsa" non escludeva il ricorso alla guerra per disarmare Saddam.
Per l'Ulivo si trattava soprattutto di ricomporre in qualche modo la frattura apertasi al suo interno sulla questione dell'uso delle basi militari e dello spazio aereo in Italia da parte degli Usa (ora esteso dal governo anche alle infrastrutture e ai trasporti). PdCI, Verdi e "sinistra" DS erano per vietarlo esplicitamente nella mozione dell'Ulivo. Di parere esattamente opposto lo SDI di Boselli e l'UDEUR di Mastella. Maggioranza DS e Margherita mantenevano la solita posizione ambigua e opportunista di ignorare per ora il problema in quanto "ancora la guerra non c'è". Alla fine l'hanno avuta vinta loro. PdCI, Verdi e "correntone" DS hanno rinunciato al braccio di ferro e si sono accontentati dell'inserimento di un passaggio, buono per essere tirato da qualunque parte, che impegna il governo "a non dare per scontato uno scenario di guerra che non c'è (sic!) e che va scongiurato e dunque a non fornire alcun supporto politico, diplomatico, operativo e logistico a qualunque azione che configuri un coinvolgimento dell'Italia in direzione della guerra". Tuttavia che si trattasse di una soluzione tampone che ha solo mascherato la contraddizione lo si è visto poco dopo, quando in aula diversi parlamentari di PdCI, Verdi e della "sinistra" DS hanno votato anche la mozione del PRC, mandando su tutte le furie sia Rutelli che Fassino, il quale ha accusato velatamente Cofferati di essere l'ispiratore di questa azione scissionista.

ULIVO SCHIACCIATO SULLA LINEA UE
L'altro punto a cui l'Ulivo si è aggrappato come a una ciambella di salvataggio è il documento del Consiglio europeo del 17 febbraio, sul quale la mozione esprime una "valutazione positiva". Anzi, al di là delle parole accuratamente soppesate della mozione, l'Ulivo ha finito per appiattirsi completamente su di esso, come si è visto dagli interventi di Rutelli e Fassino. E siccome anche la mozione della Casa del fascio si richiamava allo stesso documento, approvato, si dice esplicitamente, "con il forte e convinto contributo del Governo italiano", si è arrivati al paradosso che il "centro-sinistra" è stato invitato furbescamente dal neoduce Berlusconi (sembra anche su suggerimento di Ciampi) a votare in spirito "bipartisan" anche la mozione della maggioranza, almeno per quanto riguarda il passaggio sulla posizione della Ue; e Rutelli e Fassino, presi in castagna, per motivare il loro rifiuto non hanno potuto trovare di meglio che mettere in dubbio la "sincerità" di Berlusconi, rivendicando di essere solo loro i "veri" alfieri italiani del documento europeo. Fassino, addirittura, si è spinto fino a promettere un'opposizione "non ostile e non pregiudiziale" a Berlusconi se questi si dimostrerà sincero sulla linea del documento europeo.
In questo clima di sbracamento totale dell'"opposizione" sulla linea della Ue per Berlusconi è stato agevole farsi scudo di questa stessa linea, da una parte per ribadire arrogantemente il suo allineamento totale agli Usa, e dall'altra per accusare il "centro-sinistra" di condurre un'opposizione "preconcetta" ai suoi sforzi per favorire una soluzione "pacifica". Sicché, mentre da una parte ha sottolineato che la formula dell'uso della forza come "ultima risorsa" adottata dal Consiglio europeo è la stessa sempre usata dal governo ed è anche "il cardine della mozione della maggioranza sulla quale mi è parso, questa mattina, incomprensibile che non vi sia stato anche il consenso dell'opposizione", dall'altra ha riaffermato perentoriamente che "noi non lasceremo mai soli gli Stati Uniti nell'impresa di impedire la proliferazione delle armi di distruzione di massa" (ossia l'Italia starà al loro fianco anche in caso di un intervento unilaterale senza il mandato dell'Onu). E in questa logica, ha sentenziato il neoduce, "il Governo ha autorizzato, secondo i trattati bilaterali e lo spirito di alleanze liberamente contratte dall'Italia e ribadite da tempo da tutti i Governi - compresi gli ultimi Governi di centrosinistra -, tutte le misure necessarie ad assicurare, dal punto di vista logistico, la possibilità della pressione militare sull'Iraq".

