Secondo il vecchio disegno della P2
BERLUSCONI VUOL SOTTOMETTERE LA MAGISTRATURA AL GOVERNO
Mentre lavora alacremente a disinnescare le bombe giudiziarie che ancora lo riguardano, Berlusconi non perde di vista quello che è sempre stato l'obiettivo finale suo e della loggia P2 a cui appartiene: sottomettere il potere giudiziario al potere politico; trasformare i magistrati in docili strumenti del governo. è così che dopo aver fatto approvare a colpi di maggioranza, con l'avallo di Ciampi, leggi ad personam come quella che ostacola le rogatorie internazionali e quella che depenalizza il falso in bilancio, ha ripreso in grande stile la campagna neofascista per smantellare definitivamente quel che resta di "mani pulite'', chiudere per sempre il capitolo tangentopoli e realizzare la completa "normalizzazione'' della magistratura.
Rientrano in questa strategia certe sue recenti dichiarazioni, come quelle fatte all'anchorman televisivo di regime Bruno Vespa, per il suo libro "La scossa'', pubblicato guarda caso dalla casa editrice dello stesso neoduce, la Mondadori, e quelle fatte in Spagna, dopo il vertice di Granada con Aznar. Nell'intervista a Vespa, Berlusconi prende spunto dalla sua recente "assoluzione'' in Cassazione per le tangenti alla Guardia di finanza (in realtà un'insufficienza di prove a suo carico, ma non dei suoi manager, ndr) per sparare ad alzo zero sui giudici di "mani pulite'', che avrebbero usato i processi come un'arma politica al servizio della "sinistra'', e per tornare a invocare la separazione delle carriere tra giudici e pm, per meglio sottomettere questi ultimi al potere esecutivo.
"Un'intera classe politica, quella di origine democratica e occidentale, è stata spazzata via da una parte della magistratura. è stata utilizzata illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica'', dichiara infatti il neoduce, sostenendo che "negli ultimi dieci anni c'è stata una guerra civile'', che la magistratura lo ha preso di mira "con un attacco massiccio e concentrico, di dimensioni inedite e inaudite'', con l'obiettivo "ben preciso'' di rovesciare i "rapporti di forza che hanno retto la politica italiana dal '48 ai primi anni '90'', e che lui stesso "rappresentava l'ostacolo di cui bisognava sbarazzarsi''.
In questo quadro il premier piduista difende la legge sulle rogatorie (che è già stata prontamente impugnata in uno dei suoi processi ancora aperti, quello sulle società off shore della Fininvest denominato "All Iberian'') come "una legge sacrosanta'', e conferma l'intenzione di voler separare le carriere dei magistrati, che "sta scritta, punto per punto, nel nostro programma di governo'' e che sarà attuata "entro il nostro terzo anno di governo''.
A distanza di due settimane, dalla Spagna, nella conferenza stampa del 13 novembre a conclusione del vertice di Granada, il neoduce ha tuonato di nuovo contro la "corrente comunista'' della magistratura che negli anni tra il '92 e il '94 scatenò una vera e propria "guerra civile in cui una piccola parte della magistratura ha eliminato dalla scena politica tutti i protagonisti che componevano i partiti che avevano governato per mezzo secolo''. "Se non capite cosa è successo in Italia dal '92 al '94 - ha detto ai giornalisti spagnoli dopo aver evocato la `disinformazione comunista' - non potrete mai capire perché ci sono stati attacchi al presidente Berlusconi''.
Le pesanti dichiarazioni del premier hanno suscitato varie proteste in ambienti giudiziari e politici. Accuse "immotivate e ingiuste'', le ha definite il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Gennaro, mentre il vice presidente del Csm, Verde, ha parlato di magistrati che "si sentono delegittimati'' e si è chiesto se questi "ripetuti interventi'' non costituiscano "uno strumento, diretto o indiretto, di pressione'' sui magistrati stessi. L'ex pm di "mani pulite'', Di Pietro, ha dato del bugiardo a Berlusconi riguardo alla sua accusa di essere stato per il pool milanese "l'ostacolo di cui bisognava sbarazzarzi'', in quanto invece "egli è stato il primo e maggiore `beneficiato politico' del vuoto politico conseguente alle indagini in questione''.
Chiamati direttamente in causa dal neoduce, in quanto a suo dire sarebbe stato l'ex PCI a infiltrare le "toghe rosse'' nella magistratura per far fuori "la classe dirigente al potere da 50 anni'', i DS si sono risvegliati bruscamente dal tetro torpore che ormai li attanaglia "riscoprendo'' l'anima piduista del cavaliere di Arcore: "Il clima sta cambiando, e si sente in giro puzza di P2'', ha dichiarato il capo dei senatori diessini, Gavino Angius. Ma come mai non la sentivano anche quando con D'Alema collaboravano con Berlusconi nella Bicamerale golpista per "riformare'' la Costituzione in senso neofascista, presidenzialista e federalista? Cioè per attuare proprio ciò che stava scritto nel famigerato "piano di rinascita democratica'' di Gelli, cosa che si è puntualmente realizzata anche grazie ai governi di "centro-sinistra''?
Inutile, tardivo e ipocrita è scandalizzarsi ora se Berlusconi, con l'aiuto del massone Ciampi eletto con i voti dell'Ulivo, sta portando a termine il lavoro iniziato da Gelli, Craxi e Cossiga ma portato avanti per un lungo tratto anche da Prodi, D'Alema e Amato. In ogni caso non è una puzza tale dall'impedire a questi rinnegati di votare l'intervento in guerra dell'Italia insieme al governo del nuovo Mussolini, assicurandogli il loro "sostegno leale'' in questa nuova avventura imperialista.

21 novembre 2001