TUTTI AMICI DEGLI USA
Non contento di questa sfrontata riaffermazione della decisione unilaterale di schierare l'Italia a fianco degli Usa, facendone una loro portaerei per l'aggressione all'Iraq, Berlusconi ha voluto concludere con un vomitevole riferimento all'articolo 11 della Costituzione, ribaltandone come aveva già fatto Ciampi il significato a sostegno della politica guerrafondaia e filoUsa del governo. Cosa che tanto Rutelli quanto Fassino si sono ben guardati dal denunciare, allineandosi anzi al neoduce su molti aspetti della sua linea iperatlantica, anzi rivaleggiando con lui su chi è "più amico" degli Usa. Come quando Rutelli ha riconosciuto di condividere "l'espressione usata dal Presidente del Consiglio, che ha definito un capolavoro quello compiuto (da Bush, ndr) nel formare una coalizione mondiale contro il terrorismo dopo l'11 settembre", e ha pure ammesso "che i progressi ottenuti negli ultimi mesi siano proprio dovuti alla miscela di azioni politico-diplomatiche e militari (quindi anche i preparativi di invasione dell'Iraq, ndr) che sono state messe in atto". E come quando Fassino ha così risposto all'arrogante dichiarazione filoUsa del neoduce: "Lei nel suo discorso ha detto: non lasceremo soli gli Stati Uniti e io sono d'accordo. Non lasciare soli gli Stati Uniti è un imperativo politico importante perché - lo sappiamo tutti -, quando l'Atlantico è diventato più largo, il mondo e l'Europa sono stati meno sicuri e, quindi, avere forti legami transatlantici tra Europa e Stati Uniti è una condizione per la stabilità del pianeta e tanto più per la stabilità e la sicurezza dell'Europa".
Persino Bertinotti, il cui partito era l'unico a presentare una mozione contraria all'intervento contro l'Iraq "comunque motivato" e alla partecipazione "diretta e indiretta dell'Italia", da buon opportunista ha trovato il modo di fare un favore a Berlusconi dichiarando, a rinforzo del suo giudizio di illegittimità sulla politica guerrafondaia del governo, che lui non si è "mai unito al coro delle opposizioni, quando parlavano di un Governo illegittimo di Berlusconi, perché è stato regolarmente eletto".

PANNELLA L'"UNIFICATORE"
La Casa del fascio ha votato disciplinatamente la sua mozione in appoggio alla politica estera e militare del governo, che è risultata approvata alla Camera con 302 si contro 236 no e 4 astensioni. Quella dell'Ulivo è stata respinta con 311 contrari e 227 favorevoli. La mozione di Rifondazione è stata respinta con i no della Casa del fascio, a cui si sono uniti SDI e UDEUR, e l'astensione dell'Ulivo. Ciononostante ha preso più voti del previsto, perché come abbiamo già detto diversi deputati e senatori del "correntone" DS, Verdi e PdCI l'anno votata lo stesso contravvenendo agli accordi stabiliti in precedenza.
A concludere questa ennesima pagina pietosa dell'azione parlamentare dell'Ulivo citiamo infine la votazione sulla mozione presentata da Pannella e rimaneggiata da UDC, SDI e altri, che è stata approvata praticamente all'unanimità per la parte riguardante la richiesta di esilio per Saddam, con 345 si, 38 no e 52 astenuti. Tanto che Casini ha abbracciato il vecchio provocatore anticomunista chiamandolo "elemento unificatore" del parlamento.
Dai DS ai fascisti di AN, dunque, tutti uniti sulla proposte provocatorie dell'anticomunista viscerale, neofascista, guerrafondaio e filoamerikano Marco Pannella.